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Da Sidi Bouzid a piazza Tahrir, un anno di primavera araba

di Niccolò Locatelli ed Eleonora Materazzo - carte di Laura Canali

Redazione Limes

 

Dall’immolazione di Mohammed Bouazizi in Tunisia ai nuovi scontri in Egitto,
passando per l’uccisione di Gheddafi in Libia e la repressione in Siria,
le più importanti tappe delle rivolte in Medio Oriente attraverso le carte e gli articoli di Limes.

Per approfondire: Il grande tsunami | (Contro)rivoluzioni in corso | Israele più solo, più forte



A fine 2011 la primavera araba appare un processo dall'esito incerto, come incerte sono le conseguenze sulla politica estera di Europa, Usa e Brics.
Due dittatori si sono dimessi (Ben Ali in Tunisia e Mubarak in Egitto, dove però sono ancora al potere i militari), un terzo ha promesso di farlo (Saleh in Yemen), un quarto è stato ucciso (Gheddafi in Libia). I re di Marocco e Giordania garantiscono di aver avviato le riforme chieste dal popolo, mentre in Bahrein sono ancora presenti truppe saudite per evitare una rivoluzione sciita.
Nel 2011 la voglia di cambiamento delle popolazioni mediorientali è emersa clamorosamente; le forze della controrivoluzione si sono però organizzate, e non paiono intenzionate a farsi da parte nel 2012.

Qui tutti gli articoli sulla primavera araba

Vedi anche le migliori 15 carte sulla primavera araba."
Carta di Laura Canali tratta da Limes 4/10 "Il ritorno del sultano" - per ingrandire clicca qui)

A fine 2011 la primavera araba appare un processo dall'esito incerto, come incerte sono le conseguenze sulla politica estera di Europa, Usa e Brics.
Due dittatori si sono dimessi (Ben Ali in Tunisia e Mubarak in Egitto, dove però sono ancora al potere i militari), un terzo ha promesso di farlo (Saleh in Yemen), un quarto è stato ucciso (Gheddafi in Libia). I re di Marocco e Giordania garantiscono di aver avviato le riforme chieste dal popolo, mentre in Bahrein sono ancora presenti truppe saudite per evitare una rivoluzione sciita.
Nel 2011 la voglia di cambiamento delle popolazioni mediorientali è emersa clamorosamente; le forze della controrivoluzione si sono però organizzate, e non paiono intenzionate a farsi da parte nel 2012.

Qui tutti gli articoli sulla primavera araba

Vedi anche le migliori 15 carte sulla primavera araba." data-big="http://www.limesonline.com/wp-content/uploads/2011/12/Il_ritorno_del_sultano_editoriale_4_5001.jpg"

La primavera araba si è sviluppata in contemporanea con l'aggravarsi della crisi dell'euro, che ha colpito particolarmente i paesi mediterranei. I paesi della sponda Nord (l'Italia in particolare, malgrado la partecipazione alla guerra di Libia), presi dai problemi economici interni, hanno dedicato poca attenzione alle rivolte in Medio Oriente e Nord Africa. Considerazioni elettorali e petrolifere hanno dettato l'attivismo francese che ha portato alla guerra contro Gheddafi.

La primavera araba si è sviluppata in contemporanea con l'aggravarsi della crisi dell'euro, che ha colpito particolarmente i paesi mediterranei. I paesi della sponda Nord (l'Italia in particolare, malgrado la partecipazione alla guerra di Libia), presi dai problemi economici interni, hanno dedicato poca attenzione alle rivolte in Medio Oriente e Nord Africa. Considerazioni elettorali e petrolifere hanno dettato l'attivismo francese che ha portato alla guerra contro Gheddafi.


Questa è la situazione aggiornata a fine anno delle zone in rivolta. A novembre si riaccendono le proteste in Egitto, questa volta contro l'Esercito al potere; il primo turno delle elezioni parlamentari vede l'affermazione dei Fratelli musulmani, seguiti dai salafiti.

Il 23 ottobre in Tunisia si sono svolte le prime elezioni libere dopo più di vent'anni. In Marocco la popolazione ha approvato via referendum gli emendamenti alla Costituzione proposti dal re. Dopo le elezioni il nuovo primo ministro è l'islamista moderato Abdelilah Benkirane."
Questa è la situazione aggiornata a fine anno delle zone in rivolta. A novembre si riaccendono le proteste in Egitto, questa volta contro l'Esercito al potere; il primo turno delle elezioni parlamentari vede l'affermazione dei Fratelli musulmani, seguiti dai salafiti.

Il 23 ottobre in Tunisia si sono svolte le prime elezioni libere dopo più di vent'anni. In Marocco la popolazione ha approvato via referendum gli emendamenti alla Costituzione proposti dal re. Dopo le elezioni il nuovo primo ministro è l'islamista moderato Abdelilah Benkirane."

Infine la Turchia, che pur non essendo araba vuole diventare il modello di democrazia islamica dei paesi della regione. Il primo ministro Erdogan è stato particolarmene attivo nel 2011 in politica estera, muovendosi in due direzioni: avvicinamento ai popoli protagonisti della primavera araba e allontanamento da Israele. A dividere Ankara dallo Stato ebraico non solo la questione della Mavi Marmara ma anche lo sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo Orientale

Infine la Turchia, che pur non essendo araba vuole diventare il modello di democrazia islamica dei paesi della regione. Il primo ministro Erdogan è stato particolarmene attivo nel 2011 in politica estera, muovendosi in due direzioni: avvicinamento ai popoli protagonisti della primavera araba e allontanamento da Israele. A dividere Ankara dallo Stato ebraico non solo la questione della Mavi Marmara ma anche lo sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo Orientale."

Anche il più acerrimo nemico di Israele, l'Iran, osserva la primavera araba con preoccupazione: il tentativo di guidarla non ha avuto successo. Le manifestazioni di dissenso interno sono presto tacitate, ma la caduta di un alleato come il presidente siriano al-Asad lascerebbe Teheran ancora più isolata di fronte alle crescenti pressioni (e sanzioni) occidentali perchè abbandoni il programma nucleare. Israele non esclude un attacco preventivo.

Il vero obiettivo del complotto anti-saudita

Anche il più acerrimo nemico di Israele, l'Iran, osserva la primavera araba con preoccupazione: il tentativo di guidarla non ha avuto successo. Le manifestazioni di dissenso interno sono presto tacitate, ma la caduta di un alleato come il presidente siriano al-Asad lascerebbe Teheran ancora più isolata di fronte alle crescenti pressioni (e sanzioni) occidentali perchè abbandoni il programma nucleare. Israele non esclude un attacco preventivo.

Il vero obiettivo del complotto anti-saudita

Anche i paesi che non sono stati protagonisti della primavera araba ne subiscono le conseguenze. Primo tra tutti Israele, che ha perso con Mubarak un valido alleato e vede a rischio il trattato di Camp David con l'Egitto e la "pace fredda" con la Siria. Nell'anno in cui l'Anp ha presentato domanda di riconoscimento ufficiale per la Palestina all'Onu, lo Stato ebraico ha riportato a casa il soldato Gilad Shalit al prezzo di un duro accordo con Hamas.

Anche i paesi che non sono stati protagonisti della primavera araba ne subiscono le conseguenze. Primo tra tutti Israele, che ha perso con Mubarak un valido alleato e vede a rischio il trattato di Camp David con l'Egitto e la "pace fredda" con la Siria. Nell'anno in cui l'Anp ha presentato domanda di riconoscimento ufficiale per la Palestina all'Onu, lo Stato ebraico ha riportato a casa il soldato Gilad Shalit al prezzo di un duro accordo con Hamas.

Sfiorato appena dalle proteste, il ricco Qatar è per ora il vero trionfatore della primavera araba. Con la sua tv, Aljazeera, ha documentato e manipolato gli eventi, schierandosi da subito a favore dei rivoluzionari in Tunisia, in Egitto e in Libia. Ha poi partecipato all'intervento militare contro Gheddafi, acquisendo un peso decisivo nella vita politica libica. Il piccolo emirato è ormai divenuto un protagonista della politica mediorientale.

Sfiorato appena dalle proteste, il ricco Qatar è per ora il vero trionfatore della primavera araba. Con la sua tv, Aljazeera, ha documentato e manipolato gli eventi, schierandosi da subito a favore dei rivoluzionari in Tunisia, in Egitto e in Libia. Ha poi partecipato all'intervento militare contro Gheddafi, acquisendo un peso decisivo nella vita politica libica. Il piccolo emirato è ormai divenuto un protagonista della politica mediorientale.

Nell'anno del ritiro delle truppe Usa, l'Iraq è rimasto quasi immune alle proteste della primavera araba, ma non per questo può festeggiare: la sua stabilità è minacciata dalle ingerenze dei paesi arabi sunniti (Arabia Saudita in testa), dalle violenze interne e dalle attenzione dell'Iran.
Nel vicino Kuwait l'emiro ha sciolto il parlamento - che secondo i manifestanti è l'epicentro della corruzione - a inizio dicembre e promesso nuove elezioni entro febbraio.

Nell'anno del ritiro delle truppe Usa, l'Iraq è rimasto quasi immune alle proteste della primavera araba, ma non per questo può festeggiare: la sua stabilità è minacciata dalle ingerenze dei paesi arabi sunniti (Arabia Saudita in testa), dalle violenze interne e dalle attenzione dell'Iran.
Nel vicino Kuwait l'emiro ha sciolto il parlamento - che secondo i manifestanti è l'epicentro della corruzione - a inizio dicembre e promesso nuove elezioni entro febbraio.

In Bahrein è presente da marzo un contingente di truppe del Consiglio di cooperazione del Golfo, formato principalmente da militari sauditi e degli Emirati Arabi Uniti. Obiettivo: evitare la vittoria dell'insurrezione della maggioranza sciita, che rischierebbe di contagiare le minoranze sciite in Arabia Saudita (concentrate vicino ai campi di petrolio dell'Est) e rappresenterebbe una vittoria strategica per l'Iran. L'avversione di Israele per Teheran è più che condivisa a Riyad.

In Bahrein è presente da marzo un contingente di truppe del Consiglio di cooperazione del Golfo, formato principalmente da militari sauditi e degli Emirati Arabi Uniti. Obiettivo: evitare la vittoria dell'insurrezione della maggioranza sciita, che rischierebbe di contagiare le minoranze sciite in Arabia Saudita (concentrate vicino ai campi di petrolio dell'Est) e rappresenterebbe una vittoria strategica per l'Iran. L'avversione di Israele per Teheran è più che condivisa a Riyad.

la rivolta contro il presidente Saleh, al potere dal 1978, ha dovuto affrontare una durissima repressione. Le proteste degli studenti e della società civile sono però solo uno dei fattori che minano il governo e il paese; gli altri sono i secessionisti del Sud, la ribellione sciita degli Huti al Nord, la fronda militare vicina al generale al-Ahmar, le milizie della tribù al-Ahmar (solo omonima) e le attività di al Qaida nella Penisola Arabica, particolarmente radicata nella patria di Osama bin Laden.

Saleh è stato vittima di un attentato e dopo le cure in Arabia Saudita è tornato in patria, dove ha firmato il patto che sancisce il suo ritiro dalla presidenza in cambio della totale immunità. Data l'inaffidabilità dimostrata del capo di Stato dimissionario, il futuro di Sana'a rimane un'incognita."

In Yemen la rivolta contro il presidente Saleh, al potere dal 1978, ha dovuto affrontare una durissima repressione. Le proteste degli studenti e della società civile sono però solo uno dei fattori che minano il governo e il paese; gli altri sono i secessionisti del Sud, la ribellione sciita degli Huti al Nord, la fronda militare vicina al generale al-Ahmar, le milizie della tribù al-Ahmar (solo omonima) e le attività di al Qaida nella Penisola Arabica, particolarmente radicata nella patria di Osama bin Laden.

Saleh è stato vittima di un attentato e dopo le cure in Arabia Saudita è tornato in patria, dove ha firmato il patto che sancisce il suo ritiro dalla presidenza in cambio della totale immunità. Data l'inaffidabilità dimostrata del capo di Stato dimissionario, il futuro di Sana'a rimane un'incognita."

In Siria le proteste sono represse nel sangue dal presidente Bashar al-Asad. Secondo l'Onu i morti sono a dicembre più di cinquemila. Per i giornalisti è praticamente impossibile avere a disposizione notizie attendibili.
L'opposizione all'inizio scende in piazza in maniera pacifica e disorganizzata. Nei mesi successivi, di fronte a un massacro senza fine, si costituisce (in esilio in Turchia) il Consiglio nazionale siriano. Nasce anche un Esercito libero siriano, che intensifica gli attacchi contro le Forze armate del regime."

In Siria le proteste sono represse nel sangue dal presidente Bashar al-Asad. Secondo l'Onu i morti sono a dicembre più di cinquemila. Per i giornalisti è praticamente impossibile avere a disposizione notizie attendibili.
L'opposizione all'inizio scende in piazza in maniera pacifica e disorganizzata. Nei mesi successivi, di fronte a un massacro senza fine, si costituisce (in esilio in Turchia) il Consiglio nazionale siriano. Nasce anche un Esercito libero siriano, che intensifica gli attacchi contro le Forze armate del regime."

Se ne occupano la Nato (Operazione Unified protector) e alcuni paesi arabi, che prendono le parti dei ribelli del Consiglio nazionale transitorio. Francia e Regno Unito sono in prima fila nella guerra; da aprile partecipa anche l'Italia. Il conflitto si conclude a fine ottobre, pochi giorni dopo l'uccisione di Gheddafi nei pressi di Sirte, la sua città natale. Saif al-Islam, il figlio considerato l'erede politico del Colonnello, viene catturato a novembre.

La guerra di Libia dopo la morte di Gheddafi


Se ne occupano la Nato (Operazione Unified protector) e alcuni paesi arabi, che prendono le parti dei ribelli del Consiglio nazionale transitorio. Francia e Regno Unito sono in prima fila nella guerra; da aprile partecipa anche l'Italia. Il conflitto si conclude a fine ottobre, pochi giorni dopo l'uccisione di Gheddafi nei pressi di Sirte, la sua città natale. Saif al-Islam, il figlio considerato l'erede politico del Colonnello, viene catturato a novembre.

La guerra di Libia dopo la morte di Gheddafi


A metà febbraio le proteste arrivano anche in Libia: Gheddafi inizialmente prova a soffocarle con dei raid aerei. A marzo il Consiglio di Sicurezza dell'Onu autorizza la creazione di una no-fly zone sulla Libia.

A metà febbraio le proteste arrivano anche in Libia: Gheddafi inizialmente prova a soffocarle con dei raid aerei. A marzo il Consiglio di Sicurezza dell'Onu autorizza la creazione di una no-fly zone sulla Libia.

La rivolta contagia l'Egitto: l'11 febbraio il presidente Mubarak, al potere dal 1981, si dimette. Si fa festa a piazza Tahrir, con un'incognita: il Consiglio supremo delle Forze armate che gestisce la transizione cederà spazio alle istanze democratiche? Nei primi due turni delle elezioni presidenziali vincono Fratelli musulmani e salafiti. I giovani rivoluzionari tornano in piazza a reclamare un governo civile, anche a metà dicembre: l'esercito spara e uccide.

La rivolta contagia l'Egitto: l'11 febbraio il presidente Mubarak, al potere dal 1981, si dimette. Si fa festa a piazza Tahrir, con un'incognita: il Consiglio supremo delle Forze armate che gestisce la transizione cederà spazio alle istanze democratiche? Nei primi due turni delle elezioni presidenziali vincono Fratelli musulmani e salafiti. I giovani rivoluzionari tornano in piazza a reclamare un governo civile, anche a metà dicembre: l'esercito spara e uccide.

Presto tutta la Tunisia scende in piazza per protestare contro il regime di Ben Ali, che è costretto ad abbandonare il paese il 14 gennaio 2011 dopo essere stato per 23 anni al potere."

Presto tutta la Tunisia scende in piazza per protestare contro il regime di Ben Ali, che è costretto ad abbandonare il paese il 14 gennaio 2011 dopo essere stato per 23 anni al potere."

Il 17 dicembre 2010 a Sidi Bouzid il venditore ambulante Mohammed Bouazizi si dà fuoco dopo che la polizia gli ha sequestrato la mercanzia. Muore il 4 gennaio 2011. Il gesto disperato del giovane tunisino è considerato l'inizio simbolico della cosiddetta primavera araba. "

Il 17 dicembre 2010 a Sidi Bouzid il venditore ambulante Mohammed Bouazizi si dà fuoco dopo che la polizia gli ha sequestrato la mercanzia. Muore il 4 gennaio 2011. Il gesto disperato del giovane tunisino è considerato l'inizio simbolico della cosiddetta primavera araba. "