October 29, 2014
L’ostruzione della
Turchia alla battaglia do Kobanê contro ISIS
Dal 15 settembre, noi, il popolo
della città siriana di Kobanê, stiamo combattendo, inferiori
numericamente e dal punto di vista degli armamenti, contro un attacco a tutto
campo da parte dell’esercito di Stato Islamico, non anche come ISIS.
Nonostante una campagna che si
è intensificata nell’ultimo mese e che comprende il dispiegamento
di carri armati e veicoli blindati di produzione statunitense, Stato Islamico
non è stato in grado di spezzare la resistenza dei combattenti di
Kobanê.
Stiamo difendendo una
società democratica, laica, di curdi, arabi, musulmani e cristiani, che
tutti si trovano di fronte ad un imminente massacro.
La resistenza di Kobanê ha
mobilitato la nostra intera società e molti dei suoi leader, compresa la
sottoscritta, sono donne. Quelle di noi che stanno sulle linee del fronte sanno
bene come Stato Islamico tratta le donne. Ci aspettiamo che le donne in tutto
il mondo ci aiutino, perché stiamo combattendo per i diritti delle donne
ovunque. Non ci aspettiamo che si uniscano alla nostra lotta qui (anche se
saremmo orgogliose se qualcuna lo facesse). Ma chiediamo alle donne di
promuovere la nostra causa di far crescere nei loro paesi la consapevolezza
rispetto alla nostra situazione e di fare pressione sui loro governi
affinché ci aiutino.
Siamo grati alla coalizione per i
suoi attacchi intensificati contro le postazioni di Stato Islamico, che sono
stati funzionali nel limitare la possibilità dei nostri nemici di usare
carri armati e artiglieria pesante. Ma abbiamo combattuto senza alcuna
assistenza logistica dal mondo esterno fino ai limitati lanci di armi e
rifornimenti del 20 ottobre. L’aviolancio di rifornimenti deve continuare
in modo che non restiamo senza munizioni.
Nulla di tutto questo cambia il
dato di fatto che le nostre armi continuano a non essere adeguate a quelle di
Stato Islamico.
Non ci arrenderemo mai. Ma avremo
bisogno di più di semplici fucili e granate per sostenere le nostre responsabilità
e aiutare la coalizione nella sua guerra contro le forze jihadiste. Attualmente
persino combattenti di altre regioni curde nel nord della Siria cercano di
fornirci qualcuno dei loro veicoli blindati e missili anticarro, la Turchia non
gli consente di farlo.
La Turchia, un membro della NATO,
avrebbe dovuto essere un alleato in questo conflitto. Avrebbe potuto aiutarci
facilmente consentendo l’accesso tra diverse aree curde siriane,
così come lasciando passare combattenti e rifornimenti attraverso il
territorio turco.
Invece il presidente turco Recep
Tayyip Erdogan ha spesso pubblicamente equiparato i nostri combattenti che
stanno difendendo una società diversa e democratica, al sanguinario
Stato Islamico, evidentemente a causa delle controversie rispetto alla
questione della minoranza curda della Turchia.
La settimana scorsa, a seguito di
critiche interne e internazionali, i leader turchi alla fine hanno detto che
avrebbero aperto un corridoio per un piccolo gruppo di peshmerga irakeni e
qualche brigata dell’Esercito Siriano Libero perché potessero
entrare a Kobanê. Ma continuano a non permettere ad altri curdi siriani
di attraversare il territorio turco per raggiungerci. Questo è stato
deciso senza consultarci.
Come risultato Stato Islamico
può portare quantità infinite di nuovi rifornimenti e munizioni,
ma noi siamo ancora effettivamente bloccati su ogni lato — su tre lati
dalle forze di Stato Islamico e sul quarto dai carri armati turchi. Ci sono
prove del fatto che le forze turche hanno permesso agli uomini di Stato
Islamico di attraversare avanti e indietro il confine. Ma i combattenti curdi
siriani non possono fare lo stesso.
Il governo turco sta perseguendo
una politica anti-curda contro i curdi siriani e la loro priorità
è di sopprimere il movimento di liberazione curdo nella Siria
settentrionale. Vogliono che Kobanê cada.
Non siamo mai stati ostili alla
Turchia. Vogliamo vederla come un partner, non come un nemico e crediamo che
sia nell’interesse del governo turco avere un confine con l’amministrazione
democratica di un Kurdistan occidentale invece che di averne uno con lo Stato
Islamico.
I governi occidentali devono
aumentare la pressione sulla Turchia perché apra un corridoio
perché le forze curde siriane e le loro armi pesanti possano raggiungere
i combattenti di Kobanê attraverso il confine. Crediamo che un corridoio
di questo tipo, e non solo per il trasporto limitato di altri combattenti che
ha proposto la Turchia, debba essere aperto sotto la supervisione delle Nazioni
Unite.
Abbiamo dato prova del fatto di
essere le uniche forze che stanno dando efficacemente battaglia a Stato
Islamico in Siria. Ogni volta che li incontriamo alla pari vengono sempre
sconfitti. Se avessimo più armi e potessimo essere raggiunti dai nostri
combattenti da altre parti della Siria, saremmo in condizione di infliggere un
colpo mortale a Stato Islamico, un colpo del quale riteniamo che potrebbe
sostanzialmente la sua dissoluzione in tutta la regione e a livello
complessivo.
La gente di Kobanê
ha bisogno dell’attenzione del mondo.
di MEYSA ABDO – NY Times
Meysa Abdo, nota anche con il nome di battaglia Narin Afrin, è una
comandante della resistenza di Kobanê.
Questo articolo è stato
tradotto dal curdo [in inglese] per The New York Times.
Fonte:
http://www.nytimes.com/2014/10/29/opinion/turkeys-obstruction-of-Kobanês-battle-against-isis.html?smid=fb-share&_r=1
©
2013 UiKi ONLUS Team
2014-10-29-U
Una città non dovrebbe
combattere da sola contro lo Stato Islamico