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Rapporto sull’Avvocatura in Turchia

aprile 2021
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OGF (Organismo Congressuale Forense)
e MGA (Sindacato Nazionale Forense),
6 e 7 aprile 2021,
Osservatori in Turchia, a Istanbul, contro alcuni avvocati turchi.


Fra gli imputati anche Barkin Timtik, sorella di Ebru Timtik,
l’avvocata morta in carcere in seguito a un lunghissimo sciopero della fame.
“Rapporto sull’Avvocatura in Turchia”
1) La presenza degli osservatori italiani in Turchia
2) Conferenza online con:
- coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense Giovanni Malinconico,
- direttrice del Dipartimento Diritti Umani di MGA, avvocata Francecsca Pesce.
Video di 15 minuti - “GiustiziaCaffe”, 15-4-2021
https://www.facebook.com/giustiziacaffe/posts/2819259775054521

 

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  Guarda il Video !!!!  (15 minuti)
https://www.facebook.com/giustiziacaffe/posts/2819259775054521
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La presenza degli osservatori italiani in Turchia
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Dipartimento Diritti Umani di MGA

13 aprile 2021

Mancanza di indipendenza della magistratura, avvocati incriminati per terrorismo per il solo fatto di aver parlato con i clienti, arresti e detenzioni illegittime: queste alcune delle ragioni che hanno fatto ritenere all’ Organismo Congressuale Forense OCF e ad MGA - Sindacato nazionale forense, doveroso inviare - insieme a rappresentanti di Francia, Svizzera e Spagna – come osservatrice internazionale per assistere il 6 e il 7 aprile presso la Įağlayan Courthouse di Istanbul, a due udienze che vede imputati avvocati turchi, l’avvocata Francecsca Pesce , direttrice del Dipartimento Diritti Umani di MGA.
 

Fra gli imputati dei processi a cui le rappresentanze internazionali hanno assistito, anche Barkin Timtik, sorella di Ebru Timtik, l'avvocatessa morta in carcere in seguito a un lunghissimo sciopero della fame.


"La repressione giudiziaria verso l’avvocatura si č realizzata e tutt’ora si realizza attraverso l’equiparazione delle condotte degli assistiti con gli avvocati” - si legge nel documento stilato dall'Avvocata Francesca Pesce - Molti degli imputati dei due procedimenti in osservazione sono accusati di tali reati per il solo fatto di aver visitato in carcere i loro assistiti, o per le difese tecniche esercitate nel corso dei procedimenti. Non solo. La Turchia puntualmente ignora le sentenze della Corte Europea. Sebbene membro del Consiglio d’Europa e per questo firmataria della Convenzione Europea sui Diritto dell’Uomo e vincolata alle disposizioni ed alla giurisprudenza della CEDU, il paese di Erdogan rifiuta il rilascio immediato ed incondizionato di Selahattin Demirtaş per come disposto dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2018, confermata dalla sentenza della sua Grande Camera del 22 dicembre 2020. Per molti avvocati le imputazioni sono di appartenenza ad organizzazione terroristica ed apologia contro l’unitā dello Stato. Accuse che nascono dall’attivitā politica e professionale degli avvocati. Le prove a carico consistono in rapporti della polizia, intercettazioni, fotografie che collegano gli avvocati a luoghi di manifestazioni, oppure alle visite in carcere ai clienti o ancora all’esposizione delle linee difensive nei procedimenti che vedevano i loro clienti imputati".
 

Il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense Giovanni Malinconico commenta: “Una situazione allucinante a cui il Governo italiano e le istituzioni europee dovrebbero prestare massima attenzione. Le voci di denuncia devono moltiplicarsi, se non altro per aiutare la societā civile turca che di questa repressione continua č vittima, ed č per questo che oggi aggiungiamo anche la nostra al coro delle proteste”.
 

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Avvocati perseguitati in Turchia, dossier OCF MGA:
calpestati i diritti umani

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 Qui il comunicato integrale dell'Organismo Congressuale Forense OCF:
https://www.organismocongressualeforense.news/news/avvocati-perseguitati-in-turchia-dossier-ocf-mga-calpestati-i-diritti-umani/

Mancanza di indipendenza della magistratura, avvocati incriminati per terrorismo
per il solo fatto di aver parlato con i clienti, arresti e detenzioni illegittime.

Sono solo alcuni degli elementi che emergono dal
Rapporto sull’Avvocatura in Turchia

realizzato dagli osservatori inviati dall’Organismo Congressuale Forense,
e dall’MGA, Sindacato Nazionale Forense,
per seguire i processi del 6 e 7 aprile scorsi a Istanbul contro alcuni colleghi turchi.

Fra gli imputati anche Barkin Timtik, sorella di Ebru Timtik,
l’avvocatessa morta in carcere in seguito a un lunghissimo sciopero della fame.
 

“La repressione giudiziaria verso l’avvocatura si č realizzata e tutt’ora si realizza attraverso l’equiparazione delle condotte degli assistiti con gli avvocati – si legge nel documento stilato dall’Avvocato Francesca Pesce – Molti degli imputati dei due procedimenti in osservazione sono accusati di tali reati per il solo fatto di aver visitato in carcere i loro assistiti, o per le difese tecniche esercitate nel corso dei procedimenti”.
 

Non solo. La Turchia puntualmente ignora le sentenze della Corte Europea.
Sebbene membro del Consiglio d’Europa e per questo firmataria della Convenzione Europea sui Diritto dell’Uomo e vincolata alle disposizioni ed alla giurisprudenza della CEDU, la Turchia rifiuta il rilascio immediato ed incondizionato di Selahattin Demirtaş per come disposto dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2018, confermata dalla sentenza della sua Grande Camera del 22 dicembre 2020″.
 

Per molti avvocati le imputazioni sono di appartenenza all’organizzazione terroristica PKK ed apologia contro l’unitā dello Stato. Accuse che nascono dall’attivitā politica e professionale degli avvocati. Le prove a carico consistono in rapporti della polizia, intercettazioni, fotografie che collegano gli avvocati a luoghi di manifestazioni, oppure alle visite in carcere ai clienti o ancora all’esposizione delle linee difensive nei procedimenti che vedevano i loro clienti imputati”.

“Una situazione allucinante – commenta il Coordinatore dell’OCF Giovanni Malinconico – per cui il Governo italiano e le istituzioni europee dovrebbero prestare massima attenzione.
Le voci di denuncia devono moltiplicarsi, se non altro per aiutare la societā civile turca che di questa repressione continua č vittima, ed č per questo che oggi aggiungiamo anche la nostra al coro delle proteste”.
 

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