SCENARIO
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07 Agosto 2014
Oscurata dalla guerra di Gaza,
la guerra dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) è
sconfinata in Libano.
Ufficialmente le forze regolari combattono al nord contro i gruppi di
estremisti sunniti che, dall'esplosione della guerra civile in Siria, penetrano
dai centri lungo la frontiera, minacciando la stabilità del Paese.
Da anni si parla di effetto domino per gli scontri, anche con numerosi morti,
tra le milizie sunnite e i supporter sciiti dell'Hezbollah libanese. Ma la
situazione è, da qualche settimana, molto più grave.
IL FOCOLAIO DI ARSAL. Ad Arsal, villaggio vicino al confine siriano e a
un centinaio di chilometri dalla capitale Beirut, almeno 14 soldati sono stati uccisi, e decine di
altri risultano feriti o dispersi, dopo «intensi combattimenti con i
ribelli islamisti della Siria», ha informato il governo.
Tra la ventina di miliziani uccisi, stando alle informazioni diffuse dalla tivù
di Hezbollah al Manar, ci sarebbe l'affiliato dell'Isis Abu Hasan al
Homsi. E ad Arsal, sempre secondo la versione degli sciiti libanesi - longa
manus dell'Iran e sul campo in Siria al fianco del regime - la battaglia
sarebbe infuriata dopo l'arresto di un affiliato di punta dell'Isis, il
comandante Imad Ahmad Jomaa.
RAPPRESAGLIA JIHADISTA. Per rappresaglia le milizie jihadiste locali,
con supporter sia dei califfi iracheni sia dei rivali di al Nusra, avrebbero
contrattaccato, sequestrando una ventina di soldati, ferendone un centinaio e,
come da prassi nel nord dell'Iraq e della Siria, mandando a morte una dozzina
civili, inclusi cinque bambini.
La violenza
dilaga anche a Tripoli
I sequestri di soldati e le esecuzioni di civili
non sono un'esclusiva dell'Isis.
Oltre che dal movimento di Abu Bakr al Baghdadi, espulso da al Qaeda e
architetto del califfato nelle vecchie terre del Levante (Sham), rapimenti e
violenze sono compiute dai qaedisti di al Nusra, ramificati in Siria e con basi
nelle areee confinanti di Libano e Turchia.
LIBANO DIVISO. Nel Paese dei cedri, storicamente spaccato tra
sciiti e sunniti, la versione è quindi diversa. Per i sostenitori
sunniti, i nuovi califfi di Siria e Iraq non avrebbero affatto invaso il
Libano. I sanguinosi combattimenti nel villaggio di frontiera sarebbero, più
semplicemente, dovuti a una nuova crisi, come quelle esplose, sempre ad Arsal,
nel 2012 e nel 2013, per i ripetuti tentativi dell'esercito libanese e siriano
di colpire i ribelli sunniti anti-Assad, nascosti nel centro.
Respinti dalle truppe di Hezbollah e dall'esercito, dalle zone occupate siriane
gli insorti - gruppi sunniti sempre più radicalizzati - si sarebbero
dunque rifugiati oltre il confine, nel villaggio di montagna di Arsal,
diventato un focolaio di rivolta.
L'ALLARME DI HEZBOLLAH. I gruppi anti-Assad libanesi negano
che nel centro si stia formando un santuario dell'Isis, peggiore dei vivai di
al Qaeda, mentre le grancasse di Hezbollah alimentano l'allarme.
La contrapposizione dei fronti, esasperata da tre anni di guerra, si sta
acuendo anche lungo la costa, provocando decine tra morti e civili, nella
polveriera libanese. A Tripoli, seconda città del Paese a un centinaio
di chilometri da Arsal, una bambina di 12 anni è morta, colpita da una
pallottola vagante, durante le proteste di piazza dei sunniti contro
l'intervento dell'esercito al confine.
L'EMERGENZA PROFUGHI. Nella cittadina di Arsal, tra l'altro, tra gli
oltre 100 mila rifugiati si trovano più di 1.000 bambini siriani
scappati dalla guerra.
Più di un terzo dell'oltre 1 milione di profughi arrivati in Libano,
secondo i dati dell'Onu, vivono nei campi della vicina valle della Beqa,
la regione a sud di Arsal. «Gli ospedali sono
pieni. Presto avremo penuria di medicinali e non potremo più curare i
feriti. La situazione è miserabile», ha
denunciato il municipio della cittadina.
Armi e soldi a
Beirut contro l'Isis
Se non tamponato, presto in Libano il bagno di
sangue potrebbe essere molto maggiore che durante la resa incondizionata di
Mosul in Iraq, dove pure l'Isis fa pulizia etnica tra le minoranze religiose,
donne e bambini.
Per le crisi precedenti il governo libanese, che valuta di chiudere la
frontiera con
Dopo la cattura in Libano di Jomaa, capo jihadista di Fajr al Islam allineato
sia con l'Isis sia con al Nusra, entrambi i movimenti terroristici hanno
giurato vendetta all'esercito libanese: non è chiaro, di conseguenza,
quale dei due gruppi abbia effettivamente reagito ad Arsal.
L'AVANZATA DEI CALIFFI. Con l'avanzata dell'Isis in Iraq e la fondazione di un
califfato islamico, tuttavia, le milizie di al Baghdadi sono rientrate in
Siria, forti dell'abbondanza di armi, denaro e combattenti, scalzando
progressivamente i rivali di al Nusra.
Attratti dai successi di al Baghdadi e dal miraggio della restaurazione di una
Grande Siria, parecchi estremisti di al Nusra starebbero confluendo tra le file
dei califfi in nero iracheni. E anche le posizioni riguadagnate a fatica,
nell'ultimo anno, dall'esercito di Assad e da Hezbollah sono state rapidamente
riconquistate dall'Isis, arrivato a lambire i confini con Turchia, Libano e
Giordania.
Ultimamente, poi, in Iraq le legioni di al Baghadi hanno avuto la meglio anche
in alcune postazioni controllate dai curdi, costretti a chiedere rinforzi
all'aviazione irachena: altro motivo, questo, di forti preoccupazioni.
ARMI DA FRANCIA E SAUDITI. Riunito per l'emergenza, il governo libanese
ha escluso trattative con i «ribelli islamisti», chiedendo ai
francesi di «accelerare una fornitura di armi già approvata»
e in dirittura d'arrivo.
Parigi ha approvato senza indugi e l'Arabia Saudita ha inviato a Beirut i 3
miliardi di euro necessari per l'acquisto immediato della commessa, oltre a 1
miliardo di euro per rafforzare l'esercito.
Da Bruxelles, anche l'Unione europea ha chiesto alla comunità
internazionale di «sostenere le autorità e i servizi di sicurezza
libanesi».
Tutti temono per la stabilità del Paese dei cedri.