October 27, 2014
“Si può essere utili
ad una battaglia anche non combattendola”. Queste le parole pronunciate
da Erdal Karabey, presidente dell’associazione culturale Kurdistan di
Ponsacco, quasi giustificandosi per “non essere in questo momento insieme
ai miei fratelli a difendere le nostre città”.
Proprio in questi giorni ed in
queste ore, infatti, i curdi stanno subendo uno dei più feroci attacchi
da parte dei gruppi Isis. Obiettivo: difendere la città di Kobane,
considerata dal popolo curdo strategica e fondamentale per l’intero
Kurdistan. “Se perdiamo Kobane – ha detto Erdal – per il
Kurdistan sarà la fine perché da lì l’Isis, ma anche
gli stessi turchi, potranno entrare a Rojava e nelle altre nostre
roccaforti”.
La situazione del Kurdistan
è, non da oggi, realmente complicata. “Siamo un popolo abituato
alla lotta . Dai quattordici anni i ragazzi iniziano a prendere contatto coi
kalashinikov. Ogni famiglia ha almeno un componente sulle montagne per
combattere al fianco del Pkk, proprio come i curdi che stanno combattendo oggi
a Kobane”. Il Pkk, che ha in Ocalan il suo riferimento, è un
movimento politico clandestino, di ispirazione social- comunista, ancora
presente nella ‘lista nera’ delle organizzazioni terroristiche e
che lotta non solo per l’autodeterminazione del suo popolo ma anche per i
diritti dei lavoratori, la sigla infatti sta per “Partito dei lavoratori
curdi”.
Il Kurdistan è considerato
una Nazione, ma non uno stato indipendente, situato al confine tra
A Erdal però non è
toccata la sorte di combattente: circa sedici anni fa ha lasciato la sua terra
per raggiungere l’Italia. “Sono fuggito perché volevo fare
soldi – scherza Erdal – qui ora lavoro sedici ore al giorno, come
ingrossista”. Ma ovviamente dietro l’ironia sta un’altra
verità: “noi curdi residenti in Turchia abbiamo tre
possibilità, combattere sulle montagne, vivere come turchi, dimenticando
ciò che siamo e arruolandosi nell’esercito turco per combattere
contro i nostri stessi fratelli, oppure scappare. Io ho scelto la terza opzione
e negli anni sono riuscito a portare qui anche la mia famiglia”.
“Mio padre – ha
spiegato Erdal – si vergognava di non saper parlare il turco. Oggi io
sono orgoglioso si essere curdo e di portare avanti la mia cultura e la mia
lingua. In casa, con i miei figli, parlo solo curdo, perché voglio che
anche loro crescano orgogliosi delle proprie origini” Da anni Erdal ha
fondato a Ponsacco l’associazione culturale Kurdistan per divulgare e far
conoscere la situazione del suo popolo. “Questo è quello che posso
fare da qua, raccontare come siamo costretti a vivere e i soprusi che subiamo
ogni giorno, non solo ora che c’è la guerra. Tutti i giorni
combattiamo una guerra psicologica, fatta di maltrattamenti sistematici che
subiamo dai turchi”.
Il viaggio di Erdal per
raggiungere l’Italia è stato rocambolesco: “Ho attraversato
stati e montagne a piedi, scalando cime per dodici ore consecutive,
confermandomi un vero curdo infaticabile (ride, ndr). Arrivato in Albania mi
sono imbarcato su un gommone e sono arrivato da irregolare. Ho passato i primi
mesi da clandestino, prima che mi riconoscessero lo stato di asilo
politico”. Quando arrivò Erdal i curdi in regione erano pochi,
oggi sono in Toscana circa 700-800, di cui 250 nel territorio della Valdera.
Riguardo alla situazione attuale le informazioni che Erdal riceve sono
frammentate.
“E’ difficile
comunicare con i miei concittadini in questi giorni. Io so solo che quello che
posso fare da qui è informare sulla nostra condizione, su come i turchi,
che si dicono nostri fratelli ci trattano ogni giorno e ci attaccano, anche in
questa guerra in cui dovremmo essere dalla stessa parte”.
Anche sulla questione delle armi
fornite dalle forze occidentali ai ribelli curdi Erdal si dice perplesso:
“Vorrei capire cosa vogliono in cambio dopo che la guerra sarà
finita. Proprio non capisco perché ci armano anche se siamo ancora
considerati dei terroristi”.
Con l’attuale guerra in
corso l’associazione culturale per il Kurdistan e vari movimenti si
stanno muovendo per portare solidarietà al popolo curdo.
L’appuntamento è per il 1 novembre a Firenze. Da piazza Santa
Maria Novella, in occasione della giornata di mobilitazione che interessa tutta
Europa, partirà infatti un corteo.
di Alice Pistolesi
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2013 UiKi ONLUS Team
2014-10-27-U
Gli attacchi Isis, la guerra
e le quotidiane aggressioni al popolo curdo