December 04, 2014
Da quasi quattro mesi, il 14
settembre 2014, la popolazione curda di Kobane, organizzata
militarmente nelle milizie dell’Ypg e dell’Ypj, sta resistendo alle
orde nazi-islamiche dell’Isis. Questa battaglia, la
battaglia di Kobane, assume, per i motivi che ho più volte spiegato su
questo blog, una portata davvero
universale.
Fondamentale al suo interno il ruolo delle
donne, che
rifiutano armi alla mano il ruolo da schiave che i terroristi nazi-islamici
vorrebbero riservare a loro e ad altri. Le partigiane e i partigiani che
difendono Kobane hanno pagato un elevato tributo di vite umane, infliggendo
perdite superiori al doppio agli assedianti.
L’Isis che rappresenta una
minaccia alla pace, ai diritti umani e alla democrazia,
non sarà certo sconfitto dalla claudicante e sgangherata coalizione che
gli Stati Uniti stanno cercando di mettere in campo, e che rischia solo di
consegnare ancora, come abbondantemente avvenuto in passato, tonnellate di armi
di nuova generazione al Califfo, abbandonate dai soldati
iracheni in fuga disordinata o vendute da burocrati e militari corrotti, mentre
i bombardamenti indiscriminati che colpiscono le popolazioni civili rischiano
di aumentare la popolarità dei terroristi. Non a caso l’Isis
costituisce, per le classi dirigenti occidentali e i loro alleati locali, i
regimi reazionari del Medio Oriente, un vero e proprio
nemico/alleato perfetto, come ho argomentato ampiamente in un mio scritto in materia. Inutile aggiungere che i
tentativi di costruire tale coalizione vedano come al solito l’adesione perinde
ac cadaver del governo italiano, Renzi, Gentiloni e Pinotti in testa,
mentre invece ci vorrebbe, in questo caso come in quello della Libia o
dell’Ucraina, ben altra originalità ed autonomia, come contributo
davvero efficace alla sconfitta del pericolo terrorista e di quello
dell’estensione delle guerre giustamente paventato da Papa
Francesco.
L’unica possibilità
di sconfiggere progetti integralisti, per l’area
mediorientale e più in generale, è rappresentata, e anche questo
l’ho scritto più volte, dall’esercizio del diritto di autodeterminazione
e della democrazia partecipata su base territoriale senza alcuna
discriminazione o violenza etnica o religiosa. Di tale progetto rivoluzionario
Kobane costituisce l’esempio e l’immagine vivente. Per questo
è avversata dai regimi tirannici della zona, da quello turco di Erdogan
a quello saudita, passando ovviamente per il Califfo che si avvale
dell’appoggio di entrambi.
Fra tali progetti integralisti,
del resto, non c’è solo il Califfato. Anche il governo israeliano
di Netanyahu è sceso sul terreno su tale terreno
invocando la necessità
di costituzionalizzare la “natura ebraica” dello Stato di
Israele.
Progetto che fortunatamente sta incontrando una risposta decisa da parte dei
settori democratici israeliani. Al punto da determinare prossime elezioni
anticipate.
Tornando a Kobane, vale la pena
di prendere in considerazione
Voglio qui riferire anche di un recente appello
dell’amministrazione della città, che sottolinea le drammatiche carenze
degli assediati in ordine ad acqua potabile, energia elettrica,
alimenti e medicinali e si chiude con le seguenti richieste:
– L’istituzione di un corridoio per gli aiuti umanitari sotto il
controllo dell’Onu;
– Squadre di esperti internazionali per esaminare la situazione a
Kobanê;
– Garanzia di approvvigionamento di acqua potabile e alimenti;
– Invio di squadre di medici internazionali per l’assistenza e le
cure mediche;
– Approntamento di equipaggiamento tecnico per la ricostruzione della
città.
Il tutto mentre l’assedio
da parte dell’Isis continua sotto lo sguardo compiacente del regime
turco, che non vede l’ora di sbarazzarsi della resistenza della
città, esempio importante anche per le comunità curde della
Turchia e i popoli della Turchia più in generale. Si tratta di una vera
e propria complicità attestata ad esempio dal fatto che le bande
terroriste hanno cominciato attacchi nei confronti della città a partire dal
confine turco, come
ammesso anche dal governatore della provincia turca di Urfa. Nel frattempo sono
ben trentatré le persone uccise dalla polizia e dall’esercito in
Turchia mentre manifestavano a favore di Kobane.
Ricordo anche che è
possibile sottoscrivere a
favore della resistenza di Kobane. I soldi raccolti verranno immediatamente
trasferiti alla Mezzaluna Rossa curda.
di Fabio Marcelli /Il fatto
Quotidiano
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