Bandiera Nera – la lotta contro
ISIS
August 06, 2014
Nel
luglio 2012 organizzazioni curde hanno preso il controllo delle città e dei
villaggi nel Rojava – nella parte curda nel nord della Siria lungo il confine
con la zona curda della Turchia – senza spargimento di sangue.
Recentemente
persino il quotidiano Die Welt ha intitolato un articolo »Dove
Le
bande islamiste, ISIS (Stato Islamico in Iraq e in Siria) prima tra tutte,
stanno però cercando di portare sotto il proprio controllo aree importanti, in
particolare nella regione petrolifera nel nordest della Siria (Cizîre) e nel
nord dell’Iraq. Quasi tutte le forze regionali li sostengono direttamente o
indirettamente in questo intento. Tutti vogliono distruggere il progetto
dell’autonomia democratica nel Rojava, il progetto di una rivoluzione delle
donne, perché è una vera alternativa e quindi una minaccia per i propri sistemi
corrotti, patriarcali e ingiusti.
L‘8 e
il 9 maggio ISIS ha conquistato la seconda più grande città dell’Iraq, la città
di Mûsil (Mosul) con milioni di abitanti, che è il centro del commercio in Iraq
e la più importante stazione di passaggio verso
Chi è ISIS?
ISIS nasce dopo l’invasione dell’Iraq guidata dagli USA nel 2003. Il suo capo è
Abu Bakr al-Baghdadi. Fino all’inizio di quest’anno ISIS veniva considerata
parte della rete terroristica di Al-Qaeda, che però a febbraio si è staccata da
ISIS. ISIS si autodefinisce come più radicale di Al-Qaeda. Nel frattempo ISIS
si è staccata anche dal Fronte Al-Nusra, insieme al quale ha combattuto fianco
a fianco ancora nella guerra a Serê Kaniyê e Til Kocer (al-Yarubiyah) contro le
Unità di Difesa del Popolo YPG e le Unità di Difesa delle Donne YPJ.
Entrambe
le organizzazioni si combattono a vicenda per il controllo delle città Raqqa e
Deir ez Zor in Siria. Tuttavia Al-Nusra perde sempre più terreno. Per i curdi e
le curde fa comunque lo stesso. Chiamano tutti questi gruppi islamisti radicali
che si riuniscono e si dividono in sempre nuove formazioni, Daaisch,
l’abbreviazione araba per ISIS.
Quasi
tutti i morti che si lamentano dalla parte delle YPG/YPJ sono caduti
combattendo contro ISIS. Le maggiori perdite subite dalle YPG/YPJ sono quelle
nella lotta per la città di Til Hemis nel gennaio
Così
secondo affermazioni del centro stampa delle YPG nell‘anno
Quasi
tutta zona della Siria abitata da curdi è stata liberata dallo stato e difesa
contro gli islamisti, anche le zone di tribù arabe amiche, quella degli Shammar
nella città di Til Koçer nell‘ottobre 2013. Anche il locale valico di confine
verso l‘Iraq. In successione, numerosi uomini e donne arabi si sono uniti alle
YPG/YPJ. Nel luglio 2013 le YPG/YPJ hanno completamente liberato Serê Kaniyê
dalle bande islamiste, nonostante queste ricevessero appoggio militare diretto
dalla Turchia.
Il
problema è tuttavia che i cantoni curdi sono enclave e che zone intermedie sono
prevalentemente controllate da ISIS. Mentre la zona tra Afrîn e Kobanê è quasi
sotto il controllo di Al-Akrad – milizie curde vicine all‘ESL – e di altre
forze di opposizione, la zona tra Kobanê e Cizîre è ancora sotto il controllo
di ISIS. Questi ultimi controllano anche i due valichi di confine di Jarablus e
Til Abyad, attraverso i quali in modo continuo arrivano rifornimenti di armi,
combattenti e denaro dalla Turchia.
L’orrore
che viene da ISIS è indescrivibile. Il 29 maggio per esempio, ISIS ha attaccato
tre villaggi presunti yezidi nella regione di Serê Kaniyê, che però erano
abitati da profughi arabi, e ha massacrato 15 persone, tra cui sette bambini,
in modo orribile. Immagini di questo massacro apparse sui media curdi, ci hanno
privati del sonno per intere notti. Dato che i combattenti di ISIS credono di
andare direttamente in paradiso, ci sono anche molti attentatori suicidi. Quasi
ogni girono ci sono notizie di simili attacchi, nei quali quasi sempre sono dei
civili a perdere la vita.
Durante
il viaggio della nostra delegazione, innumerevoli persone ci hanno spiegato di
non essere proprio in grado di comprendere le crudeltà commesse da ISIS. Così
p.es. Gulistan Osman, una rappresentante di Yekitiya Star: »A un giovane di
Dêrik gli jihadisti hanno tagliato la gola. Da allora sua madre non ha più
dormito la notte. Quando sente o vede una persona da qualche parte perde quasi
la ragione.«
Le
combattenti delle YPJ ci hanno mostrato i pugnali lasciati dai combattenti di
ISIS quando si sono dati alla fuga. »Questi li usano per tagliare la gola ai
nostri combattenti «, così Melsa, una comandante delle YPJ di Serê Kaniyê. »I
loro Imam hanno dichiarato halal lo stupro di donne e bambini curdi, la
distruzione e il saccheggio «, così Melsa. »Per loro siamo cafir, miscredenti,
così come tutti che non sostengono la loro ideologia «, così ancora Melsa.
Il
24.5.14 lo studente Muhammad Muhammad è stato assassinato da combattenti di
ISIS perché ad Al Shiyukh andando verso
Al
momento in rete circolano video nei quali si vede come gente dell’ISIS dalle
auto con armi semiautomatiche sparano contro pedoni e dozzine di automobilisti
e in sottofondo si sente musica islamica.
Anche
all’interno delle proprie file si uccide brutalmente: »Coloro che volevano
lasciare il gruppo prendendo a pretesto diverse scuse sono stati massacrati
senza pietà dai capi e da alcuni componenti di grado elevato, i dawlah «, ha
riferito una persona che lasciato il gruppo. Riferisce inoltre che la
popolazione è stata costretta a pagare una »tassa«. »Coloro che si sono
rifiutati di pagare questi tributi sono stati bollati come Murtad [staccati
dall’Islam] e giustiziati, con la motivazione di aver disubbidito al capo.« Riferisce
anche di come la pressione viene mantenuta: »Chiedono ad ogni nuovo componente
un’immagine e l’indirizzo dell’abitazione e del luogo di lavoro. Questa è la
tattica di un gruppo mafioso. Chi entra a far parte dei dawlah, non può più
lasciarla da vivo! Molti fratelli vorrebbero lasciarli, ma non ce la fanno.«
A
Mûsil hanno subito spiegato che ora è iniziato un tempo nuovo: le donne devono
lasciare le proprie case solo quando è strettamente necessario. Devono portare
solo vestiti, »graditi a Dio « – abiti larghi che nascondono le forme
femminili.
Non ci
vuole molto a vedere perché decine di migliaia si uniscono agli jihadisti, in
effetti
Ogni
jihadista porta con sé una piccola chiave che dopo la morte dovrà aprirgli la
porta del paradiso, lo sentiamo dire spesso. A volte si sente persino un po‘ di
compassione da parte dei combattenti delle YPJ di fronte a tanta ingenuità, »ma
cosa dobbiamo fare con un sedicenne che ha tagliato la gola a cinque dei nostri
giovani?«, chiede Axîn Amed perplesso. »I combattenti di ISIS vanno a morire
senza paura, combattono senza sapere nulla del paese nel quale si trovano.« Il
comandate di Til Xenzir ci ha riferito di aver arrestato jihadisti di questo
genere, che credevano di combattere contro Israele. La truppa multinazionale
non ha alcun legame nei confronti della popolazione locale, questo li rende
privi di compassione e di inibizioni.
Una
forza di ISIS è di essere meno dipendente dalle donazioni dall’estero rispetto
a quanto lo sono altri gruppi. Tuttavia grazie al sostegno delle monarchie del
golfo pare che sia particolarmente robusto dal punto finanziario. Un importante
settore di entrate di ISIS sono i saccheggi e la vendita dei beni così
ottenuti. L’intervento in Siria in parte è stato finanziato con »tasse« che
l’organizzazione ha estorto a commercianti in Iraq, soprattutto a Mûsil. In
Siria ISIS si è insediata ai valichi di confine e nei campi petroliferi per
incassare pedaggi. Hanno a cuore prevalentemente le risorse economiche.
ISIS
travolge Mûsil
Il 9
giugno ISIS ha conquistato Mûsil. La città è particolarmente importante dal
punto di vista strategico per via dei vicini campi petroliferi. Anche
l’aeroporto di Mûsil è stato occupato da ISIS. Il governo irakeno ha ammesso di
aver perso il controllo dell’intera provincia di Ninowa.
Ma
questo si annunciava da tempo. Già all’inizio dell’anno Abdullah Öcalan aveva
messo in guardia rispetto al fatto che poteva verificarsi una situazione del
genere. Mûsil ha da tempo un’immagine apocalittica, già da mesi il governo
irakeno ha potuto tenere le strade verso
Pare
che centinaia di migliaia siano fuggiti da Mûsil nell’Iraq settentrionale
curdo. Nel frattempo si parte già da un milione di profughi. Centinaia di
civili, Peshmerga e soldati sono morti, PDK e YNK hanno evacuato le loro sedi.
Così
ISIS si trova anche a poca distanza da Til Koçer (al-Yarubiyah), l’unico valico
di frontiera verso il Rojava, ma questa volta dal lato irakeno. In mezzo si
trova ormai solo la zona della tribù Gergerî, che si oppone con successo ad
ISIS.
Gli
jihadisti dall’inizio dell’anno hanno già portato sotto il proprio controllo la
città di Fallujah (Al Fallujah) e ampie parti della provincia dell’Iraq
occidentale di al-Anbar. Da li pianificano regolarmente attacchi contro la
capitale Baghdad.
Perché
l’esercito irakeno ha abbandonato senza combattere una città con milioni di
abitanti?
Il
capo del governo sciita al-Maliki ha vinto elezioni parlamentari alla fine di
aprile, ma g li mancano partner di coalizione per avere la maggioranza assoluta
dell’assemblea nazionale. Evidentemente ISIS ha potuto portare dalla propria
parte numerosi capitribù sunniti e parti dell’esercito sono passati con loro.
Aperto
il vaso di Pandora
Nell’incontro
dell‘estate
L’esperto
di Vicino Oriente turco Haluk Gerger analizza il sostegno ad ISIS in questo
modo: »Gli attacchi […da parte di ISIS] vengono pianificati dalla Turchia e
Al-Qaeda li esegue, l’occidente, i nazionalisti arabi e il regime Baath
guardano altrove e fingono di non sapere nulla. Questo mostra chiaramente che
ancora una volta i curdi sono soli.«
L’atteggiamento
viene confermato dalla risposta del governo federale a una piccola
interrogazione della LINKE, secondo la quale il governo federale non sa nulla
dei massacri degli islamisti, nonostante il fatto che l’informazione e i
testimoni oculari siano accessibili al pubblico. Si è tirato fuori dalla
vicenda dicendo che non sono disponibili informazioni affidabili. Ma rispetto
ad altre questioni, quando si trattava di condannare l’autogoverno del Rojava,
era senz’altro disponibile a presentare informazioni di qualità sostanzialmente
inferiore. Questo piccolo esempio mostra un modo di procedere politico di molti
poteri occidentali, che in ISIS e Jabhat al-Nusra vedevano alleati
ragionevolmente tollerabili contro Assad e l’autogoverno curdo da sostenere
fornendo armi.
Il presidente curdo Masud Barzanî
con l’embargo e attacchi terroristici cerca di mettere in fuga la popolazione
del Rojava e di incorporare la regione di Cezîre ricca di petrolio.
Barzanî inoltre lavora da tempo
all’indebolimento del governo centrale irakeno. L’anno scorso il Governo
Regionale del Kurdistan ha portato oltre 60 000 barili di petrolio nella città
costiera della Turchia meridionale di Ceyhan senza utilizzare il sistema di
oleodotti di Baghdad. Questo ha significato una maggiore indipendenza del
Kurdistan nel commercio del petrolio, ma anche una perdita di autorità e di
entrare per Baghdad.
Milizie
di partiti siriani vicine al PDK di Barzanî sono note per aver regolarmente
collaborato con le bande islamiste. Lo riferiscono in particolare, testimoni
oculari del massacro di Til Hasil e Til Harran nell’estate del 2012, nel quale
sono state assassinate oltre 70 persone.
Tutte
le parti,
Assad
lascia passare indisturbate le truppe di ISIS attraverso il suo territorio ,
combatte l’ESL, Al-Nusra, il Fronte Islamico e altri, ma non ISIS. Combattenti
delle YPJ che sono sopravvissute all’imboscata di Til Hemis riferiscono di una
collaborazione tra il regime e ISIS in quell’area. Che le truppe di Assad
combattono ISIS è una bugia utile come pretesto per motivare forniture di armi
ad ISIS.
Che fossero
cavi elettrici, tubi, interruttori e rubinetti e simili. Così delle combattenti
delle YPJ ci hanno riferito di aver visto componenti di ISIS ritirarsi
trasportando sulle spalle delle porte che avevano rubato. La refurtiva viene
portata attraverso il ben sorvegliato confine turco e rivenduto in Turchia in
luoghi come Demirkapi nella regione di Riha.
Tutti
i combattenti stranieri di ISIS entrano in Siria passando dalla Turchia. Noi
stessi abbiamo visto che forniture di generi alimentari ritrovati nelle
postazioni di ISIS conquistate dalle YPG/YPJ provenivano dall’Arabia Saudita e
dalla Turchia e recavano la scritta »Mano nella mano Turchia e Arabia Saudita«.
Questi pacchetti di generi alimentari giacevano accanto a grosse cariche
esplosive come quelle che tra l’altro sono state usate in autobombe due
settimane fa a Til Xelef e Serê Kaniyê.
Solo
il 14.6. si è saputo che secondo indicazioni di diverse agenzie che anche forze
speciali della Turchia si trovavano a Fallujah in Iraq per l’addestramento di
forze di ISIS.
Ma per
la prima volta anche
Nell’occupazione
di Mûsil evidentemente nelle mani di ISIS sono caduti immensi arsenali di armi
dell‘esercito irakeno, così come valuta e oro per miliardi dalle banche
saccheggiate. Si trovano in una marcia trionfale e minacciano anche la seconda
città petrolifera dell‘Iraq, Kirkuk e persino la capitale Baghdad. Il 16.6 ISIS
ha travolto Tal Afar, una città in cui vivono 250 000 turkmeni sciiti che ora
si trovano in fuga verso Sengal, nella zona dei curdi yezidi.
Anche
se ora tutte le forze regionali dovessero procedere insieme contro ISIS, cosa
altamente improbabile, avrebbero difficoltà a richiudere questo vaso di
Pandora.
Gli
stati occidentali e regionali hanno creato un mostro appoggiando per anni forze
islamiste per impedire alternative anticapitaliste e democratiche, ovvero abbattere
regioni che non si sottomettevano incondizionatamente.
Peshmerga
e YPG/YPJ insieme contro ISIS?
Dopo
che l’esercito irakeno si è ritirato da Kirkuk l’intera città si trova sotto il
controllo dei Peshmerga. A Selemiye e a Til Koçer Peshmerga e YPG/YPJ già
combattono insieme contro ISIS. L’esercito irakeno invece ce l’ha fatta a
strappare, Tikrit dalle mani di ISIS.
Intanto
le YPG hanno dichiarato di essere pronte a difendere il Kurdistan meridionale
insieme ai Peshmerga. Hanno fatto appello affinché vengano messe da parte tutte
le inimicizie tra curdi e perché si proceda insieme contro gli jihadisti,
perché l’ultimo attacco è un attacco contro i tutti i curdi e le curde.
In una
dichiarazione si afferma: »Come YPG da 18 mesi combattiamo contro questi gruppi
estremisti. In molte occasioni abbiamo saputo che l’obiettivo di queste bande
di ISIS è di cancellare il popolo curdo. Abbiamo raccolto esperienze preziose
nella nostra resistenza contro le bande e i e le nostri/e combattenti hanno
combattuto eroicamente.«
La dichiarazione delle YPG
finisce con un appello a tutti i popoli del Kurdistan di rafforzare la propria
unità e di fare resistenza insieme, oltre i confini dei partiti. Le YPG hanno
preso molto sul serio la sicurezza dei popoli del Rojava, che fossero assiri,
arabi, turkmeni, aramei o caldei, e l’hanno garantita, così Sipan Hemo,
portavoce delle YPG.
Tra
coloro che sono colpiti dall’invasione di ISIS ora sembra mostrarsi quanto meno
un atteggiamento autocritico. Così il governatore di Kirkuk, Najmeldin Karim,
ha dichiarato che è stato un grave errore dare credito alle accuse del PDK, che
PYD e YPG siano »antidemocratici«. Ha dichiarato: »Non abbiamo capito PYD/YPG e
abbiamo fatto un errore, resistono da anni contro ISIS, mentre noi con un
esercito di un milione di soldati irakeni non abbiamo resistito nemmeno per
poche ore.«
Il
co-presidente del PYD Salih Muslim Muhammad ha dichiarato a Bianet: »Alcune
persone ancora non vedono i fatti: ISIS è solo uno strumento in mani altrui. Le
forze che stanno dietro sono quelle decisive.«22
»Ma
l’occidente deve interrogarsi sul perché per tanto tempo è stato a guardare
mentre alleati fornivano armi alla Siria che poi finivano nelle mani di
estremisti. Deve finalmente riconoscere quello che è in gioco in Siria e modificare
la propria politica «, così Rainer Hermann della FAZ.
A
questo va aggiunto solo che l’embargo contro il Rojava deve finalmente cessare
e che ora tutte le forze devono sostenere le curde e curdi che in tutta
evidenza sono gli unici in grado di fermare le bande terroristiche e ad avere
un progetto per un Medio Oriente democratico.
*
Per tutto il mese di maggio una delegazione costituita dall’etnologa Anja
Flach, dallo storico Michael Knapp e dall‘ecologo Ercan Ayboga Rojava ha
vistato le zone curde liberate nel nord della Siria.
Tratto
da Kurdistan Report 174. Edizione, Luglio/Agosto 2014