October 29, 2014
Viaggio nelle Comuni del
Kurdistan siriano minacciate dall’Is. Dove vige la democrazia pura. E
politica, giustizia ed economia sono governate dal popolo.
È la guerrigliera
più famosa di Kobane. Quarant’anni, nome di battaglia Nalin Afrin,
come la Regione dalla quale proviene, la comandante Mayssa Abdo si è
ritagliata sul campo di battaglia l’epiteto di eroina.
I curdi e le curde che coordina
in combattimento la descrivono «colta, riflessiva, intelligente».
Di quell’intelligenza strategica e sensibile che le donne dimostrano
anche quando vanno in guerra.
Nella Regione autonoma di Rojava,
il Kurdistan occidentale sfuggito al controllo del regime siriano, gli abitanti
diventati partigiani hanno dato straordinaria prova di resistenza.
UN MODELLO DI DEMOCRAZIA
PURA. È in
questo territorio che uomini e donne, in un sistema paritario né
patriacale né matriarcale, stanno cercando di costruire un modello di
democrazia pura.
Se la bandiera nera
dell’Isis (Stato islamico della Siria e dell’Iraq) è caduta
dalle alture di Kobane, il merito, dicono i guerriglieri delle Forze di
autodifesa curde (Ypg), è proprio della comandante Afrin: una donna che
sa «prendersi cura dello stato mentale dei combattenti e interessarsi dei
loro problemi».
Migliaia di altre curde sono in
trincea per respingere i jihadisti, anche in Iraq, in soccorso dei
«fratelli» di Mosul.
Alcune sono state catturate e
uccise. Altre si sono fatte esplodere da martiri, pur di non cadere umiliate
nelle mani dell’Is.
L’IDEOLOGO È
IL LEADER DEL PKK.
Con l’ideologo Abdullah Öcalan, leader del Partito dei Lavoratori
del Kurdistan (Pkk), chiuso nella sua isola-prigione, e con il comunismo al
tramonto, realizzare un laboratorio di egualitaritarismo, dove le ricchezze
sono redistribuite e il popolo governa attraverso le Comuni, i centri del
potere superiori, sembrava un’utopia fallita nel corso della storia.
Persino Öcalan si era piegato
al compromesso, trattando con il governo turco forme d’autonomia ridotta.
Invece a una manciata di
chilometri, nell’inferno siriano, i semi di 30 anni di lotta hanno
germogliato e prodotto frutti.
Nel 2014 le Comuni del Pkk nel
laboratorio di Rojava
Guerrigliere curde in difesa di
Kobane.
Nei 20 anni vissuti in Siria, il
fondatore del Pkk ha reclutato militanti e diffuso programmi e strategie per la
rivoluzione.
Principi di «autonomia
democratica» li chiamano i curdi-siriani che, dal 19 luglio 2012, con la
conquista di Kobane (in arabo Ayn al Arab), hanno iniziato a propagare nel
Kurdistan siriano il loro modello strutturato di democrazia dal basso.
Dal controllo politico, alla
giustizia e alle attività economiche, tutto nella regione di Rojava
è regolato secondo il principio ‘una testa, un voto’.
CELLULE DI 50 ABITAZIONI. L’atomo della rappresentanza
diretta sono le Comuni: cellule di 50 abitazioni, corrispondenti a due-tre
strade nelle città e nei villaggi, dove i cittadini riuniti eleggono tra
i cinque e i sette rappresentanti.
A loro volta i delegati portano
le istanze delle Comuni alle Assemblee rionali, le quali riferiscono i problemi
alle Assemblee regionali.
Il mandato è di durata
annuale o biennale, ma, quando lo ritiene necessario, il popolo ha il potere di
eleggere sostituti.
Il sistema piramidale ha come
vertice l’Assemblea del Kurdistan occidentale (Mgrk), presieduta da due
personalità e coordinata da un’amministrazione di 33 membri.
Motore ideologico della catena
è il Partito d’Unione democratica (Pyd), ala siriana del Pkk e
maggiore forza politica della Regione, della quale le Forze di autodifesa curde
(Ypg) sono il braccio armato sin dalla loro fondazione nel 2004.
VERSO
L’UNITÀ CURDA. Assieme ad altri 16 partiti curdo-siriani, non necessariamente socialisti,
l’Assemblea del Kurdistan occidentale del Pyd si è allargata
nell’Assemblea nazionale curda della Siria (Enks), istituendo infine, nel
luogo simbolico di Erbil, che si trova nel Kurdistan iracheno, l’Alto
consiglio curdo di unità nazionale.
Nella costituenda Regione
popolare di Rojava, i marxisti hanno un peso preponderante maggioritario, ma
non tutti i distretti sono amministrati dal Pyd. Minoranze e divergenze
ideologiche, anche ampie, vengono democraticamente ammesse e posso accedere al potere.
Sopra le divisioni prevale lo sforzo comune per la difesa e
l’indipendenza dei curdi.
Le Assemblee di quartiere
comandano il Consiglio nazionale
Dall’Alto consiglio curdo
siriano – riconosciuto internazionalmente nel 2013 tra gli interlocutori
della Conferenza di pace a Ginevra – dipendono il Comitato della
diplomazia, il Comitato dei servizi sociali e il Comitato della difesa che
agiscono nei territori controllati.
Ma neanche questa struttura
è verticistica, perlomeno non dall’alto verso il basso.
Nelle Assemblee delle Comuni,
riunite ogni settimana o al massimo ogni 15 giorni, sono istituite commissioni
su svariati settori: dai comitati economici locali che redistribuiscono i beni
nella comunità e danno sussidi ai bisognosi, agli organi per la risoluzione
pacifica dei conflitti, attraverso la negoziazione.
SISTEMA
ANTI-CAPITALISTICO.
Nella Kobane assediata, cuore pulsante della «libertà democratica,
ecologica e di genere» di Öcalan, ci sono Case delle donne, centri
culturali e artistici, associazioni di assistenza alle famiglie.
Le nuove attività
economiche sono regolate come cooperative: gli utili garantiscono il
mantenimento di numerose famiglie, ma il sistema anti-capitalistico di base ha
bloccato, per esempio, l’aumento dei prezzi di beni essenziali per il
vuoto di controlli statali.
Durante la guerra civile, questo
sistema organizzato di democrazia popolare si è imposto nei tre cantoni
di Royava: Cizre, la Kirkuk siriana con i maggiori giacimenti petroliferi della
Siria; Kobane lungo l’Eufrate ed Efrin, la terra della guerrigliera
Nalin; e viene sperimentato anche nella provincia di Aleppo controllata dai
curdi.
LA TURCHIA CONTRO ROJAVA. I confini della Regione autonoma sono
mobili e il processo rivoluzionario è ancora in corso. Una rete di oltre
100 municipi (controllati dalle assemblee popolari) garantisce i servizi di
base, incluso il controllo territoriale, in un regime di piena parità di
genere.
Le Unità di difesa delle
Donne del Ypg sono in prima linea, assieme alle minoranze cristiane, assire e
arabe, che si riconoscono nel progetto politico di Rojava.
Il contesto, certo, non aiuta,
anche perché i curdi-siriani portano avanti una rivoluzione scomoda per
lo status quo: il fiume Eufrate e le risorse petrolifere fanno gola ai jhadisti
dell’Is.
E la Turchia, che in Rojava vede
incarnarsi lo spettro del Pkk, fa di tutto per distruggere le Comuni parigine
risorte in Kurdistan, nel 2014. Con l’embargo alla frontiera ma anche
alimentando le divisioni tra curdi.
di Barbara Ciolli
lettera 43
©
2013 UiKi ONLUS Team
2014-10-29-U
Rojava, come funzionano le
comuni curde