Isis, kurdi, medioriente: serve
una rivoluzione anche del pensiero
September 01, 2014
Un
tentativo di comprendere al di là della retorica internazionale
Il ghiaccio
frantumato viene messo nei secchi, dove poi vengono messe bottiglie di acqua e
bevande. Rapidamente il calore del sole scioglie il ghiaccio e trasferisce il
calore alle bottiglie. Bevute subito le bevande raffreddate, rimane l’acqua,
che, sotto il sole caldo di oltre 50°, comincia lentamente a evaporare. Questi
cubetti di ghiaccio sciolti che evaporano nella calura del deserto sono forse
la migliore metafora per descrivere quanto sta accadendo in Medio Oriente. Qui,
tutti i sistemi sociali con i loro relativi impianti teorici e cognitivi,
congelati da 5000 anni come in un freezer, si stanno dissolvendo, oggi,
evaporando rapidamente. In questo senso possiamo definire questa evaporazione
come uno stato di caos.
Nelle colline
retrostanti Mahmura come nel Medio Oriente, ma non solo, è possibile vedere
tutte le versioni delle attuali potenze dominanti e anche una combinazione di
tutte le dinamiche sociali che resistono.
Il sistema
capitalista è il responsabile della creazione e del foraggiamento delle bande di
ISIS, che hanno occupato e saccheggiato la cittadina e il campo profughi di
Mahmura.
I guerriglieri
sono arrivati dai monti Qandil, e hanno posto le bande di predoni di I.S. sotto
un continuo tiro di fuoco; mentre sul lato posteriore della valle il PUK e i
peshmerga del PDK e Gorran aspettavano con preoccupazione. Da Mahmura, intanto,
vengono sparati continuamente colpi di mortaio verso le colline circostanti. I
guerriglieri tengono sott’occhio le postazioni dominanti del campo, seguono 24
ore su 24 i movimenti nel campo e i cecchini tengono sotto tiro con un’arma a
lunga gittata che hanno costruito in montagna e che hanno chiamato “Zagros”. Un
rumore nel cielo si avvicina e poi svanisce, segnalando che i droni americani
stanno sorvolando le nostre teste. Nel deserto, dall’orizzonte, giungono fin
sulle colline lampi ed esplosioni, ad annunciare un bombardamento da parte del
governo di Baghdad.
Le forze della
guerriglia, provenienti da quasi ogni parte della Mesopotamia e composte da
gente di ogni età, colore, sesso, dai dintorni di Mahmura scrutano con
attenzione i movimenti dei banditi nel campo profughi e in città. Ma chi sono
questi banditi? Questa, denominata ISIS, è una banda che ha trascinato in una
spirale di violenza e brutalità soprattutto il Kurdistan occidentale (Rojava),
in Siria, e il Kurdistan meridionale, in Iraq, fino a Mahmura, che si trova
proprio nel mezzo delle principali città e regioni del Kurdistan meridionale
come Kirkuk, Mosul, Suleymania, Hewler (Erbil). L’ISIS occupa e saccheggia Mahmura
il 5 di agosto; il 10 di agosto comincia la controffensiva dei guerriglieri del
PKK e della milizia di Mahmura, insieme sotto la bandiera della difesa del
Kurdistan unito, che dalle colline scendono su Mahmura. Le bande di ISIS non
riescono a opporre resistenza e sono costrette a una fuga precipitosa dalla
città, senza avere il tempo di minare il terreno, né di portar via i propri
mezzi, armi, munizioni, e nemmeno i corpi dei propri morti, si ritirano nel
deserto verso il fiume Tigri.
Entriamo così nel
campo di Mahmura, con tutte le precauzioni per la sicurezza: preceduti dalle
unità di esperti in esplosivi e sotto la copertura di combattenti rimasti
afoto1 sorvegliare il campo dalle colline contro possibili agguati, le squadre
di guerriglieri e miliziani si dividono in piccole unità per setacciare il
terreno quartiere per quartiere, strada per strada, casa per casa, stanza per
stanza. Si verifica solo una breve sparatoria, con un membro di ISIS che era
rimasto ferito e non era riuscito a fuggire, e che verrà neutralizzato dai
nostri cecchini. A Mahmura, nelle case saccheggiate e abbandonate da questi
banditi, sono cadute tutte le falsità raccontate dall’ISIS a tutta la gente che
è venuta a combattere da ogni parte del mondo pensando di partecipare a una
“guerra santa”. In tutte le case abbandonate dai banditi in fuga, l’irruzione
delle forze della guerriglia ha smascherato i loro veri obiettivi, trovando le
valigie piene di soldi, oggetti di valore, oro, gioielli, pronte per essere
trafugate. Quel che ci siamo trovati di fronte non sono i segni di una sacra
causa e dei suoi militanti, quanto piuttosto le tracce lasciate da una banda di
ladri in fuga. Tra i membri morti delle bande abbiamo trovato arabi, curdi,
turchi, ceceni, afghani, europei e americani, una rete di ladri e assassini
quasi universale.
Se le bande di
ISIS hanno provato a trasformare questo mondo in una nuova Sodoma e Gomorra,
hanno trovato a rispondergli le forze di difesa di un popolo, con la loro
determinazione a difendere non solo i civili in fuga, ma l’onore dell’umanità. Da
Zagros e Kandil sono arrivati in migliaia, unendosi agli uomini e alle donne
dei tre cantoni dell’autonomia democratica del Rojava, e ai giovani yezidi
sotto attacco, senza paura.
Ognuno può
vederlo. I giornali, le televisioni, i social network, sembrano ora dare
informazioni quotidiane sui recenti avvenimenti. Tuttavia, come in precedenza,
non indagano le cause, ma costruiscono una narrazione plausibile per
giustificare l’intervento occidentale.
L’America e
l’Europa prendono posizione contro I.S., i peshmerge vengono armati. Si, è
vero! Però contro chi e per quale motivo? Già i peshmerge avevano una
superiorità numerica e militare rispetto a I.S. Rispetto alle posizioni sotto
loro controllo avevano la possibilità di resistere tranquillamente, però non
hanno resistito. foto0Hanno abbandonato rapidamente i posti controllati senza
opporre resistenza. I risultati più feroci e drammatici di questa scelta si
sono visti a Sinjan. Se non ci fosse stato il sistema del PKK e le forze delle
HPG avrebbe potuto succedere qualcosa di simile nel campo di Makhmour. I
peshmerge che sia come tecnica militare sia come superiorità numerica erano
meglio equipaggiati delle HPG, hanno abbandonato anche Makhmour senza
resistere. Se non ci fosse stata la resistenza dei piccoli gruppi delle HPG e
dei miliziani di Makhmour, Hewler (Erbil) sarebbe diventata una seconda Mosul.
La domanda è: se
i peshmerge non hanno resistito contro le bande di I.S., allora perchè
dovrebbero essere armati? I guerriglieri del PKK e le forze delle YPG nei
cantoni del Rojava (Kurdistan occidentale), a Rabbia , a Sinjan, a Makhmour, a
Kirkuk, a Celewla e a Germiyan, stanno combattendo nonostante siano segnalati
nella lista delle organizzazioni terroristiche di Europa ed America. Mentre si
sta organizzando un sistema tipo KCK (Confederazione delle Comunità Curde) per
unificare le dinamiche della zona e si sta costruendo un sistema di
confederalismo democratico nella regione, perché il PKK è ancora segnalato come
organizzazione terroristica da parte dell’Europa, dell’America, della Turchia,
dell’Iraq e anche del Kurdistan Federale? Mentre il sistema degli stati-nazione
come
Chi sono coloro
che stanno attacando il PKK e chi rappresentano in realtà? La risposta è
semplice. I.S. è la forza armata del sistema capitalistico e imperialistico che
porta avanti le aggressioni. Invece il PKK è il rappresentante collettivo della
vita libera dei popoli del Medio Oriente. Le dinamiche incrociate sono queste.
I.S. è l’ultima evoluzione del sistema maschilista, invece il PKK è la forza
che sta resistendo e che costruisce una nuova forma naturale, democratica,
delle dinamiche a livello locale. Il resto è un’operazione volta a costruire
false percezioni e una guerra sporca. Formulare pensieri nel caos attuale fa
sorgere delle domande. Ci troviamo in un momento in cui porre domande sugli eventi
accaduti e che accadono in Medio Oriente. Se si pongono le giuste domande, le
risposte saranno chiare. Basta che si abbandonino le percezioni classiche e che
come dice Ocalan:“abbiate il coraggio per pensare”
di Suveyda
Mahmud
http://www.infoaut.org