UIKI: Per rendere possibile
aiuti umanitari a Rojava,nelle province kurde della Siria
February 03, 2014
La popolazione kurda si batte sin dai primi momenti della guerra civile in
Siria per la pace e per la costruzione di una società democratica e con uguali
diritti per tutti. Ciononostante, o forse proprio per questo, sia il governo
siriano, che altre formazioni che fanno parte o hanno legami con Al-Qaida e
pure gli Stati di Turchia, Arabia Saudita, Qatar e altre potenze della regione,
bloccano gli aiuti umanitari e fanno in modo che non arrivino risorse vitali
per l´esistenza, quali petrolio, gas, acqua, medicinali e generi alimentari. Di
fatto, assistiamo ad un embargo contro la popolazione kurda e ad attacchi
militari. Con intraprese tutte quelle misure atte a togliere l´embargo. Solo in
questo modo, possono essere garantiti gli aiuti umanitari in questa regione.
Noi appoggiamo
l´iniziativa del deputato del parlamento tedesco, Jan van Aken, il quale dopo
aver fatto parte di una delegazione che si è recata nelle province kurde di
Siria, ha invitato il parlamento tedesco a non prendere parte all´embargo, a
non esportare più armamenti in Turchia e ad appoggiare gli sforzi dei Kurdi per
la democrazia nella regione.
Fanno parte
delle strutture di autoamministrazione, che sono state organizzate
principalmente dalla popolazione kurda nelle regioni del Nord del Paese
(Rojava) tutte le confessioni religiose e le etnie del posto. Il Rojava è
attualmente l´unica regione del paese nella quale vivono in sicurezza i
cristiani assiri, i quali contribuiscono all´organizzazione della società.
L’Alto Consiglio
Kurdo, nel quale sono organizzati tutti i partiti kurdi della Siria è parte
dell´amministrazione provvisoria della regione. Nelle regioni auto
amministrate, in tutte le commissioni esiste una quota rosa del 40%. Anche
questo fatto è unico nella regione. La realtà del Rojava è caratterizzata da
persone che non sono più disposte a tollerare strutture patriarcali e altri
meccanismi repressivi.
L´intero
progetto di autoamministrazione a Rojava potrebbe essere considerato un esempio
di democrazia e progresso nelle società medio-orientali. Proprio questo risulta
essere una spina nel fianco per le potenze della regione e per Al-Qaida.
Nella relazione
del viaggio di Jan van Aken si legge: “In questo contesto, il governo autonomo
kurdo-iracheno di Masud Barzani si rifiuta di aiutare direttamente la
popolazione kurda di Siria e tiene chiusi i confini. Probabilmente ciò accade
in seguito alla pressione della Turchia, il partner commerciale più importante
di Barzani. Il governo turco ha chiuso i confini e cerca di boicottare l´esperimento
dell´autoamministrazione kurda, anche perché una forza trainante nel nord della
Siria è il PYD (Partito dell´Unione democratica): un partito, che secondo
La popolazione
kurda della Siria ha come obiettivo la soluzione pacifica del conflitto siriano
e vede con favore tutti gli sforzi internazionali che hanno lo stesso
obiettivo. La popolazione kurda si batte per il diritto ad una vita libera, in
una Siria democratica, nella quale in modo solidale convivano tutte le etnie e
le confessioni. Per sostenere questi obiettivi, bisogna dare una mano alla
popolazione locale fornendo generi di prima necessità e ponendo fine
all´embargo.
GINEVRA II e gli
aiuti umanitari
Purtroppo alla
conferenza di pace sulla Siria che si è tenuta in Svizzera a Montreux, non è
stata invitata nessuna delegazione kurda. Questa è l´espressione dell´ignoranza
sulla regione. Affinché vi sia una pace duratura nella regione, è importante
coinvolgere nelle trattative di pace tutte le parti.
Ci sembra
assurdo, dover escludere dai colloqui proprio coloro che in quella regione
prospettano una Siria democratica. Con riferimento agli aiuti umanitari, si
legge nel resoconto di viaggio: In seguito all´Embargo non arrivano nella
regione di Rojava le organizzazioni umanitarie. Sono sul posto solamente “i
medici senza frontiere”. Anche l´ONU non può fornire nessun aiuto diretto e ha
dovuto far arrivare a Qamishli a prezzi pazzeschi generi di prima necessità
tramite un ponte aereo.
Organizzazioni
sul posto che si occupano di aiuti umanitari e dei profughi, hanno fatto sapere
che i generi di prima necessità sono consegnati al regime e non arrivano alla
popolazione kurda.
Si legge ancora
nel resoconto di viaggio; “ Manca lo zucchero, l´olio, il riso, il té e più di
tutto le medicine. Malati cronici non possono essere curati. Ci ha fatto sapere
una dottoressa della Mezzaluna Rossa che ad esempio i malati di reni a Qamishli
o sono scappati dalla regione o sono morti”.
Anche le
organizzazioni kurde a Rojava, che si occupano dei profughi interni, non sono
appoggiate in nessun modo a livello internazionale. Un gran numero di profughi
interni, grazie ad una relativa stabilità nel Rojava e nonostante l´embargo,
sono venuti qui.
Cantone di
Afrin; Popolazione: 500.000 e circa 500.000 profughi interni.
Cantone di
Kobani ; Popolazione: 300.000 e circa 350.000 profughi interni. (solamente
negli ultimi 15 giorni, in seguito ai violenti scontri sono arrivati a Kobani
10.000 profughi)
Cantone di
Cizîre ; Popolazione: 1.300.000 con più di 500.000 profughi.
Una parte dei
profughi vive presso parenti e conoscenti, altri sono alloggiati in palestre,
scuole o grossi edifici. Le risorse non bastano a rifornire tutti i profughi.
Chiediamo
l´immediata fine dell´embargo contro Rojava e contro le province kurde della
Siria e che vengano garantiti gli aiuti umanitari dei governi dell’UE e delle
organizzazioni umanitarie, per evitare questa catastrofe. Chiediamo lo stop
alle forniture di armamenti alla Turchia e che venga posta fine ai massacri e
alle violazioni dei diritti umani dei gruppi di Al-Qaida.
Siamo a
disposizione per ulteriori informazioni e per fornire contatti per la
spedizione di generi di assistenza alle organizzazioni umanitarie del posto.
Chiediamo che
siano intraprese tutte quelle misure atte a togliere l´embargo. Solo in questo
modo, possono essere garantiti gli aiuti umanitari in questa regione.
Ufficio
d’Informazione del Kurdistan In Italia