Kobane chiama Roma risponde
December 12, 2014
A Roma un incontro dedicato alla
resistenza dei curdi nella città siriana assediata dall’Isis e
alla lotta di un popolo diviso in quattro paesi, alla ricerca della propria
autonomia.
Una battaglia che ormai non
è più “soltanto” per l’emancipazione di un
popolo, quello curdo, ma per la “difesa del concetto stesso di
umanità”. È quella che si combatte nella città
siriana di Kobane, dove ormai da mesi si fronteggiano milizie curde (in
particolare dello Ypg – Forze di Difesa del Popolo) e i guerriglieri
islamisti dell’Isis. In generale, i curdi sembrano essere la principale
forza in grado di opporsi ai sostenitori di un nuovo califfato in Iraq e Siria,
e questo è paradossale visto che l’occidente vede gli islamisti
come spietati fanatici assassini arrivando a bombardarli, ma al tempo stesso si
ostina a mantenere nella lista delle organizzazioni terroristiche i loro
principali oppositori, in primis il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan)
il cui leader, Abdullah Ocalan, si trova da 15 anni nelle carceri turche.
L’importanza della lotta
curda, che ha anche creato un esperimento di confederalismo democratico (su un modello
di stampo libertario) in tutta la regione del Rojava, ha suscitato
solidarietà in tutti i paesi europei e anche in Italia, dove proprio
ieri si è tenuto a Roma un incontro dal titolo “Kobane
Calling”. L’evento, che ha incluso anche uno spettacolo con Ascanio
Celestini ed altri artisti, si è tenuto all’Angelo Mai, storico
spazio occupato autogestito della capitale, e ha visto la partecipazione anche
di rappresentanti istituzionali, da Campidoglio e Parlamento nazionale. Tra gli
interventi più interessanti, sicuramente quello del rappresentante della
“Staffetta Romana per Kobane”, gruppo di solidarietà che ha
organizzato una serie di viaggi nei territori curdi, in particolare quelli
vicini alle zone di combattimento contro l’Isis. I curdi sono infatti ad
oggi 40 milioni, divisi in quattro paesi, Turchia (oltre 20 milioni), Iraq,
Iran e Siria, appunto, e ieri sono stati definiti “il più grande
popolo del mondo senza uno stato”.
Tra i partecipanti
all’iniziativa romana, l’avvocato di Ocalan, Arturo Salerni, che ha
ricordato il “tradimento” del governo italiano (guidato
all’epoca da Massimo D’Alema) verso il leader del Pkk, espulso dal
paese nonostante i tribunali gli avessero riconosciuto lo status di rifugiato
politico, e ha parlato delle durissime condizioni di carcerazione cui viene
sottoposto dal
Il parlamentare ha definito
quella dei curdi più urgente, accanto a quelle palestinese, del popolo
Sarawi e del Messico, dove di recente decine di studenti sono stati massacrati
con la complicità di una parte delle istituzioni, e ha raccontato come
la prima richiesta di chi ha promosso la mozione sia proprio quella di
escludere il Pkk dalla lista delle organizzazioni terroristiche internazionali.
De Cristofaro ha anche parlato della politica estera “volontariamente
sbagliata” dall’occidente negli ultimi 15 anni, in particolare le
alleanze con le stesse monarchie del Golfo che oggi sostengono l’Isis, e
ha lamentato come i media stravolgano la realtà della questione curda,
rendendo difficile che nella nostra società si crei quella vicinanza di
massa che sarebbe necessaria. Un punto su cui sono tornati molti relatori, tra
cui il consigliere comunale Gianluca Peciola, è che i curdi non
difendono l’occidente solo da un punto di vista meramente militare, ma in
qualche modo nei valori, specie “quelli più avanzati delle nostre
costituzioni, che in molti casi non vengono applicati”.
Una lotta che ad esempio vede in
prima fila le donne, in una zona del mondo dove questo è quasi
impensabile, e che non è diretta solo contro il fanatismo religioso ma
contro neoliberismo e interessi della potenze vecchie e nuove (come Cina e
Russia). Una lotta, in conclusione, che come ricordato da Yilmaz Orkan,
Portavoce UIKI ufficio informazione del Kurdistan in Italia, è per la
liberazione del popolo curdo ma non si limita a questo, visto che vuole in
primo luogo dar vita a un’idea diversa di vita comunitaria: rispetto al
passato e alle teorie dello stesso Pkk, oltre che di altri partiti nazionalisti
curdi, l’accento viene infatti posto più sul concetto di autonomia
democratica che su quello di Stato nazione, visto che la prima sembra essere
più adeguato ad una realtà composita come quella del popolo
curdo.
Itenovas