Isis: i Curdi di Kobane sotto
assedio dei tagliagole hanno bisogno di tutti noi
September 30, 2014
“Vivere è
bello, quando si è liberi,
tutti, uomini e donne, non tu e io soltanto,
liberi di dire la nostra,
di vagabondare per mari e terre,
liberi di bere e mangiare, di lavorare e giocare,
liberi di sceglierci il cammino…”
Questo è un
brano tratto da libro “Canti d’amore e di libertà del popolo curdo”, a cura di
Laura Schrader. Il popolo Kurdo in Siria da alcuni anni ha creato una regione
autonoma: il Rojava, formata da tre cantoni e gestita con una democrazia
municipalista di stampo socialista e libertario dove vivevano in pace e
integrazione tutte le diverse etnie. Uno di questi cantoni, il Kobane, è da
giorni assediato dal Califfato Islamico: i tagliagole jihadisti a noi più noti
per aver sgozzato giornalisti e cittadini occidentali. Noi riceviamo notizie
dell’Isis dai media, il popolo curdo li combatte di prima persona sui monti e
in ogni dove da più di due anni. Soprattutto i kurdi del Rojava hanno nemici
ovunque perché a differenza dei filo occidentali kurdi iracheni, guidati dal
clan Barzani e difesi dai Peshmerga e alleati occidentali, i curdi siriani sono
socialisti, ecologisti, le loro donne sono femministe, imbracciano i fucili e
sono difesi dal YpG e dal PKK.
Il problema
sorge perché proprio il PKK è definito da noi Occidentali e dalla nemica
Turchia, un’organizzazione terroristica, per questo motivo Kobane stenta ad
attrarre l’attenzione dei media occidentali ed è malvista e ritenuta nemica
dalla confinante Turchia. Molti giornalisti e analisti politici occidentali
però, hanno iniziato ad evidenziare come il PKK, assieme all’YpG, siano le
forze più importanti in campo contro il Califfato. Recentemente gli Yazidi in
fuga dai terroristi isis sono stati tratti in salvo proprio dal PKK e il mondo
non ha più potuto tacere questa verità. YpG e PKK hanno combattuto affianco ai
Peshmerga in aiuto all’Iraq, hanno combattuto coperti dai bombardamenti
americani. Il mondo inizia a chiedersi se sia ancora giusto e se lo sia mai
stato, tenere nella lista dei terroristi internazionali, fieri combattenti e
partigiani che hanno salvato un’etnia dallo sterminio e genocidio. Ma tutto
rimaneva per lo più sottotono fino a due giorni fa, quando
Il 27 settembre
sul NYT finalmente è uscito un pezzo della corrispondente in zona e si è
parlato apertamente dell’ambiguità turca: da una parte Erdogan non vuole
perdere gli americani, dall’altra, non vuole aiutare i curdi del Rojava perché
la loro stessa esistenza è vissuta come una minaccia. In realtà l’importanza
cruciale di tutto il Kurdistan mina sia l’integrità dell’Iraq sia quella della
Turchia. Bisognerà ridisegnare nuovi confini perché l’importanza dei
combattenti curdi contro il Califfato non è più negabile. I Kurdi iracheni
chiederanno di riconoscere il Kurdistan come stato, quelli del Rojava, se non
sarà raso al suolo, chiederanno autonomia e libertà anche alla Turchia che nega
addirittura che i curdi turchi parlino e studino la loro lingua natale,
chiedendo le loro scuole. Che piaccia o meno il Rojava è un esperimento
importante di democrazia diversa, davvero diretta e dal basso e di socialismo
libertario. Il Pkk ha fatto una svolta storica e Ocalan ha abbracciato da tempo
teorie libertarie, ecologiche, ispirate all’anarchico Murray Bookchin che si
basa su assemblee popolari e confederalisimo civico. Gli attivisti Kurdi su
twitter e con comunicati al limite della disperazione ci chiedono sostegno in
ogni modo: attraverso Tweetstorm, sit-in, articoli. Hanno bisogno del massimo
della nostra solidarietà.
Tutto il popolo
Kurdo minacciato barbaricamente chiede a noi occidentali di alzare la nostra
voce e dare solidarietà ognuno con i suoi mezzi e possibilità alla loro lotta. I
Kurdi stanno difendendo anche noi dai terroristi, sono gli unici che resistono
da settimane alla loro avanzata. Immaginate o ricordate come eravamo noi
durante il fascismo, con i nazisti a Roma e nei nostri paesi. Loro stanno
combattendo con la vita lo stesso terrore, dalla confinante Turchia ogni giorno
curdi e partigiani scavalcano la frontiera per andare in aiuto, nonostante le
poche armi e a costo della vita, aiutiamoli perché anche il silenzio uccide.
Questo è il link
della Croce Rossa Kurda per fare donazioni per medicinali e aiuto ai bambini e
rifugiati. Questo è il link della rete Italiana di solidarietà al popolo Kurdo:
lunedì a Roma ci sarà un sit in così come sta avvenendo in tutte le capitali
europee e in Usa.
Barbara
Collevecchio – Huffington Post