Marcus Amargi e Stephanie Amargi

Comunalismo: un’alternativa liberatoria


https://docs.google.com/document/d/1yRzvgKJ8LAMxg3vl3dPz2nAXYa5olsJ3Twmkd0ylw6o/edit?usp=sharing

 

traduzione di http://www.communalismpamphlet.net di Marcus Amargi e Stephanie Amargi (2015)

a cura di MaloXX - (Per)corso di uscita ragionata dal Novecento

 

The belief that what currently exists
must necessarily exist
is the acid that corrodes
all visionary thinking.

Murray Bookchin

 

Introduzione

 

Comunalismo è il termine onnicomprensivo dato a un’ampia teoria e prassi che si prefigge di ricostruire la società attraverso linee ecologiche. Il Comunalismo si basa su una premessa essenziale: tutti i problemi ambientali hanno origine dai problemi sociali. Oltre al cambiamento climatico globale, problemi come l’inquinamento diffuso, la deforestazione e l’estinzione delle specie sono tutti antropogenici alla fonte. Valutando queste questioni nel complesso, possiamo vedere che la nostra società sta semplificando l’ambiente su scala globale. Di fatto, sta disfacendo i risultati dell’evoluzione creando un mondo più semplificato e inorganico.

 

Il Comunalismo abbraccia una serie oggettiva di principi sociali che riflettono le più sviluppate tendenze in ambito evolutivo, includendo più ampia possibilità di scelta, stabilità dinamica e diversità. Supportato da queste linee ecologiche, il Comunalismo fornisce la base per agire contro l’ingiustizia, la dominazione e la gerarchia, le quali non sono né “naturali” né inevitabili caratteristiche della società.

 

Queste idee si sviluppano inoltre all’interno di un quadro storico il quale riconosce che la società non ha sempre mantenuto la forma irrazionale nella quale viviamo oggi. Il Comunalismo afferma che un ideale di libertà si è sviluppato attraverso la storia in opposizione allo sviluppo della gerarchia e della dominazione. Per costruire sopra questi sforzi di emancipazione, il Comunalismo fornisce una visione ricostruttiva di una società ecologica armoniosa libera da ogni forma di gerarchia.

 

Questo pamphlet è principalmente incentrato sulla discussione di questa visione ricostruttiva, ma anche sull’esplorazione dei passi pratici da compiere per impegnarsi in un processo educativo e politico che possa gettare un ponte dal punto in cui siamo oggi verso la società che speriamo di raggiungere. I lettori interessati ad apprendere di più sui fondamenti filosofici e antropologici del Comunalismo potranno consultare la sezione delle Fonti.

 

Etica ecologica

 

Il Comunalismo abbraccia una serie di principi sociali che riflettono le tendenze di sviluppo dell’evoluzione. Un’etica obiettiva - il cui significato abbia origine fuori dalle ambiguità della nostra immaginazione e che sia percettibile a tutti - è importante perché ci fornisce una serie di principi con cui contrastare le ingiustizie e guidare così i nostri sforzi verso una società realmente libera e priva di ogni forma di dominazione.

 

Per iniziare, lasciateci in primo luogo definire cosa si intende con “natura”. La natura è la storia del suo proprio sviluppo attraverso milioni di anni. Questo sviluppo cumulativo incorpora il suo passato e raggiunge costantemente una più estesa, ma interconnessa, diversificazione delle specie. Gli umani, non meno di ogni altra specie, sono parte della natura. L’emergere dell’umanità introduce un nuovo regno nella natura, una natura sociale. Questa trascendenza delle specie dal comportamento istintuale, e la sua capacità di pensare ed agire in modo riflessivo, fu un’espansione significativa se comparata all’evoluzione della mente raggiunta altrove in natura. Con questa libertà arriva la capacità di contribuire in modo benefico sia verso la natura non-umana che verso la natura sociale, oppure andare contro i processi naturali, come si verifica all’interno delle relazioni gerarchiche.

 

Molte persone credono che la gerarchia esista nella natura non-umana, ma questa credenza è scorretta.

La gerarchia è un sistema istituzionalizzato di comando e obbedienza. Un’istituzione è una serie di relazioni sociali che non è determinata né dall’istinto né dall’idiosincrasia, e che può essere liberatoria o deumanizzante. Esse sono organizzate, abbastanza stabili, alterabili e si trasmettono attraverso generazioni.

 

La gerarchia fu creata dagli uomini e quindi non esiste fuori dalla società. Perciò, quello che noi consideriamo un’ape “regina” non è davvero un monarca, ma un animale che agisce puramente in base all’istinto biologico. Quello che noi chiamiamo “il re della foresta”, il leone, non è più elevato all’interno dell’ecosistema della piccola formica che si muove sul pavimento. Gli uomini hanno proiettato il concetto di gerarchia sulla natura perché è un sistema che definisce e controlla le loro stesse relazioni.

 

Ciò che è necessario per noi è determinare una serie di principi etici che riflettano ciò che è attualmente presente nella natura non-umana. La diversità è un valore essenziale perché crea tra gli organismi il contesto ambientale per la scelta. La capacità degli animali di scegliere espande nelle specie la possibilità di diventare più sviluppati neurologicamente e fisiologicamente. Allo stesso modo, la scelta diventa più percepibile man mano che le interazioni tra specie diverse in un ecosistema crescono per numero e complessità. Indipendentemente da quanto siano rudimentali le decisioni prese da un animale, la capacità di auto-direzionalità segna una forma nascente di libertà nella stessa natura non-umana. Insieme all’evoluzione della mente e della libertà si evolvono soggettività, individualità, creatività e ragione. Inoltre, i biologi evoluzionisti contemporanei hanno supportato la tesi di Peter Kropotkin secondo cui il mutualismo è una componente dell’evoluzione essenziale, se non maggiore, di ciò a cui ci riferiamo comunemente con il termine “competizione”. Così, ciò che si guadagna da questa valutazione è una visione dell’evoluzione che è partecipativa e cooperativa rispetto a una prospettiva vittoriana incentrata su una competitiva "lotta per l'esistenza”.  

 

Fondata su questi argomenti, una società ecologica vorrebbe essere non-gerarchica, accrescere la diversità, espandere le possibilità della libertà, promuovere la partecipazione di ogni individuo, e fornirgli l’opportunità di sviluppare la propria soggettività e capacità razionale. Una tale società deve provvedere alle persone le basi tecnologiche per raggiungere questi obiettivi durante l’interazione con la natura non-umana in modo che ciò accresca la complessità naturale. Inoltre, l’ambiente costruito deve essere fisicamente organizzato in modo che sia raggiunto un armonioso bilancio con la natura non-umana. Infine, deve esistere un sistema politico che mette in condizione ogni persona di partecipare pienamente alle attività della vita sociale.

 

Gerarchia

 

Come si è detto, la gerarchia è costituita da relazioni sociali istituzionalizzate. Le relazioni gerarchiche comportano anche una mentalità piramidale in cui le differenze sono classificate antagonisticamente. Nelle più antiche società umane, ogni differenza biologica tra le persone, sia per età che per genere, era organizzata in modo da promuovere l’unità e la sopravvivenza del gruppo.

Nel corso del tempo, attraverso un processo lento e instabile, le relazioni umane sono mutate e si sono istituzionalizzate nelle rigide forme gerarchiche che conosciamo oggi, come il sessismo, il razzismo, l’omofobia, l’ableismo e così via.

 

La gerarchia emerse dapprima attraverso forme abbastanza benigne di gerontocrazia, in cui gli anziani di una comunità esercitavano potere decisionale sui membri più giovani.

I rapporti tra gli uomini e le donne erano differenziati, ma ancora complementari, poiché mantenevano l’armonia del gruppo nel suo complesso. Questo equilibrio nei ruoli ha cominciato a cambiare quando la sfera civile maschile si è ampliata e ha invaso la sfera domestica femminile, un contesto sociale noto come patricentrismo. Col passare del tempo, lo status degli uomini è stato rafforzato da altri fattori, tra cui l’aumento della popolazione, che ha portato a un espansione degli scontri inter-tribali e la diffusione della guerra. L’ordinamento della società in classi ha seguito la formazione di regni e monarchie. L’ideologia del razzismo è cresciuta e ha guadagnato tra i suoi sostenitori i popoli europei, che hanno diffuso la fittizia credenza delle razze biologiche e sostenuto che le persone abbiano caratteristiche essenziali dipendenti dal loro gruppo razziale. Questa convinzione ha portato ad un ordinamento stratificato tra persone bianche e persone di colore, in cui i bianchi sono in una posizione superiore rispetto ai non-bianchi e godono di privilegi a loro spese.

 

Questa breve storia fornisce un contesto attraverso il quale possiamo capire il punto in cui ci troviamo nella società contemporanea. I distruttivi effetti della gerarchia sono tutti molto trasparenti in caso di guerra, genocidio e schiavitù. Eppure, la gerarchia è veramente un luogo comune che si infiltra nelle nostre vite nei modi più sottili, interrompendo le nostre relazioni con l’altro e con la natura non-umana. Un’esperienza individuale di società gerarchica può essere plasmata da una confluenza di oppressioni e privilegi. In realtà, alcuni gruppi di persone usufruiscono di una maggiore quantità di privilegi rispetto ad altri. La gerarchia è rafforzata da gruppi di persone privilegiati con il potere di controllare la vita degli altri.

Inoltre, la mentalità gerarchica ha influenzato il modo in cui la gente pensa ai problemi ambientali. L’ascesa della gerarchia e del dominio ha fornito una base all’idea che l’ambiente sia qualcosa di distinto dal mondo umano e che possa essere dominato dalle persone. Ad alimentare questa idea di dominazione della natura c’è una falsa percezione del mondo naturale come un oggetto statico, qualcosa di addomesticabile e conquistabile dagli umani. Molte ideologie popolari del nostro tempo, dal liberalismo al marxismo, hanno sostenuto la dominazione dell’ambiente al fine di rendere concreta la libertà. Tuttavia, a meno che non riconosciamo l’origine sociale della dominazione ambientale, e non cambiamo queste strutture gerarchiche e di classe, vedremo crescere i nostri problemi, e l’impossibilità della libertà.  

 

E’ importante sottolineare che la gerarchia è antitetica alla tendenza della natura verso il mutualismo e la diversità. La gerarchia non è sempre esistita, né è scaturita all’improvviso. Ci sono stati diversi momenti nella storia in cui le società avrebbero potuto andare nella direzione della cooperazione; momenti in cui la gente ha combattuto ed è morta provando a rendere concreta la libertà. La gerarchia si è sviluppata instabilmente nel corso di migliaia di anni e ha raggiunto il suo apice con lo Stato-nazione, il capitalismo moderno, e la distruzione su vasta scala dell’ambiente.

 

Capitalismo

 

Il capitalismo è un sistema economico gerarchico che necessita di espansione continua, sfruttamento e della proprietà concentrata della ricchezza. Il motore del capitalismo è il mercato competitivo. Lo scopo essenziale dell’economia di mercato è la vendita di merci per profitto. Il profitto deve essere realizzato senza badare ai più ampi effetti che la merce ha sull'ambiente o sulla società in generale, oppure il capitalista andrà in bancarotta. Al fine di ottenere un vantaggio competitivo sulle altre imprese, il capitalista è costretto a eliminare tutti i vincoli sociali sullo sfruttamento della manodopera, e a reinvestire una larga parte dei profitti accumulati in tecnologie che incrementino la capacità produttiva, riducendo così il costo della produzione attraverso la sua economia di scala. Avviene dunque un lento processo di cannibalizzazione nel quale altre imprese devono fallire provocando così la concentrazione della ricchezza nelle mani dei pochi che hanno successo.

 

Da una prospettiva più ampia, l’economia nel suo complesso produce più beni di quanti possano essere venduti sul mercato, e il sistema entra così in crisi perché non può trovare sbocchi redditizi.

Poco a poco l’investimento di denaro si prosciuga, i lavoratori vengono licenziati, e ancor meno denaro è speso nell’acquisto delle merci disponibili in eccesso. Per alleviare questo problema lo Stato ha assunto il ruolo di consumatore come ultima risorsa, assicurando la crescita perpetua dell’economia. A causa dell’imperativo “crescere o morire” imposto dal mercato, la crescita economica non può essere contenuta con la persuasione morale; essa deve continuare a espandersi senza alcun riguardo per le necessità umane o l’impatto ambientale. Dunque, il capitalismo deve essere visto per quello che è: un tumore maligno. Esso continuerà a crescere finché non avrà così semplificato e interrotto la biosfera in modo che la vita stessa non sarà possibile senza il completo controllo tecnocratico di tutti i processi naturali.

Inoltre sotto il regime capitalistico le persone sono premiate in base alla loro redditività, e le decisioni economiche restano nelle singole mani di coloro che controllano territorio, moneta, macchine e conoscenze tecniche. Ogni attore deve fare quello che serve per mantenere le proprie vendite oppure affrontare fallimento o disoccupazione. A causa dell’imperativo del mercato a vendere, ad ogni aspetto della vita è infine assegnato un cartellino del prezzo. Questo non è solo un sistema antidemocratico, è anche banalizzante e disumanizzante. Le relazioni comunitarie sono ridotte a rapporti d’affari, e l’intero orientamento della società è dunque fissato sulla concorrenza, l’egoismo e il forte consumo. Dopo la seconda guerra mondiale, il capitalismo facilitò l’individualismo isolato attraverso la creazione della dipendenza dall’automobile, la diffusione di particelle suburbane atomizzate, centri commerciali, grandi magazzini, e l’intrattenimento decerebrato fornito dalla televisione e dai gadget elettronici. la vita quotidiana è stata resa banale attraverso aziende con persone annoiate escluse dal godimento che proviene da legami sociali sviluppati. Come se non bastasse, le aziende hanno sottoposto tutti noi alla propaganda incessante della pubblicità dalla nascita, propinandoci la visione di spazzatura senza valore, progettata per rompersi o diventare obsoleta, come qualcosa di necessario per l’autostima di ognuno di noi.

 

Il capitalismo ha anche un effetto distruttivo sull’ambiente urbano. Prima della nascita del capitalismo industriale, le città consistevano in comunità concepite su scala definibile e umana. Questi limiti definibili sono stati cancellati dall’urbanizzazione, creando megalopoli che hanno devastato il paesaggio e la qualità dei rapporti umani. Le tristi realtà dell’urbanizzazione selvaggia, del traffico congestionato, della compartimentazione, dell’inquinamento acustico, dell’inquinamento chimico e la mancanza di spazi pubblici sono tutte situazioni quotidiane che le persone subiscono senza averne bisogno. La città stessa è controllata e gestita dai funzionari eletti come una società privata, il cui scopo finale è massimizzare tasse e servizi. Le persone vivono nei propri ambienti in completo anonimato, spesso senza avere una connessione percepibile con gli eventi che accadono al di fuori delle loro case, non essendo direttamente coinvolti in essi. L’informazione che riceviamo attraverso le “notizie” è propagata dai media per instillare una mentalità di paura verso l’altro, per disinformare sui problemi della società, e per incoraggiare i consumi vendendoci uno stile di vita preconfezionato.

Lo Stato

 

Le organizzazioni statuali hanno assunto varie forme nel corso del tempo, che non potranno essere tutte esaminate e discusse in questo scritto. In questa sede parleremo dello Stato-nazione, che è scaturito dalla civiltà occidentale a seguito di un lungo e complesso processo. Una discussione relativa a questa moderna forma di Stato necessita un chiarimento in merito al suo ambiguo rapporto con la politica. L'uso comune del termine "politica", che per molte persone è percepito come sinonimo di corruzione, è in realtà inappropriato. La politica ha inizialmente avuto origine nell'antica Grecia,  in un contesto in cui i cittadini greci hanno dato origine e hanno preso parte a un processo collettivo per decidere come gestire le proprie comunità. Quello che oggi comunemente chiamiamo politica  dovrebbe invece essere chiamata arte di governare. L'arte di governare è la pratica di esercitare il potere sui cittadini. Questo potere è detenuto da politici di professione e burocrati ed è sostenuto da un monopolio della violenza tramite le istituzioni militari, dei servizi segreti, della polizia, dal complesso carcerario- industriale e simili.

Lo Stato è un sistema organizzato di coercizione sociale basato sulla convinzione che siamo tutti esseri incompetenti che non possono essere autorizzati a partecipare al processo decisionale della società. Vivendo in  base a questo sistema, le  specificità e le diversità delle persone sono ridotte al ruolo di "contribuente", "votante" ed "componente del sistema elettorale". Si rende il cittadino un destinatario passivo di servizi, piuttosto che un partecipante attivo e competente delle questioni sociali e politiche della vita. Le decisioni prese su questioni importanti come l'istruzione, l'assistenza sanitaria, l'alloggio e tante altre sono tenute fuori dal nostro controllo e messe nelle mani di una rete impersonale di burocrati e legislatori, tenuti a distanza dalla nostra vita di tutti i giorni.

Anche se il sistema consente alle persone di votare per i loro rappresentanti, non c'è bisogno di chissà quale arguzia per capire che le campagne elettorali sono finanziati da ricche élites, che le elezioni solo parzialmente o superficialmente affrontano le questioni importanti, e che i politici mettono da parte costantemente le promesse elettorali. I politici sono professionisti la cui carriera dipende dal raggiungimento del potere.

Indipendentemente dalle sue intenzioni, il politico, sia esso uomo o donna, impara presto che per garantire la longevità e prosperità della propria carriera, deve servire gli interessi economici, piuttosto che le persone che dovrebbero rappresentare.

I governi rappresentativi e le burocrazie che li sostengono sono fondamentalmente contrari al potere democratico popolare. Qualsiasi potere lo Stato guadagni, è a scapito del potere popolare e ogni potere che il popolo acquisisce viene sottratto allo Stato.

E’ quindi inutile rivolgersi allo Stato con importanti appelli per il cambiamento, dal momento che questi appelli verrebbero soltanto sovvertiti dallo Stato nel tentativo di rafforzare il proprio potere.

A dire il vero, ci sono riforme che sono necessarie e preziose. Ma se lavoriamo solo per il completamento di queste riforme minori, allora le cause dei problemi sociali e ambientali persisteranno, anzi, cresceranno e si  intensificheranno.

Nessuna politica è democraticamente legittima a meno che non sia stata proposta, discussa, e decisa da parte di persone che si confrontano all’interno di un’assemblea. I rappresentanti delegati non possono gestire le decisioni collettive facendo meglio dei "dilettanti", gente comune che riflette una quantità di prospettive e possiede una conoscenza dettagliata delle esperienze della vita quotidiana.

Fino a quando vivremo sotto il potere dello Stato, non potremo aspettarci di avere il pieno controllo sulla nostra vita, di soddisfare tutti i nostri bisogni e di essere tutti insieme liberi dall'oppressione.

 

La Libertà nella Storia

Il concetto di libertà non è emerso nella storia come un ideale pienamente articolato e finalizzato.

Piuttosto, si è sviluppato e ampliato nel corso del tempo a partire dai movimenti popolari e per mezzo di idee ispiratrici che hanno cercato di contrastare l’esperienza del dominio. Quindi, per comprendere appieno la storia della libertà, bisognerebbe accogliere i contributi che sono stati dati in relazione a quei contesti sociali, anche se alcuni di questi progressi potrebbero risultare scarsamente rilevanti dal nostro punto di vista corrente.

Il concetto di libertà  fa la sua comparsa nella storia scritta con la parola ”amargi”. Amargi era la condizione rivendicata dai contadini sumeri nel corso di una sollevazione. Per loro la libertà significava un desiderio di ritorno a un passato utopico, precedente all’interruzione e all’oppressione della società comunitaria, causate dalla comparsa della gerarchia.

Come accennato in precedenza nella discussione sullo Stato, i greci hanno letteralmente inventato la politica nel tentativo di frenare il potere brutale dell'aristocrazia. Anche se la cittadinanza greca era palesemente una condizione esclusiva dal punto di vista odierno, si affermò comunque l'idea che le persone fossero competenti ad amministrare la propria vita autonomamente, senza la mediazione di un'autorità esterna. La vita politica greca non si è limitata a mantenere una prospettiva localistica, ma si è invece ampliata verso l'esterno formando un’unione delle città, o confederazione, che mancava di una struttura statale generale. Secoli dopo, anche le città medievali o comuni, come venivano chiamati, erano privi di controllo da parte dello Stato e sono stati spesso organizzati come una democrazia o repubblica locale. Questi comuni erano uniti in confederazioni su vaste regioni d'Europa.

Dopo il periodo medievale, la rivoluzione in America è stata fondata su una democrazia partecipativa cittadina e coordinata in tutte le colonie da un elaborato sistema di comitati. Le assemblee cittadine, che hanno avuto inizio nel New England, si  sono diffuse nel corso della rivoluzione fino alla Carolina del Sud.

Questi nuovi organi democratici hanno dato forma a ciò che avrebbe potuto costituire un orientamento decentralizzato per le nuove colonie di recente indipendenza.

E’ stato durante questo periodo che l'Illuminismo ha avuto il suo maggiore impatto. Anche se è stato sovvertito dal grossolano strumentalismo del capitalismo, la sua rilevanza come contributo alla libertà non deve essere trascurato. Con l‘Illuminismo si giunse a una prospettiva dinamica relativa alla ragione, incentrata sulla scoperta della potenzialità di un essere o un concetto, piuttosto che sulla logica lineare della deduzione. La gente credeva di essere in grado di poter fare affidamento sulle proprie facoltà razionali invece di dover dipendere dalla fede, dalla superstizione o dall’obbedienza. Inoltre, si credeva nella possibilità di instaurare un governo popolare e nel benessere materiale per tutti.

L'influenza dell’Illuminismo ha interessato tutta la società francese a partire dalla sua base fino alla fine del 18° secolo. Nel giro di soli quattro anni Parigi è stata trasformata da una monarchia assoluta a una democrazia diretta. Questa democrazia diretta consisteva in assemblee di quartiere frequentate dai residenti appartenenti alla classe operaia, conosciuti come i sanculotti. Quelli maggiormente influenti incitarono tutta la Francia ad eliminare lo Stato e ad organizzarsi come una federazione di comuni. Il sostegno a una tale proposta si manifestò con dei concreti momenti di realizzazione, prima che fosse sovvertita dai reazionari liberali.

Gli ideali di uguaglianza politica della Rivoluzione francese hanno portato ad una esplosione di idee per quanto riguarda l'uguaglianza economica. Sia il socialismo che l’anarchismo sono emersi in seguito alla rivoluzione. I socialisti antiautoritari perseguivano la concezione  di un mondo autosufficiente sul piano materiale e libero dagli effetti disumanizzanti del capitalismo. Gli anarchici hanno sottolineato la capacità degli individui di formulare decisioni razionali ed etiche liberi dalla coercizione di Stato. I teorici utopici hanno cercato una società felice che potesse armonizzare un'area urbana esteticamente piacevole con il mondo naturale. E, infine, gli internazionalisti hanno esortato i lavoratori di tutto il mondo, senza distinzione di razza, etnia o nazionalità, ad organizzarsi insieme e liberarsi dal dominio capitalista.

Prima di essere sovvertita dal controllo bolscevico, la Rivoluzione Russa è stata caratterizzata da un movimento democratico di base sia nelle aree urbane del paese che in quelle rurali. Inizialmente, i soviet erano corpi democratici di quartiere, composti da operai e soldati, che affrontavano varie questioni civiche. In campagna, i villaggi presero il controllo dei propri affari economici e cominciarono la redistribuzione della terra a seconda delle necessità. I soviet e le comuni contadine sono stati agognati da molti come la struttura politica della Russia. Dopo che Lenin è salito al potere, le insurrezioni dei populisti ucraini e dei marinai di Kronstadt cercarono di eliminare il controllo bolscevico e ristabilire i soviet democratici e le comuni di villaggio.

La Rivoluzione Spagnola è stata, sotto molti aspetti, la rivoluzione di più vasta portata della storia. All’epoca, la maggioranza dei lavoratori industriali spagnoli erano membri dell’unione di ispirazione anarchica, la CNT. La CNT era sindacalista, il che significa che puntava al controllo operaio democratico del settore industriale.

La rivoluzione in sé è iniziata come risposta ad una rivolta guidata da generali militari fascisti durante il 1936. A Barcellona, gli operai sconfissero l'esercito e presero il controllo della città in autonomia. In tutta la città I lavoratori espropriarono i loro luoghi di lavoro e  cominciarono a condurli e gestirli collettivamente. Nella campagna spagnola, i contadini presero il controllo dei loro villaggi e cominciarono a organizzare le loro aziende per essere gestite come collettivi democratici. In molti villaggi, il denaro è stato abolito del tutto e la gente si riforniva in base alle proprie esigenze. Assemblee operaie e contadine erano collegate in rete da un vasto sistema di comitati che sostituì essenzialmente l'autorità dello Stato. I rivoluzionari spagnoli hanno esplicitamente cercato una società moralmente trasformata a cui tutti hanno contribuito secondo le proprie possibilità e in cui si provvedeva a tutti secondo le necessità di ognuno.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il potere dello Stato e del capitalismo si è ampliato in modi che a sua volta hanno portato a nuovi occasioni di libertà. La controcultura, i diritti civili, i movimenti contro la guerra, femministi, ecologisti, studenteschi, gay e di quartiere hanno lanciato una sfida alla società gerarchica in quanto tale. I movimenti di liberazione dei neri e delle donne hanno mostrato chiaramente che le persone sono state discriminate ed emarginate socialmente per motivi non economici, e che gli sforzi per raggiungere la libertà non dovrebbero essere limitati all’eguaglianza politica ed economica, ma dovrebbero invece andare oltre ed eliminare del tutto la gerarchia. Negli ultimi anni il movimento anti-globalizzazione ha continuato la lotta contro il potere centralizzato, e il movimento Occupy ha cercato di portare avanti vertenze attraverso assemblee popolari organizzate a livello municipale.

Questa sezione si occupa in gran parte dei contributi alla libertà dati all’interno società occidentale. In modo inequivocabile, alcune forme di dominio, come il razzismo e l'imperialismo, sono state diffuse a livello globale da parte dei paesi europei. Senza negare questa realtà, sarebbe parziale screditare gli ideali di emancipazione che si sono sviluppati anche in questa parte del mondo. Come ha fatto nelle altre società, il dominio europeo si inoltre esteso verso l'interno contro la stragrande maggioranza delle persone che popolavano l'Europa. La libertà è un ideale che si è sviluppato in tensione dialettica con il dominio stesso. Concetti come socialismo, anarchismo e utopia sono emersi in Europa a seguito dei tentativi della gente di contrastare l'assolutismo e lo sfruttamento di classe. Inoltre, le rivoluzioni non occidentali furono in gran parte limitate al nazionalismo a causa della necessità storica di espellere gli imperialisti occidentali. Al contrario, molte delle rivoluzioni occidentali hanno avuto il privilegio storico di andare oltre il nazionalismo e la promozione di ideali universali in tutto il mondo - ideali come la democrazia e il socialismo.

 

Libertà sociale

La storia ci ha mostrato come vi sia sempre una crescente potenzialità in quello che possiamo raggiungere per le nostre società. E’ importante conoscere come, nel passato, le persone hanno ampliato l’ideale di libertà per riuscire a vedere le possibilità che si trovano nel nostro presente e nel nostro futuro. Il comunalismo propone un concetto di libertà che è duplice in natura, coinvolgendo sia una forma positiva che una negativa. Queste sono la libertà dallo sfruttamento e la libertà di realizzare il proprio potenziale individuale come essere umano. In tale prospettiva, per realizzare pienamente la libertà, una società ecologica deve opporsi a tutte le forme di sfruttamento, siano esse economiche, etniche, sessuali o di qualsiasi altra natura. Una società ecologica dovrebbe cercare di ridurre al minimo le sofferenze di ciascuno, mentre dovrebbe consentire a tutti di inverare le proprie potenzialità creative.

 

Il superamento della crisi sociale ed ecologica deve coinvolgere il rinnovamento dell’individualità. L’individualismo contemporaneo, inteso come libertà dagli obblighi sociali, è una concezione di se stessi alienante che incoraggia la competizione e l’egotismo. Al contrario, il Comunalismo sostiene che una personalità poliedrica, completa e ben sviluppata può risultare solo dal potenziamento della partecipazione di ciascuno alla propria comunità e attraverso i legami instaurati entro le relazioni cooperative tra i membri di tali comunità. La partecipazione diretta crea una persona profondamente consapevole e con un elevato grado di controllo sugli eventi sociali di cui lui o lei è parte. Inoltre rivela la nostra vicendevole dipendenza reciproca, dando compimento al bisogno sociale di solidarietà. In più, la partecipazione fornisce ad ogni individuo uno spazio pubblico per condividere le proprie competenze ed esperienze con il gruppo più grande. Un rinnovato apprezzamento per la diversità emergerebbe se le società si rendessero conto che ammettere e celebrare le differenze conduce ad una più forte unità. In ultima analisi, la società dovrebbe sostenere un tipo di identità che, come descritto da Murray Bookchin, sia “guidata da un’idea razionale, umana e nobile di bene sociale e comunitario/comune”.

 

Una società d’individui responsabilizzati deve anche riguardare la libertà dallo sfruttamento del mercato, e la libertà di partecipare ad un’economia basata sull’etica. Il Comunalismo sostiene che non vi siano impedimenti tecnici al raggiungimento di una società “post-scarsità”. Oggi, il capitalismo crea un’artificiosa scarsità di beni, mentre i mass media vengono utilizzati per generare bisogni artificiali nella nostra mente. Una società della post-scarsità è resa possibile respingendo la nozione di bisogni senza limiti, e sostituendo quest’ultima con un impegno a migliorare il benessere di tutti gli individui e del nostro ambiente. La ricchezza materiale verrebbe sostituita da una vita in cui i bisogni individuali sono coscientemente stabiliti tenendo in mente il proposito di implementare le nostre potenzialità creative e cultuali. La moderna tecnologia, per esempio, possiede il potenziale di produrre una sufficiente quantità di merci per tutti, riducendo le fatiche del lavoro umano. Tutto ciò non per suggerire una vita ascetica e di rinuncia; al contrario, eliminando il consumismo indotto dal mercato, le tecnologie avanzate potrebbero venir impiegate per fornire la base materiale dalla quale partire per dare compimento ai desideri estetici, intellettuali e sensuali di ciascun individuo, all’interno di un contesto sociale etico.

 

Per un più pieno apprezzamento della libertà sociale, dobbiamo distinguere tra i concetti di giustizia e libertà. La giustizia persegue l’uguaglianza trattando le persone in maniera uniforme e li ricompensa in proporzione al loro contributo. Ogni individuo, tuttavia, è diverso dall’altro per molti motivi, tra i quali possiamo includere cattive condizioni di salute, disabilità o età. La giustizia crea, pertanto, involontariamente disuguaglianza perché fallisce compensando le esigenze individuali, piuttosto che il loro contributo. Al contrario, la libertà dovrebbe essere basata su un’etica della preoccupazione per le difficoltà personali o sofferenze, sforzandosi di eliminare questi disagi. Di conseguenza, la vera libertà crea uguaglianza attraverso il riconoscimento e la relativa compensazione/rimedio delle disuguaglianze.

 

Il Comunalismo enfatizza l’esperienza soggettiva dell’individuo e la rispettiva capacità di azione riflessiva. L'impegno per la realizzazione del pieno potenziale di un individuo attraverso un'etica della cura e della cooperazione fornisce la base per l'abolizione del dominio in quanto tale. La nostra liberazione deve includere la ricostruzione della nostra psiche in modo tale che alla classificazione piramidale delle differenze si sostituisca una prospettiva ecologica dove le diversità sono incoraggiate e celebrate come contributi per l’arricchimento e l’abbellimento di tutta l’esperienza di vita.

 

Questo contesto sociale produrrebbe una società libera dall'oppressione. La supremazia bianca cesserebbe, e la gente di colore e i bianchi avrebbero lo stesso potere sociale condiviso. Anche se permarranno diversità etniche e culturali, il concetto di “razze” distinte giungerebbe al termine. I tradizionali ruoli di genere non costituirebbero più lo standard per gli uomini e le donne, i quali sarebbero liberi di scegliere il proprio comportamento e ruolo secondo i propri interessi e punti di forza. Le persone avrebbero il potere di scegliere liberamente la propria identità di genere e le rispettive relazioni sessuali, senza castigo morale o interferenze politiche. Classismo e status economico non avrebbero più ragion d’essere, laddove ciascuno è soddisfatto secondo i propri bisogni. Le persone inabili non verrebbero più discriminate, ma verrebbero mantenute così che esse siano in grado di di soddisfare le loro passioni, per quanto possibile. Sarebbe valorizzata, inoltre, l’esperienza soggettiva dei bambini e la dominazione paternalistica verrebbe rimpiazzata da genitori che sappiano agevolare lo sviluppo dei bambini verso l’età adulta. Per ultimo ma non meno importante, l'enfasi posta sull’esperienza soggettiva delle persone si tradurrebbe in una cultura attivamente contraria a stupro e abusi fisici, psicologici e sessuali.

 

Democrazia Diretta

Il Comunalismo invita le persone ad assumere il controllo della propria vita attraverso ruoli di cittadinanza attiva. In questo contesto, la cittadinanza non significa scrivere una lettera o presentare una petizione ai vostri legislatori. Essa, invece, rappresenta la responsabilizzazione di tutte le persone alla partecipazione diretta nel determinare la legislazione sociale. Coscienza individuale e comunità democratica si rafforzano reciprocamente attraverso lo sviluppo di virtù civiche e un impegno per il benessere di tutte le persone. Così, una persona dovrebbe partecipare al processo decisionale sociale tenendo in considerazione come una determinata decisione incide non solo su se stessi, ma come questa potrà influenzare anche gli altri.

 

Per queste ragioni, i comunalisti sostengono la creazione di assemblee legislative di democrazia diretta a livello di quartiere o città come unico organo politico decisionale del territorio. Queste assemblee dovrebbero riunirsi periodicamente seguendo regole procedurali definite, in modo da consentire ad ogni persona il diritto di parola, svolgendo le riunioni entro una lunghezza di tempo accettabile. Inoltre, tutti i cittadini dovrebbero poter contribuire alla formazione dell'ordine del giorno della riunione. La fiducia personale nella partecipazione dovrebbe derivare naturalmente dall’educazione e dall’esperienza fornita dalla partecipazione stessa. Inoltre, dovrebbe essere riconosciuta l’impossibilità, per un'intera società, di prendere decisioni con il consenso unanime. Una qualche forma di voto a maggioranza non è solo inevitabile, ma anche desiderabile. Il pubblico dissenso, nelle decisioni prese a maggioranza, dovrebbe essere accolto e incoraggiato perché opinioni dissenzienti servono come forza generatrice di nuove idee. Coloro che hanno posizioni non in linea con la maggioranza dovrebbero mantenere la libertà di sostenere persistentemente la propria posizione attraverso dissertazioni ragionate. I dettagli e le regole di ogni assemblea dovrebbero essere democraticamente fondate su un insieme attentamente costruito di norme condivise.

Argomentare in favore della democrazia diretta locale non significa che sia necessaria o richiesta la partecipazione di tutti i cittadini alle assemblee. Anche i tassi di presenza non sono significativi. Si può presumere che durante tempi ordinari la partecipazione sia piuttosto contenuta. Mentre durante i periodi più complicati si prevede che l’affluenza abbia dimensioni molto più grandi. Ciò che rimane fondamentale, è che tutte le persone abbiano la libertà di partecipare ogni volta che lo desiderano.

 

Un punto importante da tenere a mente quando si considera la fattibilità della democrazia diretta è la separazione del processo decisionale dall’amministrazione di tali politiche. Tutte le decisioni politiche devono essere prese direttamente dalle assemblee dei cittadini. La messa in atto di queste politiche verrebbe successivamente gestita da delegati che però non sono investiti di potere politico decisionale autonomo. Al contrario, sarebbero emanati dei mandati che descrivono la gamma di azioni e poteri conferiti ai delegati. Nel caso i delegati non riuscissero a seguire i mandati conferitigli, sarebbero soggetti alla revoca immediata da parte delle assemblee. I delegati amministrativi potrebbero essere eletti o perfino scelti a caso come sforzo consapevole per impedire la professionalizzazione o la centralizzazione dell'amministrazione sociale.

Questa separazione del processo decisionale dalla sua amministrazione rappresenta un punto critico. Se, in qualsiasi momento, i delegati scelti per amministrare le politiche della comunità iniziassero a decidere le politiche sociali da soli, i cittadini perderebbero il controllo del potere politico ponendo così le basi per un nuovo Stato.

Per ottenere una migliore comprensione delle Assemblee politiche prendiamo in considerazione due esempi diversi. Uno, in cui una norma viene emanata per limitare le persone nel compiere certe azioni. Ad esempio, una disposizione potrebbe essere rivolta ad evitare il disboscamento di alberi in certe aree forestali. Al contrario, un’altra norma potrebbe consentire alle persone di intraprendere determinate azioni. Un esempio di questo potrebbe essere quando un’Assemblea decide di costruire un ponte su un corso d'acqua. Un team di ingegneri probabilmente avrebbe il compito di redigere vari progetti di costruzione tra i quali l'assemblea dovrebbe scegliere. Sarebbe responsabilità degli ingegneri spiegare le loro diverse proposte in un linguaggio comprensibile a tutti, ma la decisione di quale piano implementare dovrebbe rimanere funzione dall'assemblea.

Senza dubbio, ci sarebbero situazioni in cui le scelte politiche verranno violate. Queste evenienze, però, dovrebbero verificarsi in numero notevolmente minore rispetto a quanto avviene nella nostra società attuale, perché le politiche di oggi sono rivolte al mantenimento di una struttura di potere disumanizzante nonché di estreme disuguaglianze nella ricchezza. Tuttavia, quando si sospetta che una norma è stato infranta, l'inchiesta dovrebbe essere perseguita da una giuria popolare di persone note dall’indagato. Nei casi in cui si decida che una persona è un pericolo fisico per la propria comunità, allora tale persona deve essere trattenuta in un centro terapeutico riabilitativo confortevole, che fornisca all’interessato consulenza e assistenza e lo inserisca in attività produttive. Non ci dovrebbero essere in alcun modo carceri o prigioni. L’obiettivo di questa limitazione della libertà personale dovrebbe essere la salutare reintegrazione dell'individuo nella società.

 

Un’altra componente importante della democrazia diretta è che essa non preclude la realizzazione della governance di vaste aree della società. In realtà, questo sistema può essere esteso a livello regionale, e perfino a livello globale, senza necessità di uno Stato centralizzato. A tal proposito, le città e i paesi dovrebbero formare un organo amministrativo di delegati autorizzati più o meno allo stesso modo in cui l'amministrazione viene gestita a livello locale. Questa forma di cooperazione intercomunale è chiamata Confederazione. Le politiche portate avanti dalla Confederazione continuerebbero ad essere emanate direttamente dai cittadini, ma in questo caso attraverso referendum. I risultati di un referendum verrebbero presi con il metodo della maggioranza del totale dei voti espressi. Ogni città dovrebbe essere vincolata a seguire le decisioni dei cittadini nel loro insieme, dando così ai cittadini stessi un potere regionale per evitare che un comune possa causare danni ambientali o abusi dei diritti umani. Grazie alla Confederazione, a tutti i cittadini è conferito il potere collettivo di amministrare la società senza dover creare un'istituzione intermedia che possa esercitare a sua volta potere su di loro.

 

La risoluzione dei conflitti tra i comuni dovrebbe vertere su modalità non violente. Quando necessario, l’assistenza o l'arbitrato dovrebbero essere fornite dall'esterno rispetto alle aree che sono in conflitto. La speranza è che, data l’abolizione del potere e delle disuguaglianze nella ricchezza in tutta la società, tali conflitti divengano sporadici. Se si verificasse una situazione nella quale un comune fosse costretto a difendersi fisicamente, questa difesa dovrebbe essere organizzata mediante milizie democratiche controllate dalle assemblee popolari, in opposizione al modello gerarchico dell’esercito professionale.

Tecnologia liberatoria

 

Sebbene la tecnologia sia stata utilizzata per sfruttare e semplificare il pianeta su una scala spaventosa, non è la tecnologia in sé ad avere colpa di questo. Piuttosto, è il fatto che le tecnologie sono progettate e impiegate dentro il contesto di una società gerarchica e rapace. In una società ecologica, la tecnologia potrebbe essere orientata a svolgere un ruolo liberatorio per gli essere umani che anzi migliori l’integrità e la biodiversità della natura non umana. In quest’ottica, la tecnologia potrebbe essere utilizzata allo scopo di eliminare attività lavorative faticose e noiose, e tecniche per risparmiare manodopera potrebbero essere applicate in modo da ridurre al minimo la quantità di lavoro necessario per tutti.

Anche se l’automazione ricevesse un notevole investimento, si deve sottolineare che non stiamo proponendo un ambiente completamente automatizzato, robotizzato, dove le persone non sono coinvolte nella produzione. Ciò che è importante è che queste tecnologie possano essere decentrate e poste sotto il controllo diretto di una comunità. Il fatto che la robotica e l’automazione possano essere utilizzati per provvedere ai bisogni di ognuno dà alle persone la scelta della misura in cui utilizzare tali tecniche. Una società ecologica libererebbe il tempo delle persone con lo scopo di formare la personalità attraverso l’impegno civile, e per l’applicazione dei propri sforzi verso attività artistiche e attitudinali di loro propria scelta. In realtà il lavoro stesso diventerebbe un’attività ludica che permette ad ogni individuo di realizzare il proprio potenziale creativo di pari passo con le proprie scelte. Alle persone sarebbero fornita l’opportunità di trovare un complesso equilibrio tra lavoro intellettuale e lavoro fisico, all’aperto e al chiuso, comunitario e individuale, tra artigianato e agricoltura, e tra la città e la campagna. Per esplorare ulteriormente queste possibilità, seguono qui brevi spiegazioni delle possibilità tecnologiche che riguardano gli ambiti della produzione, l’estrazione di risorse, l’agricoltura e l’energia.

 

Produzione


Grazie allo sviluppo di computer design 3D e macchine controllate dal computer, praticamente ogni momento della produzione può essere completamente automatizzato e ridotto in scala per una produzione locale. Tutti i singoli processi di lavorazione dei metalli e del legno, compreso il taglio di precisione, la modellazione e l’assemblaggio possono essere gestiti da un insieme di macchine relativamente piccolo e sistemati in una struttura a livello di quartiere. I processi automatizzati possono essere realizzati anche per la fabbricazione locale di qualsiasi forma di vetro, plastica, o capi di abbigliamento progettati potenzialmente da chiunque. Insieme a questa capacità, praticamente qualsiasi prodotto finito può essere montato automaticamente in base alle istruzioni di montaggio di un elemento memorizzate su di un computer. Per esempio, ogni persona nel mondo potrebbe scaricare i file di progettazione e assemblaggio per un passeggino. Tutte le parti - siano una combinazione di metallo, plastica, legno e tessuto – possono essere prodotte direttamente e poi completamente assemblati, il tutto senza la necessità di lavoro umano.


La documentazione per i macchinari di produzione dovrebbe essere liberamente disponibile su Internet, consentendo il rapido trasferimento di conoscenze tecniche e meccaniche in tutto il mondo. La documentazione potrebbe includere un elenco dei materiali, files di progettazione per computer, video didattici, software di collaborazione come ad esempio un controllo di revisione, un forum di discussione, e pagine wiki. Inoltre, l'assistenza attraverso videoconferenza potrebbe essere fornita allo scopo di rendere più facile rispondere alle domande e diffondere dimostrazioni tecniche.

Anche la manutenzione delle infrastrutture industriali potrebbe essere automatizzata. Parti di macchine, flussi, e tassi di rendimento possono essere monitorati utilizzando sensori che forniscono dati ad un sistema di controllo computerizzato. Per quanto necessario, una macchina potrebbe essere smontata in autonomia da un robot, e ciascuna parte può essere controllata attraverso una serie di test diagnostici. Quando la diagnostica della macchina individua un difetto, una parte di ricambio potrebbe essere prodotta e installata al volo senza la necessità di un coinvolgimento umano.


Industria mineraria


Nonostante l'uso di macchine controllate da computer verso fini di liberazione, l'eliminazione della produzione di nuovo metallo deve essere considerata una possibilità reale. Grandi quantità di metalli sono gettati in discarica ogni anno. Secondo un rapporto, il direttore dell’energia di una grande azienda di alluminio ha stimato che c'è più di alluminio nelle discariche di quello che possa essere estratto. Egli va oltre a suggerire che questo può essere vero anche per il rame e l'oro.

Inoltre, una società ecologica deve necessariamente ripensare del tutto l’ambiente in cui viviamo, dove il gigantismo urbano e il regno dell'automobile privata deve finire. In un ambiente ricostruito secondo precetti ecologici, insieme ad un’economia orientata verso  una produzione per la vita piuttosto che per il profitto, potremmo benissimo trovarci in mezzo a una grande abbondanza di metalli, e senza e con scarso bisogno di produrre un nuovo metallo. Tuttavia, se in un dato momento fosse necessaria  una nuova estrazione di metalli, può essere fatta in modo non distruttivo e allo stesso tempo diminuendo la fatica. A partire dal 2010, è entrato in funzione un processo di produzione del ferro completamente automatizzato, dalla miniera al porto. L'intera operazione è controllata da remoto da operatori informatici. Questo approccio all'automazione può essere accoppiato a un metodo naturale di estrazione dei metalli. Questo processo, chiamato bio-estrazione, impiega microrganismi per percolare metalli dal minerale. Lo sviluppo di tecniche bio- minerarie è importante perché utilizza solo una piccola quantità di energia, richiede poche infrastrutture da installare, lavora con diverse concentrazioni di minerale, ed ha requisiti minimi di manodopera. Ancora più importante, porta la natura in un processo altrimenti inorganico, e quindi aiuta a chiarire ulteriormente la necessità di un rapporto di collaborazione con il mondo naturale.

 
La produzione di alluminio ha un impatto negativo sull’ambiente in molti modi. Il processo standard crea una serie di sottoprodotti tossici consumando grandi quantità di energia elettrica. Se la produzione di alluminio deve continuare in futuro, un altro metodo deve essere applicato. Recenti studi hanno concluso che l'alluminio può essere bio-estratto, riducendo drasticamente sia i consumi energetici che le emissioni di CO2, eliminando anche altri sottoprodotti indesiderati. Il fatto che i minerali a bassa concentrazione possono essere elaborati tramite bio-estrazione apre la porta alla produzione di alluminio direttamente dall’argilla, che è un silicato di alluminio. Grazie a questo approccio, la produzione di alluminio potrebbe essere decentrata in modo così radicale che la gente di tutto il mondo potrebbe produrre il proprio alluminio utilizzando una risorsa locale e abbondante.


Agricoltura


La tecnologia avanzata può essere applicata al settore agricolo in modo organico per migliorare la biodiversità circostante e rendere più facile l’allevamento. Un tipico esempio di macchine agricole benefiche è quello del trattore. Attraverso l'uso di una vasta gamma di accessori, un trattore viene utilizzato per sollevare e trasportare oggetti pesanti, scavare, coltivare, falciare, seminare, perforare, miscelare il compost, insieme a molte altre operazioni utili. Per lo stesso motivo, attrezzature agricole robotizzate e automatizzate possono essere utilizzate da aziende di piccole dimensioni per produrre cibo nutriente ma anche per migliorare il suolo.

Accoppiando automazione agricola con principi di permacoltura e un sistema software avanzato, le aziende agricole possono essere liberate dalla fatica, composte da policolture complesse, e diventare parchi giochi estetici proprio in quanto luoghi di produzione alimentare. La permacoltura è una forma intensiva di agricoltura ecologica che mira a migliorare la biodiversità progettando accuratamente le sue componenti in modo tale che ogni elemento della fattoria serva a molteplici funzioni e sia collocato in una posizione reciprocamente vantaggiosa per altri elementi vicini. Inoltre, mira a rafforzare il suolo facilitando la naturale successione vegetale. Un esempio di progettazione di  permacoltura è la tecnica di coltivazione delle "tre sorelle", dove fagioli, mais e zucca sono fatti crescere vicini. Il mais fornisce una struttura dove i fagioli possono crescere, i fagioli fissano l'azoto nel terreno, e la zucca fornisce una copertura del terreno in modo da mantenere l'umidità e prevenire la crescita di erbacce. Siti di permacoltura sono progettati per utilizzare le piante che attirano insetti benefici e  uccelli che servono come metodo di controllo biologico dei parassiti. E, infine, una forte enfasi è posta sulla crescita di piante perenni e la sostituzione della coltivazione con pacciamatura in modo da minimizzare il lavoro umano e il disturbo del suolo.

I software per la permacoltura computer-aided (PAC) possono aiutare nella pianificazione ecologica della fattoria con modelli di zonizzazione, policolture intensive, e stime di produzione, mentre agiscono come una guida per il coordinamento del pieno utilizzo di materiali locali per evitare sprechi. Gli agricoltori, siano essi famiglie o collettivi, dovrebbero fornire al software le informazioni necessarie per generare il modello. Queste informazioni potrebbero fornire dati sul clima, la topografia e l'idrologia locale, tra gli altri. Il software potrebbe accedere a un database pubblico aggiornato che memorizza le informazioni sulle comunioni vegetali, la loro spaziatura necessaria, la data di germinazione e raccolto, i requisiti di acqua e sole, e molti altri attributi. Attraverso queste informazioni, il software PAC genererebbe un modello dettagliato sulla varietà di piante da coltivare, le migliori posizioni in base al terreno, il sole, e il drenaggio, il volume previsto di cibo, medicamenti e prodotti di origine animale, nonché la quantità di piante che possono essere trasformate in biocarburante, bioplastiche, o pacciame. Con un piano iniziale in mano, gli agricoltori possono, attraverso un processo democratico di modifica e sistemazione, arrivare ad un piano definitivo. Il piano messo a punto in seguito può essere modificato, anno dopo anno, a seconda delle circostanze e della scelta dei partecipanti. Inoltre, questi piani potrebbero essere collegati con le vicine aziende agricole della regione al fine di armonizzare gli sforzi realizzando una forma regionale di agricoltura che sia decentrata ed ecologica.

La complessità della coltivazione intensiva sulla scala di una fattoria, al contrario di un giardino sul retro, si presta all'assistenza di piccoli robot autonomi di campo. Robot da campo potrebbe svolgere molte operazioni utili come trapiantare, diserbare, diffondere pacciame, e la raccolta. Sistemi di monitoraggio automatico potrebbero essere messi in atto per controllare un sistema di irrigazione a goccia o il rilascio di fertilizzanti organici. Anche un sistema robotico potrebbe essere implementato per spingere polli o anatre in un'area specifica a mangiare insetti. Serre automatizzate potrebbero anche essere utilizzate per l'inizio della semina e piccole piantine. Separatamente, serre automatizzate potrebbero implementare un sistema avanzato di aquaponics che produce grandi volumi di pesce, verdure, e di biocarburanti. Queste tecnologie, insieme a forme automatizzate di macchine agricole più convenzionali, potrebbero fornire un'abbondanza di cibo con un minimo di lavoro necessario, migliorando allo stesso tempo il terreno e aumentando la biodiversità locale.


Energia


L'energia per una società ecologica non deve fare affidamento su combustibili fossili, ma deve invece essere costituita da una varietà di fonti rinnovabili prodotte localmente. Metodi per la produzione di energia rinnovabile comprendono non solo pannelli solari familiari, pale eoliche, e biocarburanti, ma anche sistemi a energia solare concentrata, celle a combustibile a idrogeno, e pirolisi. Nel loro insieme, queste tecniche possono fornire ad una comunità locale tutto il carburante necessario e il fabbisogno elettrico.

Ad esempio, la pirolisi è un processo che converte la biomassa in quantità variabili di carbone, syngas, e bio-olio. Il Syngas può essere convertito direttamente in energia elettrica mediante un’efficiente cella a combustibile a idrogeno che produce emissioni molto basse. L'anidride carbonica che si sprigiona nel processo è quella che è stata originariamente estratta dalla biomassa utilizzata nel processo di pirolisi, rendendo  l’intero ciclo del carbonio a produzione neutra.

Dati i vantaggi ecologici che fornisce, il carbone prodotto durante la pirolisi è comunemente indicato come biochar. Quando il biochar si aggiunge al suolo migliora la ritenzione dei nutrienti e aumenta quindi la fertilità del suolo. Grazie alla resistenza alla decomposizione del biochar, tutto il carbonio contenuto nel biochar viene efficacemente tenuto fuori dell'atmosfera per migliaia di anni. Poiché la biomassa che viene trasformata in biochar consuma CO2 atmosferica durante la sua produzione, questo metodo di produzione di energia è parte del processo negativo del carbone che produce un additivo del terreno favorevole per l'avvio. Così, il biochar ha il grande potenziale di ridurre gli alti livelli di anidride carbonica nell'atmosfera.

Ci sono settori economici a cui può essere applicato un approccio liberatorio alla tecnologia che non sono trattati in questo opuscolo. Ciò che dimostra l'analisi di cui sopra  è che le tecnologie necessarie e le fonti di energia ecologiche essenziali per la creazione di una società decentralizzata ed ecologica esistono attualmente e sono a portata di mano.

 

Economia etica

 

Un’economia ecologica deve essere posta sotto il controllo della cittadinanza, così come le politiche sociali. In effetti, i mezzi di produzione economica – terreni e attrezzature – sarebbero posti sotto il potere dell’assemblea, e l’integrazione economica regionale sarebbero raggiunta attraverso la confederazione. La gamma di decisioni economiche dirette dalle assemblea includerebbe, tra gli altri, la quantità di beni di varia natura che dovrebbe essere prodotta nell’anno, e quali tecnologie da utilizzare siano ritenute accettabili. Le specifiche su come i beni debbano essere prodotti e come i servizi debbano essere erogati devono essere decise e amministrate dalle persone che spendono il loro tempo nell’attività lavorativa o di manutenzione in un luogo di lavoro, come ad esempio una fattoria, un laboratorio o un ospedale. Le assemblee decidono cosa deve essere fatto, e i luoghi di lavoro decidono come.

 

Un’economia etica sarebbe pianificata in modo cooperativo invece di avere beni allocati all’interno di un mercato competitivo. La pianificazione economica democratica può essere agevolata grandemente da un sistema avanzato di software. Ogni elemento che viene prodotto – con l’eccezione di pezzi unici artigianali – potrebbe essere incluso nel sistema. Questo accesso includerebbe la documentazione che descriva i requisiti materiali e le procedure di fabbricazione dell’oggetto.

Inoltre, esso dovrebbe includere una valutazione su quante ore di lavoro effettive sono coinvolte nella sua produzione, la capacità di produrlo localmente e nella quantità desiderata, il suo fabbisogno energetico, e valutazioni qualitative come l’impatto sociale ed ecologico della sua produzione. Durante i meeting annuali di programmazione economica la gente potrebbe proporre e decidere quali manufatti sono necessari alla municipalità come unità collettiva, come ad esempio un edificio pubblico.

Inoltre, gli individui o le famiglie dovrebbero presentare il proprio piano di consumo previsto per l’anno. Inizialmente questo sarebbe fatto partendo da zero, ma in seguito potrebbe essere modificato anno dopo anno. Questo piano dovrebbe quantificare le categorie di articoli necessari – come il numero di paia di scarpe o quanti chili di frutta – ma non le specifiche dei prodotti stessi.

Il software potrebbe aggregare le informazioni di ognuno al fine di valutare ciò che può essere prodotto localmente, quali beni debbano provenire da altrove nella Confederazione, quanta manodopera sia necessaria, e compilare report quale in cui figurino note qualitative inviati dagli utenti.

In un'economia che produce per bisogno piuttosto che per profitto, e in una società orientata verso la creatività e la cooperazione invece che al consumismo, è probabile che le richieste totali di consumo scendano al di sotto della capacità produttiva. Tuttavia, se le richieste fossero eccessive allora le eccedenze sarebbero evidenziate, e potrebbe essere chiesto alle persone di modificare i loro piani di conseguenza. Questo processo dovrebbe essere condotto in modo interattivo fino ad arrivare all’approvazione per voto di  un piano collettivo praticabile.

 

Il piano economico modellato dal sistema informatico dovrebbe essere in grado di stimare quanto lavoro è necessario in ogni area produttiva. Coloro che sono in grado di lavorare dovrebbero agevolare il raggiungimento degli obiettivi delle assemblee democratiche. Alle persone dovrebbe essere consentito di offrire su base volontaria il proprio tempo verso un compito necessario di propria scelta. Il tempo volontario per svolgere i compiti di lavoro necessari dovrebbe essere impiegato spontaneamente, perché coloro che svolgeranno il lavoro avranno partecipato (o almeno avranno avuto la libertà di farlo) al processo decisionale assembleare. In aggiunta, costoro saranno parte di una comunità cooperativa i cui membri si conoscono sulla base del “faccia a faccia”. I casi in cui non si trovi un numero sufficiente di volontari potrebbero essere gestiti modo non coercitivo. Inizialmente, l’assemblea potrebbe rivalutare se l’obiettivo è ancora desiderato alla luce di come la situazione si sviluppa. Se l’assemblea conclude affermativamente, allora alla gente sarebbe semplicemente chiesto nuovamente di impegnarsi di più e dare una mano. Se questo approccio fallisce, lo sforzo potrebbe essere reso più allettante organizzando una festa o celebrazione di accompagnamento. Altrimenti, in ultima istanza, il piano verrebbe annullato fino a quando il supporto sufficiente sia disponibile.

Sebbene l’uso liberatorio della tecnologia consenta una radicale decentralizzazione della produzione, le municipalità rimarrebbero sempre interdipendenti con le altre municipalità per certi beni – materie prime e vari prodotti agricoli o manufatti. Queste comunità non devono impegnarsi in un concetto borghese di commercio monetario. Invece, una comunità che riceve gli articoli necessari, beni che  che sarebbero prodotti con un minimo di lavoro fisico, potrebbe esprimere la propria gratitudine e reciprocità rispondendo con regali fatti a mano o inviando periodicamente una delegazione a organizzare concerti o feste.

 

In linea con il concetto comunalista di libertà sociale, la distribuzione dei beni in una società ecologica dovrebbe essere fatta non in base al contributo produttivo di ognuno, ma in base ai propri bisogni.

All’interno delle competenze dell’assemblea locale o della confederazione, le esigenze concrete di ogni persona dovrebbero essere soddisfatte in base alla loro propria determinazione di necessità. Accaparramento e consumo elevato cesserebbero di esistere, perché chiunque potrebbe avere gli stessi beni di chiunque altro. Più significativamente, la gente sarebbe libera dalla manipolazione psicologica dei pubblicitari e vivrebbe immersa in una cultura orientata alla cooperazione comune, alla solidarietà, e all’espressività creativa. Ogni persona dovrebbe essere l’incarnazione di un “sé” pieno e sviluppato – nel controllo della sua vita, nella possibilità di conoscere le tecnologie che provvedono alle sue esigenze, ben consapevole dell’importanza della biodiversità, e nell’essere un membro conosciuto di una comunità che si prende cura di se stessa. Ciò perché questa economia sarebbe controllata  democraticamente, sulla base di un sistema di lavoro volontario che provvederebbe alle persone in base al bisogno e che sarebbe considerato profondamente etico.

 

Decentrameno urbano

 

Realizzando il potenziale di una società non gerarchica organizzata secondo una economia etica, direttamente democratica e politicamente confederata, e l’uso di tecnologie liberatorie, è possibile la radicale trasformazione secondo linee ecologiche dell’ambiente edificato. Questa trasformazione deve necessariamente avere le dimensioni di un ambiente costruito al di sotto di una scala che sia completamente comprensibile e accessibile ai singoli individui. E’ su questa scala che le persone possono arrivare a conoscersi l’un l’altra faccia a faccia come membri di una comunità.

E’ anche a questa scala che l’equilibrio naturale può essere raggiunto senza soverchiare la base locale di risorse. Ne consegue che i nostri tentacolari conglomerati urbani e suburbani devono essere smantellati, e che la gente deve essere trasferita nel modo più uniformemente distribuito possibile.

Le stesse macchine che sono oggi utilizzate per espandere l’oceano di cemento urbano possono invece essere utilizzate per fare a pezzi, smantellare gli enormi centri commerciali, e salvaguardare così grandi quantità di materiali utili.

 

I limiti effettivi delle dimensioni delle città del futuro sarebbero lasciati alle stesse assemblee popolari. E’ utile, tuttavia, speculare su tali questioni per cogliere le possibilità che sono a portata di mano. Il limite demografico di 30.000 unità che Ebenezer Howard pose nella sua concezione di Città Giardino sembra una soglia appropriata. Tutto ciò che va oltre questo limite esigerebbe un tributo dalle risorse locali che diverrebbe inintellegibile nel suo complesso a ogni singolo residente. Considerando che una città di queste dimensioni continuerebbe ancora a impedire che tutti i cittadini si conoscano l’un altro personalmente, essa sarebbe divisa in numerosi quartieri che consentirebbero di approssimarsi all’inclusività comunale di una piccola cittadina. A loro volta, questi quartieri dovrebbero essere non più grandi di 1000 abitanti, e ognuno dovrebbe avere la propria assemblea democratica. Le assemblee di quartiere si unirebbero a formare una confederazione comunale che governi la città nel suo complesso. Per evitare la conglomerazione. città di queste dimensioni dovrebbero essere sparse per tutto il paese. Ognuna di queste città potrebbe costituire il fulcro di una organizzazione municipale decentrata nota come distretto. In un distretto relativamente grande la città è circondata da una serie di città più piccole, paesi e villaggi, ognuno dei quali delimitato da terreni agricoli e boschivi.  Questa organizzazione permette un equilibrio armonico dell’urto tra città e campagna. Le municipalità all’interno di un distretto formerebbero essi stessi una confederazione distrettuale, mentre tutti i distretti di una regione potrebbero unirsi per formare una confederazione regionale.

 

Tutti i cittadini sarebbero in grado di partecipare attivamente alla pianificazione di quartiere, municipale, distrettuale e regionale attraverso l’uso condiviso di una sistema informatico di pianificazione GIS che incorpori la progettazione architettonica e ingegneristica 3D. I cittadini potrebbero proporre e discutere vari piani per la distribuzione di strutture produttive attraverso la confederazione distrettuale o regionale, per risolvere la logistica dei trasporti, e per il paesaggio estetico dello stesso ambiente edificato. Anche in questo caso, sebbene queste siano decisioni da lasciare a future assemblee, è utile valutare i principi che una forma ecologica di pianificazione cittadina dovrebbe assumere. Per esempio, al fine di avvicinarsi alla scala umana. anche le più grandi città dovrebbero essere progettate per consentire alle persone di accedere facilmente alla campagna in bicicletta o a piedi. La campagna stessa potrebbe essere fusa senza soluzione di continuità con la città, incorporando una rete di dita a incastro di terreno agricolo che giungono tutte al centro della città. I quartieri della città dovrebbero essere riconoscibili chiaramente l’uno dall’altro e avere confini distinti che identificano i loro limiti. I confini di quartiere danno forma alla città, fornendo a ogni quartiere un proprio carattere distinto. Paesi, villaggi e città dovrebbero organizzare i loro centri di attività pubblica in un numero relativamente piccolo di punti-chiave in modo da creare aree di aggregazione vitali che facilitino le interazioni sociali. Questi centri di attività potrebbero essere sede di vari incroci di laboratori, campi ricreativi e sportivi, cucine e saloni da pranzo, ed edifici pubblici. L’area dovrebbe essere una calamita per la creatività in cui arte, musica e teatro diventino una parte costante della vita pubblica. Tutti gli spazi pubblici dovrebbero essere costruiti in modo che siano accoglienti per persone di tutte le età ma anche ponendo l’accento sull’inclusività di persone di tutte le identità. Inoltre, gli spazi pubblici dovrebbero essere progettati per fornire sia bellezza estetica che cibo di cui godere in tutte le stagioni. Si potrebbero prendere misure per consentire agli animali domestici di avere una presenza continua, e gli abitanti dovrebbero avere facile accesso ai corsi d’acqua e alle aree boschive. Un insieme di soluzioni per la abitazioni familiari potrebbero essere previste per ospitare coppie, famiglie allargate, collettivi, o coloro che desiderano vivere da soli.

Una varietà di sbocchi per il trasporto potrebbero essere implementati all’interno di una municipalità, come ad esempio un sistema pubblico di tram, biciclette elettriche assistite, veicoli elettrici leggeri di vario tipo, e un parco condiviso di camion per i trasporti pesanti. Grande attenzione sarebbe posta sulla massima minimizzazione del traffico veicolare. Le aree agricole potrebbero essere dotate di camion se necessario, e potrebbero essere collegate a una linea ferroviaria per il trasporto e la ricezione dei beni. Infine, le municipalità del distretto e le aree regionali potrebbero essere collegate tra loro da un sistema a monorotaia energeticamente efficiente che potrebbe funzionare senza un pilota se lo si desidera.    

 

Dalla società attuale alla società libera

Il passaggio dall’attuale modello di società a quello libero sopra illustrato prevede necessariamente di convincere la maggior parte della popolazione a supportare gli ideali proposti; per ottenere questo risultato è necessario costituire un movimento basato sulla visione ricostruttiva presentata. I dettagli specifici dello sviluppo del movimento verranno ovviamente dettati dai partecipanti e in base alle circostanze che si presenteranno. È tuttavia importante prevedere un programma di azione capace di fornire una visione complessiva di come sia possibile superare il sistema esistente e di stimolare le persone coinvolte a comportarsi secondo i valori di libertà sociale. Tale piattaforma dovrà inoltre rappresentare una base iniziale di modo che i partecipanti possano sviluppare idee e comportamenti creativi propri. Sebbene gli ideali (ad esempio il rifiuto completo della gerarchia) debbano essere necessariamente stabiliti a priori, il programma illustrato di seguito non deve essere inteso come un approccio rigido per il cambiamento sociale, ma costituisce, al contrario, un esercizio speculativo atto a indagare le possibilità di ristrutturazione della società.

L’obiettivo del movimento è risolvere i problemi legati all’oppressione sperimentati dal popolo. Tali problemi non dovranno essere risolti tramite l’isolamento, ma sarà invece fondamentale prendere coscienza dell’intersezionalità delle oppressioni e dei privilegi. Raggiunta tale consapevolezza, sarà possibile ottenere una conoscenza approfondita delle più diverse esperienze con le loro complessità, delle numerose forme di oppressione da sconfiggere e dei privilegi di cui avvalersi per annientare i privilegi stessi. Per affrontare le differenti realtà sarà necessario inglobare gli sforzi per risolvere un’unica problematica all’interno di una campagna più ampia, da adattare a tutti gli scenari. È necessario quindi impegnarsi per costituire un movimento unitario capace di affrontare numerosi problemi diversi nell’interesse dell’intera umanità. Tale movimento dovrà essere adattabile a ogni stato sociale ed economico, così da poter rappresentare esperienze e prospettive diverse.

L’approccio iniziale per promuovere le idee comunaliste consiste nel distribuire opuscoli o volantini, in cui tali concetti vengano esposti nel modo più chiaro possibile. Una volta individuati dei sostenitori, è consigliabile costituire gruppi di studio raccolti in cui approfondire tali concetti. Non appena il gruppo ha raggiunto una sicurezza sufficiente nell’articolare le idee proposte, è possibile ampliare la promozione pubblica del Comunalismo attraverso newsletter regolari che cerchino di promuovere soluzioni per problemi locali utilzzando una prospettiva comunalista, inserita in una visione a lungo termine di una società ecologica. Come nel caso del volantinaggio, anche durante la distribuzione della newsletter i sostenitori del Comunalismo si troveranno a dover rispondere a domande e a chiarire dubbi, intrattenendo così con le controparti un esercizio di formazione reciproca. Un altro modo di presentare il Comunalismo alla popolazione è tentere una serie di incontri o discussioni rivolte a gruppi incentrate su problemi di giustizia sociale. Un altro metodo importante è quello di candidarsi per posizioni all'interno di uffici governativi locali, secondo una piattaforma il cui intento principale sia quello di modificare la struttura attuale al fine di renderla una democrazia diretta. Come esercizio di formazione popolare, una campagna comunalista dovrebbe essere portata avanti personalmente e contattando direttamente la popolazione. È importante tenere presente che ogni iniziativa elettorale deve essere svolta senza ambire a ottenere un seguito consistente: un ampio margine può essere sacrificato qualora il popolo non sia ancora sufficientemente formato sulle idee presentate. Qualora una campagna comunalista rinunci ai propri obiettivi a lungo termine a vantaggio di suddetto ampio margine, perderebbe automaticamente ogni efficacia, verrebbe viziata e corrotta. Per mantenere la propria identità antistatale, è necessario evitare le campagne elettorali oltre i limiti della municipalità. Il proposito finale è quello di formare un gruppo di individui, non una massa di elettori suggestionati, che accetti e sposi la causa del nascente movimento.

Una volta che il supporto elettorale sia cresciuto, sarà possibile concentrare l'attenzione alle zone circostanti a quelle di provenienza degli elettori; a tale scopo consigliamo di organizzare progetti tecnologici che coinvolgano la comunità. Tali progetti condividono lo spirito degli orti collettivi,  inducono le persone a collaborare attivamente e consentono di dimostrare le possibilità liberatorie della tecnologia avvalendosi di strumenti relativamente economici e tecnicamente semplici. Alcuni progetti open source da cui iniziare includono la realizzazione di una RepRap (stampante 3D), una Shapeoko (fresa controllata da un computer), un Lasersaur (cutter laser controllato da un computer) o una Liberator (pressa per blocchi di terra compressa).  Queste attività rappresentano esempi eccellenti di come la produzione decentralizzata sia una possibilità immediatamente realizzabile. Su Internet sono disponibili numerosi progetti per la realizzazione di strumenti open source da utilizzare come modello per ottenere grandi vantaggi. Contemporaneamente, è necessario realizzare un sito di permacoltura dimostrativo per illustrare concetti chiavi quali il companion planting (l'associazione di colture) e la progettazione olistica.

Oltre allo sviluppo di un progetto tecnologico condiviso, è necessario indagare sulle problematiche e le potenzialità delle zone circostanti. Per prima cosa è necessario individuare la composizione sociale della zona; a tal fine è necessario comprendere quali siano le abitazioni di proprietà, quali quelle in affitto, chi siano le persone che abitano nella zona da molto tempo, chi sia considerato un punto di riferimento per la comunità, il livello di disoccupazione e così via. Attraverso i residenti è possibile conoscere la storia della zona e le battaglie politiche affrontate in passato.

Un altro compito potrebbe essere quello di impegnarsi in un sondaggio porta a porta per determinare quali risorse sono disponibili nella zona. Si potrebbe scoprire quali sono le questioni importanti per la gente, le competenze che hanno, gli hobby che coltivano, e quali strumenti o strutture che possiedono possono essere utili in un dato momento. Inoltre, si potrebbe capire chi possiede gli edifici e i lotti inutilizzati nel quartiere con l'intento di trovare il modo per farli diventare di uso comune. Allo stesso tempo, ai residenti potrebbero essere forniti testi che spiegano l'intenzione del gruppo di emancipare le persone direttamente in modo che non siano più controllati da fonti centralizzate di potere. Un altro grande esercizio sarebbe quello di valutare il potenziale della zona per la produzione di cibo ed energia, così come la sua capacità potenziale di fabbricare i propri stessi prodotti. Per quanto possibile, l'intero processo di valutazione di quartiere dovrebbe essere documentato e reso liberamente disponibile su Internet per gli altri in modo da replicare e costruire sulla base di questi sforzi. Con questa ricchezza di informazioni in mano, i comunalisti potrebbe lavorare con i residenti interessati per sviluppare un programma minimo. Un programma minimo è un insieme di richieste incentrare sulla risoluzione di problemi immediati. Per evitare di diventare riformista, si dovrebbe mostrare come il programma minimo si lega alla visione di lungo termine, o programma massimo, del Progetto Comunalista.

 

A seguito di questi sforzi iniziali, alcuni residenti del quartiere svilupperanno in genere una familiarità con le idee comunaliste, e saranno attratti dall’appello alle persone a governare direttamente la propria vita. Quando questo livello di coscienza è raggiunto, i comunalisti dovrebbe iniziare invitando i residenti del quartiere a partecipare alle riunioni assembleari come un atto di auto-responsabilizzazione. Un punto importante da sottolineare è che questi incontri dovrebbero essere aperti alle persone che realmente vivono nel quartiere, non ai proprietari o ai titolari di aziende che hanno tratto profitto nella zona ma vivono al di fuori di essa. Piuttosto che un incontro occasionale utilizzato per difendersi dai piani negativi portati avanti dal Comune, queste assemblee popolari dovrebbero essere convocate secondo un calendario regolare, con l’aggiunta di riunioni d’urgenza, se necessario.


Indipendentemente da come questo suo nascente potere sarà in grado di influenzare sostanzialmente la sua situazione, la gente del quartiere, partecipando a un continuo ciclo di incontri assembleari, avrà compiuto un passo in avanti estremamente importante nel superamento delle istituzioni oppressive che la controlla - comincerà a autogovernarsi. Anche se in questa fase  le assemblee non avranno un potere legale vero e proprio, possono comunque agire come una forza morale nella comunità, e possono fare pressione sul governo della città per far fronte alle loro richieste minime. Poiché il quartiere avrà iniziato in una certa misura a governare se stesso, il gruppo sarà a tutti gli effetti una fonte di energia, un doppio potere, accanto a quella del governo della città. Quando l'assemblea popolare comincia a esistere, i comunalisti dovrebbero concentrare i loro sforzi sull'educazione dei partecipanti all’importanza dell’assemblea come struttura a doppio potere. Questo sforzo aiuterebbe i cittadini a vedere se stessi come parte attiva di un processo che può condurre all'ideale di libertà sociale. Qualsiasi potere che l'assemblea popolare è in grado di esercitare in autonomia andrà necessariamente a scapito del governo della città. Questo processo non dovrebbe rimanere isolato ad un singolo quartiere, ma invece dovrebbe comprendere numerosi quartieri attraverso la nazione, e persino a livello internazionale, in modo che essi agiscano collettivamente come una struttura a doppio potere nei confronti dello Stato stesso.

 

Mentre l'assemblea popolare è ancora agli inizi e il suo potere è ristretto, si può iniziare a prendere misure per dedicarsi ad alcuni dei problemi che la gente affronta. Oltre a fare pressione sul governo della città, diversi progetti comunitari possono essere avviati per iniziare a costruire una cultura cooperativa nel tentativo di superare l'anonimo, alienante e frammentario modo di vivere imposto dal gigantismo urbano e dalla mercificazione della vita. Esempi di tali progetti includono la creazione di un collettivo per la cura dei bambini, una scuola libera, o anche un metodo di giudicare le controversie che eviti di coinvolgere la polizia. Inoltre, potrebbero essere creati una cucina comunitaria e una mensa in modo da liberare gli individui e le famiglie dalle fatiche della preparazione dei pasti notturni e dalle malsane abitudini alimentari fornite dalla cultura del fast food. Qui, la gente si riunirebbe per conversare liberamente con una varietà di vicini di casa in un contesto sociale del tutto diverso rispetto ai tavoli isolati posizionati nei ristoranti. Questi miglioramenti della qualità della vita indurrà le agenzie immobiliari a buttare un occhio speculativo sul quartiere. E’ importante difendersi preventivamente contro la rendita urbana prima che sia troppo tardi. Strumenti per questa lotta includono la creazione di una unione di inquilini, influenzando il comitato di zona locale e istituendo appezzamenti di terreno della comunità per appropriarsene fuori dal mercato immobiliare. Sarebbe saggio per l'assemblea popolare essere molto cauta nel modo in cui acquisisce i finanziamenti per la sua tecnologia di comunità e per i progetti sociali. Se il finanziamento proviene da una fonte che non è allineata con gli obiettivi a lungo termine del movimento allora detta fonte utilizzerà il suo potere di finanziatore per cooptare il movimento verso la propria agenda riformista. Un mezzo alternativo di finanziamento può essere trovato chiedendo che le assemblee popolari abbiano il controllo diretto su come le imposte comunali vengono spese. Questa forma di finanziamento comunale cade sotto il nome di "bilancio partecipativo". Mentre il bilancio partecipativo è stato sviluppato in vari modi riformisti, ottenere il controllo direttamente democratico sulle imposte comunali per finanziare assemblee popolari come un potere duale segnerebbe un passo importante per l'espansione del potere politico ed economico di queste assemblee. Le assemblee popolari potrebbero utilizzare i fondi acquisiti attraverso il bilancio partecipativo per installare microfabbriche di proprietà del quartiere amministrate da lavoratori assunti nell'ambito dei rispettivi quartieri e pagando un salario di sussistenza. Le microfabbriche sono piccole fabbriche in grado di produrre una varietà di prodotti impiegando, per quanto possibile, macchine automatizzate su piccola scala  e tecniche di produzione digitali. Le microfabbriche consentirebbero ai quartieri di raggiungere un certo grado di indipendenza economica. Le assemblee popolari dovrebbero collaborare con altri gruppi nella loro città e nella regione, al fine di decidere su quale tipo di merci ogni microfabbrica dovrebbe concentrare la produzione, in modo da fare il miglior uso del proprio potere economico senza inutili duplicazioni dei propri sforzi. I residenti dovrebbero essere incoraggiati a comprare manufatti di quartiere piuttosto che merci da punti vendita aziendali. Se hanno successo, le microfabbriche diventerebbero una fonte secondaria di reddito per l'assemblea popolare, rafforzando ulteriormente il suo potere economico.

 

C’è da dubitare che ogni governo cittadino conceda alle assemblee di quatiere un certo grado di controllo sui bilanci comunali che potrebbe essere utilizzato a scapito della struttura di potere esistente. Per realizzare questi obiettivi, le assemblee popolari devono acquisire potere politico all’interno del governo della città. Le assemblee di quartiere devono far correre i propri candidati per le elezioni comunali sulla base di una piattaforma comunalista che colleghi il programma minimo al programma massimo per una società ecologica. Come per le campagna educative già menzionate, queste campagne dovrebbero cercare solo di guadagnare l’appoggio di coloro che sostengono la visione a lungo termine di trasformare pienamente le istituzioni della nostra società. In caso contrario, tutto il movimento diventerà riformista, e perderà il proprio potenziale come forza rivoluzionaria. I candidati devono essere considerati portavoce delle stesse assemblee, e restano completamente responsabili di fronte alle assemblee. Una volta eletti, sarà loro responsabilità fare tutto quanto in loro potere per contribuire a rafforzare il potere delle assemblee popolari. Il bilancio partecipativo dovrebbe essere attuato nella massima misura possibile, una tassazione fortemente progressiva dovrebbe essere messa in atto, le disposizioni burocratiche che interferiscono con gli obiettivi delle assemblee popolari dovrebbero essere rimosse, i vincoli per le società di capitale dovrebbero essere aumentati, e il controllo della proprietà comunali all'interno dei quartieri dovrebbe essere trasferito alle assemblee stesse. Le assemblee popolari così potenziate dovrebbero quindi essere in grado di soddisfare molte delle richieste minime degli abitanti. Questo scenario potrebbe espandere enormemente il ruolo del movimento comunalista come doppio potere accanto a quello dell’apparato statale esistente. Questa situazione crea necessariamente una tensione con lo Stato che non può finire poiché la forza del movimento delle assemblee si attua a scapito della capacità dello Stato di controllarle. Questa tensione non deve essere solo benvenuta, ma fomentata. Le assemblee dovrebbero provare ogni tentativo di espandere il loro potere, altrimenti lo Stato riuscirà a usurparglielo.

Per svolgere questo compito, le assemblee dovrebbero lavorare per raggiungere il massimo delle istanze entrando in una fase di azione destinata a servire come passaggio dalla nostra società gerarchica attuale a una società pienamente emancipata ed ecologica.

Uno dei passi più importanti da fare è cambiare lo statuto comunale al fine di conferire alle assemblee popolari il potere di decidere le politiche municipali autonomamente, senza la necessità del consenso del consiglio comunale o di qualsiasi altra autorità rappresentative. Questo potere potrebbe poi essere ampliato ulteriormente espropriando i beni aziendali e mettendoli sotto il controllo della confederazione della assemblee di quartiere delle città. Brevetti e diritti d'autore relativi a tali attività dovrebbero essere eliminati, e tutti i saperi dovrebbero essere resi liberamente disponibili in Internet in modo che le persone di tutto il mondo possano contribuire ad inaugurare una nuova rivoluzione eco-tecnologica con potenzialità liberatorie che vanno ben al di là di quelli che esistono oggi. Allo stesso modo, le banche dovrebbero essere espropriate e tutti i debiti cancellati completamente. Edifici vuoti e di proprietà di latifondisti dovrebbero essere confiscati in modo che la casa possa essere garantita a tutti, ed eliminando così l’oneroso spreco e lo sfruttamento insito nella rendita.

 

Implementando le azioni provocatorie del programma di transizione, la società entrerà in una situazione rivoluzionaria. Va notato che le elites non accetteranno questo sviluppo passivamente, e ad un certo punto andranno all'attacco violento. Ci auguriamo che a quel punto un gran numero di uomini e donne disertino dall’esercito e si uniscano alla causa della libertà sociale. Tuttavia, affinché il movimento comunalista sopravviva e lo Stato e il sistema capitalistico siano sconfitti, lo Stato deve essere spogliato del suo monopolio della violenza. Questa azione richiede la creazione di una rete di milizie civili difensive che rimangano sotto il pieno controllo delle assemblee popolari.

 

Per completare la rivoluzione, il sistema monetario deve essere abolito, e il funzionamento della nuova società direttamente democratica dovrebbe essere chiaramente definito scrivendo ordinanze locali all'Assemblea e ai vari livelli confederali. Con queste strutture in atto tutti gli sforzi necessari per la realizzazione del decentramento urbano e l'uso liberatorio della tecnologia potranno essere coordinati tra le numerose assemblee attraverso i loro delegati confederali.

 

Conclusione


Si prevede che la strategia rivoluzionaria qui presentata eviti le insidie
​​del pragmatismo, con la sua disponibilità al compromesso di ogni ideale in cambio di riforme minori, ma anche quelle del purismo, con la sua incapacità di affrontare l'attuale situazione affrontando questioni urgenti. L'alternativa comunalista cerca un’armonizzazione dei mezzi e dei fini con lo sviluppo di un programma minimo che è collegato a una visione di emancipazione attraverso un programma di transizione. Il Comunalismo si propone di raggiungere le persone nelle loro condizioni attuali, di sensibilizzarle alla realizzazione di ciò che potrebbe essere, per portare alla loro coscienza il desiderio di una società completamente trasformata, e permettendo loro di agire in collaborazione con coloro che gli vivono intorno. In un modo o nell'altro, siamo tutti intrappolati nella compartecipazione all'attuale sistema. Possiamo però rifiutare di garantire ad esso la nostra lealtà. Con le potenzialità di una società ecologica in mente, noi possiamo tenere bene in mente quanto è irrazionale e disumanizzante l’attuale società borghese.

Se sei intrappolat@ dietro una scrivania di un ufficio o in una scuola, disoccupat@, occupato in un lavoro senza senso, stressat@ da un debito, da sol@ o depress@, disgustat@ dalla distruzione dell'ambiente, disgustat@ dalla commercializzazione della vita, indignat@ per l'ingiustizia, se hai persone care chiusi in una prigione, o indigna@ per la violenza della polizia, per il controllo del governo o per la militarizzazione della società, allora sei invitat@ a guardare verso le alternative liberatorie del Communalismo. Un diverso tipo di società da raggiungere insieme è davvero possibile. Cominciamo a prendere le misure necessarie per liberarcii collettivamente dal sistema irrazionale che ci rende schiavi.

 

Fonti

Letture introduttive

·         Social Ecology and Communalism – Murray Bookchin

·         Remaking Society – Murray Bookchin

·         Communalism as Alternative – Eirik Eiglad

·         The Politics of Social Ecology – Janet Biehl

·         Toward Climate Justice – Brian Tokar

·         Ecology of Everyday Life – Chaia Heller

 

Letture approfondite

·         The Ecology of Freedom – Murray Bookchin

·         From Urbanization to Cities – Murray Bookchin

·         The Philosophy of Social Ecology – Murray Bookchin

·         The Third Revolution (4 volumi) – Murray Bookchin

·         Recovering Bookchin – Andy Price

 

Biografie

·         Ecology or Catastrophe: The Life of Murray Bookchin – Janet Biehl

 

Websites

·         New Compass

·         Institute for Social Ecology

·         TRISE: Transnational Institute of Social Ecology

·         Blog: Biehl on Bookchin