Un rapporto pubblicato
oggi dalla Ong britannica rivela le torture, gli stupri e i matrimoni
forzati a cui sono state sottoposte centinaia di donne in Iraq dai miliziani dello “Stato Islamico”. Proseguono i combattimenti:
solo ieri in Iraq e Siria
sono stati 22 i raid della coalizione
internazionale anti-Is. Nelle
prossime settimane la Giordania incomincerà l’addestramento dell’esercito iracheno.
della redazione
Roma, 23 dicembre 2014, Nena
News - Un nuovo
rapporto di Amnesty
International pubblicato oggi
ha rivelato le violenze sessuali, le torture e gli stupri compiuti dai miliziani dello
“Stato Islamico” (Is) sulle donne e le ragazze della minoranza
yazida in Iraq. Il dossier “Fuga dall’Inferno – Tortura e schiavitù sessuale nelle mani dello Stato
Islamico” documenta gli
abusi subiti da centinaia (e forse persino migliaia)
di yazide, “merce” venduta o “donata” ai jihadisti
dell’Is o ai loro sostenitori. “Centinaia di donne
e ragazze hanno avuto la vita distrutta a causa dell’orrore della violenza sessuale e della schiavitù sessuale cui sono state sottoposte dai miliziani dell’Is
durante la prigionia” ha dichiarato Donatella Rovera, alta consulente
per la risposta alle crisi di Amnesty International. Rovera ha parlato con oltre 40 ex sequestrate: “molte delle vittime sono
ragazze sui 14-15 anni o persino più giovani. Nei
loro attacchi i combattenti dello
Stato Islamico usano lo stupro come arma, un atto considerato
un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità” ha aggiunto l’alta consulente di Amnesty.
Le donne di cui si parla nel
rapporto sono alcune delle migliaia
di yazide della regione del Sinjar (nord ovest
dell’Iraq) vittime della pulizia etnica
iniziata dai miliziani dell’Is ad agosto. I traumi subiti durante la loro prigionia ha portato alcune di loro al suicidio. Una di
queste è la diciannovenne Jilan, “schiava” a Mosul
e suicidatasi per paura di essere stuprata
dai fondamentalisti. Una delle ragazze
tenute in stanza con Jilan
e con altre 20 ha raccontato alla Ong britannica:
“un giorno ci sono stati dati
dei vestiti che sembravano abiti da danza
e ci è stato detto di andarci
a fare il bagno prima di indossarli. Jilan si è uccisa
in bagno. Si è tagliata i polsi
e si è impiccata. Era bella, si è uccisa
perché penso sapesse che un uomo se la sarebbe presa”. Wafa (27) ha raccontato di come lei e sua sorella hanno
provato a suicidarsi una notte dopo
che il loro
rapitore le aveva minacciate di sottoporle
ad un matrimonio forzato. Hanno tentato di
strangolarsi con i veli, ma due ragazze che dormivano con loro nella stanza si sono svegliate
e le hanno fermate. “Per giorni non sono riuscita a parlare” ha detto Wafa.
Nella maggior parte dei
casi a commettere le violenze sono combattenti
dell’Is o loro sostenitori e sono per lo più di nazionalità
irachena o siriana. Alcune donne hanno
raccontato di essere state tenute prigioniere a casa dei loro aguzzini dove hanno convissuto con le mogli e i figli
dei loro rapitori.
Molte sopravvissute vittime di stupro hanno,
inoltre, raccontato di sentire che
il loro “onore” e quello delle loro famiglie
è stato violato e temono che la società
possa vederle ora in cattiva luce. Ciononostante, denuncia Amnesty, molte donne non stanno ricevendo alcun tipo di
aiuto. “Il governo regionale curdo, l’Onu e le altre organizzazioni umanitarie che stanno fornendo
cure mediche e altre forme di aiuto
devono fare di più” ha detto Rovera.
Un compito non semplice
soprattutto perché infuriano senza soste i combattimenti
nelle aree occupate ad agosto dallo “Stato Islamico”. Ieri fonti
anonime a Baghdad
hanno detto che l’esercito iracheno e alcuni volontari hanno attaccato i rifugi
dei “terroristi dell’Is” a Baji uccidendo 16 miliziani e dando alle fiamme
4 dei loro veicoli. I peshmerga e l’esercito provano a riconquistare interamente l’area di Sijar
nelle mani dello Stato Islamico
da agosto. Ad aiutarli vi sono i bombardamenti della coalizione internazionale a guida statunitense che, secondo fonti
dell’esercito americano, nella giornata di ieri ha compiuto
12 raid aerei in Siria e 10 in Iraq.
In Iraq i bombardamenti
hanno colpito alcune zone di Sinjar, Tal Afar, Ramadi e Mosul e Falluja, mentre in Siria i raid hanno
preso di mira principalmente la cittadina a maggioranza curda di Kobane
(a confine con la Turchia), Aleppo, Hasaka e Raqqa (“la capitale” dello Stato Islamico). Secondo l’esercito americano, negli attacchi sarebbero stati distrutti alcuni veicoli e postazioni militari. Un imprecisato numero di miliziani avrebbe
perso la vita.
Intanto, il ministro della difesa iracheno,
Khaled al-Obeidi, ha dichiarato ieri che nelle prossime
settimane la Giordania inizierà l’addestramento delle truppe di
Baghdad.
Dopo essersi incontrato con il re giordano Abdullah, al ‘Obeidi ha detto che Amman fornirà anche armi indispensabili
per fronteggiare i jihadisti. Nena News