Lettera43

In Iraq, i califfi dell'Isis schiavizzano donne e costringono i ragazzi all'arruolamento, pena la cacciata da case e famiglie. All'estero i jihadisti dello Stato islamico mietono proseliti, non solo tra gli uomini e non solo nei Paesi musulmani.
LA PUBBLICITÀ DI AL ADNANI. Questa tendenza è indubbiamente anche il riflesso della propaganda mediatica, nella quale il capo della comunicazione e leader dei miliziani in nero Mohammad al Adnani è abilissimo, soprattutto su internet.
Il numero dei simpatizzanti all'estero potrebbe essere gonfiato. Tuttavia è da subito apparso chiaro come i nuovi padroni del nord di Siria e  Iraq (l'antico cuore dello Sham, la Grande Siria del Levante) fossero in discreta parte stranieri: ceceni, indonesiani, musulmani cresciuti negli Usa ed europei.
IL MARKETING DEL MALE. Proclamato il califfato, al Adani ha intensificato la campagna pubblicitaria, distribuendo video dal media center pulsante di Al Hayat. E il capo supremo Abu Bakr al Baghdadi, alias califfo Ibrahim, a suo dire ogni giorno recluta schiere di occidentali entusiasti.
A quanto pare, la testa mozzata che, in occasione dei mondiali, rotolava su Twitter con l'hashtag World Cup («è il nostro pallone») non ha scandalizzato, ma attratto, al pari delle esecuzioni filmate e diffuse in Rete senza censura.
LE DONNE DEI CALIFFI. C'è una fascinazione dei jihadisti dell'Isis, che confezionano cupi slogan del male in attraenti prodotti di marketing. Dal 2013 solo dalla Germania, da cui pare provenire l'artefice del successo di al Hayat, l'ex rapper “Deso Dogg” Abu Talha Al Almani, sarebbero partiti 400 neo islamisti dell'Isis.
Altrettanti, secondo il governo britannico sarebbero decollati dalla Gran Bretagna. Il flusso verso il califfato cresce. E tra i residenti della Grande Siria ci sarebbero anche alcune ragazze europee, convinte online dalle «consorelle» a sposare i califfi islamici.

«Felici di essere spose di martiri»: su Twitter le militanti occidentali della jihad

Dal Regno Unito, le autorità denunciano una dozzina di britanniche votate all'Isis. Numeri che per Londra sono destinati a ingrossarsi tra i soggetti più vulnerabili, grazie al tam tam crescente su blog e social media.
«Non sarò mai in grado di descrivere a parole quanto stia bene qua», scrive per esempio Umm Layth, che su Twitter si presenta come la moglie inglese di un mujaheddin dell'Isis, «Allah Akbar, è impossibile descrivere ciò che si prova ad aspettare, con le sorelle, notizie da un marito martire».
IN FUGA DA EUROPA E USA. Ad aprile, quando l'Isis avanzava in Siria e Iraq, due austriache di 15 e 16 anni scomparse a Vienna erano state segnalate in Siria all'Interpol. A maggio due gemelle di Manchester sono scappate di casa per sposare due jihadisti, in Medio Oriente. E a luglio, il Fbi ha arrestato un'infermiera 19enne, convertita all'Islam, mentre si imbarcava su un aereo verso la Turchia, con destinazione finale Siria.
Per gli analisti del Site Intelligence Group, organizzazione Usa che monitora l'attività dei jihadisti su internet, il reclutamento di donne dell'Isis avrà sempre più successo.
AGENZIE MATRIMONIALI. «Nell'estate 2014 le reti online sono migliorate per risalto e raffinatezza, con contenuti specifici per jihadiste», spiegano, «il califfato è in grado di creare un indotto, per agevolarne lo spostamento dall'Europa al Medio Oriente».
In Rete Umm Layth (con più di 2 mila seguaci su Twitter) ha distribuito Diario di un migrante, manuale di orientamento in inglese per le spose dei martiri. Nel nord della Siria, ad Al Bab, l'Isis avrebbe inoltre aperto un'agenzia matrimoniale ad hoc per stringere le unioni.

Video seriali e magazine in inglese: la campagna internazionale del network al Hayat

La campagna dell'Isis per arruolare combattenti uomini è ad ampio spettro, in tutti i continenti.
A luglio, in occasione della festività dell'Eid al-Fitr per la fine del Ramadan, per esempio, il network al Hayat ha diffuso online un video di auguri di una ventina di minuti, con interviste di mujaheddin che dicono di arrivare da Belgio, Finlandia, Indonesia, Inghilterra, Marocco, Sudafrica, Tunisia e Stati Uniti, incoraggiando, con slogan pubblicitari, il «sogno» di vivere, in prima persona, nel califfato di al Baghdadi.
Per gli indonesiani, l'Isis ha lanciato su Youtube un altro filmato di otto minuti, dal titolo inglese Join the ranks, «entra nei ranghi», con immagini e musiche accattivanti.
Alla Germania, i jihadisti neri che, in pochi mesi, hanno ucciso almeno 5.500 persone, terrorizzando oltre 1 milione di sfollati (dati Onu), hanno invece rivolto un video della serie Mujatweets, in alta definizione, con protagonista un miliziano tedesco che consola i martiti feriti in ospedale.
AUDIENCE OCCIDENTALE. Il combattente dell'Isis alterna l'arabo al tedesco e i sottotitoli in inglese, presenti in tutti i filmati, indicano che la propaganda è per un'audiece occidentale.
In un altro video, un jihadista distribuisce sorridente gelati ai bambini affamati. Altri messaggi della campagna sono stati inviati dagli account in inglese, francese e tedesco su Twitter di al Hayat, che online pubblica anche il magazine in inglese Dabiq.
Appena un account dell'Isis viene oscurato, i califfi ne aprono subito altri, sotto altre sigle. Su tutti spicca il media center, in Rete da aprile e forse guidato da Deso Dogg. L'ex rapper era stato dato per morto in uno scontro con i rivali di al Nusra, ma secondo altre voci è vivo e attivissimo nel reclutamento.
ITALIA, FENOMENO RIDOTTO. Donne e uomini non importa, la campagna di al Hayat è sempre più aggressiva. In Italia, il fenomeno delle conversioni è più ricoscritto che negli altri Paesi dell'Ue: i mujaheddin andati a combattere in Siria - per lo più immigrati arabi di seconda e terza generazione, delle regioni del nord e internet-addicted - si contano sulla punta dì una mano. Finora almeno.