28 -10- 2014

Il rapporto del Congresso Regionale del Kurdistan:le dichiarazioni internazionali e l’opportunismo di Ankara che ha visto nell’Isis la migliore delle opportunità.

(Vedi Parte 1)

del Congresso Regionale del Kurdistan*

Bruxelles, 28 ottobre 2014, Nena News – Ricordando Srebrenica, Vukovar, Ruanda, Halabja, Shengal…? Probabilmente non ci siamo mai perdonati per questo. Se non vogliamo che si ripeta a Kobanê, dobbiamo agire ora. Non è nostra responsabilità sostenere la resistenza curda a Kobanê? 

5.     Dichiarazione del Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite

Il rappresentante delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, ha invitato la comunità internazionale e la Turchia a Ginevra il 10 ottobre 2014 per intraprendere azioni decisive per proteggere i civili e impedire che la città cada sotto il controllo dell’ISIS. De Mistura ha paragonato la situazione di Kobanê all’assedio di Srebrenica e ha detto:

“Ricordate Srebrenica? Noi si. Non abbiamo mai dimenticato. E probabilmente non ci siamo mai perdonati. Io ero in zona. Non ero a Srebrenica, ma facevo parte del personale della generazione del segretariato delle Nazioni Unite che si sentiva male quando si rese conto che ci si stava concentrando su Dubrovnik, su Sarajevo e Srebrenica cadde. Ricordate Vukovar, ricordate il Ruanda. Abbiamo raccontato noi stessi, sulla base dei principi che il Segretario Generale Ban Ki-moon continua sempre più ad enfatizzare, gli Human Rights Up Front, e cioè che quando esiste una minaccia imminente per i civili non possiamo, non dobbiamo restare in silenzio.

“Ci sono un sacco di motivi politici, ragioni strategiche che possono indicare che è difficile fare qualcosa al riguardo. Ma il Segretario Generale ha chiaramente fatto una dichiarazione dicendo che chiunque sia in grado di fare qualsiasi cosa la dovrebbe fare. Si prega di prendere provvedimenti per proteggere i civili, in questo caso di Kobanê -Ayn al-Arab. Abbiamo uno scenario internazionale per giustificare qualsiasi tipo di azione? Bene, la risoluzione 2170 parla molto chiaro. Chiunque può dovrebbe fare quello che può per controllare ed eventualmente fermare questo movimento terroristico atroce, soprattutto quando questi stanno indicando chiaramente dove si stanno dirigendo. Esiste il diritto umanitario. Esiste Srebrenica. Ci sono le immagini che non vogliamo vedere, non possiamo vedere, e spero che non vedrete persone decapitate, tra i difensori e i civili. Questo dovrebbe in teoria produrre abbastanza aderenza”. 

Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon e l’Ufficio per l’Alto Commissariato per i Diritti Umani hanno anche espresso gravi preoccupazioni per la minaccia di massacri contro i curdi a Kobanê.

Dichiarazione dell’Unione Europea

“Siamo profondamente preoccupati per la sicurezza e la situazione umanitaria in Kobanê e il resto della regione curdo-siriana, autoproclamatasi autonoma, dopo tre settimane di assedio e feroci combattimenti contro l’ISIL. Il popolo di Kobanê ha dimostrato alla comunità internazionale la volontà di utilizzare tutti i mezzi per proteggere i propri diritti fondamentali e i valori e di resistere all’oppressione.

“Condanniamo fermamente l’ISIL e la sua offensiva a Kobanê e rimaniamo impegnati a svolgere il nostro ruolo fino in fondo nella lotta contro l’ISIL e in solidarietà con tutte le persone che soffrono a causa delle azioni dell’ISIL. L’UE, la Turchia e tutti gli altri partner regionali e internazionali, devono collaborare di più per isolare e contenere la minaccia dell’ISIL. L’UE continua a sostenere pienamente gli sforzi diplomatici del rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Siria Staffan De Mistura verso una soluzione politica della crisi siriana.

“Siamo anche molto preoccupati per le recenti violenze affiliate in Turchia e per la perdita della vita. Chiediamo a tutte le parti di impegnarsi nel dialogo per risolvere le divergenze, e ribadiamo il forte sostegno dell’UE per il processo del governo per la risoluzione curda. L’UE è occupata dall’urgenza della situazione e sta lavorando ai dettagli di un pacchetto aggiuntivo significativo di ulteriore supporto”. 

7.     La città che scuote il mondo ha resistito e dimostrato che non cadrà

7.1 La città che scuote il mondo

Una città curda al confine tra Turchia e Siria, Kobanê, si è rivelata essere la Stalingrado di oggi, una città circondata in Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale che ha resistito ed è diventata un punto di svolta nella guerra. Kobanê è stata assediata su tre lati dall’ISIS e i combattenti curdi (YPG/YPJ) hanno combattuto nel raggio di 30 km per più di tre settimane. Nell’ultima settimana il combattimento è divenuto costante nella vicina zona di lotta della città sostenuta dagli attacchi aerei della coalizione.

Nonostante le aspettative di molti, tra cui il Capo di Stato Maggiore americano, Presidente Generale Martin Dempsey, il quale ha dichiarato di essere ‘timoroso che Kobanê cadrà’, Kobanê ha resistito e ha è dimostrato che non cadrà. La gente di Kobanê e i combattenti curdi non solo hanno dimostrato la loro capacità di resistenza, ma sono anche divenuti un importante simbolo e stimolo per manifestazioni di massa in tutto il mondo. Decine di migliaia di curdi sono scesi in piazza e hanno organizzato varie manifestazioni, dalle marce alla formazione di catene umane sul confine della Turchia a sostegno della resistenza di Kobanê.

La mobilitazione di massa era più grande di quelle organizzate quando il leader curdo Abdullah Ocalan è stato rapito in Kenya nel 1999. Di conseguenza, sulla base della resistenza di Kobanê, la rivoluzione del Rojava è divenuta una delle principali questioni sulla stampa internazionale e, ad un livello più generale, i curdi sono stati rappresentati come l’unica forza laica e capace di combattere l’ISIS.

7.2 La politica della Turchia sul Medio Oriente, l’ISIS e i curdi

Tuttavia, la Turchia sotto il governo islamista dell’AKP che ha visto gli jihadisti come un’opportunità piuttosto che una minaccia, ha svolto un ruolo molto ostruttivo a livello regionale nonché a livello internazionale. Questo ruolo ostruttivo ha due aspetti sui quali si basa la politica della Turchia sul Medio Oriente e sui curdi. In primo luogo, sotto il governo dell’AKP guidato dall’ambizioso e temerario R.T. Erdogan, la Turchia ha cercato di intraprendere un ruolo imperiale in Medio Oriente ispirato dal suo patrimonio Ottomano che è stato, almeno all’inizio, promosso dal mondo occidentale. Ma poi si è rivelato essere molto sbilanciato in favore dell’islamismo sunnita e dell’Occidente e la Turchia in materia ha deviato reciprocamente. Alla fine, il vicepresidente americano Joe Biden ha reso pubblico che la Turchia, con alcuni altri paesi della regione, ha rafforzato l’ISIS e Erdogan l’ha ammesso come errore, e anche se Biden ha poi chiesto scusa per questo commento, il danno era già stato fatto.

In secondo luogo, la politica di negazione della Turchia sulla questione curda è diventata una condizione sfavorevole per le sue ambizioni nella regione. Dall’inizio della crisi siriana una delle principali preoccupazioni della Turchia è stata quella di evitare l’auto-governo curdo in Siria. In questo modo il rafforzamento dello jihadismo islamico tra cui l’ISIS, sembrava essere una soluzione del tutto praticabile per la Turchia che ha anche lo scopo di utilizzarlo come una leva contro il movimento curdo in Turchia. Di fatto, fin dall’inizio, i tentativi della Turchia di influenzare e dirigere l’opposizione siriana, sono stati diretti da questa ricerca di trovare un incentivo. Insomma, la Turchia era ed è tuttora, molto entusiasta di distruggere l’esperienza di auto-governo in Rojava. Pertanto ha chiuso la frontiera, ha selvaggiamente aggredito i manifestanti al confine così come ha lanciato una guerra non dichiarata contro i manifestanti in tutto il paese.

Tuttavia, come è accaduto molte volte in passato, la Turchia ha ignorato l’esplosione della furia curda basata sulla resistenza di Kobanê. In soli tre giorni nella prima settimana di ottobre ci sono state proteste e rivolte in tutte le città curde così come in quelle grandi turche, più di trenta persone sono state uccise; sei province curde, tra cui la più grande Diyarbakır, sono state poste sotto coprifuoco. E l’attuale ‘processo di pace’ è quasi giunto al termine. La Turchia ha visto che la sua stabilità e sicurezza sono fragili. Nel frattempo la riluttanza della Turchia nel fare di più per combattere l’ISIS in collaborazione con la recente coalizione internazionale ha portato ad una situazione in cui ‘gli Stati Uniti e la Turchia erano, a livello diplomatico, ad un punto morto sulle loro politiche in Siria’. Le richieste di vecchia data della Turchia per una no-fly zone contro il regime siriano e la creazione di una zona cuscinetto, non sono state rispettate dagli Stati Uniti. Le forze della coalizione sotto la guida degli Stati Uniti prevede una strategia in Siria sulla base di attacchi aerei difensivi volti a diminuire la capacità dell’ISIS a sostenere se stesso.

Nelle parole di un giornalista che ha chiesto al portavoce del Pentagono, ‘con sorpresa si hanno combattimenti sempre più lunghi’ a Kobanê, però sembrano cambiare molte cose. Le aspettative della Turchia o in effetti i desideri della caduta di Kobanê non si sono verificati e anche il Pentagono ha dovuto muoversi da ‘attacchi aerei per la difesa a quelli più offensivi e più tattici’. Sembra che non solo i curdi, ma anche la coalizione ha bisogno di un successo in Siria.

L’amministrazione Obama, che è molto impegnata in un successo contro l’ISIS senza l’invio di truppe, dovrebbe dimostrare che gli attacchi aerei stanno funzionando. E la resistenza di Kobanê, della durata di quasi un mese, offre l’opzione migliore per questo successo.

7.3 Al momento ci sono tre protagonisti principali nella resistenza di Kobanê

La resistenza dei combattenti curdi (YPG/YPJ) e del popolo di Kobanê, le manifestazioni in tutte le parti del Kurdistan, della diaspora e della Turchia e, ultimo ma non meno importante, gli attacchi aerei della coalizione.

I primi due fattori hanno innescato l’ultimo e gli Stati Uniti hanno iniziato a guardare alla resistenza di Kobanê come ad un’eventualità che portasse successo in Siria. Naturalmente questo può cambiare la posizione dei curdi nei confronti della comunità internazionale e della Turchia. Sembra che la resistenza di Kobanê confermerà il vecchio detto: ‘non ogni concorrente può vincere ma ogni vincitore è un concorrente’.

Queste azioni sono urgenti e necessarie:

- La risposta internazionale alla minaccia dell’ISIS in Iraq e Siria non può essere affrontata in modo selettivo, dal momento che le azioni in Iraq condizionano direttamente la situazione sul campo in Siria. I raid aerei in Iraq hanno provocato il fatto che l’ISIS abbia rivolto le sue campagne militari in Siria, dove può operare liberamente in tutta la Siria settentrionale.

- L’azione contro l’ISIS a Kobanê è una questione di urgenza, con sempre più indicazioni di crimini di guerra e di imminenti atti di genocidio.

- La comunità internazionale deve anche garantire l’attuazione della risoluzione 2170 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, delle sanzioni contro l’ISIS da parte di tutti gli Stati membri. Questo è fondamentale alla luce del fatto che l’ISIS ha continuato l’accesso transfrontaliero al confine tra Siria e Turchia, utilizzando posizioni all’interno del territorio turco per facilitare le sue operazioni a Kobanê e nel resto della Siria settentrionale.

- La comunità internazionale deve adempiere alla sua responsabilità nel proteggere la popolazione civile di Kobanê e prevenire un’altra tragedia umana. Se non si interviene, la situazione può solo degenerare e il mondo potrebbe assistere ad un nuovo genocidio.

*Il rapporto è stato pubblicato il 15 ottobre 2014