Posted date: November 29,
2014
E stata una notte di
scontri. Dal tetto della moschea di Mehser si potevano vedere, anche nel buio,
il fumo alzarsi dalle strade di Kobane. Proiettili traccianti e colpi di mortai
si ripetevano in quantità. A un certo punto si è alzato una
colonna di fuoco che ha illuminato tutto l’orizzonte. Gli aerei della
coalizione sono dovuti intervenire, ancora una volta in maniera tardiva e
inefficace. Eppure il centro di comando delle truppe di Daesh è
conosciuto: una grande bandiera nera sventola sull’ormai ex ospedale
della cittadina siriana, nella parte Est che rimane sotto il loro controllo.
Nei combattimenti
notturni le forze dello YPG/YPJ sono riusciti ad avere la meglio. Due
comandanti e numerosi uomini del califfato sono morti. Ma all’alba una
grande esplosione ha aperto la giornata. Un fumo nero denso copriva tutta la città
più vicina al villaggio di Mehser.
Le prime notizie
parlavano di un’autobomba fatta passare dal confine turco,di un morto e
alcuni feriti.
Al centro culturale
di Suruc si notavano facce molto tese, occhi lucidi. Nonostante tutto ci siamo
diretti al deposito dove i compagni dell’ Dbp (il partito curdo della
regione) smistano gli aiuti per i vari campi. Ci sono urgenze che non possono
venire a mancare. Ci sono lavori che bisogna fare anche nei momenti di lutto.
Ma mentre con altri solidali lavoravamo al confezionamento di pacchi di
provviste e di coperte, di quello che insomma serve nei campi, numerose voci ci
hanno portato in strada. Un corteo spontaneo di ragazzi e ragazze si dirigeva
verso sud,verso il confine. Istintivamente cerchiamo di raggiungerli. Ci
fermano e ci dicono che stanno arrivando i feriti. Non sono cinque, come
avevamo creduto fino allora, sono venticinque feriti e otto morti tra civili e
combattenti delle unità di difesa popolare.
Andiamo
all’ospedale.Una folla in ansia aspetta l’arrivo delle ambulanze,
sperando di non dover ritrovare un proprio caro. Conosciamo una donna, ci parla
a lungo, ha al suo fianco un bambino. Ci dice dell’orgoglio di essere la
madre di un combattente, ci racconta dell’assurdità di quello che
stanno vivendo: attaccati dai gruppi salafiti, respinti dal governo turco,
senza la possibilità di parlare la propria lingua, senza la
possibilità di vivere.
Piano piano arrivano
nuovi aggiornamenti, le notizie trapelano poco a poco dal confine. Questa notte
l’Isis ha preso postazione per i suoi mortai dalla parte turca del
confine, vicino a Mursitpinar, nei pressi di un magazzino alimentare a poche
centinaia di metri da una delle basi dell’esercito di Erdogan. Non solo.
Dal confine non è passata una macchina. Un camion che doveva portare
aiuti umanitari, fatto passare senza problemi, è arrivato al check point
della strada che porta a Kobane dal confine turco e che era sotto il controllo
dell’esercito rivoluzionario curdo. Quel camion è esploso con il
suo carico di tritolo. Un colpo alle spalle. Un colpo che ha fatto molto male.
L’esercito proverà a smentire, ma testimoni e lo stesso presidente
della provincia di Urfa confermeranno che nella notte gli attacchi di Daesh
sono partiti dal lato turco del confine.
Torniamo al villaggio.
Lì si sono diretti tutti i solidali, da lì arriva la notizia che
l’esercito turco prepara a sgomberare. Sono momenti molto concitati.
Vediamo chiaramente partire dalle sagome dei carrarmati turchi più di un
colpo diretto verso la frontiera. Un’intimidazione che non si sa a chi
è rivolta. Le colonne di fumo continuano ad alzarsi da Kobane. Decidiamo
cosa fare. La minaccia di un intervento turco al villaggio non è un
pericolo così remoto; abbiamo visto, e sentito, in questi giorni quale
è il loro atteggiamento e cosa sono capaci di fare, ma stabiliamo di
rimanere, solidali con la gente che qui è accorsa in gran numero e che
alza canti di sostegno ai combattenti dello YPG/YPJ.
I colpi di mortaio
provenienti da Kobane iniziano a diminuire, scende la notte e sembra che per il
momento non succederà niente.
Rimarremo al fianco
della rivoluzione del Rojava.
Con il cuore a
Kobane,
Delegazione romana per Kobane.
© 2013 UiKi ONLUS Team
2014-11-29-U Delegazione romana a Suruc, Racconto del 29
novembre