11 -12- 2014
Nonostante Ankara
dica di non armare i ribelli siriani, i combattenti jihadisti sostengono di
ricevere finanziamenti da ricchi siriani o arabi del Golfo con la complicità
turca. La guerra siriana ha sconvolto, ma non estinto, il commercio spesso
illegale con la Turchia.
di Federica Iezzi
Al-Hasakah (Siria), 11 dicembre 2014, Nena
News – Ai checkpoint da Mursitpinar a Reyhanli, all’inizio
della terra di nessuno, lungo tutto il confine turco-siriano, funzionari turchi
in alta divisa e dall’aria seriosa spiegano alle centinaia di persone in coda
che solo a siriani, rifugiati registrati o titolari di passaporti stranieri
anche se nati in Siria, è permesso entrare. La maggior parte dei
checkpoint non è contrassegnato nelle cartine. E’ solo disegnato
attorno a torri circondate di filo spinato. Durante i
tre interminabili anni di conflitto che hanno divorato la terra siriana, i
posti di blocco sono stati tunnel naturali per l’entrata di armi e dei
combattenti stranieri che si sono uniti ai gruppi di ribelli siriani. In
particolare all’Esercito Siriano Libero guidato strategicamente da Riyad
al-Assad, la cui roccaforte è in Turchia, da sempre sostenitrice delle milizie
anti-governative siriane.
Di recente i cancelli turchi erano diventati
un passaggio facilitato per i jihadisti dell’ISIS, quelli stranieri provenienti
dai Paesi Europei. Dopo anni di tolleranza a
traffici di combattenti e all’apertura illimitata dei confini, la Turchia di
Davotoglu oggi sembra aver intensificato sulle linee di confine pattuglie,
posti di blocco e recinzioni. Molti tra i rifugiati siriani nei
campi di Suruc, Habit e Sanliurfa, mi raccontano che hanno attraversato il
confine turco grazie a contrabbandieri che traghettavano la gente avanti e
indietro per la modica somma di 70 dollari a persona. Stessa sorte per i
combattenti feriti portati nelle strutture sanitarie siriane, in particolare
nella zona di
Tranne che per i valichi di frontiera
ufficiali tra Siria e Turchia, è quasi impossibile il controllo su tutti i
Il mercato di carburanti è fiorente in
direzione Siria-Turchia attraverso una rete ben costruita, ed evidentemente ben
conosciuta, di tubi sotterranei. Ai militanti
siriani frutta almeno un milione e mezzo al giorno di dollari. Il governo turco
quest’estate ha distrutto 320 tubi adattati ad oleodotti artigianali nell’area
di Hacipasa. I trafficanti lavorano indiscriminatamente con i
guerriglieri dell’ISIS. Un barile di petrolio, il cui
prezzo al mercato vale anche 100 dollari, può essere scontato fino al 75
per cento. Il greggio viene trasportato in Turchia via