22 -11- 2014
Dal leader
della redazione
Roma, 22 settembre 2014, Nena News - Mentre i
combattenti curdi del YPG avrebbero arrestato l’avanzata dell’Isis nella zona
di Kobani (Ayn al-Arab in arabo) al confine con la Turchia dopo giorni di
combattimenti, il PKK ha lanciato un appello ai curdi residenti in Turchia per
attraversare la frontiera e combattere lo Stato islamico, accusando Ankara di
collaborare con l’Isis. Lo riferisce l’AFP, ricordando che il governo
turco è stato a lungo criticato per aver indirettamente contribuito alla
nascita dell’Isis per il sostegno dato agli elementi islamisti nella lotta
contro il regime di Bashar al-Assad.
Kobani, la terza più grande città curda in
Siria, e una ventina di villaggi circostanti sono stati attaccati nella notte
tra giovedì e venerdì dai miliziani dell’Isis e difesi per settantadue ore dai
guerriglieri curdi del YPG, che hanno annunciato di aver arrestato l’avanzata
islamista questa notte aiutati da “alcuni giovani combattenti provenienti dalla
Turchia”. Decine di migliaia di persone sono fuggite dagli scontri
rifugiandosi entro le frontiere di
E’ il secondo assedio messo in atto dallo
Stato islamico nell’enclave curda stretta tra i territori conquistati dal
Califfato al sud e la Turchia a nord: a luglio i combattenti del YPG, come ha
spiegato il suo portavoce Redur Xelil alla Reuters, erano stati
aiutati da centinaia di curdi provenienti dalla Turchia. Ora il leader
La risposta di Ankara è stata la chiusura di
tutti i valichi di frontiera con la Siria, ufficialmente per evitare ulteriori
scontri con la popolazione curda rifugiata e arrabbiata – ieri
l’esercito ha lanciato lacrimogeni e sparato cannoni ad acqua contro una
manifestazione – e ufficiosamente per impedire lo sconfinamento dei
“suoi” curdi verso la Siria per combattere l’Isis. Una delle
paure di Ankara, come è stato spiegato questo mese al segretario Usa per la
Difesa Chuck Hagel, è che le armi donate dalla coalizione internazionale alle
formazioni che combattono l’Isis – e quindi anche al YPG – finiscano nelle mani
dei separatisti curdi di Turchia. E intanto migliaia di profughi curdi
e siriani arrivati davanti ai valichi chiusi aspettano al di là