November 05, 2014
In molti modi Kobanê
è diventata un potenziale pietra miliare nella storia del Medio Oriente.
La città che tutti si aspettavano di veder cadere ha mostrato una
resistenza romantica. L’affermazione più importante fatta da questa
resistenza romantica è stata un’auto-difesa basata sul paradigma
della modernità democratica del Movimento di Liberazione kurdo. Che
peccato è allora che, se confrontata con le assemblee,
quest’autodifesa non attrae sufficiente attenzione. Mentre, se fosse per
me, la questione principale sarebbe l’auto-difesa e i processi di
formazione del soggetto e anti-militarizzazione attraverso l’autodifesa
in tutte e quattro le parti [del Kurdistan]. Per il momento lascerò
questo argomento ad un altro articolo.
Ora, con l’incoronazione
della partecipazione alla resistenza di Kobanê da parte dei peshmerga e
dell’ESL (Esercito Siriano Libero), un nuovo componente – e in
realtà per me una nuova metodologia – è stato rivelato.
Il Movimento kurdo di Liberazione
e la sua leadership hanno reso chiaro che il processo intrapreso in Turchia non
è tattico ma strategico, e allo stesso tempo, che questa visione non
sarà confinata all’interno della Turchia, ma è una visione
che sarà accettata nelle quattro parti [del Kurdistan]. Infatti, fin
dall’inizio del processo di pace, è emerso in varie conferenze che
i negoziati che stanno cercando di avviare non saranno limitati allo Stato, ma
saranno portati avanti con le forze democratiche della Turchia, gli aleviti, e
tutte le formazioni politiche e civili curde.
E oggi a Kobanê stiamo
assistendo ai risultati di questa metodologia. Il portatore del paradigma del
Movimento di liberazione kurdo [in Rojava], il TEV-DEM, ha intrapreso
trattative con l’ENKS, il KDP, lo YNK assieme a America, Europa e ESL
venendo, nel frattempo, ad esistere come soggetto davanti agli occhi del mondo
e applicando la sua stessa concezione del diritto sul piano locale, nazionale,
regionale e globale.
Quasi 100 anni fa Walter Benjamin
ha evidenziato i metodi della diplomazia e negoziazione attraverso i quali i
rapporti tra diritto e violenza diventano dottrina. Il trionfo di questa
applicazione del diritto uniforme è in realtà realizzato con la
violenza e, per Benjamin – che mostra come ciò ha inciso sempre di
più in luoghi diversi, una delle piccole strategie in cui questa
violenza emerge – viene nascosto dalla magia del mito, ed è
riprodotto attraverso la conversazione/negoziazione/discussione. In
virtù di queste strategie i soggetti/parti si accettano l’un
l’altro come uguali, mettono assieme memorie di sincerità che
possono evolvere in lealtà col tempo e, avvicinando ciascuna parte
separatamente e producendo soluzioni creative e aperte, possono ottenere la
possibilità di sfidare le note conseguenze della legge e la sua
violenza.
I comitati di conciliazione e le
case delle donne a Kobanê e nel Rojava funzionano secondo tale strategia.
Si sforzano per mantenere i diversi segmenti della società insieme in un
dialogo e lo fanno, da un lato, attraverso l’impegno per proteggere i
popoli oppressi, e dall’altro, prendendo sul serio i soggetti che
emergono all’interno delle relazioni esistenti e dominanti nella
società, e riconoscendoli. E questa inclusione democratica, che è
tanto più ampia quanto più è possibile il negoziato,
permette a coloro “altri” rispetto ai soggetti già emergenti
dalle relazioni dominanti di diventare anch’essi soggetti.
A mio parere è questo
l’intero significato della politica “estera” in corso a
Kobanê.
Comunque i negoziati andranno
certamente avanti al pari con la lotta.
In precedenza abbiamo parlato di
come il “negoziato” (müzakere) derivi dalla parola
“richiamo” (zikir), vale a dire i concetti di ricordo e
affermazione reciproci. Per quanto riguarda la “lotta”
(mücadele) la sua radice è “controversia” (Cedel).
Può anche significare “ritirarsi in modo da apparire
vittoriosi.”
Cioè, finché i
negoziati continuano, tutte le parti saranno in grado di produrre le parole per
dichiararsi “vittoriosi”.
Le sfere di dominio che vengono logorate
nel processo di negoziazione tentano nuovamente di ricreare le proprie
fondamenta qui.
Ora, da un punto di vista
strategico, è forse necessario ripensare il negoziato tanto quanto la
lotta, di rivalutarla e di sottoporla a una decostruzione pragmatica.
di Nazan Ustundag-Ozgur Gundem
© 2013 UiKi ONLUS Team
2014-11-05-U
Kobane continua a scrivere la
storia