YPG Commander: Abbiamo il
diritto di rispondere agli attacchi
March 10, 2014
Sipan Hemo, comandante del YPG, ha parlato con l’ANF per il cessate
il fuoco del YPG e il futuro dell’organizzazione in generale. Hemo ha iniziato
sottolineando che, sebbene la decisione di sospendere le operazioni armate
rimanga in vigore, di fatto il YPG non mancherà di rispondere agli attacchi
contro di loro o contro le persone che si è impegnato a proteggere. Inoltre
Hemo ha spiegato che il YPG non è solo una forza di difesa per il popolo kurdo
ma lo è anche per la rivoluzione siriana, e che le misure adottate per
interrompere le operazioni sono state effettuate in modo da consentire ai
governi cantonali di recente formazione l’opportunità di svolgere il proprio
ruolo.
Hemo ha inoltre
messo in risalto che il YPG è stato fondato sul principio e attorno alla
strategia della legittima difesa e che avrebbe continuato ad operare in questo
modo, asserendo “quando non c’erano attacchi contro la nostra regione ed i
nostri guadagni non ambiti ma rispettati, abbiamo spiegato che non avremmo
effettuato alcuna operazione contro altri popoli della regione e che avremmo
rispettato i loro diritti e libertà. Resteremo fedeli a questo impegno.
Tuttavia ovunque ci sia un attacco contro il nostro popolo o i popoli della
regione, noi perseguiremo i responsabili e chiederemo loro conto. Questo deve
essere chiaro.”
Segue la prima
parte di questa intervista tradotta in italiano.
E’ stato
annunciato che le operazioni del YPG sarebbero venute a uno stop. Come si è
arrivati a tal punto?
In particolare
celebriamo il successo ottenuto dalle nostre forze nell’Operazione Til Berak
che è stata lanciata in nome della vendetta per i martiri di Til Berak e Til
Hemis. Le nostre forze, le nostre unità, ancora una volta hanno dimostrato che
non lasceranno quei posti; lì è stato versato il sangue dei loro martiri. Hanno
dimostrato che essi vendicheranno i nostri martiri non importa quali siano le
circostanze. Dalla fondazione del YPG fino ad oggi, la comprensione della
legittima difesa su cui è stato fondato ha mostrato il suo valore pratico. Anche
la lotta in cui ci siamo impegnati fino ad ora lo dimostra.
Poiché l’Unità
di Difesa del Popolo (YPG) è stata fondata nel Rojava si è proceduto in questo
modo. È stata fondata e sviluppata su questa comprensione e principio e si è
anche lottato [in base ad essa]. Ha svolto il suo ruolo nella liberazione della
regione del Rojava. Dopo la liberazione delle regioni curde ha svolto un ruolo
importante nella resistenza dei distretti di Aleppo, Eşrefiye e Qestel, e di
altri centri contro i quali sono stati rivolti degli attacchi. Le nostre unità
hanno risposto a tutti questi attacchi nel quadro di una comprensione della
legittima difesa che esse assumono come principio fondante. Allo stesso tempo,
se continuano ad esserci pericoli per le regioni curde o per quei luoghi dove i
curdi vivono, il YPG sarà in azione con questa comprensione della difesa.
Cosa
significa fare un tale passo in una guerra che va avanti da così tanto tempo ?
Recentemente ci
sono stati alcuni cambiamenti per quanto riguarda
Legittima
difesa non vuol dire sedersi e aspettare sul fronte
Quando la
situazione si è sviluppata in questo modo il YPG ha potuto non solo difendere
le aree di insediamento ma è stato costretto a prendere la decisione di
muoversi verso la difesa attiva. Il significato di questa decisione è stato
quello di porre fine agli attacchi da parte di gruppi le cui origini e gli
obiettivi erano incerti e di non tollerare più il sostegno che stavano dando ai
popoli [della regione]. Con l’attuazione di questa decisione siamo stati in
grado di rimuovere i pericoli che le nostre regioni correvano. Vale a dire la
comprensione della legittima difesa non significa solo aspettare sul fronte. Se
è appropriato e a seconda del tempo si può passare alla difesa attiva.
All’interno
della legittima difesa c’è anche la difesa passiva. In certi momenti è
possibile eseguire solo una risposta agli attacchi. E’ possibile utilizzare il
nostro diritto di contraccambiare. Un terzo livello avviene quando gli attacchi
sono completi. Voglio dire, stiamo parlando di un livello che include le
operazioni contro forze che stanno lanciando un attacco totale contro il popolo
e la regione in cui vi trovate. Di recente alcuni degli attacchi intrapresi da
ISIS e al-Nusra nella zona intorno Cizîre erano di questo livello. Avevamo
operazioni contro Til Kocer e altre aree. Gli attacchi contro le nostre regioni
provenivano da qui. In questa situazione non si poteva pretendere che avremmo
semplicemente tenuto le nostre posizioni. Perché le nostre regioni erano in
grande pericolo. In questo caso bisognava richiamare qualcuno alle sue
responsabilità. Questo era l’orientamento.
D’altra parte
c’era il desiderio di liberare il popolo arabo dalla sofferenza e
dall’oppressione a cui era stato sottoposto da questi gruppi nella zona in cui
questi erano di base. Laddove si erano stanziati usavano tutti i tipi di
torture contro gli arabi. Stavano saccheggiando i loro beni e proprietà. Gli
arabi che vivono in quelle zone hanno chiesto loro stessi di essere difesi
dalle nostre forze.
Il YPG
non è solo una forza di difesa curda
Il YPG è una
forza di difesa. Ma non è solo una forza di difesa curda. E’ la forza di difesa
di tutti coloro che vivono nelle nostre regioni e dei luoghi in cui viviamo, di
tutti coloro che abitano in tutta
Le nostre
operazioni sono iniziate e continuate per questi due motivi. Allo stesso modo
lo spostamento verso Til Kocer… la nostra operazione è iniziata intorno a Til
Xalaf e ai villaggi circostanti. Ma questo non ha fermato gli attacchi. Gli
attacchi contro Qamişlo sono continuati. Questi gruppi rapivano curdi ovunque
li vedessero e senza alcuna domanda. I gruppi che li portavano al di fuori sono
stati rintracciati e si è scoperto che erano basati in Til Berak e Til Hemis. Per
questo motivo è iniziata l’offensiva verso Til Berak e Til Hemis. Altrimenti
non avremmo potuto avere un obiettivo come la cattura di villaggi arabi. Le
operazioni che abbiamo lanciato lì erano volte a chiedere conto a coloro che
attaccano la nostra gente e la nostra regione.
Abbiamo
annunciato al pubblico con una dichiarazione che avremmo fermato le nostre
operazioni. Abbiamo detto nel nostro comunicato che avremmo applicato soltanto
il nostro diritto di replica. Ma questa affermazione non significa che terremo
le nostre posizioni e non risponderemo. Ancora una volta diciamo che
perseguiremo quelli che versano il sangue di curdi, arabi, ceceni, siriaci,
assiri, armeni e turkmeni, non importa dove sono stanziati. Dovrebbero sapere
che anche se si ritirano a Baghdad li seguiremo e li richiameremo alle loro
responsabilità. La difesa non può essere la costruzione di un muro attorno al
proprio villaggio e lì l’esercizio della propria difesa. Coloro che hanno
capito questo hanno frainteso. Stiamo parlando della difesa di una rivoluzione.
Stiamo parlando della difesa di una rivoluzione in cui i popoli possono vivere
liberi e come fratelli in uno stesso posto e in pace. Stiamo parlando di una
rivoluzione di un paese che vogliamo sia in unità democratica. Quando non
c’erano attacchi contro la nostra regione ed i nostri guadagni non ambiti ma
rispettati, abbiamo spiegato che non avremmo effettuato alcuna operazione
contro altri popoli della regione e che avremmo rispettato diritti e libertà. Su
questo punto resteremo impegnati. Tuttavia ovunque ci sia un attacco contro il
nostro popolo o i popoli della regione perseguiremo i responsabili e chiederemo
loro conto. Questo deve essere chiaro.
Il YPG
ha assicurato la sicurezza per tutti i popoli della Siria
Tutto quello di
cui sta parlando non significa anche, nello stesso tempo, la difesa della
rivoluzione siriana?
Naturalmente.
Infatti fin dall’inizio abbiamo lavorato secondo queste tattiche e questa linea
in modo da essere un esempio per
Le regioni curde
sono tutte allo stesso modo ma in particolare nella zona intorno a Cîzıre si
vedono tutti i colori della Siria e lì vivono liberamente. Il YPG ha preso
sulle sue spalle il dovere di difesa e ora con le pratiche che abbiamo portato
allo scoperto crediamo – e il mondo intero lo sa – che il luogo più sicuro dove
i popoli della Siria possano vivere insieme sia il Rojava; cioè quei popoli che
vivono nei cantoni di Cizîre, Kobanê e Afrin. Non solo le popolazioni locali
vivono nel Rojava. Sono venuti a stabilirsi nel Rojava i civili costretti a
fuggire a causa degli scontri tra l’opposizione e il regime o tra i diversi
elementi dell’opposizione così come la maggioranza dei poveri. Hanno scelto le
regioni curde sotto la nostra amministrazione difesi dalle nostre forze per
vivere in sicurezza. La gente è venuta a risiedere a Qamişlo, Afrin e Kobanê. La
maggior parte dei Rakka sono emigrati e abitano a Kobanê. La zona intorno
Hesekê è stata quasi completamente evacuata e le persone si sono stabilite a
Qamişlo. Centinaia di migliaia di persone sono emigrate da Aleppo e sono
domiciliate a Afrin. Le persone hanno lasciato Hama, Homs e Damasco per
raggiungere la nostra regione. Persone provenienti da tutte le fedi ed etnie
sono venute e si sono stabilite [qui]. In tutto questo è la sicurezza fornita
dalla comprensione della difesa del YPG.
Come YPG siamo
orgogliosi di questo. E teniamo alta la testa. Siamo felici che i popoli della
Siria oggi trovino le nostre regioni come le più sicure e vengano a stabilirsi
qui. Questo perché il YPG li difende, ha offerto queste condizioni e li
protegge.
Abbiamo
il diritto di rispondere agli attacchi
Le sue
dichiarazioni sono valide per tutte le forze? Per esempio, se le forze del
regime dovessero dirigere un attacco contro le vostre regioni, lei risponderà
in modo simile…
Di recente gli
attacchi contro di noi sono aumentati maggiormente dai gruppi provenienti
dall’estero. Tuttavia la nostra affermazione è molto chiara. Risponderemo nel
modo più forte possibile a qualsiasi forza che minaccia o attacca le regioni
curde, non importa chi essi siano. Non importa se è il regime o altri gruppi
armati. Sarà intrapresa un’azione reciproca contro qualsiasi forza che minaccia
o attacca le nostre regioni. Perché non abbiamo un dovere solo per le nostre
regioni ma abbiamo anche un dovere verso la tutela della rivoluzione siriana e
stiamo cercando di svolgere questo compito.
Non importa
quale potenza minacci o ci attacchi, abbiamo il diritto di rispondere sulla
base della legittima difesa. Utilizzeremo questo diritto fino alla fine… ci
sono delle regole di guerra in materia di legittima difesa e agiremo secondo
queste.
Siamo pronti per
una alleanza con le forze della rivoluzione siriana
Perché
avverte la necessità di avviare un tale processo?
La nostra
dichiarazione si limita a precisare gli obiettivi e la filosofia del YPG,
niente di più. Si noti che l’oggetto della dichiarazione coincide con i
risultati della conferenza del YPG. Si completano a vicenda. Non si escludono o
invalidano a vicenda. C’erano alcuni segmenti che hanno voluto contrassegnare
la nostra recente lotta intorno a Cizîrê, Kobanê e Aleppo come un conflitto
“arabo-curdo”. In realtà non è mai stato così. Al contrario abbiamo voluto
avere relazioni ed essere in alleanza con tutte le forze rivoluzionarie della
Siria.
Con la nostra
dichiarazione stiamo dicendo che siamo pronti se sono arrivati a questo punto e
ne hanno la volontà. Se ci sono forze che vogliono la libertà della Siria, che
vogliono la democrazia in Siria, che vogliono ciò che è nell’interesse del
popolo della Siria e che vogliono fare una rivoluzione significativa, allora
stiamo dicendo che siamo pronti a stabilire relazioni e un’alleanza con queste
forze. Abbiamo sempre detto questo. Il nostro obiettivo è di costruire una
Siria democratica. Non abbiamo l’intento di dominare gli spazi vitali delle
persone o i luoghi in cui vivono e non l’abbiamo mai fatto. Non abbiamo neanche
la finalità di minacciare le conquiste degli altri e non l’abbiamo mai fatto. Il
nostro proposito è quello di proteggere le regioni del Kurdistan, di tutelare
la nostra rivoluzione e di essere un esempio per
Abbiamo lo scopo
di essere in alleanza e di avere rapporti con le tutte le forze rivoluzionarie
della Siria. Crediamo che la nostra resistenza rafforzerà quelli che dicono
‘noi siamo la forza rivoluzionaria e la volontà in Siria.’ Perché stiamo
portando avanti una guerra contro la barbarie e l’appropriazione da parte di
potenze straniere. E stiamo lottando strenuamente contro quel segmento bigotto
e quelle forze che tentano di riportare
Abbiamo
ostacolato i regimi che l’Arabia Saudita, le potenze imperialiste e
Abbiamo
resistito contro gli schemi del regime nelle regioni curde di Aleppo, a Gir
Ziro, Tirbespiyê e in altri luoghi. Abbiamo impedito loro di raggiungere il
successo; perché crediamo che siamo la vera forza della rivoluzione siriana. Abbiamo
anche capito che il dovere di difendere la rivoluzione era nostro. La nostra
guerra in realtà ha dimostrato di essere non solo la guerra col fine di
difendere le regioni curde ma allo stesso tempo di essere una guerra che
rafforzasse le forze della rivoluzione siriana. Negli ultimi due anni abbiamo
pagato un prezzo pesante e abbiamo dimostrato che siamo la vera forza che vuole
la democrazia in Siria e la libertà dei popoli. Nell’immediato futuro opereremo
sempre con questo obiettivo.
Abbiamo
dimostrato di esistere con la nostra volontà
Come
dovrebbe essere intesa la sua posizione dalle potenze internazionali, il regime
siriano di Baath e le forze rivoluzionarie?
Peccato che
tutte le potenze internazionali che dicono di pensare alla Siria perseguano in
realtà i propri interessi. A loro non importa affatto se milioni di persone
siriane muoiono se possono raggiungere i loro scopi. Oggi in Siria si sta
orchestrano una guerra sporca. Potenze imperialiste e in particolare i Paesi
occidentali insieme con gli Stati Uniti e potenze regionali come
Abbiamo creduto
fin dall’inizio che i calcoli e gli obiettivi di questi poteri fossero sempre
gli stessi. E abbiamo trattato con noi stessi e operato in base a questo. Fin
dall’inizio abbiamo indovinato che il processo rivoluzionario in Siria sarebbe
stato difficile. Per questo motivo abbiamo adottato una posizione di coscienza
politica e difensiva. Abbiamo operato in base a questo e fin dall’inizio
lavorato per mantenere gli obiettivi delle potenze imperialiste fuori dalla
regione curda. Ci siamo riusciti. Non eravamo solo contenti della difesa.
Questo approccio ci ha inoltre consentito di ottenere dei profitti per i curdi
e i popoli della regione. Con questo nostro criterio abbiamo cercato di
ottenere l’accettazione della nostra esistenza come popolo curdo e di
dimostrare che eravamo una delle forze fondamentali di questo paese. Su questo
argomento abbiamo fatto un sacco di strada. Abbiamo lavorato per avvalorare che
operavamo attraverso la nostra volontà e con le nostre forze e lo abbiamo
dimostrato. Volevamo che si capisse bene e abbiamo lavorato in modo che si potesse
comprendere. Noi non operiamo a seconda di come le potenze internazionali ci
vedranno e non lo faremo.
Fin dall’inizio
sapevamo che le potenze occidentali e alcune regionali, insieme con i
collaborazionisti curdi, avevano schemi segreti per il Rojava e
Abbiamo
sconfitto tutti i loro piani, programmi e complotti. Siamo andati avanti
confidando in noi stessi, il nostro popolo e le popolazioni, senza sperare o
aspettarsi nulla [dalle potenze straniere]. Abbiamo sviluppato la nostra difesa
in conformità con la filosofia in cui crediamo e che prendiamo come nostro
principio. Ci siamo mossi per mettere insieme un esempio di una soluzione reale
e duratura in Siria. Vale a dire che fermando la nostra offensiva militare con
questa affermazione, ci stiamo muovendo verso una risoluzione basata su una
mossa politica. Siamo convinti che avremo successo. E il successo ci farà
sconfiggere gli schemi delle forze cospirative insieme con le forze
collaborazioniste e traditrici.
Tutti i poteri
devono capire che siamo una potenza disciplinata e organizzata. Dovrebbero
sapere che abbiamo riflettuto su questi valori profondamente e nella loro
interezza. Devono capire che non siamo un potere sorto su considerazioni o interessi
tattici. La nostra forza è una forza che potrebbe lottare per anni. Siamo una
parte di una Siria in cerca della sua libertà e della sua volontà. Siamo una
parte in cerca della propria autonomia e della propria libertà. Abbiamo fatto
un passo per dimostrare che siamo pronti a vivere in una Siria con un futuro
più democratico insieme con arabi, siriaci, turkmeni, assiri, ceceni, e tutto
il popolo della Siria così come aleviti, azidi, armeni e tutti i gruppi di fede
con la quale abbiamo vissuto insieme per secoli.
Abbiamo fatto
questo passo in modo che i governi cantonali potessero svolgere la loro parte
La
proclamazione dei governi cantonali ha svolto un ruolo nella vostra
dichiarazione?
Abbiamo iniziato
questo processo al fine di rispondere all’esigenza di fornire un’opportunità ai
proclamati governi cantonali di fare la loro parte. Hanno chiesto di cominciare
tale processo ufficialmente in modo che potessero assumere il loro ruolo nella
[costruzione] dell’unità, dell’integrità e della pace in Siria. Hanno detto che
la guerra doveva finire in modo che potessero fare la loro parte. Abbiamo fatto
questo passo su richiesta della nostra leadership politica e della sua volontà
in modo che la politica potesse sostituire la guerra.
Tuttavia
esattamente il giorno dopo che abbiamo fatto una tale dichiarazione sono
cominciati gli attacchi contro di noi. Come sapete poco tempo dopo la nostra
dichiarazione c’è stato un attacco contro Til Maruf. L’attacco che ha avuto
luogo è stato un attacco contro tutti i valori, fedi e l’onore dei curdi. Ma in
breve tempo avevamo liberato Til Maruf dagli avversari. Tutti dovrebbero sapere
che noi riterremo gli aggressori di Til Maruf responsabili e che non li
lasceremo stare fino a quando li avremo chiamati a rispondere. E’ dove sono
state rapite le donne. Ci sono stati attacchi contro moschee e luoghi sacri. I
minareti sono stati abbattuti. I luoghi santi sono stati devastati. Chiamare
questi aggressori a rispondere dei loro soprusi è il più naturale diritto di
difesa.