November 12, 2014
Intervista a Fayza
Abdi – Co-president of the legislative council of Kobani’s Kanton
Incontriamo Fayza nella sede del
partito DBP (il partito curdo della Pace e della Democrazia), nel centro di
Suruç. La sede è come sempre affollatissima, decine di persone in
ogni stanza gridano e discutono. Molti chiedono di arruolarsi nell’YPG,
vogliono entrare a Kobane, aiutare i propri fratelli e sorelle a liberarsi
dalla morsa dell’Isis. C’è anche un ragazzino, reduce
evidentemente da un’operazione chirurgica, con i ferri ancora conficcati
nell’osso della coscia: anche lui vuole arruolarsi, viene allontanato una
prima volta. Torna, armato di bastone, riesce a salire fino al primo piano dove
ci troviamo noi, ma questa volta viene allontanato sul serio. Per trovare un
quarto d’ora di tranquillità siamo costretti a chiuderci a chiave
nella sala riunioni. Fayza vuole capire chi siamo, da dove veniamo. Raccontiamo
dei nostri centri sociali, di GlobalProject, delle manifestazioni contro i
consolati turchi a Venezia e Milano e delle piazze del primo novembre, lei
sorride poi parte a ruota libera.
“Kobane da due mesi
è sotto assedio, ma lo Stato Islamico minaccia la città da almeno
un anno. Da un anno infatti l’ISIS mandava al cantone messaggi che
minacciavano conversioni forzate all’Islam e promettevano matrimoni con
le donne di Kobane. Poi arrivarono con le bombe e l’assedio vero e
proprio è cominciato. In particolare dopo la conquista di Mosul,
l’ISIS ha potuto contare su carri-armati ed ogni sorta di arma pesante e
da due mesi attaccano per occupare Kobane e mettere in pratica le loro minacce.
Noi popoli curdi non abbiamo
intenzione di lasciare che occupino niente e la nostra strategia nella Rojava
è di difendere, attraverso le Unità di Protezione Popolari (YPG),
sia noi stessi come persone che i nostri diritti ed il nostro libero Cantone di
Kobane.
Ma i nostri nemici non sono solo
quelli dell’IS. Come potete vedere anche i paesi vicini, specialmente la
Turchia, non vogliono che i curdi autogovernino il proprio futuro, ottengano
diritti culturali, politici e sociali. Per questo mandano le bande dello Stato
Islamico ad uccidere il popolo curdo e la vita nella Rojava. È questa la
loro strategia, non vogliono che il Kurdistan abbia i suoi diritti.
L’amministrazione della
Rojava e l’YPG iniziò a difendere il libero cantone di Kobane per
liberarsi da questo terribile nemico, un nemico non solo del Kurdistan o della
Rojava, ma di tutta l’umanità. L’Isis è nemica di
tutte le persone democratiche e di tutti coloro che vogliono vivere liberi nel
mondo. Tutti i democratici e quelli che vogliono vivere liberi devono diventare
amici della popolazione curda, noi li riconosciamo tali, ma per ore sono pochi.
Ne vogliamo molti di più!
In questi giorni Kobane sta
vincendo la sua lotta contro l’Isis, una battaglia combattuta anche da
molte donne sia civili che arruolate nell’YPJ. Il nemico che stanno
combattendo è un nemico di tutte le donne del mondo ed in particolare di
quelle di kobane. Noi ci siamo costruite il nostro carattere politicamente e
socialmente. Per anni ci siamo battute per i nostri diritti, e quando ci siamo
riuscite, quando finalmente li abbiamo ottenuti con l’amministrazione
della Rojava, dobbiamo affrontare questo nemico feroce, che vuole distruggere
tutte le donne del mondo.”
L’intervista finisce e noi
ci allontaniamo in fretta: sono due giorni di battaglie feroci dentro e fuori
Kobane, sembra che siano ricominciati gli scontri e che l’YPG stia di
nuovo spingendo contro le postazioni Isis. Le notizie però sono sempre
difficili da controllare e noi preferiamo verificare di persona. La collina che
ospitava la stampa internazionale è stata chiusa dall’esercito
alcuni giorni fa, ma Orhan (un ragazzo di Suruç conosciuto al villaggio)
ha una macchina e ci porta su una collina vicina che lui conosce bene.
di Tommaso e Momo
#CentriSocialidelNordEst
©
2013 UiKi ONLUS Team
2014-11-12-U
Un nemico feroce che vuole
distruggere tutte le donne del mondo