La Terra di Nessuno

27 gennaio 2015
Kobanê è libera: la Stalingrado kurda ha battuto l’ “invincibile” ISIS
Valerio Bruschini

“Dopo 134 giorni di eroica resistenza agli attacchi di ISIS, oggi, finalmente, le Forze di Difesa del Popolo YPG/YPJ hanno annunciato che la città di Kobanê nel Kurdistan occidentale, Rojava, è stata completamente liberata dalle bande del cosiddetto Stato Islamico.
La popolazione di Kobanê ha iniziato a festeggiare, così come in altre città curde.
Questo è il risultato dell’eroica resistenza, che ha visto la partecipazione di tutta la popolazione curda, donne, giovani, vecchi, bambini, e di volontari giunti a dare il loro contributo da tutte le parti del Mondo.
Le YPG/YPJ, in collaborazione con Burkan Al Firat ed un contingente di Peshmerga, non hanno arretrato di un passo nonostante la grande disparità di armi e rifornimenti, che vedeva l’ISIS in vantaggio: questo dimostra che, quando un popolo difende la propria vita e quello in cui crede, non è possibile sconfiggerlo.

Salutiamo, dunque, questo bellissimo risultato, che ridà speranza a tutta la regione, ricordando che l’esperienza dei cantoni e dell’autonomia democratica cui i Curdi hanno dato vita è ancora sotto attacco; occorre, quindi, tenere alta l’attenzione per liberare tutte le altre aree ancora a rischio e per chiedere che finisca l’appoggio che molti Stati – inclusa la Turchia – continuano a dare a questi terroristi che non rispettano l’Umanità.
Come Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia chiediamo ora a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, alle organizzazioni della società civile in Italia ed a tutti i singoli ed i gruppi, che hanno simpatizzato con la resistenza di Kobanê, di adoperarsi con tutti i mezzi e secondo le proprie possibilità per ricostruire insieme la città” [1].

Ancora una volta, il presunto impossibile è diventato realtà: “donne, giovani, vecchi, bambini” hanno trasformato quella che era una normale città, di cui il Mondo ignorava l’esistenza, in un simbolo per l’Umanità ed hanno fatto la Storia, alla faccia di tutti i Fukuyama, molto lautamente pagati,
che ne avevano decretato la fine.
D’ora in avanti, il nome di Kobanê campeggerà nei libri, accanto a quello di Termopili e di Stalingrado:
“Fame e macerie sotto i mortai
Come l’acciaio resiste la città
Strade di Stalingrado di sangue siete lastricate
Ride una donna di granito su mille barricate” [2].

Così, l’ISIS è stato costretto a mordere la polvere ed a darsi alla fuga, nonostante il circo, (mai termine fu più appropriato), massmediatico occidentale ne avesse decretato l’imbattibilità … televisiva.
Nel momento della Vittoria è bene, come sempre, non dimenticare che il ventre, il Capitalismo internazionale, da cui nacque il mostro, è ancora fertile e che i suoi numerosi protettori sono ancora vivi e vegeti: gli Stati Uniti, che hanno svolto la mansione dell’ostetrica, l’Arabia Saudita, che ne finanziato gli “studi”, la Turchia, che gli ha fornito ogni possibile supporto logistico, in base al noto principio di ogni Governo turco:
“L’unico Kurdo buono è quello morto”.
Chi crede nella “Santa Alleanza” contro l’ISIS, capeggiata dagli Stati Uniti, ne ha pieno diritto, così come lo hanno i bambini, che scrivono le letterine a Babbo Natale.

Il nostro omaggio a Kobanê ed alla sua eroica popolazione non può che essere questo distico, che ognuna/o può agevolmente parafrasare:
“Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa
D’ora in poi troverà Stalingrado in ogni città” [3].

NOTE
[1] Uiki onlus: “Kobane è libera“, 26 Gennaio 2015, Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia.
[2] Stormy Six, “Stalingrado“.
[3] Ibidem.