March 30, 2015
di
Giò Barbera
“Se
tornerò in Kurdistan? Certo che tornerò
perché una parte della mia anima è rimasta laggiù tra
quella povera gente che si è vista distruggere tutto in un batter ciglio
tutto quello che avevano costruito per una vita. Tornerò entro la
fine di quest’anno”. Giovanni Vassallo, insieme all’altro
imperiese Mauro Servalli, è pronto a ripetere quella esperienza
in quell’angolo del mondo martoriato dalla guerra dove un popolo ha visto
e subito l’orrore dello Stato Islamico.
Racconti, foto e
testimonianze della delegazione imperiese in Kurdistan con la carovana
internazionale al Newroz. Un
viaggio per conoscere e sostenere
“Ci tengo a precisare che non è
stato davvero per nulla pericoloso. Faticoso si e
anche stressante – racconta – . Sentire una a cui hanno venduto la figlia al bazar è tremendo. Ed
è una delle tante storie che abbiamo raccolto durante questa nostra
spedizione che ci ha profondamente segnati”,
aggiunge Vassallo a Riviera 24.it.
“L’ultimo campo che abbiamo
visitato dava rifugio a degli Yazidi. Sono una minoranza religiosa irachena, la
loro fede è considerata una eresia islamica
perché è stata propagandata e riformata da un maestro sufi, un
mistico mussulmano,intorno all’ anno mille. Ma non ha nulla di islamico. Ricorda piuttosto le credenze
gnostiche e le filosofie esoteriche ellenistiche che ai tempi di Gesù
erano le religioni più diffuse. Il mondo è il prodotto
degragato del pensiero del Dio supremo, che vive fuori di esso.
Ma in questo mondo è rimasta una scintilla di
divinità che il fedele deve scoprire pian piano procedendo per gradi
nella conoscenza. Ovviamente queste sottigliezze non interessano gli islamisti,
per loro gli Yazidi sono pagani (kufr) quindi nemmeno degni di quella
protezione che il Corano riserva ai cristiani e agli ebrei se accettano la
condizione di sottomessi (dhimmi). I pagani si possono uccidere e le loro donne
venderle al mercato come schiave. E lo fanno, porca
miseria, infischiandosene di secoli di pensiero islamico che ormai considera
superata la schiavitù e il diritto alla preda bellica non più
esigibile. È stato straziante sentire donne parlare di figlie e sorelle
vendute al bazar come bestie”, dice Vassallo.
“Una ultima
considerazione: gli islamisti non escono da una grotta dove la storia li aveva
dimenticati per secoli. Sono anche loro un prodotto, per reazione, della
modernità e della globalizzazione. Sanno usare i social
network e guidare i carri armati. Conoscono il nostro mondo e lo rifiutano.
Ragione di più per sostenere una popolazione mediorientale e mussulmana , non dimentichiamolo, che segue una terza via, popolare e
democratica, rispetto allo stato islamico e ai regimi dittatoriali
corrotti”, conclude Vassallo pronto a raccontare questa spedizione anche
venerdì sera a Imperia.
di Giò Barbera
riviera24.it
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