08 -10- 2014
Manifestazioni
anti-Isis in tutto il paese. Il presidente è accusato di voler veder caduta la
città siriana per poter attaccare Damasco. E su Ankara pesano i 180 jihadisti
liberati.
di Chiara Cruciati
Roma, 8 ottobre 2014, Nena News – Le
dichiarazioni con cui i vertici turchi si riempiono la bocca in questi giorni
sono crollate come un castello di carta ieri: dodici morti, almeno
dodici, durante scontri tra manifestanti curdi e polizia turca. Sei di loro
sono stati uccisi a
Il ministro degli Interni, Efkan Ala, ha
accusato i manifestanti di “aver tradito il loro paese” e minacciato
conseguenze “imprevedibili” nel caso di ulteriori proteste: “La
violenza sarà affrontata con la violenza. Quest’attitudine irrazionale dovrebbe
essere subito abbandonata e i manifestanti dovrebbero lasciare le strade”.
Immediata la risposta del Pkk, che ha chiamato la comunità curda a tornare in
piazza.
Le proteste – che nelle stesse ore si
tenevano anche in Europa: un gruppo di manifestanti curdi ha fatto irruzione
della sede del Parlamento Ue – sono esplose in quasi tutto il paese, da Ankara
e Istanbul alla provincia sud di Mardin, nelle città di Sirte, Batman e Mus,
dove è stato imposto il coprifuoco già da ieri pomeriggio. Scontri anche lungo
il confine con la Siria, dove le forze militari hanno lanciato lacrimogeni per
disperdere la piccola folla che tentava di passare la rete. Il dito è
puntato contro il presidente Erdogan, accusato di essere solo un bugiardo: la
Turchia, dicono i manifestanti, ha abbandonato Kobane e resta in attesa che
cada.
Per ora i fatti sul terreno paiono dar
ragione ai manifestanti curdi: dopo il voto del parlamento della scorsa settimana
che ha dato mandato al governo per il dispiegamento di truppe all’estero, l’esercito
turco ha inviato una trentina di carri armati al confine con la Siria e ha
disperso le proteste alla frontiera. Niente di più. Ieri Erdogan è tornato a
premere sulla coalizione per un intervento via terra e a ripetere che “Kobane è
sul punto di cadere”. L’obiettivo di
In tal senso la presa di Kobane da parte
jihadista sarebbe un ottimo pretesto: città strategica, al confine con la
Turchia, permetterebbe alle milizie di al-Baghdadi di controllare tutto il
corridoio di territorio che da Aleppo arriva alla roccaforte islamista Raqqa, e
che prosegue verso la frontiera con l’Iraq. Con Kobane, l’Isis
diverrebbe una concreta minaccia alla stabilità turca. E infatti
Sul piano curdo, a frenare l’intervento a
favore della comunità di Kobane sono gli stretti legami con la resistenza curda
turca. A Kobane in queste settimane combattono i miliziani
A peggiorare la posizione di Erdogan la
notizia dello scambio di prigionieri trattato con lo Stato Islamico per il
rilascio dei 49 ostaggi, catturati a Mosul a giugno. Ieri la Gran Bretagna ha
chiesto chiarimenti ad Ankara in merito a quanto apparso sulla stampa: 180
miliziani dell’Isis, curati – pare – in ospedali turchi sono stati liberati per
poter avere indietro i 49 prigionieri.