October 29, 2014
Non c’è mai stato
niente di particolarmente notevole per quanto riguarda questa città settentrionale
con 25.000 abitanti. Ma oggi è diventata laboratorio per uno degli
esperimenti politici più pionieristici mai fatti nell’area del
Medio Oriente.
Situata
All’ingresso del palazzo
del governo, la vicepresidente Elizabeth Gawrie saluta IPS con uno shlomo,
“pace” nella sua lingua siriaca.
“Abbiamo deciso di
trasferirci qui nel gennaio di quest’anno per motivi di sicurezza
perché [Bashar Hafez al] Assad è ancora presente a Qamishli
– il capoluogo della provincia,
La cosiddetta “terza
via” ha attirato settori tra le altre comunità locali come gli
arabi e i siriaci, una collaborazione che si è alla fine materializzata
in un Contratto Sociale, una specie di ‘costituzione’ che si
applica nelle tre enclave in questione – Jazeera, Afrin e Kobane
Dopo l’inizio della guerra
civile in Siria nel marzo 2011, i curdi nel nord del paese hanno optato per la
neutralità che li ha costretti a scontrarsi sia con il governo che con
le forze dell’opposizione.
“Ogni cantone ha il suo
governo con il suo presidente, due vicepresidenti e diversi ministeri:
economia, donne, commercio, diritti umani … fino a un totale di
“Abbiamo vissuto insieme
per secoli e non c’è alcuna ragione perché questo debba
cambiare,” afferma la vicepresidente del cantone, assicurando che
l’autogoverno democratico è “un modello di coesistenza
pacifica che funzionerebbe anche nell’intera Siria.”
Mentre sotto gli Assad –
entrambi, padre e figlio – non c’era persecuzione religiosa, coloro
che difendevano un’identità nazionale diversa
dall’identità araba, come nel caso dei siriaci e dei curdi,
subivano una pesante repressione. Gawrie dice che molti componenti della sua
coalizione – il Partito Siriaco di Unità – sono o spariti o
sono tuttora in prigione.
Neanche gli arabi dissidenti si
sentivano molto meglio sotto gli Assad. Hussein Taza Al Azam, un arabo di
Qamishli, è il co-vicepresidente del cantone insieme a Gawrie. Dalla
sala riunioni dove i 25 funzionari di governo tengono i loro incontri, riassume
le difficoltà che i dissidenti politici hanno affrontato in Siria negli
ultimi cinque decenni.
“Dall’arrivo al
potere del partito Baath nel 1963,
Ferite del recente passato devono
ancora guarire, ma per il momento, l’articolo 3 del Contratto Sociale
descrive Jazeera come “etnicamente e religiosamente vario” e tre
sono le lingue ufficiali riconosciute nel cantone: curdo, arabo e siriaco.
“Tutte le comunità hanno il diritto ad insegnare e ricevere istruzione
nella lingua natia,” secondo l’articolo 9.
Ma non è solo dei diritti
linguistici che Azam va fiero. “Le tre regioni sotto l’autogoverno
democratico sono parti integranti della Siria,” dice, “ma anche un
modello per un sistema di governo decentralizzato.”
I componenti del governo a
Jazeera sono o indipendenti o appartengono a undici diversi partiti. Da quando
le comunità locali hanno preso in mano le tre enclave nel luglio 2012,
settori dell’opposizione locale sostenuti da Massud Barzani, presidente della
confinante Regione Kurdistan dell’Iraq, hanno accusato il Partito di
Unione Democratica (PYD) – il partito più importante tra i curdi
siriani – di svolgere un ruolo dominante.
Il co-presidente del PYD Salih
Muslim nega seccamente queste affermazioni. “Dal PYD sosteniamo
l’autodeterminazione diretta, anche chiamata ‘democrazia
radicale,” dice.
“Fondamentalmente
intendiamo decentralizzare il potere in modo che il popolo sia in grado di dare
seguito alle proprie decisioni. È una versione più sofisticata del
concetto di democrazia, e questo è in piena armonia con molti movimenti
sociali in tutta Europa,” dice il leader politico a IPS.
Il giornalista spagnolo e esperto
del Medio Oriente descrive il concetto di autogoverno democratico come un
“esperimento innovativo nella regione” che riconcilia un grado
elevato di autogoverno con l’esistenza degli stati.
“Potrà non essere il
concetto di indipendenza come lo intendiamo noi, ma il nodo della questione qui
è che si stanno effettivamente governando da sé,” dice Martorell
a IPS.
Akram Hesso, presidente del
cantone di Jazeera, è uno dei componenti indipendenti nel governo
locale. Fino ad ora la guerra in corso è stata un importante ostacolo
per lo svolgimento di elezioni, quindi Hesso si sente in obbligo di spiegare
come ha ottenuto il suo posto otto mesi fa.
“Abbiamo avuto diversi
incontri fino quando è stato formato un comitato composto da 98
componenti che rappresentano le diverse comunità. Erano responsabili di
eleggere 25 di noi che oggi costituiscono il governo,” dice questo
avvocato ultratrentenne a IPS.
Il 15 ottobre il parlamento nella
regione del Kurdistan irakeno ha approvato una mozione che chiede al governo
Federale del Kurdistan di riconoscere e migliorare i suoi collegamenti con le
amministrazioni di Afrin, Kobane e Jazeera.
E mentre Hesso definisce la mossa
un “importante passo avanti”, non dimentica quello che consente
all’autogoverno democratico di mettere radici.
“Non molto lontano da qui
c’è un fronte aperto dove la nostra gente sta morendo per difenderci,”
osserva il funzionario, riferendosi a Kobane, ma anche agli altri fronti aperti
a Jazeera e Afrin.
Tuttavia, aggiunge, “non si
tratta solo di difendere il territorio; si tratta anche di essere fedeli a
un’idea del vivere insieme.”
Fonte: Inter Press Agency:
http://www.ipsnews.net/2014/10/democracy-is-radical-in-northern-syria/
Foto: La raccolta della
spazzatura è tra i molti compiti dell’autogestione democratica in
vigore nelle tre enclave a maggioranza curda in Siria settentrionale. Credit:
Karlos Zurutuza / IPS
©
2013 UiKi ONLUS Team
2014-10-29-U La democrazia è ‘radicale’ in Siria settentrionale
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SEGUE L’ARTICOLO
ORIGINALE :
http://www.ipsnews.net/2014/10/democracy-is-radical-in-northern-syria
Democracy is “Radical” in
Northern Syria
Located
At the entrance of the government building,
vice-president Elizabeth Gawrie greets IPS with a shlomo, “peace” in her native Syriac language.
“We decided to move here
in January this year for security reasons because [Bashar Hafez al] Assad is
still present in Qamishli – the provincial capital,
After the outbreak of civil war in Syria in
March 2011, the Kurds in the north of the country opted for a neutrality
that has forced them into clashes with both government and opposition forces.
This so-called “third way”
attracted sectors among the other local communities such as Arabs and Syriacs,
a collaboration that would eventually materialise into a Social Contract, a kind
of ‘constitution’ that applies to the three enclaves in question
– Jazeera, Afrin and Kobani
“Each canton has its own government with
its own president, two vice-presidents and several ministries: Economy, Women,
Trade, Human Rights … up to a total of
“We have lived together for centuries
and there is no reason why this should be changed,” claims the
canton´s vice-president, ensuring that the Democratic Self-Management is
“a model of peaceful coexistence that would also work for the whole of
Syria.”
While there was no religious persecution under
the Assads – both father and son – those who defended a national
identity other than the Arab identity, as in the case of the Syriacs and the
Kurds, were harshly repressed. Gawrie says that many members of her coalition
– the Syriac Union Party – have either disappeared or are still in
prison.
Neither did Arab dissidents feel much more
comfortable under the Assads. Hussein Taza Al Azam, an Arab from Qamishli, is
the canton´s co-vice-president alongside Gawrie. From the meeting room
where the 25 government officials conduct their meetings, he summarises the
hardship political dissidents like him have faced in Syria over the last five
decades.
“Since the arrival of the Baath Party to
power in 1963, Syria has been a one-party state. There was no freedom of speech,
human rights were systematically violated … It
was a country fully under the control of the secret services,” explains
Azam, who completed his doctorate in economics in Romania after spending
several years in prison for his political dissent.
Wounds from the recent past have yet to heal
but, for the time being, Article 3 of the Social Contract describes Jazeera as
“ethnically and religiously diverse” while three official languages
are recognised in the canton: Kurdish, Arabic and
Syriac. “All communities have the right to teach and be taught in their
native language,” according to Article 9.
But it is not just language rights that Azam
is proud of. “The three regions under democratic self-management are an
integral part of Syria,” he says, “but also a model for a
decentralised system of government.”
The members of government in Jazeera are
either independent or belong to eleven political parties. Since local
communities took over the three enclaves in July 2012, local opposition sectors
backed by Masoud Barzani, president of the neighbouring Kurdistan Region of
Iraq, have accused the Democratic Union Party (PYD) – the leading party
among Syrian Kurds – of playing a dominant role.
PYD co-president Salih Muslim bluntly denies
such claims. “From the PYD we advocate for direct self-determination,
also called ‘radical democracy’,” he says.
“Basically we aim to decentralise power
so that the people are able to take and execute their own decisions. It is a
more sophisticated version of the concept of democracy, and that is in full
harmony with many several social movements across Europe,” the political
leader told IPS.
Spanish journalist and Middle
East expert Manuel Martorell describes the concept of democratic
self-management as an “innovative experiment in the region” which
reconciles a high degree of self-government with the existence of the states.
“It may not be the concept of
independence as we understand it, but the crux of the matter here is that
they´re actually governing themselves,” Martorell told IPS.
Akram Hesso, president of Jazeera canton, is
one the independent members in the local government. So far, the on-going war
has posed a major hurdle for the holding of elections so Hesso feels compelled
to explain how he gained his seat eight months ago.
“We had several meetings until a
committee of 98 members representing the different communities was set up. They
were responsible for electing the 25 of us that make up the government
today,” this lawyer in his late thirties told IPS.
On Oct. 15, the parliament in the Iraqi
Kurdistan Region approved a motion calling on the Federal Kurdistan Government
to recognise and improve links with the administrations in Afrin, Kobani and
Jazeera.
And while Hesso labels the move as a “major
step forward”, he does not forget what is allowing the Democratic
Self-Management to take root.
“Not far away there is an open front
where our people are dying to protect us,” notes the senior official,
referring to Kobani, but also to the other open fronts in Jazeera and Afrin.
However, he adds, “it´s not just
about defending territory; it´s also about sticking to an idea of living
together.”
(Edited by Phil
Harris)