November 22, 2014
Intervista al confine con Salih
Urek, storico militante del movimento di liberazione curdo. Leggi anche
“L’autogestione curda nei campi dei rifugiati”
“Tutti gli uomini e le
donne che credono nella libertà dovrebbero essere qui”. Con queste
poche parole Salih ci spiega il motivo del suo arrivo al campo di Mehser. Nato
nel 1960 nel villaggio Shiurnak, al confine tra Turchia e Iraq, giovanissimo
scopre sulla sua pelle gli effetti del regime turco. Sono proprio le violenze e
la quotidiana violazione dei suoi diritti che ne faranno un militante politico.
Goà nel 1975 viene arrestato la prima di quattro volte. In tutto
sconterà in carcere 12 anni.
Qual’era la condizione
nelle carceri turche per i prigionieri curdi?
I curdi sono sottoposti a leggi
speciali e carceri militari. Io sono stato in quello di Diarbakir, dove i
priogonieri subivano ogni tipo di tortura, fisica e psicologica. la regola
erano tre pestaggi al giorno e molti sono morti per colpa di questi
trattamenti.
Cosa e successo dopo il
carcere?
Nel frattempo ero diventato
insegnate, ma la Turchia mi impediva di svolgere la professione in quanto
militante per I diritti del popolo curdo. Dopo aver subito due attentati ho
deciso di lasciare definitivamente il Kurdistan e di trasferirmi in Germania.
In Germania esiste una
numerosa comunità curda e una turca. come si pone il governo tedesco con
queste?
La Germania e la Turchia hanno
stretti rapporti ed interessi commerciali. Questo fa sì che da diciotto
anni il Pkk viene considerato dal governo tedesco un’organizzazione
terroristica. E mentre ai curdi non è permesso di organizzarsi, nella
sola Berlino esistono almeno duecento organizzioni islamiche tutte perfettamente
legali.
Sei stato a Roma durante
il proceso di estradizione di Ocalan. quali sono i tuoi ricordi?
L’Italia per me ha due
facce: una è lo Stato che non ha voluto prendersi le sue
responsabilità ed ha concesso l’estradizione, l’altra sono
le persone da cui abbiamo ricevuto sempre molta solidarietà. Penso che
ci siano molte affinità tra noi e voi abbiamo una storia di liberazione
in comune. Dai compagni italiani mi aspetto sempre molto.
Sei tornato nella tua
terra. che battaglia si combatte a Kobane?
L’Isis rappresenta il
fascismo islamico, come lo Stato turco che è suo alleato. Noi
combattiamo da sempre il fascismo, qualunque forma esso assumi. prima
dell’attacco alla Rojava abbiamo subito molti massacri come a Roboski e
in altre citta curde. Per questo motivo a Kobane dobbiamo vincere, è la
nostra battaglia decisiva. per i curdi non ci saranno altre chance.
L’esperienza della
Rojava, la carta dei diritti e l’autogestione dei cantoni sono
un’evoluzione idelogica dell’originario movimento marxista curdo?
Non abbiamo cambiato ideologia.
la nostra originaria strategia politica voleva un Kurdistan unito e
indipendente, ora puntiamo a una federazione democratica. Il Pkk e i curdi
vivono il mondo e ne colgono I mutamenti. Il nostro progetto confederale è
un’opportunità di convivenza per la pluralità di religioni
ed etnie che vivono in tutto il Medio Oriente. Questo è l’idea dal
presidente Ocalan.
A Kobane avete scoperto
nuovi e vecchi alleati. quale è la tua idea dei peshermerga e della
coalizione occidentale?
Per quanto rigurda noi curdi, le
differenze ci hanno sempre indebolito, ma ora è il momento di combattere
insieme. Per il resto dico che America ed Europa potrebbero miltarmente
affossare l’Isis in una settimana, ma non stanno intervendo con
l’intesità con cui viene da voi raccontato. La loro presenza
è per noi utile, ma non fondamentale. I curdi sono un popolo forte che
non ha mai chiesto niente a nessuno.
Quale è il ruolo
delle donne nell’evoluzione del pensiero curdo e la formazione delle YpJ?
Fino a quarant’anni fa le
donne subivano un sistema ancora feudale. poi tutti hanno capito e riconosciuto
i lori diritti. Da allora ci sono diverse organizzazioni femminili che lavorano
per l’emancipazione della loro condizione e per una rivoluzione culturale
in tutta la società curda. Oggi sono un esercito di donne libere e
vogliono fare la loro strada con le proprie gambe.
di
Staffetta Romana per Kobane – DINAMO
©
2013 UiKi ONLUS Team
2014-11-22-U
Kobane è la nostra
battaglia decisiva