Massacro di civili curdi da
parte degli jihadisti
August 01, 2013
Almeno 50 civili curdi sono stati uccisi e altri 350 sono stati rapiti da
jihadisti in due villaggi della regione di Aleppo. La comunità internazionale
resta in silenzio.
Per vendicare le
pesanti sconfitte subite dai combattenti curdi, gli jihadisti si stanno
immergendo sempre più nei crimini contro l’umanità, commettendo atti barbarici.
Per quanto riguarda invece la comunità internazionale, sta giocando alle tre
scimmiette di fronte agli attacchi disumani contro la popolazione civile curda.
Almeno 50 civili
sono stati massacrati e 300 civili curdi sono stati presi in ostaggio dagli
jihadisti nei villaggi di Til Hasil e Til Aran a Al Safira, una città nella
regione di Aleppo. Circa 40.000 curdi vivono in questa zona che non fa parte
del Kurdistan occidentale, cioè il territorio curdo in Siria.
Altri 50 giovani
curdi che venivano dal Libano sono stati rapiti da gruppi legati ad al-Qaeda. Si
tratta di giovani che hanno lavorato in Libano.
I civili che
sono stati uccisi erano anche loro degli ostaggi, si è appreso da fonti vicine
a Al-Jabhat Akrad, fronte curdo, alleati alle Unità di Protezione del popolo
curdo (YPG). Tra i rapiti figurano donne e bambini e la maggior parte di loro
sono membri delle famiglie dei combattenti di Al-Akrad. Nella stessa regione,
altri villaggi curdi sono sotto la minaccia di massacri, fonti locali hanno
riferito.
Questi attacchi
disumani si verificano dopo pesanti sconfitte subite dagli jihadisti negli
scontri con i combattenti del YPG nelle regioni di Derik Rimélan, Guirké Legue,
Chilakha, Qamishli, Serékaniyé – Kurdistan occidentale, così come a Tal Abyad,
nella regione di Raqa.
Centinaia di
membri di gruppi legati ad Al-Qaeda e gruppi dell’Esercito Siriano Libero (ASL)
che obbediscono agli jihadisti sono stati uccisi da combattenti curdi, che
hanno anche preso molte armi pesanti, tra cui carri armati. Anche diversi
leader jihadisti sono stati uccisi.
IL PKK
INVITA TUTTI I CURDI ALLA MOBILITAZIONE GENERALE
Inoltre l’Unione
delle Comunità del Kurdistan (KCK) – sistema politico del Partito dei
Lavoratori del Kurdistan (PKK), il 31 luglio ha invitato tutti i curdi a stare
in piedi per garantire la rivoluzione del Kurdistan occidentale.
Dopo la
mobilitazione dei curdi siriani contro gli attacchi di gruppi legati ad
al-Qaeda, il co-presidente del KCK, che sostiene una confederazione democratica
del Medio Oriente, un progetto alternativo allo stato-nazione, ha invitato i
curdi delle altre parti del Kurdistan a partecipare alla mobilitazione
generale. Il Kurdistan è diviso da confini artificiali tra quattro paesi,
“Tutti i curdi
devono sostenere la mobilitazione generale, soprattutto con la partecipazione
attiva nella rivoluzione”, ha detto in un comunicato il KCK.
Maxime Azadi – Mediapart