UIKI: Cambiamento democratico, non intervento militare!

Posted date: August 30, 2013

UIKI: Cambiamento democratico, non intervento militare!

Fermate gli attacchi in Kurdistan occidentale!

Gruppi vicini ad Al Qaeda attaccano la popolazione civile curda in Siria. Dozzine di persone sono state barbaramente uccise. Centinaia sono state rapite. Contemporaneamente il regime di Assad attacca ripetutamente le zone abitate da curdi. Per l’occidente la “soluzione” è un attacco militare in Siria. Per la giornata contro la guerra chiediamo: Cambiamento democratico, invece di un inasprimento della guerra!

La “terza via” curda in Siria

Mentre in Siria da tempo infuria una sanguinosa guerra civile tra il regime di Assad e i gruppi dell’opposizione, fino ad ora nei territori curdi ha regnato una relativa calma. Da quando nel luglio 2012 il regime di Assad ha ritirato le sue truppe e la sua amministrazione dal Kurdistan, tutti i compiti dello stato sono stati assunti dalla popolazione attraverso un’amministrazione autonoma. Protezione militare, sicurezza e ordine pubblico, sanità e gestione economica erano amministrati da comitati appositamente eletti. Le curde e i curdi in Siria rifiutano di schierarsi con una delle parti nella guerra civile e rivendicano invece una “terza via”. Chiedono il diritto all’autodeterminazione per tutti i popoli, le comunità religiose e le culture del Medio Oriente e in particolare anche per le donne.

Escalation della violenza

L’escalation di violenza che dura ormai dalla metà di luglio nelle ultime settimane si è ora estesa ad alcune città e villaggi vicini al confine turco-siriano abitati in prevalenza da curdi. I gruppi islamisti commettono crimini di guerra come rapimenti e uccisioni di civili, bombardamenti sui quartieri, espulsioni su base etnica e torture. La popolazione nei territori colpiti è in larga misura tagliata fuori dai rifornimenti. Mancano alimenti, medicine e strumentazione tecnica per rispondere ai bisogni fondamentali.

Come si sono determinati gli scontri?

I gravi scontri tra i gruppi islamisti e le unità di autodifesa curde sono scoppiati dopo che componenti del Fronte Al-Nusra nella metà di luglio hanno attaccato una pattuglia delle Unità di Difesa del Popolo (YPG). Ma pare che con questo attacco i gruppi islamisti abbiano solo dato il via ad un’operazione su ampia scala contro i territori curdi. Così solo nelle località di Til Hasıl e Til Aran 70 civili sono stati crudelmente uccisi dagli islamisti. Attualmente decine di migliaia di curde e curdi del Kurdistan occidentale sono in fuga. I gruppi islamisti vengono sostenuti e incitati ad attaccare i curdi soprattutto da parte della Turchia. Un’amministrazione autonoma curda all’interno della Siria, per il governo turco è uno scenario orribile. Allo stesso tempo si ripetono continuamente attacchi del regime di Assad contro i territori abitati da curdi in Siria. Soprattutto i quartieri curdi ad Aleppo sono oggetto di ripetuti attacchi aerei da parte del regime di Assad.

Chiediamo la fine degli attacchi contro i curde e curdi in Siria. La popolazione ha urgente bisogno di aiuti umanitari. Per questo chiediamo che vengano aperti i confini verso il Kurdistan occidentale per consentire l’accesso alle organizzazioni umanitarie e che siano garantiti aiuti alla popolazione civile.

Che soluzione può esserci?

Le curde e i curdi in Siria chiedono un cambiamento democratico nel paese. Un cambiamento democratico tuttavia non può arrivare attraverso l’intervento militare di altri paesi. La democrazia può realizzarsi solo attraverso la popolazione del paese stesso. La popolazione del Kurdistan occidentale al momento sta dimostrando con successo che è possibile. Invece di provocare un’escalation della situazione in Siria con minacce di intervento, la comunità internazionale dovrebbe nuovamente chiedere la convocazione di una conferenza di pace e spingere tutte le parti in conflitto a prendere parte a questa conferenza. Con interventi militari, bombe e forniture di armi non si può portare la democrazia. Afghanistan, Iraq e Libia lo hanno chiaramente dimostrato.

Ufficio D’Informazione del Kurdistan in Italia

1 Settembre 2013

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