April 02, 2015
Dal 14 al 23 marzo una delegazione COBAS si
è recata in Turchia per partecipare alla carovana di osservatori
internazionali per le celebrazioni del Newroz (capodanno curdo). Dopo una prima
tappa a Istanbul dal 17 marzo tutta la delegazione si
è trasferita in Kurdistan dividendosi in due gruppi il primo a
Diyarbakir e il secondo a ŞanlıUrfa. Al secondo gruppo si è
aggregata la delegazione di “Palermo solidale con il popolo curdo”.
L’organizzazione della carovana è stata ad opera
dell’UIKI (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia).
Le delegazioni, oltre naturalmente a prendere
parte alle manifestazioni di popolo del Newroz nelle città di Suruç, ŞanlıUrfa, Karliova, Bingöl,
Van, Batman e Diyarbakir, hanno tenuto numerosi incontri con varie
organizzazioni politiche, sindacali, e della società civile, hanno
visitato campi profughi, si sono confrontate con partiti e associazioni per la
difesa dei diritti umani, approfondendo in questo modo la conoscenza della
società curda e dei suoi sforzi per una pace democratica.
La nostra delegazione ha incontrato la
sindaca di Viransehir, che ci ha accolto calorosamente, mettendo
in evidenza come la nuova politica, in linea con il nuovo corso indicato
dal presidente Öcalan, ha dato alle donne grande protagonismo nella vita
politica e sociale del popolo curdo. Le donne organizzate nell’YPJ
sono in prima fila nella resistenza contro lo stato islamico (ISIS). Durante la
riunione è stato riportato il ruolo che sta
avendo
Entusiasmante è stata la partecipazione al Newroz di Viransehir dove
siamo stati accolti festosamente sia dalla popolazione che
dagli organizzatori. Al Newroz hanno partecipato almeno 15 mila persone con
bandiere del Kurdistan e ritratti di Ocalan e dei
martiri della resistenza all’ISIS.
La visita al campo profughi autogestito dei
curdi Ezidi provenienti dal Kurdistan iracheno è stata particolarmente
toccante. Il campo è ben strutturato con i viali e gli spazi cementati,
con due tende scuola, un locale per la cucina, la panetteria e i servizi igienici
dotati di pannelli solari. I profughi vengono
assistiti con visite mediche bisettimanali, essi sono in buona salute
nonostante il dramma della ferocia subita dall’ISIS e sono sfuggiti ad
essa solo grazie all’intervento diretto dei miliziani del PKK che sono
riusciti ad aprire un corridoio nel fronte dell’ISIS per potere salvare
migliaia di Ezidi dal massacro. Abbiamo raccolto tante testimonianze delle
atrocità subite, delle perdite di familiari e congiunti, delle lunghe
marce per sfuggire al terrore. Ci è’ stato chiesto l’aiuto
concreto, l’invio di farmaci, materiale scolastico, vestiti.
Al Newroz di Şanlıurfa erano
presenti più di 20.000 persone, con i vessilli del PKK e dell’ HPG, dell’YPJ e YPG e tante bandiere con
il volto di Öcalan. Qui abbiamo incontrato i dirigenti del partito
democratico regionale, il fratello di Öcalan ed altri rappresentati curdi
sia locali che della comunità curda in Europa. Grande emozione collettiva si è avuta
all’ingresso di di Selahatin Demirtas dirigente dell’HDP. Il Newroz
è stata una grande manifestazione di popolo e
di orgoglio del Kurdistan libero.
Abbiamo incontrato la presidentessa
dell’Associazione per i Diritti Umani “INSAN HAKLARI DERNIGI”
che ha spiegato come dal 1991 sono stati uccisi più di 300 attivisti. L’associazione
segue più di 1600 detenuti politici, di cui 600 malati fra i quali 200
affetti da tumore (che non hanno cure ne possono essere assistiti). Da quando
c’è il terrorismo dell’ISIS l’Associazione
si è mobilitata per i profughi curdi, ezidi ed arabi provenienti
dall’Irak e dalla Siria ospitandoli sia presso le case della popolazione
di ŞanlıUrfa o Suruc sia allestendo campi profughi. I militari turchi
hanno cercato di impedire l’entrata dei profughi dalla frontiera
respingendoli con la forza. Durante gli scontri con le forze turche
la giovane attivista Kadek Ortek è stata uccisa mentre cercava di
aiutare la fuga dei profughi. Diversi episodi di indifferenza
al dramma delle popolazioni in fuga dall’ISIS hanno caratterizzato
l’atteggiamento dell’esercito turco, che ha impedito il passaggio
degli aiuti verso Kobane anche da parte di organizzazioni umanitarie,
insensibile alle sofferenze della popolazione e dei resistenti di quella
città.
L’egemonia turca si rende pesante nel
campo profughi di Arfat, gestito dalle autorità
turche, dove è obbligatorio l’uso della lingua turca, la gestione
è militare e solo in esso convergono gli aiuti internazionali, mentre i
campi organizzati dalle municipalità curde sono autogestiti.
Il ritorno dei profughi di Kobane nella propria città dopo la
liberazione operata dalle milizie curde del YPG e YPJ
non è senza difficoltà. Kobane necessità di ingenti aiuti per la ricostruzione degli ospedali, delle
scuole e delle abitazioni devastati nei mesi di guerra contro l’ISIS. Attualmente non c’è nessuno ospedale e si sta
creando una struttura ospedaliera in una scuola; non c’è
più nessuna farmacia e su 19 scuole solo alcune possono essere
ripristinate. Diverse decine di attivisti che si sono
recati a Kobane per prestare il loro aiuto sono stati arrestati dalle
autorità turche. Migliaia sono le donne di Kobane attualmente
disperse.
Abbiamo incontrato i rappresentanti
dell’HDP (partito democratico del popolo) e del BDP (partito democratico
regionale). Questi partiti derivano dal partito per la
pace e la democrazia messo fuori legge perchè accusato di nazionalismo. I
rappresentanti dei partiti hanno spiegato che le loro organizzazioni si stanno
mobilitando per le prossime elezioni che si terranno a giugno
2015.
Ad Urfa come in altre
località c’è l’accademia di partito dove i nuovi
membri del partito studiano storia, religione, autonomia democratica,
confederalismo democratico, femminismo, genere ed ecologismo. L’HDP è composto da
40 gruppi ed associazioni, dove il gruppo curdo è il maggioritario. Il
nuovo corso della politica curda da grande rilevanza
al ruolo ed alla partecipazione delle donne alla vita politica nel partito e
nelle istituzioni, assegnando ad esse il 50 per cento delle cariche politiche.
In serata abbiamo appreso della strage avvenuta nel
Rojava orientale provocato da una autobomba che è esplosa durante il
Newroz di Haseke provocando 52 morti e centinaia di feriti. La tensione
ovviamente è salita di grado, anche dopo avere visto lo sventolio di
bandiere nere da un terrazzo difronte il nostro albergo.
Secondo il programma stilato per la
delegazione era prevista l’entrata in Kobane di 40 osservatori italiani. Ma
giunti a Suruc (città di frontiera dirimpettaia di Kobane) ci è stato comunicato che le autorità turche
non avevano concesso nessun permesso per oltrepassare la frontiera. I due
pullmini della delegazione italiana si sono recati ugualmente al posto di
frontiera con Kobane dove sono stati respinti dall’esercito turco. La
delegazione poi è tornata a Suruc presso il centro culturale curdo di
questa città, dove ha stilato un comunicato da inviare a diversi
organismi internazionali, turchi ed italiani per sollecitare l’apertura
permanente del varco di confine Suruc/Kobane, permettendo così
l’attraversamento degli aiuti umanitari e di tutti coloro
che portano solidarietà ed aiuti alla città di Kobane.
A Suruc abbiamo incontrato Mustafa Dogal responsabile diplomatico del HPD di
Diyarbakir, delegato a rappresentare la municipalità di Suruc. Dogal ha
spiegato come l’esercito turco ha aiutato i banditi dell’ISIS
durante la battaglia di Kobane, facendo transitare armati e armi tramite il
territorio turco e accogliendo, negli ospedali prima e
nelle case private poi, centinaia di feriti fra i miliziani dell’ISIS. L’atteggiamento
delle autorità turche è stato apertamente ostile ai resistenti
curdi e anche agli aiuti umanitari. Le amministrazioni locali gestite dai partiti curdi si sono trovate a contrastare
l’ostracismo del governo centrale e della protezione civile nazionale
turca. Gli aiuti umanitari sono stati concentrati solo al campo profughi
gestito direttamente dalla protezione civile turca, lasciando gli altri sei
campi autogestiti solo sulle spalle della amministrazione
locale di Suruc.
Durante l’incontro è stata presentata dalla delegazione palermitana la proposta di
patto d’amicizia fra il Comune di Palermo e la municipalità di
Suruc, partendo dal gemellaggio fra due scuole delle rispettive città. La
proposta è stata supportata dalla consegna di due lettere indirizzate al
sindaco di Suruc da parte dell’Assessore alla Scuola del
Comune di Palermo Barbara Evola e della Dirigente Scolastica di una Scuola
Secondaria di Palermo. La proposta di patto d’amicizia è stata
inoltre accompagnata all’invito per cinque ragazzi ed un accompagnatore a
partecipare, il prossimo anno, al Mediterraneo Antirazzista,
manifestazione che ogni anno si svolge a Palermo e che coinvolge tutte le
comunità migranti residenti in città oltre i ragazzi palermitani.
Sono stati consegnati due comunicati della
Confederazione COBAS e del movimento delle donne di
Roma sull’otto marzo in solidarietà alle donne di Kobane.
Da parte dei lavoratori della struttura di Neuropisichiatria Infantile di Roma è stata
consegnata ai responsabili dell’Associazione Culturale Curda di Suruc una
somma in euro per l’acquisto di due computer per i ragazzi di Kobane. E’
stato consegnato ai responsabili locali di Suruc anche un contributo in euro da
parte della Confederazione COBAS.
L’ultimo giorno ci siamo recati
nuovamente presso la frontiera con
Abbiamo potuto osservare da alcune centinaia
di metri la città di Kobane aldilà del confine, dove sono ben
evidenti le distruzioni dovute alla battaglia e dove con orgoglio sventolavano
le bandiere del Rojava, del YPG e dell’ YPJ
sugli edifici scampati alla distruzione.
Abbiamo potuto constatare direttamente la grande presa che ha il PKK fra la popolazione curda in
Turchia, che nonostante i divieti con orgoglio ha sventolato e indossato i
colori curdi, e il credito che ha conquistato partecipando ai combattimenti
contro l’ISIS in Irak e in Siria salvando migliaia di Ezidi dal massacro.
Come è palese il grande seguito che ha il
presidente Abdulla Öcalan acclamato in ogni Newroz.
La rivoluzione del Rojava ha una valenza che
oltrepassa i confini del Kurdistan, il Confederalismo Democratico che viene applicato nelle regioni difese dalle milizie curde si
basa sul diritto all’autodeterminazione dei popoli che supera il concetto
di stato-nazione e si concretizza con la partecipazione dal basso, con i
processi decisionali interni alle comunità di base. Il Confederalismo
democratico che si sta attuando in Rojava disarticola il sistema capitalista e
il sistema stato-nazione, e ha come scopo la
realizzazione dell’autodifesa dei popoli tramite l’avanzamento
della democrazia, l’autogoverno, in contrasto dell’amministrazione
dello stato-nazione.
Lo storico messaggio del presidente Abdulla
Öcalan letto al Newroz di Diyarbakir (Amed) parla non solo al popolo
curdo, ma a tutti i popoli, ed è un messaggio di pace e democrazia che
ha ora bisogno più che mai di sostegno e di gambe per poter camminare e
portare a un futuro di pace e libertà per tutta
la regione. A questo messaggio si collega strettamente il progetto di una Siria
Democratica dove i curdi in Siria offrono una soluzione politica
all’attuale sanguinoso conflitto.
di Renato Franzitta
© 2013 UiKi ONLUS Team