Esecuzioni mostruose, un leader molto carismatico,
risorse finanziarie abnormi:
storia dell'ex "Isis", l'organizzazione terrorista che avanza verso
Bagdad,
che persino Al Qaeda ha scomunicato e che in troppi hanno sottovalutato
di ANTONELLO GUERRERA
Correva l'anno 2005 e Abu Bakr Al Baghdadi, il leader del
gruppo terrorista "Stato Islamico" che
sta terrorizzando l'Iraq e tutto l'Occidente, era in gabbia a Camp Bucca,
un avamposto americano in Iraq a Umm Qasr, sul Golfo Persico. Al Baghdadi,
accusato di attività terroristiche, era stato catturato dai soldati
statunitensi. Poi, nel 2009, nel passaggio di consegne degli Usa, la base
è andata sotto il controllo del governo iracheno. Che ha deciso di
liberare Al-Baghdadi. Poco dopo, precisamente il 16 maggio
2010, Al-Baghdadi è diventato, ufficialmente, il leader del gruppo
terrorista Isi (Stato Islamico dell'Iraq, allora braccio ufficiale di Al
Qaeda), poi diventato Isis (o Isil), e cioè lo Stato Islamico dell'Iraq
e della grande Siria (o del Levante), e oggi, dallo scorso luglio, più
semplicemente "Stato Islamico" dopo la
proclamazione del "califfato" in Iraq e l'annuncio di una
"nuova jihad internazionale", non solo in Iraq e Levante.
Dal
Le colpe del governo. Lo Stato Islamico è, oggettivamente, anche il risultato
delle politiche "esclusive" e per certi versi discriminatorie del premier
sciita Nouri al Maliki e del suo governo, che non si è distinto per
la sua apertura verso i curdi e soprattutto verso i sunniti iracheni (Saddam
Hussein era sunnita, così come tutto l'apparato militare, storicamente).
E questo ha lasciato campo aperto all'azione dei terroristi, che
vogliono imporre un califfato tra Iraq e Siria in base a un'interpretazione
ultraradicale della sharia, la legge islamica. Per raggiungere i risultati di
oggi, è indubbio che lo Stato Islamico abbia avuto l'appoggio di una
parte della popolazione sunnita nel nord-ovest nel paese, come dimostrano le
conquiste degli ultimi tempi.
La guerra interna ad Al Qaeda.
Ma lo Stato Islamico (ex Isis o Isil) per come lo conosciamo, in realtà,
nasce ufficialmente solo l'anno scorso. E nasce da uno scontro interno alla
galassia di Al Qaeda, l'organizzazione di Osama bin Laden che ha perso peso
nella galassia dell'estremismo islamico dopo la
sua uccisione ad Abbottabad (Pakistan) e la flebilissima guida del suo vice,
il medico egiziano Ayman
Al Zawahiri. Negli ultimi tempi, durante la guerra civile in
Siria, c'è stata una dura battaglia tra l'allora Isis e un altro
gruppo jihadista, Jabhat al Nusra, il cui leader si chiama Abu Mohammed
al-Golani e che è molto attivo contro Bashar Assad.
La frattura. Ma
se al-Nusra è un braccio "ufficiale" di Al Qaeda, approvato
ufficialmente da Al Zawahiri, lo stesso non si può dire dello Stato
Islamico. Negli ultimi mesi si era parlato anche di fusione tra le due
organizzazioni, su pressione soprattutto di Al Baghdadi. Poi non se n'è
fatto più nulla, per incomprensioni e litigi vari, anche perché
Golani, il leader di Al Nusra, non ha voluto cedere il passo al più
carismatico Al Baghdadi.
La scomunica di Al Qaeda.
Di lì è stato scontro aperto, con una mezza scomunica di Al
Zawahiri. Che, paradossalmente, non ha approvato alcune mosse considerate
troppo efferate e spietate dello Stato Islamico persino per un'organizzazione
assassina come Al Qaeda. L'ordine di Al Zawahiri ad Al-Baghdadi (lasciare
Minaccia sottovalutata.
Ma lo Stato Islamico, nonostante il niet dell'erede di Bin Laden, non si
è fermato. Ed ha proliferato, sempre di più, anche perché
sottovalutato. Dalle autorità irachene, ma anche da quelle occidentali.
Basti pensare che fino alla
conquista di Mosul, che ha gettato nel terrore il Paese e il mondo intero,
molti pensavano che l'allora Isis avesse "solo" tremila militanti. Anche
quando lo scorso dicembre i terroristi hanno conquistato la strategica Falluja.
Un errore madornale. Secondo alcune stime, oggi lo Stato Islamico può
contare fino a 5mila miliziani solo in Siria, e altri 6mila in Iraq. Ben oltre
le 10mila unità, dunque.
Le reclute straniere. E
qui spunta un'altra caratteristica fondamentale del mostro creato da
Al-Baghdadi. Perché lo Stato Islamico, a differenza
della stessa Al Nusra e altri gruppi terroristi che combattono in Iraq e Siria,
ha un grande appeal tra i giovani stranieri (spesso occidentali): tutti
(neo)musulmani convertitisi al jihad, che ora, secondo l'Economist, sono
almeno 3mila nelle file dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante e che
sarebbero pagati poche centinaia di dollari al mese. Secondo Peter
Neumann del King's College di Londra, l'80 per cento dei combattenti stranieri
in Siria sono passati con Al-Baghdadi.
Chi è Al-Baghdadi.
Perché Al-Baghdadi, come si diceva, è un tipo molto carismatico.
Di sicuro è nato a Samarra nel 1971. Il resto è un mistero. Il
suo vero nome non lo sa nessuno. Pare sia Awwad Ibrahim Ali al-Badri
al-Samarrai. Le prime foto che lo ritraggono sono uscite solo un paio di anni
fa. Vanta un dottorato in studi islamici, ottenuto all'università di
Bagdad molti anni fa. E i suoi miliziani lo dipingono come discendente diretto
del Profeta Maometto. L'ascesa di Al-Baghdadi è cominciata dopo l'uccisione
per mano americana di Abu Musab al-Zarqawi, allora nemico pubblico numero
uno per Washington in Iraq.
Abu Bakr Al Baghdadi in due foto
pubblicate del Dipartimento di Stato americano
La ferocia dello Stato Islamico.
Al-Baghdadi è la mente di numerose azioni terroristiche in Iraq (spesso
suicide), come gli attacchi a Mosul nel 2011. Ed è famoso anche per la
sua violenza e crudeltà verso i suoi nemici, come dimostrano i terribili
video che circolano online da giorni ma che sono solo
gli ultimi di una lunga serie: crocifissioni, decapitazioni, amputazioni. Su di
lui gli Stati Uniti hanno posto una taglia da 10 milioni di dollari.
Attualmente, solo la testa di un terrorista vale di più per Washington,
ed è proprio quella del leader qaedista Al Zawahiri (25 milioni).
Iraq, Isil pubblica foto esecuzione soldati. Esercito:
"Sono autentiche"
Armi e soldi.
L'apparato sanguinario che dirige Al-Baghdadi è ben equipaggiato, spesso
con armi rubate agli americani, e si finanzia con numerose azioni illegali,
quali contrabbando e sequestri. Lo scorso febbraio l'Isis ha spodesdato Al
Nusra dalla riserva di gas di Conoco, a Deir Ezzor, in Siria: solo questo
giacimento, secondo alcuni analisti, frutta ai terroristi molte decine di
migliaia di dollari a settimana. Ma non solo. Il premier Al Maliki ha accusato
i sauditi e altri stati del Golfo come il Qatar (che sono wahabiti, cioè
una branca del sunnismo radicale) di finanziare lo Stato Islamico e altri
gruppi terroristi contro i governi sciiti (come in Siria, anche se Assad
è alawita, una setta sciita).
"Il gruppo
jihadista più ricco al mondo". A
questo proposito, qualche giorno fa è passata praticamente inosservata
una notizia che potrebbe rilevarsi devastante per il futuro dell'Iraq e
dell'intera lotta al fondamentalismo islamico. Durante
l'ultima battaglia di Mosul, ricca di pozzi di petrolio, poi conquistata dai
terroristi, lo Stato Islamico ha sottratto (secondo il
racconto del governatore dell'istituto e alcuni media locali) 429 milioni
di dollari durante l'assalto alla sede della Banca Centrale, oltre a un gran
numero di lingotti d'oro. Il solo denaro rubato, secondo alcune stime, potrebbe
fornire i fondi necessari per reclutare 60mila terroristi all'alto salario di
600 dollari al mese. E lo Stato Islamico, a questo punto, rappresenterebbe
l'organizzazione jihadista più ricca del mondo. Diventando davvero una
minaccia globale, come lo è stata Al Qaeda.
Basti pensare che Mehdi Nemmouche, l'uomo accusato del recente attentato
al museo ebraico di Bruxelles, quando è stato arrestato in Francia
aveva con sé proprio una bandiera dell'Isis.
(articolo aggiornato il 4 agosto 2014)