Nel Kurdistan Siriano è
emergenza umanitaria
August 23, 2013
di
Federica Ramaci-
Nel Kurdistan
siriano crescono le violenze ai danni dei civili, soprattutto curdi e la
popolazione sta affrontando una gravissima crisi umanitaria.
Lontana dai fronti piu’ caldi del conflitto siriano come Aleppo, Damasco,
Homs, la regione del nord -ovest della Siria, che i curdi, la maggioranza della
popolazione, chiamano Rojava, e’ stata travolta negli ultimi mesi
dall’inferno della guerra.
Le milizie jihadiste di Jabhat al-Nusra, inizialmente concentrate nei
combattimenti contro l’esercito di Damasco, hanno iniziato ad attaccare
la popolazione curda del nord -ovest della Siria, ricca di petrolio e gas, dove
hanno dichiarato di voler creare un0 Stato islamico. L’Esercito Libero
Siriano, che da al-Nusra ha preso le distanze, non interviene in difesa della
popolazione e ad aggravare la condizione dei civili di Rojava, e’ la
ripresa dei bombardamenti da parte dell’esercito siriano e la chiusura,
da almeno due mesi, di tutti i valichi lungo la frontiera tra Turchia e Siria. Non
si puo’ fuggire.
Ne’ gli aiuti umanitari ne’ la popolazione civile puo’
entrare o uscire dal territorio siriano.
Damasco ha chiuso anche il valico tra Nusaybin e Qamishlo, il piu’
grande, che separa le due citta’ curde gemelle, la prima in territorio
turco l’altra in territorio siriano, considerata il capoluogo di Rojava. A
Qamishlo il Pyd, partito curdo siriano, gestisce e amministra la citta’
sotto gli occhi sempre piu’ incombenti di Damasco, che all’inizio
del conflitto aveva invece concesso piu’ potere ai curdi, concentrandosi
su altri fronti. E’ lo YPG ( Unità di Difesa Popolare curde,
composte da combattenti uomini e donne) a difendere la popolazione.
Lungo la
frontiera che separa Nusaybin da Qamishlo, incontriamo il “responsabile
per la popolazione” del Pyd, che preferisce restare anonimo. Parlando al
di la’ della recinzione che delimita il confine tra Turchia e Siria ci
spiega che a Qamishlo ” la popolazione vive in condizioni disperate. Manca
l’elettricita’, l’acqua potabile, il cibo per i bambini, le
medicine e i dottori che possano attivare le strutture mediche. Il rischio di
una epidemia di tifo e colera e’ altissimo”.
Per questo, Ayse Gokkan, sindaco curdo della vicina Nusaybin, e’ arrivata
al valico frontiera (che dista appena un centinaio di metri dal Municipio)
cercando di consegnare nelle mani del Pyd il cloro necessario a purificare
l’acqua per i cittadini di Qamishlo. Non si tratta di un grande carico,
che al valico chiuso non potrebbe passare, ma di appena diciotto bottiglie di
cloro che potrebbero pero’ salvare delle vite. Per piu’ di due ore
il sindaco di Nusaybin tenta in ogni modo di convincere le autorita’ di
frontiera a lasciar passare il piccolo carico. Dopo una lunga conversazione
intorno ad un tavolo, Ayse, unica donna tra tre funzionari turchi, ottiene il
via libera da Ankara ma e’ Damasco a dire no.
Il funzionario siriano, occhiali scuri e passo deciso, si avvicina alla
recinzione che separa i due paesi per dire che “il governo siriano ha
detto no” al passaggio di consegna e che lui non si prendera’ la
responsabilita’ di disobbedire.
Le diciotto bottiglie restano in territorio turco. Ayse Gokkan torna in Municio
spiegandoci di essere intenzionata “a riprovare nei prossimi
giorni”.
Lasciando il valico di frontiera passiamo accanto a due ambulanze donate dalla
Svezia. Sono ferme alla frontiera da due mesi.
A Qamishlo e’
La popolazione e’ in trappola. Tanto che la notizia dell’apertura
del valico di Semalka, tra Siria e Iraq, ha provocato negli ultimi giorni
l’improvviso e impressionante esodo di migliaia di persone in fuga dal
Kurdistan siriano.
La speranza
e’ che il governo turco acconsenta, quanto prima, all’apertura del
valico di frontiera di Derbasiye, su cui il governo di Damasco non ha alcun
potere di veto.
atlanteguerre.it
foto di
Federica Ramaci
e Andrea