November 06, 2013
di Francesca Porta - Ayse Gokkan sta lottando da
giorni contro la costruzione di un muro al confine con
Ayse Gokkan è seduta su un campo minato. Da sette giorni. Con sè ha solo un
paio di coperte e una scorta d’acqua. Niente cibo, perché ha proclamato lo
sciopero della fame. Il suo obiettivo è quello di impedire la costruzione del
«muro della vergogna» tra la città siriana di Qamishli e la città turca di
Nusaybin. Un muro voluto dal regime siriano e dal governo turco per impedire il
passaggio di persone e rifornimenti da un paese all’altro.
Gokkan, che è sindaco di Nusaybin, sa bene che la chiusura dei confini
causerebbe un disastro umanitario. Al popolo siriano, duramente provato dalla
guerra civile, non arriverebbero più i rifornimenti alimentari, i medicinali e
l’energia elettrica che già scarseggiano. I profughi di guerra non potrebbero
più essere accolti nei territori turchi. E non solo. Moltissimi cittadini di
Nusaybin non potrebbero più vedere i propri familiari.
Queste due città di confine, situate a poche centinaia di metri l’una
dall’altra, sono infatti abitate da un’unica comunità di curdi. Una comunità
unita, che da sempre vive in armonia e collaborazione reciproca. Costruire
questo muro di divisione tra le due cittadine significherebbe imporre una
barriera a un popolo che non la desidera. «È inaccettabile», ha spiegato Ayse
Gokkan. «Come il muro di Berlino, questo muro diventerà una macchia nella
storia dell’umanità».
Per questo Ayse Gokkan siede su un campo minato. Vuole attirare
l’attenzione dei media di tutto il mondo, affinché le autorità turche e siriane
tornino sui propri passi e decidano lasciare aperti i valichi tra i due paesi,
in modo da soccorrere con aiuti umanitari la popolazione siriana.
Dopo sette giorni di sciopero della fame, Gokkan ha ottenuto i primi
risultati. Nei giorni scorsi diverse persone si sono unite a lei nella
protesta, ma sono state presto allontanate dalle forze dell’ordine. La notizia
si è diffusa su Twitter (con l’hashtag #AyseGokkan) e per domani, giovedì 7
novembre, è stata organizzata a Nusaybin una manifestazione pacifica in di
sostegno al sindaco coraggioso. Anzi, coraggiosa.
http://www.vanityfair.it/news/mondo/13/11/06/turchia-ayse-gokkan-protesta-campo-minato-muro
La protesta di Ayse Gokkan in Turchia
di Il Post - Una donna, sindaco di una
piccola città al confine con
Ayse Gokkan è sindaco di Nusaybin, città di confine della Turchia che si
trova a poche centinaia di metri dalla città siriana di Qamishli dove, come nel
resto del paese, è in corso una grave crisi umanitaria a causa della guerra
civile: tutti i valichi di confine tra
Da settimane Ayse Gokkan e il partito di cui fa parte – il BDP, Partito
curdo per
Ayşe Gökkan, sindaco donna, protesta contro la “barriera
di separazione” turco – siriana
di Valeria Vellucci - Seduta, giorno e notte, su un campo
minato lungo il confine turco – siriano tra le città di Nusaybin e Qamishli. Coperte,
una scorta di acqua ma niente cibo. Ayşe Gökkan, donna turca di origini curde e
sindaco della cittadina di Nusaybin, è al suo settimo giorno di protesta
contro la costruzione della barriera di separazione tra Turchia e Siria. Mostrando
la sua indignazione verso quel muro che dividerà in due la compatta comunità
curda che vive lungo il confine sudorientale, il sindaco ha dichiarato: «Come
il muro di Berlino, questo muro diventerà una macchia nella storia
dell’umanità».
Novecento
chilometri delimitano, da est a ovest, il confine tra i due Paesi, da Antiochia
fino alla più occidentale Nusaybin. Nei pressi di quest’ultima e a pochi
chilometri di distanza dalla siriana Qamishli, popolata principalmente da
curdi, le ruspe hanno già iniziato a scavare le fondamenta di quella che sarà
l’ennesima barriera di separazione della storia. Nonostante i problemi
maggiori non abbiano finora interessato direttamente il lato turco, il muro
dovrebbe porre fine al transito di clandestini siriani e proteggere il Paese
dalla potenziale infiltrazione di “jihadisti”.
La decisione è
stata presa, poco più di un mese fa, dal governo di Abdullah Gül e resa nota
dal quotidiano turco “Hurriyet”.
Arginare il
fenomeno della clandestinità per evitare che sfoci in un’emergenza ingestibile
risulta essere tra gli scopi principali annunciati dal presidente della
Repubblica turca in un momento in cui la sicurezza del Paese è tra le priorità
dell’attuale agenda politica. Dall’inizio della guerra in Siria sono 500 mila i
profughi (tra cui 397 feriti ricoverati negli ospedali) che hanno cercato
rifugio nella vicina Turchia. Tra le 20 regioni che hanno allestito campi di
accoglienza, a ospitarne il maggior numero è la città di Sanliurfa (antica
Edessa), capoluogo dell’omonima provincia del sud anatolico e a pochi
chilometri di distanza dal confine con
Transitare
illegalmente aggirando i controlli risulta più semplice in prossimità delle
zone remote e meno trafficate, quasi come se non esistesse alcuna frontiera. «Non
riusciamo a impedire le infiltrazioni di terroristi malgrado tutte le nostre
precauzioni e il dispiegamento di cannoni e carri armati». Così si esprimeva il
Presidente turco durante un’ intervista alla stampa turca durante il mese di
settembre, prima di partire per il vertice del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite tenutosi a New York.
Queste le
motivazioni principali che hanno indotto Ankara a decidere per la costruzione
di una barriera.
Il partito Bdp,
Partito Curdo per
Diverse persone
si sono unite ad Ayşe Gökkan e la protesta ha ricevuto in pochi giorni un
grande supporto, trovando ampia diffusione anche su internet e in particolare
su Twitter con l’hashtag #AyşeGökkan. Dopo la mobilitazione pacifica di
massa (repressa dalle forze dell’ordine con l’uso di lacrimogeni) del primo
novembre, dove a Nusaybin si è protestato con la chiusura dei negozi, per oggi
è prevista una manifestazione in sostegno del sindaco e della sua coraggiosa
iniziativa. La polizia ha preso preventive e importanti misure di sicurezza per
evitare scontri e seri disordini.
Ayşe Gökkan,
dopo aver ribadito quanto questa divisione abbia anche una connotazione
fortemente simbolica, ha affermato: «È un muro della vergogna che viene
costruito nel ventunesimo secolo. Se necessario lo abbatterò con le mie mani, a
rischio della mia stessa vita».
http://ilreferendum.it/2013/11/07/ayse-gokkan-sindaco-donna-protesta-contro-la-barriera-di-separazione-turco-siriana/
foto da twitter
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