Vice Presidente del Cantone di
Afrin: C’è libertà in questo modello
February 28, 2014
Con quasi un mese ormai trascorso dalla proclamazione dell’autonomia,
Abdulhamid Mustafa, Vice- Presidente del Cantone di Afrin e arabo, si è seduto
con l’ANF e ha parlato del modello di autonomia democratica e del suo ruolo nel
portare la democrazia nella regione. Secondo Mustafa “i governi autonomi del
Rojava sono una scelta per ingannare la morte che il sistema capitalista aveva
preparato per il popolo e per iniziare una vita di libertà.”
Mustafa è un
membro della tribù Emirati Arabi. E’ nato nel villaggio di Babelüta nel
distretto di Cindires e vive ad Afrin da 40 anni. Si è laureato presso il
dipartimento di Ingegneria della Produzione del Liceo Tecnico, è sposato ed è
padre di cinque figli.
La gente
del Rojava ha scelto il modello del cantone come il proprio modello di governo.
Perché avete scelto un tale sistema e governo?
Gli arabi, i
curdi, gli armeni, gli assiri, i siriaci, i turkmeni, i ceceni e gli altri
popoli e minoranze che vivono nella nostra regione e in tutta
Con
questo modello che tipo di messaggio avete voluto trasmettere ai poteri
regionali e internazionali?
Vogliamo
mostrare una buona immagine della realtà della Siria. Perché nei nostri cantoni
ci sono persone di ogni fede, popolo e cultura. Questa immagine rappresenta la
realtà della Siria. Il governo del cantone autonomo che abbiamo proclamato deve
difendere una Siria democratica e unificata. Per questo motivo crediamo che
questo sistema avrà non solo i suoi confini in Afrin, Kobanê e Cizîrê ma sarà
un modello per una soluzione nelle altre regioni della Siria. E stiamo vedendo
i segni che indicano che vedremo gli sviluppi in questa direzione in un breve
periodo di tempo. Riteniamo che in linea con il nostro successo nel Rojava
avremo successo in breve tempo. Perché crediamo che solo questo possa risolvere
il problema in Siria. Questo progetto è il progetto di una Siria futura. E’ il
progetto di una Siria democratica e libera. Si tratta di un progetto che andrà
a sostituire la negazione reciproca di popoli, fedi e culture con il rispetto e
la vita insieme.
Solo
poco tempo è trascorso da quando avete proclamato i governi cantonali autonomi.
Quali reazioni avete incontrato in questo breve periodo di tempo?
Le potenze
internazionali sono in uno stato di confusione. Alcuni sono confusi su come
questo sia accaduto ed altri guardano con sospetto chiedendosi se una cosa del
genere potrebbe funzionare in un paese del Medio Oriente. In realtà con i loro
approcci e confusione stanno dimostrando le loro opinioni sulla nostra regione.
Secondo loro la nostra regione è molto indietro, non può autogovernarsi e vi è
un approccio sprezzante che dice che la gente è ignorante, per cui come hanno
potuto compiere una cosa del genere? Ma i popoli della regione mostreranno chi
è più progressista e chi è più indietro. Persino il nostro primo passo è stato
accolto con grande entusiasmo nella regione. E molti paesi e formazioni
analoghe hanno cominciato a prepararsi in questa direzione. Ad esempio, poco
prima di noi lo Yemen, un paese della regione, ha annunciato che si sarebbe
organizzato in sei cantoni e si sarebbe trasformato in governo cantonale,
ritenendo che solo prendendo questa strada potrebbe risolvere i problemi che ha
sperimentato per diversi motivi nel corso di molti anni. Stiamo dicendo che
certamente lo Yemen ha preso forza dal nostro coraggio nel compiere questo
passo in Siria, dove la violenza e il conflitto hanno molti aspetti, e pertanto
ha attuato tale decisione. Inoltre questa è la cosa giusta. Se non avessimo
compiuto questo passo non credo che lo Yemen avrebbe proclamato una tale forma
di governo. Perché in questo tipo di governi le popolazioni hanno un
autogoverno. Questo è un governo che affronterà la base dei problemi incontrati
nei paesi di questa regione. Questo non rimarrà solo all’interno dei confini di
alcuni paesi. Entro un breve periodo questo sarà il modello di tutti i paesi
della regione. Poiché all’interno di questo modello c’è libertà, c’è
democrazia, c’è fratellanza, e vi è il rispetto per le fedi, culture, etnie e
popoli.
A cosa
avete voluto porre fine e a cosa avete voluto andare oltre con il vostro
modello di governo e di sistema?
La proclamazione
dei governi cantonali autonomi è stata una decisione di rottura verso il
sistema capitalista, che si fonda sul forzare i popoli della regione in un
modello di stato-nazione da parte delle potenze internazionali e il loro
sfruttamento da parte delle famiglie sovrane. Si tratta di una scelta atta ad
ingannare la morte che il sistema capitalista aveva preparato per il popolo e
ad iniziare una vita di libertà. La sovranità oppressiva e negazionista di un
popolo, di una fede, di una cultura o di una nazione su un’altra sta finendo. Si
tratta di un sistema in cui tutti saranno partner e governeranno se stessi. Per
questo motivo questo sistema vincerà. I popoli della regione hanno cominciato a
dire di no al secolo di schiavitù che hanno sperimentato. Tutti i popoli,
nazioni e culture vivranno con la propria lingua, identità e storie.
Cosa si
può dire circa il fatto che il presidente del vostro governo sia una donna?
Nessuno può
ormai negare che le donne siano all’avanguardia della rivoluzione in corso nel
Rojava. L’effetto che avevano e il loro ruolo attivo ha dimostrato e continuerà
a dimostrare a tutti come le donne si stiano muovendo verso la libertà nella
regione. Che il presidente del nostro governo cantonale sia una donna ne è
anche la prova. E in effetti non si tratta di qualcosa a noi culturalmente o
storicamente sconosciuto. Perché abbiamo molti esempi di questo nella nostra
storia recente. Zenubya, Belkis e Nefertiti sono degli esempi. C’è l’esempio di
Dayfa Hatun, la nipote di Selahattin Eyyübi, il cui governo nel Castello di
Aleppo è continuato per anni nella nostra storia recente. Tuttavia nella nostra
regione e tra i curdi, in un periodo di capitalismo selvaggio, si tratta di un
esempio raro. In realtà questo ha dimostrato che la donna curda è
all’avanguardia tra le donne della regione e nel mondo.
Lei è arabo.
Come valuta [questo sistema] dal punto di vista della rappresentanza dei
popoli?
Sì. Come arabi abbiamo
preso un posto in questo governo con la nostra propria lingua, cultura,
identità e valori della comunità. Nella zona di Cizîrê ceceni, turkmeni,
assiri, siriaci e armeni hanno anche preso un posto con le loro lingue,
culture, storie e identità. Questo è anche uno specchio per la nostra realtà in
una regione di molti popoli, culture, lingue e nazioni. E dimostra che una vita
del genere è entro i limiti del possibile. Per questo motivo chiediamo a tutti
coloro che stanno combattendo e sono costretti a combattere tra di loro su
questa terra, di ricercare la pace in modo che lo spargimento di sangue non
aumenti. Viviamo in un mondo libero e democratico. Cerchiamo di chiudere tutte
le porte allo spargimento di sangue. Fondiamo una nuova Siria del futuro insieme,
dove ognuno sarà uguale e ci sarà giustizia per tutti. Abbiamo fatto un passo
in questa direzione e continueremo ad adottare tali misure non importa quale
sia il pericolo. Perché non abbiamo altra strada. Noi lotteremo per questo
scopo. Saremo noi a vincere. Perché alle persone nulla viene dal dolore tranne
la morte, il sangue e le lacrime. Stiamo cercando di trarre una lezione da
questi dolori.
di Seyit Evran