I CURDI IN SIRIA
August 28, 2013
SVILUPPI
POLITICI NEL KURDISTAN OCCIDENTALE (KURDISTANA ROJAVA)
PREFAZIONE
I curdi che
vivono nel Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) e in Siria hanno vissuto a
lungo ai margini degli sviluppi politici generali e sono stati loro stessi a
rischio di scomparsa. Non avevano mai acquisito il posto che si meritavano a
livello di dibattito pubblico regionale e internazionale. Quando si parlava dei
curdi siriani, anche negli ultimi tempi, non era che a margine degli
avvenimenti verificatisi nel Kurdistan iracheno o nel Kurdistan turco. Eppure i
curdi del Kurdistan occidentale non hanno sperimentato meno problemi degli
altri; ma questo fatto si spiega attraverso considerazioni geografiche,
demografiche e soprattutto fondamentalmente politiche, il motivo principale
essendo la persistenza dello status quo nella regione di fronte alle politiche
negazioniste che hanno ignorato i diritti e persino l’esistenza di un popolo.
Tuttavia la
rivolta popolare scoppiata nel Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) contro
il regime siriano ha aperto la strada a un rapido cambiamento della situazione
e ha finalmente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale su questa
parte del Kurdistan. Questa regione, la più piccola del Kurdistan, è diventata
attualmente la chiave per risolvere la questione curda, e un modello di
organizzazione politica per l’intero Medio Oriente. I cambiamenti avvenuti in
Kurdistan occidentale hanno prodotto effetti sulle altre parti del Kurdistan
(Turchia, Iran e Iraq), effetti che, ovviamente, non vanno in un’unica
direzione. Si possono valutare le difficoltà affrontate per arrivare a un tale
livello di cambiamento. Le politiche repressive, i programmi d’assimilazione e
la propaganda negazionista sono simili nelle diverse parti del Kurdistan e, in
Kurdistan occidentale, sono state spinte fino al punto in cui i curdi abitanti
in quella regione non avevano acquisito alcun diritto fondamentale in quanto
residenti, alcuni privati perfino dei documenti necessari per il godimento dei
diritti civili. Essi stessi hanno quindi dovuto resistere per lunghi anni.
Questo dossier,
oltre alle informazioni generali presentate, consentirà di osservare gli
sviluppi della situazione dopo la rivoluzione del 19 luglio
1.
Questa regione comprende le seguenti città: Dêrika Hemko, Rimêlan, Tilkoçer,
Girkê Legê, Çilaxa, Tirbespiyê, Qamişlo, Amudê, Dirbêsiyê, Serêkaniyê, Tiltemir
e Hesekê. I tre quarti sono attualmente sotto il controllo delle autorità
curde. Istituzioni civili e militari sono state introdotte da più di un anno in
tutti i centri urbani della regione. La popolazione della zona supera il
milione di abitanti.
La densità della
popolazione e la ricchezza del suo sottosuolo fanno di Cizre la regione più
importante del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava). Non è esagerato
affermare che essa si trova nel cuore del Rojava, è essa stessa Rojava. Il
governo siriano ha collegato tutte le città della regione alla provincia di
Hesekê. I giacimenti di petrolio della regione Rimelan-Cizre sono più
importanti di quelli della Siria. Rimelan ha lo stesso potenziale petrolifero
di Kirkuk. Un’altra fonte di ricchezza della regione Cizre è l’agricoltura.
2.
La regione è costuituita dai comuni di Kobanê, Til Ebyad, Eyn İsa, Menbec e
Cerablus. E’ situata proprio davanti alla pianura di Suruç, nel Kurdistan del
Nord (Kurdistan di Turchia). Più di 500.000 curdi vivono in questa regione
agricola attraversata da uno dei due fiumi della Mesopotamia, l’Eufrate. Il
centro della città e un gran numero di villaggi sono sotto controllo curdo.
3.
La popolazione della regione è stimata sui 500.000 abitanti. Tuttavia, a
seguito di migrazioni interne dalle altre città dove erano presenti curdi in
Siria, questo numero si è raddoppiato. Una parte importante di questa
popolazione vive a Êzaz, Cebel Seman e İdlip. La regione è interamente sotto
controllo curdo.
Queste tre
regioni curde sono attualmente tre parti distinte del Kurdistan occidentale
(Kurdistana Rojava), ma questa suddivisione amministrativa non impedisce le
relazioni gerarchiche tra le strutture politiche. I partiti e le associazioni
politiche si sono organizzati nelle tre parti del Kurdistan occidentale. Le
istituzioni create durante la rivoluzione nella regione di Kurdistana Rojava
lavorano nell’ambito di uno stesso coordinamento, L’Alto Consiglio Curdo. Le
Forze di Difesa del Popolo (YPG) hanno unità decentrate in ciascuna di queste
tre aree per garantire il controllo e la difesa delle frontiere.
SINTESI
STORICA
Con gli accordi
di Losanna del 1923 il Kurdistan fu diviso in quattro parti. Il confine tra
Molti villaggi,
comuni e città furono divisi in due. Le tribù, le famiglie, decine di migliaia
di curdi che vivevano sulla stessa terra si trovarono separati da barriere di
filo spinato e mine. Solo in questi ultimi anni sono stati in grado di
incontrarsi di nuovo oltre il muro di filo spinato. Questo autentico dramma
vissuto da migliaia di curdi è ancora oggi oggetto di documentari e programmi
televisivi in occasione di festività religiose. I curdi furono vittime di
politiche repressive e divisi, durante la prima guerra mondiale, da parte delle
grandi potenze che non ne riconobbero né l’esistenza, né i diritti. I
curdi del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) hanno visto peggiorare la
loro situazione con l’arrivo al potere del partito Baath nel 1963. Furono
considerati pericolosi da Damasco e furono vittima di numerosi attacchi e di
operazioni repressive. Un decreto di 12 articoli pianificò ufficialmente questa
politica che portò all’insediamento degli arabi nella regione curda
costringendo i curdi all’esilio. L’amministrazione attirò gli arabi offrendo
loro facilitazioni economiche e facendoli stabilire in villaggi arabi al fine
di tagliare le comunicazioni tra i villaggi curdi rimanenti. Si trattò di una
cacciata «incrociata» nel paese, i curdi cacciati dalla regione vennero
deportati nelle regioni arabe al centro della Siria. Questa politica mirava a
arabizzare i curdi e ad assimilarli.
In Siria così
come in Turchia la lingua curda fu proibita nella stampa e nella società. I
nomi delle città e dei luoghi storici curdi furono arabizzati. 300.000 curdi
furono privati dei loro diritti fondamentali, come il diritto di essere naturalizzati.
Oltre al genocidio culturale, il regime siriano non ha smesso di impegnarsi
nelle aggressioni fisiche. Il 12 marzo
Il fatto che
Abdullah Öcalan, leader del popolo curdo, abbia vissuto più di venti anni in
Siria, e che abbia sviluppato il movimento di liberazione del Kurdistan,
ha riguardato direttamente i curdi del Kurdistan occidentale (Kurdistana
Rojava) e ha sostenuto la riflessione e la strategia delle loro organizzazioni.
Attualmente i curdi del Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava), attraverso
la loro propria organizzazione, hanno fondato autorità locali autonome.
UN MODELLO PER I POPOLI A RISCHIO
Prendendo in
mano la gestione e l’amministrazione della città di Kobanê lo scorso 19 luglio
2012, il popolo del Kurdistan occidentale ha già acquisito un anno di
esperienza sulla strada dell’istituzione del processo rivoluzionario. Con il
sistema di “autonomia democratica” da esso fondato, è diventato un esempio per
gli altri popoli del Medio Oriente. Il popolo curdo è ormai riconosciuto in
tutto il mondo come la terza forza in Siria.
La prima tappa,
il primo anno del processo rivoluzionario – anno in cui il popolo ha preso il
controllo delle autorità locali di Kobanê il 19 luglio 2012 – è stata quella di
far riconoscere la propria esistenza come popolo e di stabilire la propria
autorità nelle province intorno a questa regione. Nonostante le forti pressioni
e l’embargo dall’esterno, il popolo ha saputo far funzionare le istituzioni in
tutti i settori della società e ha costruito un sistema di libera espressione
per tutti, indipendentemente dalla diversità delle opinioni.
Una domanda si impone: com’è stato possibile che il Kurdistan occidentale abbia
potuto seguire la propria strada mentre la guerra in corso in Siria continuava
e continua tutt’ora, alimentata dalle potenze dominanti del mondo?
LE
CONDIZIONE IN CUI
La “Primavera dei Popoli” chiamata “Primavera Araba”, che ha avuto inizio in
Tunisia ed è proseguita in Egitto e Libia, è riuscita anche in Siria. La
rivoluzione popolare iniziata ufficialmente il 26 marzo 2011, ma in realtà il
15 marzo
DIECI
ANNI DI ESPERIENZA
La lotta e la resistenza dei curdi contro le politiche negazioniste e le guerre
distruttive sono state, molto prima di questo periodo che ha coinvolto oggi il
Kurdistan occidentale, le forze motrici della “Primavera delle Nazioni”. La
resistenza del Kurdistan occidentale risale infatti a ben prima del 2011. La
lotta di liberazione del popolo curdo è stata – in questa parte del Kurdistan,
dove ha vissuto per molti anni Abdullah Ocalan, il leader del popolo curdo –
molto importante e i curdi in Siria hanno pertanto acquisito di fatto dieci
anni di esperienza.
Gli eventi del
12 marzo 2004, allorché il regime Baath ha proceduto ad un vero e proprio
massacro nella città di Qamişlo, fu come uno shock per il movimento curdo
che ha in seguito rafforzato i suoi mezzi di auto-difesa e moltiplicato le sue
attività in campo sociale. La creazione della maggiore formazione politica
nella regione, il Partito dell’Unione Democratica, il PYD, risale a questo
periodo (2003). Questa politica ha dato i suoi frutti e ancora oggi le forze di
difesa del popolo (YPG) si possono appoggiare a questa mobilitazione.
IMPEGNO
ATTIVO NELLE RIVOLUZIONE
La rivolta popolare contro il regime siriano per i curdi è stata l’occasione di
portare la propria lotta a un livello superiore. Il movimento curdo, pur
decidendo di partecipare attivamente alla rivoluzione, è stato in grado di fare
tesoro della sua esperienza storica, e in conformità con la propria visione di
società ha deciso di seguire un corso indipendente. Ha preso le distanze sia
dalle forze del regime Baath sia dalle forze di opposizione, mostrando di
posizionarsi come terza forza, una forza che propone una soluzione. All’inizio,
durante le manifestazioni nazionali del venerdì, sia le forze del regime Baath,
sia quelle dell’opposizione cercavano di tirare i curdi ciascuno dalla propria
parte. Gli uni e gli altri promettevano di riconoscere ai curdi i loro diritti,
ma “dopo la risoluzione del conflitto”, entrambi accusandoli di fare il gioco
dell’avversario: pro-regime per l’uno, pro-opposizione per l’altro.
Di fronte
all’approccio e del regime e dell’opposizione, i curdi hanno deciso, per
rimanere attivi nella rivoluzione e mobilitati politicamente, di creare il
Movimento della Società Democratica (TEV-DEM) e l’Assemblea Popolare del
Kurdistan Occidentale (MGRK). Sedici partiti curdi del Kurdistan occidentale
hanno a loro volta creato l’Assemblea nazionale curda della Siria (ENKS). I
curdi sono stati gli iniziatori dei cortei del venerdì nelle regioni curde e il
TEV-DEM è stato l’organizzatore delle proteste contro le politiche
negazioniste. Per la prima volta corsi di lingua curda sono stati inaugurati a
Efrin. Assemblee popolari sono state istituite in tutte le città, assicurando
servizi che in precedenza erano di competenza dello Stato, come la
distribuzione di gasolio e la pulizia delle strade. Giovani curdi hanno
iniziato a offrire corsi di curdo nelle scuole secondarie e superiori. Nello
stesso periodo è stato creato l’Istituto per
LE FORZE
DI DIFESA
I curdi si sono organizzati politicamente e, dopo aver sviluppato le loro
attività nella società civile, hanno rafforzato le loro forze di legittima
autodifesa (YPG), fondate nel 2004 e riconosciute ufficialmente nel 2011. Tutte
le unità legate alle YPG hanno successivamente preso posizione lungo i confini
del Kurdistan occidentale.
La strategia curda è stata quella di stare lontano da questa sporca guerra e di
organizzare la propria resistenza, cercando di sviluppare una propria politica
indipendente. La rivoluzione del 19 luglio
Il 18 luglio
2012, quando gran parte dei quadri dirigenti del regime siriano sono stati
uccisi nel corso di una riunione di crisi a Damasco, capitale della “Repubblica
araba siriana”, l’Esercito siriano libero (ESL) ha preso il controllo delle
città di Minbic e Cerablus situate tra Kobanê e Aleppo. Questi hanno
contribuito al ritiro delle forze militari siriane nelle città curde tra cui
quella di Kobanê, con il sostegno della popolazione curda. A partire dal 19
luglio 2012, la terza fase della strategia del movimento curdo poteva
dispiegarsi. Dopo Kobanê è stata la volta delle città di Serêkaniyê, Dirbêsiyê,
Amude, Derik, Girke lege, Tirbespiyê e Tiltemîr. I quartieri curdi delle città
siriane ancora sotto il controllo delle forze del regime – Aleppo, Raqqa e
Hassaké – sono stati anch’essi “liberati”. Durante questo periodo di 2-3 mesi,
tutte le collettività locali curde sono andate nelle mani del popolo, ad
eccezione di Qamişlo, la più grande città della regione, ancora sotto il
controllo delle forze del regime siriano, e di alcune istituzioni pubbliche.
Il mese di
luglio è diventato ancora una volta un punto di svolta nella storia dei curdi. Il
2 luglio 1979, infatti, il leader del popolo kurdo, Abdullah Ocalan, aveva
varcato i confini del Nord Kurdistan per andare in Kurdistan occidentale, aprendo
la strada per la rivendicazione identitaria: si trattò di un passo storico
nella lotta per la liberazione del Kurdistan. I 14 luglio 1982 quattro quadri
del PKK, Hayri Durmuş, Mehmet Kemal Pir, Akif Ali Yilmaz e Ali Çiçek, detenuti
nel carcere di Diyarbakir, avevano iniziato uno sciopero della fame fino alla
morte per protestare contro il sistema carcerario, le pressioni, la tortura e
la politica negazionista verso l’identità curda. Attraverso questa resistenza è
stata scritta una nuova pagina nella lotta per la liberazione del Kurdistan. Questa
lotta si è diffusa nei quattro angoli del Kurdistan e ha portato la voce del
popolo curdo a tutto il mondo.
Il 19 luglio
2012, i curdi che avevano cacciato le forze del regime dalle città del
Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava) hanno preso la gestione del governo
locale per mettere in pratica i principi di un sistema chiamato “autonomia
democratica”, tra cui il controllo politico, l’organizzazione delle forze di
legittima autodifesa, l’amministrazione della giustizia e le attività
economiche e socio-culturali, nonché le questioni riguardanti i diritti delle
donne.
Gli eventi del 19 luglio 2012 e le loro conseguenze hanno rafforzato l’unione
dei diversi gruppi politici curdi nel Kurdistan occidentale. Il PYD – che è la
più grande delle forze politiche della regione – rilevando, dopo diversi
incontri, una concreta evoluzione, si è riunito all’Assemblea del popolo del
Kurdistan occidentale e ha formato con altri sedici partiti curdi l’Assemblea
nazionale curda della Siria (ENKS). A seguito di questo importante incontro,
che si è tenuto l’11 luglio a Erbil, nel Kurdistan meridionale, le due
assemblee hanno deciso di lavorare insieme e hanno annunciato ufficialmente il
24 luglio la fondazione dell’Alto Consiglio Curdo. Questo passo decisivo per
l’unità fra i curdi è stato accolto il 29 luglio in Kurdistan occidentale da
centinaia di migliaia di curdi che sono scesi in piazza per dare il proprio
riconoscimento all’Alto Consiglio Curdo. Successivamente l’Alto Consiglio Curdo
ha istituito tre comitati: il “Comitato della diplomazia”, il “Comitato dei
Servizi Sociali” e “Comitato della Difesa”.
LA
VITTORIA DIPLOMATICA
Questa nuova situazione è stata ben accolta a livello internazionale. Così
Lakhdar Brahimi (già alto rappresentante della Lega Araba e delle Nazioni Unite
nel mondo, nominato il 17 agosto 2012 mediatore internazionale delle Nazioni
Unite nella guerra civile siriana), si è incontrato con funzionari dell’Alto
Consiglio Curdo. Allo stesso modo, funzionari del Consiglio hanno avuto
l’opportunità di condividere la loro visione politica con l’opinione pubblica
internazionale durante le visite nei paesi europei. I più importanti sviluppi
diplomatici sono avvenuti nel maggio 2013, quando, su proposta del PYD, l’Alto
Consiglio Curdo è stato ufficialmente invitato a partecipare alla Conferenza di
Ginevra, alla quale parteciperanno gli Stati Uniti,
YPG, LE
FORZE DI DIFESA NAZIONALE
Insieme a questi sviluppi politici e diplomatici e alla presa di controllo
delle autorità locali della città, importanti misure sono state adottate nel
settore della difesa. Le YPG, fondate nel 2004, si sono organizzate dopo la
rivoluzione del 19 luglio
Un passo importante è stato compiuto per garantire la sicurezza nelle città,
considerata un requisito indispensabile per il funzionamento di base
dell’auto-governo democratico. La polizia ha preso posizione prima a Kobanê,
poi in tutte le province del Kurdistan occidentale. La sicurezza delle città è
stata affidata a loro dopo aver ricevuto un addestramento nelle accademie
militari delle regioni di Cizre, Kobanê e Efrin. Finora hanno soddisfatto le
aspettative. I loro interventi nell’ambito dei reati penali (rapina,
sequestro di persona, omicidio, conflitti familiari) sono apprezzati.
LE
AUTORITA’ INDIPENDENTI E LE ASSAMLEE POPOLARI
Oltre a queste attività, sono state create nel Kurdistan occidentale assemblee
popolari in città come Derik, Girke lege, Tirbê Spiyê, Qamişlo, Amude,
Dirbêsiyê, Serêkaniyê, Tiltemir, Kobanê e Efrin, e in sette province collegate
a Efrin ma anche in Siria, a Damasco, Aleppo, Raqqae Hassaké. “Case del popolo”
sono stati istituite in ogni distretto. Sono proprio queste assemblee a essere
responsabili per la soluzione dei problemi della popolazione.
Le popolazioni
assire, araba, cecena, armena e caldea, prima diffidenti, hanno successivamente
preso il loro posto in queste assemblee. Numerosi sono coloro che, tra queste
persone, si sono impegnati non solo nelle attività di queste assemblee, ma
anche tra le fila delle forze di difesa.
SI
ISTITUZIONALIZZA L’ISTRUZIONE IN LINGUA CURDA
Una delle attività educative più importanti è quella dedicata alla comprensione
del sistema di auto-governo democratico attraverso una formazione rivolta a
tutti i cittadini. Per raggiungere quest’obiettivo sono state istituite in
molte città accademie che offrono formazione continua. Molte di queste
istituzioni sono chiamate “Pensieri di Nuri Dersimi” (N.d.T. uno dei principali
organizzatori della rivolta alevita di Dersim nel 1937, che si rifugiò in Siria
fino alla morte avvenuta nel 1973). Vi si insegna la filosofia di Nuri che
comincia così a raggiungere tutti i segmenti della società. Importanti passi
sono stati compiuti attraverso questi sistemi educativi. Anche l’istruzione in
lingua madre è stata una delle attività più importanti svolte nel Kurdistan
occidentale. Per far fronte al flusso di formazione richiesta fornito
dall’Istituto per la lingua curda (SZK), sono state costruite centinaia di
scuole e sono stati formati quasi un migliaio d’insegnanti. Migliaia di bambini
curdi sono educati fin dalla più tenera età in curdo. Inoltre corsi di curdo si
sono tenuti per la prima volta nelle scuole appartenenti al regime. Queste
attività vogliono essere un sistema alternativo al sistema di istruzione. E’
stata inoltre creata l’Unione degli insegnanti curdi. Si sono cominciate a
creare importanti istituzioni nel campo dell’arte e della cultura. Diversi
centri di “Arte e Cultura” sono stati aperti a Qamişlo, Derik, Amude, Aleppo,
Efrin e Kobanê. Questi centri forniscono all’intera popolazione, adulti e bambini,
attività quali lezioni di musica, danze popolari, teatro. E’ stato aperto
inoltre un centro di ricerca sulla cultura regionale.
I
COMITATI
I comitati sono stati istituiti per soddisfare le esigenze della popolazione e
risolvere i problemi sociali, giudiziari e economici. In questo contesto, oltre
al comitato per i servizi sociali dipendente dall’Alto Consiglio Curdo, sono
stati istituiti comitati per la pace e i servizi sociali in ogni assemblea. A
fronte di un sistema giudiziario statale, è stato istituito un comitato
“giustizia” che riceve lamentele dai residenti durante il lavoro di
modernizzazione: è stata costituito un comitato per la pace e la giustizia,
legato all’Alto Consiglio Curdo, per una riforma del sistema giudiziario, il 4
aprile 2013 è stata creata l’Accademia delle Scienze Sociali della Mesopotamia,
l’Ufficio “diritto e giustizia sociale.”
LE DONNE
SONO
Le attività dei giovani e delle donne sono uno dei pilastri del sistema di
autonomia democratica. Le donne curde mobilitatesi sotto il nome di Yekitiya
Star (L’Unione di Stelle), hanno preso parte alla decisione di creare
“assemblee popolari” per le donne e “case delle donne”. Esse sono rappresentate
in modo adeguato nelle “assemblee popolari”. Hanno creato diversi centri
educativi e scientifici e hanno fondato un’accademia per le donne il cui scopo
è quello di diffondere l’ideologia della “liberazione delle donne”. Le donne
assicurano la co-presidenza delle “autorità popolari”. Le organizzazioni
femminili svolgono un ruolo attivo nella risoluzione dei conflitti politici,
educativi, familiari, economici e quelli con le forze dell’ordine. Queste donne
che si sono ritagliate un proprio ruolo per l’istruzione in lingua madre hanno
deciso di riunirsi in un’associazione dal nome “Unione delle donne insegnanti”
nell’Istituto per
LE YPJ:
LE UNITA’ DI DIFESA DELLE DONNE
Le donne, per sbarazzarsi del patriarcato e dello stato, hanno compiuto passi
significativi nella costruzione di un sistema autonomo. Coloro che avevano
preso posto fino a allora nelle file delle YPG hanno deciso di organizzarsi in
modo indipendente a livello militare e prendere il nome di YPJ (Unità di Difesa
delle Donne). Esse sono attualmente organizzate in brigate e battaglioni in
tutte le province per difendere la popolazione.
Anche le
attività dei giovani sono organizzati autonomamente sotto il nome di “Movimento
della Gioventù Rivoluzionaria”. Inoltre, gli studenti sono organizzati sotto il
nome di “Federazione degli Studenti Patriottici”. Alcune accademie sono
incaricate della formazione.
COOPERATIVE
PER
L’embargo presente nella regione crea notevoli problemi, in particolare nel
campo della salute. La popolazione manca di generi di prima necessità come
medicinali, cibo e carburante. Una commissione speciale è stata istituita sotto
gli auspici dell’Alto Consiglio Curdo per risolvere questi problemi. La
mezzaluna curda – Heyva Sor Kurd – è a disposizione per soddisfare al meglio le
esigenze della popolazione e organizzare gli aiuti dall’estero.
E’ stata inoltre
intrapresa nel 2013 un’altra iniziativa in campo economico, che è anche uno dei
pilastri fondamentali del sistema, chiamata “Associazione per lo sviluppo
dell’economia del Kurdistan occidentale”, creata al fine di rompere l’embargo e
per costruire un sistema di risoluzione dei conflitti in questo settore. Questa
organizzazione ha iniziato la sua opera nelle città di Kobanê e Derik, e
intende sviluppare l’economia basandosi sul dinamismo della popolazione. Essa
promuove in particolare le cooperative.
STAMPA E
INFORMAZIONE
Un’altra attività fondamentale nell’ultimo anno in Kurdistan occidentale
riguarda la stampa e l’informazione. Nonostante l’obsolescenza dei mezzi di
comunicazione risalenti a più di trent’anni fa, i servizi di stampa e di
informazione hanno, a partire dallo scorso anno, lavorato costantemente e
sistematicamente, con un canale TV, giornali, una rivista e una radio, tutte in
collegamento alle agenzie di stampa. Radio locali trasmettono ora i loro
programmi nelle città di Qamişlo, Kobanê, Derik e Efrin.
Mentre la lotta
per il potere provoca sempre più morti e distruzione in Siria, le autorità
autonome del Kurdistan occidentale creano un clima di fiducia e sono diventate
un modello per i popoli della regione. Sono diventate il bersaglio di varie
forze i cui interessi sono ora a rischio e che considerano la volontà popolare
come una minaccia. Ecco perché il Kurdistan occidentale è sotto attacco e
vittima di una guerra speciale.
Queste forze
portate in campo dalla Turchia hanno creato incidenti ad arte per attirare i
curdi nella trappola di un conflitto cieco. Un membro delle YPG è stato ucciso
e altri tre gravemente feriti durante gli scontri del 2 ottobre 2012 nella città
di Dirbesiyê dopo che le forze armate turche si sono posizionate in misura
ingente al confine. Il PYD è stato accusato di collaborazionismo con il regime
di Bashar al-Assad per seminare la divisione tra i curdi, ma tale piano è stato
sventato. L’Esercito siriano libero (FSA), a sua volta, cerca di avvicinarsi a
diversi gruppi e partiti curdi attaccando i valori del popolo curdo.
LE
MANOVRE DELLA TURCHIA
Oltre agli attacchi militari,
Da parte sua,
Lakhdar Brahimi (mediatore delle Nazioni Unite nel conflitto siriano) ha
chiesto un incontro con i funzionari del PYD che lo hanno messo al corrente
della loro posizione, e cioè che l’organismo che rappresenta i curdi era l’Alto
Consiglio Curdo e che non vi poteva essere quindi alcun dubbio che il PYD
avrebbe dovuto essere l’unica organizzazione invitata a questo incontro. Diversi
partiti curdi rappresentati nell’Alto Consiglio Curdo e nell’Assemblea
nazionale dei curdi della Siria, come conseguenza di questa posizione del PYD,
sono stati invitati a partecipare alla riunione con Lakhdar Brahimi tenutasi a
Damasco.
INCONTRI
SEGRETI ANTI PYD
Emissari turchi, americani e israeliani hanno tenuto nel corso di questi ultimi
mesi di primavera, a Erbil, un incontro segreto con le autorità del Sud
Kurdistan, il cui scopo era di silurare il PYD. A seguito di questo incontro, è
stata rapidamente intrapresa una campagna diffamatoria contro il PYD, ma
i curdi del Kurdistan occidentale hanno contrastato questa offensiva scendendo
in piazza in massa.
Su richiesta
dell’Alto Consiglio Curdo, l’Ensk (l’Assemblea nazionale curda della Siria
creato da 16 partiti curdi nel Kurdistan occidentale) convocato per chiarire la
sua posizione, e l’Assemblea Popolare del Kurdistan occidentale si sono
incontrati e, il 4 novembre, il Presidente della Regione del Kurdistan del Sud
(Mesut Barzani) ha fatto una dichiarazione sostenendo l’unione di tutti i
curdi. Ma tre giorni dopo, contrariamente allo spirito dell’appello, sono stati
invitati a partecipare alla riunione dell’opposizione siriana a Doha (Qatar)
solo il Partito democratico curdo (PDK-S/Al-Parti) e il Partito dell’Unione
Libertà (Azadi), “dimenticando” di invitare l’Alto Consiglio Curdo.
GLI
ATTACCHI DELLE BANDE
QUANDO
IL PIANO E’ FALLITO A EFRIN SI SONO DIRETTI A CIZRE
Nel momento in cui il piano contro la città di Efrin è fallito, un secondo
piano è stato messo a punto contro Cizre dall’esercito turco che il 2 settembre
ha attaccato la linea di confine a Dirbesiye uccidendo un membro delle YPG e
ferendone gravemente altri tre. Il 20 settembre un membro della ENKS, Ebu
Candia, è stato assassinato a Serêkaniyê. L’8 novembre, gruppi armati con base
in Turchia hanno cominciato ad attraversare il confine a Serêkaniyê,
dichiarando di essere gruppi dell’opposizione siriana venuti a combattere le
truppe governative. Ma il 19 novembre hanno preso a attaccare i curdi.
Va notato che
questi attacchi sono stati commessi con la partecipazione dei partiti curdi, il
Partito Democratico Curdo (PDK-S/Al-Parti) e il Partito dell’Unione Libertà
(Azadi), mentre si teneva un incontro segreto a Doha, capitale del Qatar. Le
forze delle YPG hanno opposto una strenua resistenza che ha sventato questo
secondo piano, costringendo il 13 dicembre questi gruppi di banditi a firmare
un accordo in base al quale si ritiravano dalla città. Allo stesso tempo, le
truppe del regime Baath sono state respinte al di fuori delle città curde di
Dirbêsiyê, Tiltemir, Amude e Derik. Secondo l’accordo, le forze di opposizione
siriane hanno accettato di riconoscere tali aree come zone franche e si sono
impegnati a fermare i loro attacchi.
GİRZİRO
E DI NUOVO SERÊKANİYÊ
Questo accordo è durato solo un mese, e il 16 gennaio 2013, mentre le forze di
difesa delle YPG e il movimento curdo erano impegnati a cacciare i militari del
regime Baath di Girziro, un villaggio nel comune di Girke lege che si trova
nella regione petrolifera, i gruppi armati hanno attaccato di nuovo Serekaniyê.
Gli scontri sono durati quindici giorni e sono stati condotti da venti gruppi
diversi. Nel corso di questi scontri due ambulanze, una francese e l’altra
turca, sono state sequestrate dalle forze delle YPG mentre stavano trasportando
armi fabbricate in Turchia. Uno degli aggressori era un cittadino turco. Si è
inoltre constatato che paesi come
Le forze delle
YPG hanno combattuto le forze del regime a Girziro e polverizzato i gruppi
armati a Serekaniyê. Le forze delle YPG hanno inoltre preso il controllo il 1°
marzo 2013, dopo una settimana di scontri, del comune di Cil Axa (Al Jawadiyah)
attaccato alla città di Girke lege e nella regione petrolifera di Rimêlan. Parallelamente
a questi eventi, il 13 febbraio 2013 i gruppi armati hanno attaccato la città
di Tiltemir dove vivono insieme in pace, curdi, arabi e assiri. Gli scontri tra
le forze dell’ESL e delle YPG hanno provocato dieci morti tra gli assalitori.
LE
FRONTIERE SONO STATE CHIUSE
Dopo questi attacchi, il governo regionale del Kurdistan del Sud ha deciso il
19 maggio 2013 di chiudere il posto di confine di Sêmalka, nonostante le
proteste della popolazione curda che ha interpretato questa decisione come
parte del piano anti-curdo.
NUOVI
ATTACCHI AD EFRIN
Questi gruppi armati, dopo aver fallito a Cizre, hanno attaccato di nuovo
Efrin, e per raggiungere i loro scopi hanno messo l’intera regione sotto
embargo. Dal 25 maggio 2013 hanno cominciato ad attaccare i villaggi vicino a
Efrin e costretto la popolazione di Aleppo (Aleppo) all’emigrazione forzata. Questi
gruppi hanno anche cercato di tagliare acqua ed elettricità. Tre attivisti di
Al-Qaeda usciti dalla Tunisia sono arrivati in Siria attraverso
Durante gli
scontri nella città di Hassaké, forze delle YPG hanno identificato soldati
turchi. Questi gruppi armati hanno provato ad attaccare il tessuto sociale
della regione sviluppando un traffico di droga, ma si sono confrontate con le
forze dell’ordine popolari che hanno cacciato i trafficanti e messo sull’avviso
la popolazione. Mentre tutti questi piani venivano neutralizzati, il movimento
politico curdo decideva tuttavia di rafforzare e formalizzare il proprio
sistema di difesa per mezzo di tutte le istituzioni create durante questo
periodo di conflitto.
In questo
quadro, tutti i capi delle principali tribù del Kurdistan occidentale si sono
riuniti il 24 febbraio
VITTORIA
DIPLOMATICA DELL’ALTO CONSIGLIO CURDO
La più importante vittoria diplomatica curda si è avuta nel maggio 2013 quando,
su proposta del PYD, l’Alto Consiglio Curdo è stato ufficialmente invitato
dalla Russia alla Conferenza di Ginevra, che vedrà la partecipazione degli
Stati Uniti, della Russia, dell’Unione europea e delle forze dell’opposizione
siriana. I curdi, la cui esistenza non era precedentemente riconosciuta,
saranno in grado di partecipare per proprio conto a una piattaforma
internazionale. Alcune forze guidate dagli Stati Uniti hanno cercato da allora
di far annullare questo invito e per frantumare l’unità dei curdi hanno
proposto nomi come quello di Abdulbasit Seyda (che è stato per un periodo
presidente del Consiglio nazionale siriano, ed è considerato dal Consiglio
nazionale curdo come la voce della Turchia, mentre per il CNK rappresenta solo
se stesso).
Infine,
nonostante tutti questi ostacoli, i curdi, in base alle loro esperienze e
risultati, eleggeranno un’autorità regionale provvisoria in cui verranno
rappresentati tutti i gruppi etnici. Un “contratto sociale” sarà firmato da
tutte le parti. Sarà nominato un comitato dall’autorità regionale provvisoria,
previa consultazione e discussione con le strutture etniche, culturali e
religiose. Questa autorità provvisoria che prenderà il posto dell’Alto
Consiglio Curdo dovrà pubblicare ufficialmente il contratto sociale da
sottoporre a referendum popolare durante le elezioni regionali. Queste elezioni
regionali si terranno entro tre mesi dall’istituzione dell’autorità
provvisoria. In questo modo il popolo avrà ufficialmente scelto la propria
autorità.
E’ possibile
datare tutti questi sviluppi dal 19 luglio 2012, primo anno della rivoluzione. I
popoli del Kurdistan occidentale hanno fondato e costruito un solido sistema
contro le politiche negazioniste. Hanno iniziato a praticare questo sistema in
tutti i settori della vita con il nome di “autonomia democratica”. (Fonte:
Dildar Aryen, Questo articolo è stato pubblicato in tre parti dall’agenzia di
stampa ANF dall’17.07.2013)
In Siria da due
anni è in corso una guerra civile e si vive una tragedia umana. E i curdi
soffrono sempre di più delle sue conseguenze. Fin dall’inizio i curdi non hanno
preso posizione, ovvero si sono comportati in modo estremamente prudente. Prudenti,
affinché i combattimenti non si estendessero alle loro zone. Le precauzioni
prese in buona parte hanno avuto successo. Perché hanno avviato un autogoverno
dei loro territori. Nel nord della Siria i curdi sono la maggioranza. Oltre ai
curdi, in questa zona vivono anche arabi, assiri e armeni. La regione curda
rappresenta anche per questi popoli una regione sicura. Tali popoli, così come
i gruppi religiosi come cristiani e yazidi, sono rappresentati nelle comunità
di autogoverno costituite. Ma questo autogoverno non è piaciuto a tutti coloro
che hanno interessi nella regione e quindi hanno provato a distruggerlo. In
primo luogo era lo Stato turco a sentirsi disturbato. Ha immediatamente chiuso
i confini, decretato l’embargo e impedito l’avvicinamento tra i curdi e
l’opposizione siriana. E successivamente ha appoggiato all’interno
dell’opposizione siriana il Fronte Al Nusra nella guerra contro i curdi con
armi e tutti i mezzi possibili. In questo modo ha poi rafforzato questi gruppi
che intendono dominare la regione. Sentendosi rafforzati nei loro intenti,
hanno attaccato. Attualmente si combatte dappertutto nelle zone curde di
Haseki, Raqqa e Aleppo. Questo vuol dire che dal confine iracheno fino alla
città di confine di Hatay/Turchia, ovvero una zona di confine lunga
Fin dall’inizio
i curdi non erano amici del regime siriano. Come in altre zone del paese, anche
nelle zone curde ci sono state proteste. Ma l’opposizione siriana si è
appoggiata al nazionalismo arabo. E il popolo curdo con i suoi diritti umani
fondamentali non veniva riconosciuto. Le richieste dei curdi non venivano
ascoltate. Per questa ragione i curdi hanno preso una terza via e così
determinato la propria collocazione in Siria. Ovvero né con il regime, né dalla
parte dell’opposizione. Perché i curdi non hanno attaccato nessuno e/o si sono
appropriati della terra di qualcuno. Ma contro gli attacchi, da qualunque parte
provenissero, hanno cercato di difendersi. Anche le forze del regime hanno combattuto
contro i curdi. Soprattutto ad Aleppo sono state usate armi chimiche contro i
curdi. E nonostante questi attacchi, i curdi sono rimasti sulla posizione
dell’autogoverno e cercano pazientemente di mantenere questa posizione. Gli
attacchi del 16 luglio sono stati iniziati dal Fronte Al-Nusra, che è
subordinato ad Al-Qaeda. L’obiettivo di questo Fronte è di costituire in tutta
la regione un emirato islamico. Sotto il nome “Stato Islamico Iraq-Damasco”
nelle zone occupate hanno già proclamato il proprio potere. Con l’occupazione
delle zone curde vogliono completare il loro “emirato islamico”. Il Fronte
Al-Nusra Front viene appoggiato dalle formazioni jihadiste della regione. Questi
gruppi sono costituiti prevalentemente da persone organizzate in diversi paesi
e inviate in Siria in nome della guerra santa “Jihad” e che con
È interessante
anche osservare che in diversi paesi islamici, molti prigionieri legati ad
Al-Queda sono ‘fuggiti’, ma in realtà sono stati liberti e mandati in Siria
(Iraq/Bagdad: Carceri di Abu Graib e Taci – più di 800 detenuti, Libano:
carcere Bingazi Kuveyfiye– circa 1200 prigionieri, Pakistan: circa 250
prigionieri dal carcere Dera Ismail Han). In Arabia Saudita Arabia sono stati
rilasciati circa 1400 pericolosi criminali condannati e mandati in guerra in
Siria. Questi gruppi non hanno nulla a che vedere con giustizia, diritti umani,
etica, coscienza morale. Anche con il vero Islam non hanno niente a che fare. Sono
spietati e barbari. Da loro presunti studiosi religiosi vengono proclamate le
cosiddette “Fatwa” contro i curdi. Secondo loro i curdi sono “infedeli” e
uccidere i loro uomini è un buon atto di fede. E il sequestro dei loro beni, di
donne e bambini è permesso. Non c’è distinzione tra civile e soldato. Fino ad
ora sono stati uccisi centinaia di persone indifese e di bambini. Da ultimo, il
1 agosto 2013 sono state uccise più di 70 persone nei villaggi di Til Eran e
Til Hasil ad Aleppo. Le riprese di questo massacro sono state anche pubblicate.
Sono state trasmesse anche le riprese del rogo di tre ostaggi curdi cosparsi di
benzina. Nessuno sa cosa sia successo con centinaia di altri curdi che hanno
portato via durante controlli stradali e assalti ai villaggi.
L’embargo
proclamato contro i territori curdi diventa sempre più rigido. Non solo i
valichi di confine turchi sono chiusi, ma sono stati chiusi anche quelli verso
il Kurdistan meridionale e l’Iraq. E dall’altro lato, le strade che portano
verso le città siriane sono controllate dai banditi e criminali già citati. Per
salvarsi, soprattutto da Aleppo e Damasco, la gente (curdi, assiri, armeni, in
parte arabi e cristiani e yazidi) fuggono verso le zone curde. La popolazione
di questa zona è raddoppiata. Quindi le tragedie umane sono predeterminate. Le
zone curde hanno di fronte due grandi problemi: da un lato sono esposti agli
attacchi armati di questi gruppi barbarici e senza scrupoli. Se dovessero
davvero riuscire a vincere questa guerra, significherebbe un massacro su larga
scala. Dall’altro lato a causa dell’embargo sono confrontati con un dramma
umanitario. Siamo consapevoli del fatto che in tutta
Per questo
sarebbe necessario intervenire prima che sia troppo tardi:
• gli
attacchi e i massacri ai quali sono esposti i curdi devono essere condannati
•
• vanno
forniti aiuti umanitari alle zone curde sotto la sorveglianza dell’ONU.
•
riconoscimento dell’identità curda in Siria e la realtà del popolo curdo e dei
suoi diritti umani e con il diritto all’autogoverno e alla costruzione di una
Siria democratica e pluralista.
Per queste
ragioni facciamo appello a tutti i paesi, ma soprattutto all’ONU, all’UE, alla
Commissione europea, a tutti gli enti/istituzioni e a tutti coloro che credono
nella pace, nella democrazia, nella libertà e nei diritti umani, perché alzino
la propria voce, prendano posizione, mostrino sensibilità e prendano misure
adeguate. (Comunicato Stampa del Consiglio Esecutivo del Congresso Nazionale
del Kurdistan -KNK)
FONTE
http://www.firatnews.com/news/guncel/yok-olusun-esiginden-ornek-modele-19-temmuz-devrimi.htm
http://www.ilkehaber.com/haber/rojava-nedir,-ne-degildir,-orada-neler-oluyor-27052.htm
http://www.yeniozgurpolitika.com/index.php?rupel=nuce&id=22317
http://www.firatnews.com/news/guncel/rojava-ya-saldiran-gucler-kimler-seyit-evran.htm
http://www.kongrakurdistan.net
KNK, Congresso
Nazionale del Kurdistan
Rue Jean Strass 41, 1060 Brussels, Belgio
www.kongrakurdistan.net / kongrakurdistan@gmail.com
Tel. 0032 26 47 30 84