Siamo appena tornate dal Rojava,
la regione liberata del Kurdistan nel nord della Siria, e vogliamo innanzitutto
dirvi che le donne e gli uomini hanno fatto e stanno facendo la rivoluzione
femminista. Le donne hanno assunto un ruolo centrale nella costruzione della
nuova società democratica radicale, che è basata sulla
liberazione delle donne e sulla costruzione di nuovi soggetti liberi. Questa
rivoluzione sta realizzando nella pratica un’elaborazione teorica molto
avanzata di messa in discussione in modo profondo tutte le forme di oppressione
di genere, classe, provenienza culturale ed etnica, in collegamento con
un’analisi radicale degli ultimi 5000 anni di civiltà e di storia
delle donne e con una prospettiva di autorganizzazione contro gli interessi del
potere colonialista, imperialista e guerrafondaio.
La delegazione di donne è
nata per iniziativa dal movimento delle donne kurde in Europa, in collaborazione
con il movimento femminista autorganizzato. In 7 donne, femministe e lesbiche,
da Italia, Germania, Austria e Francia, di età compresa tra i 25 ed i 75
anni, siamo andate in Kurdistan irakeno e in Rojava, dal 22 al 29 novembre.
Mentre in Europa le donne sono
scese in piazza in molte città per il 25 novembre – giornata
internazionale di lotta contro la violenza maschile sulle donne – abbiamo
voluto portare la nostra solidarietà concreta alla rivoluzione delle
donne in Rojava e alla resistenza di Kobane. Abbiamo anche portato i messaggi
di solidarietà al movimento delle donne in Rojava da parte di 12
organizzazioni di donne e gruppi femministi.
La delegazione di donne è
stata bloccata per due giorni al confine da parte del governo regionale kurdo
nel nord dell’Iraq.
In Rojava il movimento delle
donne ha organizzato per il 24 novembre un congresso in cui hanno partecipato
circa 300 donne e il 25 novembre ci sono state manifestazioni di donne in tutte
le città dei tre cantoni. Il nostro scopo, come delegazione di donne,
è stato quello di incontrare le donne e conoscere le strutture delle
organizzazioni delle donne e capire le loro analisi, richieste e prospettive.
Siamo andate in Rojava con la
consapevolezza che nelle guerre in Medio Oriente e contro la libertà del
movimento kurdo sono coinvolti gli interessi del potere politico ed economico
dell’Ue, che traggono vantaggi dalla guerra, dall’esportazione di
armi e dallo sfruttamento del petrolio. Siamo andate sapendo che nei mass-media
europei le donne kurde combattenti nella resistenza armata sono fatto oggetto
dello sguardo sessista, piuttosto che come soggetti in lotta per la democrazia
radicale, basata sulla liberazione delle donne.
La resistenza delle donne
è una lotta per la libertà delle donne kurde, arabe, siriane e di
tutte le donne del mondo. È una lotta per la dignità e
l’umanità. Le donne combattono al fronte, come forza armata
indipendente, contro Daesh/Is, e combattono contro il sistema patriarcale
all’interno delle strutture tradizionali delle società kurda,
yazida e siriana, così come nelle strutture patriarcali moderne che
esistono in Siria e in Europa. La loro resistenza sfida radicalmente e
profondamente il razzismo e l’eurocentrismo.
Grazie all’impegno di una
di noi, partecipante alla delegazione come avvocata per i diritti delle donne e
per i diritti umani, a Erbil/Hawler, capitale del governo regionale autonomo
del Kurdistan nel nord dell’Iraq, abbiamo incontrato un rappresentante
della comunità yazida e una donna yazida fuggita dalla prigionia del
Daesh/Is. Dalle prime indagini risulta che sono scomparse tra le 2 e le 7 mila
donne e ragazze yazida, mentre 305 donne sono riuscite a fuggire dalla
prigionia di Daesh/Is e dalla schiavitù sessuale. La loro liberazione e
la loro fuga sono parte della resistenza nella regione.
Il primo giorno in Rojava abbiamo
visitato il campo rifugiati Newroz, in cui vivono 5-6 mila yazidi. Il campo ha
una struttura autorganizzata, ma mancano alcuni beni di prima necessità,
per esempio stufe per le tende, visto che l’inverno sta arrivando, e
macchine da cucire per aggiustare i vestiti. Molti generi di soccorso e soldi
promessi dall’Europa e dall’Onu non sono mai arrivati al campo.
Negli altri quattro giorni, in
collaborazione con una rappresentante del movimento delle donne, abbiamo
visitato varie strutture del movimento delle donne. Tutte le donne che abbiamo
incontrato si definiscono femministe. Abbiamo incontrato le rappresentanti di
Yakadiya Star, le lavoratrici di una cooperativa tessile di donne, le compagne
di una delle Case delle donne NPZJ (Navenda Perwerde û Zaniksta Jin), che
sono state costruite in ogni distretto, l’organizzazione delle donne Sara
contro la violenza maschile sulle donne, le rappresentanti dell’Accademia
delle donne Star e dell’Accademia di giurisprudenza per la democrazia e
la libertà, le donne della prima università in lingua kurda, una
unità di Asayisa Jiné (le forze di sicurezza di donne nella
società) e una unità delle YPJ (Unità di protezione delle
donne). Tutte le rappresentanti, attiviste e combattenti non prendono soldi per
il loro lavoro e ricevono ciò di cui hanno bisogno dalle strutture
collettive.
Abbiamo visto la decostruzione
dei ruoli di genere e la costruzione della nuova società femminista, con
le sue ripercussioni nelle case, nelle relazioni, nel modo di reagire alle
violenze, negli atteggiamenti degli uomini, nell’assunzione cosciente dei
ruoli di potere affinché non diventino di prevaricazione, nelle
strutture organizzative sociali che permettono di prendere coscienza, studiare,
riconoscere, reagire, inventare…
Siamo state ospiti delle famiglie
e abbiamo vissuto con loro la vita quotidiana, comunicando con gesti e risate,
parlando del lavoro quotidiano, dei cambiamenti nella vita quotidiana delle
donne e delle storie di carcere e di resistenza.
Siamo molto impressionate e
commosse dagli incontri e ringraziamo tutte le compagne che abbiamo incontrato
per il loro impegno e ospitalità.
La rivoluzione delle donne
è possibile.
Il movimento delle donne in Europa
si deve impegnare nella solidarietà con il Rojava e per sviluppare la
lotta comune per la rivoluzione sociale basata sulla liberazione delle donne.
Le donne in Rojava stanno facendo
la loro parte, adesso tocca a noi.
Jin, jiyan, azadî
(Donne, Vita, Liberta! *correzione di editor)
ascolta le interviste di radio
onda rossa :
http://www.ondarossa.info/newsredazione/voci-rojava-delegazioni-internazionali-25-novembre-delle-donne-c