April 02, 2015
La crisi è più grande, profonda
e pericolosa di un mero regolamento di conti con il regime di
Assad, i suoi controllori e le sue leggi. Questo è il risultato
dell’evoluzione della società stessa nello stato, in una
così intensa concentrazione di potere statale da divenire una condizione
patologica. Lo stato non concede nulla alla realtà naturale, plurale e
partecipativa della società umana; esso si limita ad una visione di
corto respiro che amplifica e persino guarda all’unilateralismo come a una divinità. Negazione, esclusione, dominazione,
schiavitù e ingiustizia erano e sono create dagli stati, dalle dittature
e dai sistemi fascisti o semi-fascisti; il più recente di questi sistemi di sicurezza che soffocano la vita, non
permettendo alcuna possibilità di apertura e di sviluppo.
Il risultato è che la situazione in
Siria sta sprofondando verso l’esplosione ed il caos. Può essere
salvata solo da nuove idee che siano in grado di
tenere il passo col tempo ed i suoi immensi sviluppi tecnologici e scientifici.
Nessun futuro plausibile per
I gruppi costituenti siriani
Gli Stati del Medio Oriente furono formati
secondo l’esperienza europea: ciò impose un modello unificato
sulla Regione basandosi sul presupposto dell’indipendenza nazionale che
era di per sé arrogante e chiuso.
Furono adottati metodi che nulla avevano a
che vedere con la morale, per servire gli interessi di gruppi particolari a
spese della società intera. Così le società del Medio
Oriente sono diventate suscettibili di manipolazioni e distorsioni. La pacifica
e positiva coesistenza basata sul pluralismo, che ha
prevalso per secoli nella regione fu rovesciata. Tra i popoli che costituiscono
una società, il dominio di uno sull’altro è un insulto alla
loro naturale coesistenza. I popoli che compongono la
società siriana sono arabi, curdi, armeni, siriaci, caldei, assiri,
turkmeni, ceceni e circassi. Tutti sono autoctoni in questa terra, tutti hanno
partecipato a creare la storia e la cultura della regione, e tutti hanno
contribuito al suo equilibrio sociale. Nel corso dei secoli genti, clan,
tribù e altri gruppi umani si sono mescolati, confliggendo di continuo,
ma allo stesso coalizzandosi nella lotta contro gli
invasori ed i cambiamenti demografici. Insieme hanno
creato un meraviglioso mosaico ed, infatti,
Per migliaia di anni
nella storia antica, questi popoli hanno raggiunto lo sviluppo ed il progresso
vivendo in un contesto “naturale” che precedeva lo stato. Durante
questo periodo è stato raggiunto il più importante traguardo
della storia dell’umanità: la rivoluzione agricola. Molte
religioni, culture, linguaggi e alfabeti sono nati in queste terre
all’interno delle civiltà dei sumeri e degli accadi,
degli assiri e dei medi, dei mitanni, degli urriti e dei fenici.
Migliaia di anni di
storia comune hanno creato un’armoniosa intesa sociale tra questi popoli:
diversi gruppi etnici e religiosi erano uniti da un legame che non poteva
essere spezzato dalle pratiche di sfruttamento dei governanti e dei gruppi di
potere. La diversità della Siria si estendeva anche alla costa, dove le
popolazioni potevano comunicare e mescolarsi con altre oltre l’orizzonte.
Non esistevano barriere tra i popoli che formavano un gruppo integrato capace
di accettare la diversità dentro e fuori. Nessun gruppo può
rivendicare la proprietà unica su di una regione dove in così
tanti hanno partecipato e si sono integrati fino a formare un quadro pieno di
colori. In diverse fasi della sua storia
Per chiarire, il quadro
siriano non è sempre stato pacifico: guerre, conflitti ed invasioni
hanno spesso lasciato ferite che hanno richiesto molto tempo per guarire. Ciononostante, si è affermato uno stile di
vita basato sull’integrazione e la fratellanza. Indubbiamente si potrebbe
sostenere che furono i conflitti e le contraddizioni
stesse ad indurre le comunità costituenti a cogliere la necessità
di cooperare con gli altri su basi di parità e uguaglianza.
Relazioni tra le comunità costituenti
Le profonde relazioni interculturali ed
interetniche della Siria sono antiche quanto la storia stessa: iniziarono con
le prime migrazioni delle tribù e dei gruppi semitici dalla Penisola
Arabica verso l’odierno Iraq, che si diffusero lungo il Tigri e
l’Eufrate nelle pianure della Mesopotamia. In seguito, le invasioni arabe
islamiche nelle aree curde hanno causato una svolta: mentre le politiche
islamiche in alcune fasi hanno governavano su base nazionale, i curdi rimasero
lontani da questo approccio e rimasero fedeli al loro
credo. Da qui, l’importante leadership di
Saladino nella liberazione di Gerusalemme.
A causa delle sue ricchezze
materiali e della sua posizione strategica,
La conversione ebbe un impatto positivo nelle relazioni tra i curdi e gli altri, tra cui
cristiani, altre religioni e sette. Queste relazioni positive
continuarono anche durante l’epoca del mandato francese e delle lotte
contro quell’occupazione coloniale. E
continuarono anche dopo l’indipendenza del 1946, quando i curdi giocarono
un ruolo cruciale nella liberazione e nel primo sviluppo del moderno Stato
siriano, fino a quando il Partito Baath prese il timone ed impose il suo
pensiero unilaterale e nazional-sciovinista. Il regime razzista di rifiuto,
esclusione e repressione adottò politiche e progetti sciovinisti che,
uno dopo l’altro diedero il via a problemi,
accadimenti e sollevazioni per mezzo secolo. La cultura del rifiuto
dell’altro è importata ed aliena, lontana dai concetti originali
del popolo siriano; il rifiuto e l’esclusione dei curdi, dei siriaci, e di altri gruppi non ha nulla a che vedere con
l’autentico spirito siriano. Ma le politiche di esclusione
applicate dal regime non sono mai penetrate nel profondo della società,
bensì sono rimaste confinate solo nella mentalità dei politici e
degli altri autocrati.
Questi ultimi non hanno mai strappato il
tessuto della società siriana o distrutto la cultura della convivenza
pacifica. Anzi, la visione di una vita comune basata su libertà,
giustizia e uguaglianza, in cui nessun gruppo esclude l’altro, è
rimasto il valore più alto da difendere per i siriani. Curdi, siriaci,
caldei, assiri, armeni, ceceni e turkmeni condividono una casa comune in Siria
e le loro relazioni pacifiche hanno radici lontane nella storia. Molti fattori
hanno contribuito al consolidamento di queste relazioni ed allo spirito di
comprensione reciproca e coesistenza. Tuttavia,
nessuno ha ricevuto il mandato di dominare gli altri: tutti possiedono
autenticamente i diritti in questo splendido paese, nella loro casa comune,
indipendentemente dai regimi al potere che costantemente cercano di instillare
uno spirito di divisione e di fomentare ostilità tra
di loro.
La crisi attuale
Dopo che
L’unione fu chiamata Repubblica Araba
Unita, e
Le ragioni di questo
fallimento sono molte: la mancanza di una corretta comprensione della
realtà siriana e di una visione sul suo futuro; la mancanza di strategie
e piani adeguati per lo sviluppo del movimento rivoluzionario; ed il non fare
affidamento sulle proprie capacità, dando la possibilità a potenze
straniere di intervenire.
Gli sviluppi successivi in Siria hanno
provato la correttezza di questo pacifico approccio democratico.
La “soluzione democratica”
Considerando il largo numero di problemi
complessi che deve affrontare,
Più di tutto, dobbiamo sottolineare come il modello stato-nazione sia una trappola
mortale per i popoli e le comunità della Siria, che deve essere superata
e sostituita con il modello della “nazione democratica”, la quale
rifiuta le anguste barriere politiche e supporta il pluralismo e la
coesistenza. La “nazione democratica” è capace di contenere
liberamente questi elementi in tutta la loro diversità culturale,
promuoverli verso lo sviluppo e riconoscere la loro esistenza e il loro diritto a sopravvivere. Pensare in termini nazionali,
religiosi o dottrinali e cercare di imporre l’unilateralismo ci bloccherà
al punto di partenza. La soluzione deve essere capace di trasformare
Le basi della “soluzione
democratica”
L’amministrazione autonoma democratica
è l’espressione tangibile della “soluzione
democratica” nel quadro della risoluzione delle
questioni etniche, inclusa la questione curda. Un approccio tradizionale
avrebbe cercato di prendere una quota dello Stato siriano, di formare stati etnici semi-indipendenti o di creare uno Stato
federale o una confederazione. Tuttavia, la prima richiesta di una Siria democratica
è che vengano riconosciuti i diritti di tutti i
gruppi etnici e religiosi ad organizzarsi secondo la loro libera volontà
e che non vengano posti ostacoli al raggiungimento di una società
nazionale democratica. Ci sarebbe bisogno di affermare il diritto democratico
dei popoli all’autodeterminazione. La democrazia e lo Stato possono
giocare i propri ruoli sotto lo stesso tetto politico, mentre la costituzione
democratica costruisce le barriere tra le sfere d’influenza. Se
l’autorità statale si impegnerà
veramente per la democrazia, non dovrà ostacolare o porre divieti alla
formazione di una società democratica.
Queste sono le basi per una nuova soluzione
democratica:
Le basi sociali
Sotto lo stato-nazione, gli sviluppi
autoritari hanno congelato i movimenti sociali e la loro evoluzione, ma hanno anche marginalizzato tanto la comunità quanto
l’individuo, restringendo pesantemente le loro attività, tanto che
esse si sono trovate di fronte l’annientamento e la “morte”
come se fossero vittime di una sorta di ”cancro sociale”. Per
quanto riguarda la donna, “lo schiavo più antico”, la vita
moderna si è trasformata in una trappola che l’ha circondata. Sotto
il regime, la donna è stata ridotta a libera lavoratrice, nella
posizione di “casalinga”. Era una macchina per produrre nuove
generazioni per il regime esistente. E come fiore
all’occhiello esposto dall’industria pubblicitaria, peraltro, era
la “regina delle merci”. Era uno strumento per il piacere e vittima
dell’illimitato potere di ogni autorità,
dal signore del Mondo, al signore del piccolo impero familiare. La vita sociale
nell’attuale società siriana si forma di vecchi uomini che sono
diventati bambini e di donne che hanno perduto la propria volontà. E la
famiglia, una delle più antiche e prestigiose
istituzioni della società, ha sofferto la completa dissoluzione. Al
contrario, la “soluzione democratica” include il principio per cui la libertà delle donne è la garanzia
di tutte le altre libertà. Costruire una Siria democratica richiede la
liberazione dal concetto dell’autorità dello stato centrale, che
l’ha portata sull’orlo della distruzione e la democratizzazione
della struttura sociale.
Le relazioni sociali sono la premessa
iniziale, per cui ci sarebbe bisogno di correggere la
situazione, lo status e il ruolo della donna nella società attraverso lo
sviluppo di meccanismi che rendano effettiva la sua partecipazione nelle varie
sfere della vita. Solo allora si potrà configurare una situazione che a
lei si addice in tutti gli altri aspetti, inclusa l’adozione di una
cultura di uguaglianza nella comunità. In ogni
aspetto della società siriana, dalla più piccola unità
sociale, la famiglia, fino alla società nel suo insieme, la privacy è stata compromessa. È necessario il
rispetto dello status sociale privato per tutti i popoli costituenti e delle
loro caratteristiche nazionali e culturali. Tale rispetto può veramente
garantire la continuità di società relativamente indipendenti,
una volta liberate dalla pressione dell’autorità dominante, ed
impedire che queste sprofondino nuovamente nella
palude in cui specifiche identità sono oggetto di discriminazione. La
società siriana, cioè, deve rispettare
la molteplicità delle identità e delle appartenenze sociali di
tutti i popoli costituenti, così come la loro identità sociale.
Ciò aprirà la strada per
raggiungere la base più importante della “soluzione
democratica”. Anche in questo caso, dovranno
comparire i diritti del singolo e del libero cittadino. I bambini, gli anziani,
ed i popoli con particolari bisogni dovrebbero ottenere, in questa nuova casa,
ciò di cui hanno bisogno per formare cittadini liberi, in grado di
produrre e di innovare in ogni ambito della loro vita. I popoli costituenti
rappresentano un elemento fondamentale della società siriana nel suo
complesso. Quindi, dobbiamo preservare e proteggere le loro
comunità, che a lungo hanno sofferto l’oppressione,
l’ingiustizia, il genocidio e lo sfruttamento. Proteggere la
struttura sociale dei popoli costituenti – dagli arabi, curdi, siriaci,
assiri, turkmeni e ceceni, ai musulmani, cristiani, ezidi, druzi e alawiti
– è quasi uno dei compiti più importanti che si possono
portare a termine con una “soluzione democratica”.
Ciascuno dei popoli costituenti deve
diventare parte di una famiglia democratica in una società completamente
democratica, perché solo una tale
società sarà in grado di garantire l’esistenza di queste
comunità. Il prerequisito al raggiungimento della loro permanente
integrazione esistenziale, mentale ed istituzionale nella società
è la creazione del singolo libero cittadino. Costruire una
società democratica richiede innanzitutto un
individuo libero, che sia in grado di esercitare la propria libertà in
un ambiente politico e sociale democratico e precisamente in ogni gruppo a cui
egli o ella appartiene. Inoltre, nella “soluzione democratica” per
Le basi politiche
Nessun soggetto sociale può esistere
senza avere una propria amministrazione.
In Siria si dovrebbe tenere in considerazione
la diversità culturale di tutti i popoli costituenti a tutti i livelli ed a tutte le direzioni, riservando allo
Stato siriano il carattere di realtà “speciale”. Ci sarebbe
il bisogno di enfatizzare una sorta di indipendenza e
di libertà per tutti i popoli, le identità e le appartenenze, pur
mantenendo una democratica entità centrale. Questo sarà possibile
solo attraverso una combinazione di accentramento e
decentramento, perché
Certamente, le nuove divisioni amministrative
dovranno essere commisurate alla distribuzione dei popoli costituenti ed alle
identità. In ciascuna, ogni parte sarà rappresentata nelle
amministrazioni autonome. Il decentramento sarà garanzia
dell’accentramento e della vita comune, perché la cittadinanza
comune sarà un’espressione pratica e mentale della libera
amministrazione di tutti i membri di ogni gruppo. Su
queste basi,
Le basi economiche
Molti stati-nazione, compresa
Il sistema economico della “nazione
democratica” e dell’”autonomia democratica”
contrasta questa pratica barbara e lavora per restaurare il controllo della
comunità sopra il sistema economico, rafforzando lo stato e le autonomie
amministrative. In pratica, l’economia semi-indipendente sostiene l’industria ecologica e l’economia del
comune come un riflesso della democrazia. L’economia semi-indipendente accetta i mercati ed il commercio, ma non permette
all’economia di realizzare profitti dall’accumulazione di capitale.
Di fatto, l’attuale sistema legislativo, basato sul colonialismo
economico, reprime l’economia creativa ed ecologica. Ci sarebbe bisogno,
invece, di una base legale per un’economia semi-indipendente che favorisca le dinamiche del mercato locale.
Le basi del sistema giuridico
Un sistema giuridico democratico si basa
sulla diversità, che ricorre però raramente a costrutti giuridici
ed è caratterizzata da strutture semplici. Nel corso della storia, lo
stato-nazione ha plasmato procedimenti giuridici, a causa del suo
coinvolgimento in ogni arcano dettaglio nella società. Ha cercato di
eliminare la comunità politica e morale, nonostante le antiche
società risolvessero gran parte delle questioni per mezzo di tali
comunità. Si trattava di diritti che trovavano l’origine nei
costumi sociali, nei valori e nella morale, ma nel corso del tempo, lo stato,
da quando è sorto, ha cercato di aumentare la sua influenza e il suo controllo sui valori della società.
A tal fine, ha emanato leggi e costituzioni
per soddisfare i propri interessi ad ogni suo stadio di sviluppo. La legge
è divenuta così un modo per proteggere i funzionari e le
istituzioni dello stato, per permettere loro di continuare a saccheggiare e per
dare legittimità alle sue pratiche. Tribunali, leggi, decreti e
legislazioni speciali hanno colpito tutti gli aspetti della vita, diventando
strumenti per reprimere, uccidere, saccheggiare, e cancellare interi popoli. Lo
stato ha intrapreso progetti razzisti e realizzato massacri
nel nome della costituzione e delle leggi. All’interno di una
“soluzione democratica”, la “nazione democratica”
si basa sulla moralità sociale più che sulla legge. Rispecchia il
bisogno di sviluppare organizzazioni legittime e di organizzare la comunità secondo principi etici per
l’applicazione positiva dei diritti e delle costituzioni.
Le basi dell’autodifesa
Ogni organismo vivente ha un meccanismo di autodifesa.
Tra gli esseri umani, con lo sviluppo delle
civiltà, l’emergere degli stati e la crescita dei conflitti, il
bisogno di speciali organizzazioni di difesa si è cristallizzato sotto
forma di truppe ed eserciti. Tutte le leggi ed i trattati internazionali
riconoscono il diritto di autodifesa, tuttavia il
compito di difendere la comunità è spesso diventato un mezzo per
reprimere, lo stesso che i regimi autoritari utilizzano per sostenere e
consolidare le loro politiche ed interessi sia all’interno che
all’esterno. Per cui, l’autodifesa, che dipende
dall’attivazione della comunità, non ha bisogno di attendere alcun
consenso, supporto e guida da parte dello stato. Nella “soluzione
democratica”, la costituzione democratica
organizzerà il lavoro di creazione della difesa. All’interno del
paese, la società dovrebbe costruire la comunità e le istituzioni
della società civile, nonostante la possibile esposizione ad attacchi su
qualsiasi aspetto: dalla lingua all’economia, sicurezza ecc.
Una struttura organizzata a tutti questi
livelli è necessaria per permettere alla società di difendere i
suoi elementi essenziali. Nella “nazione democratica”, tutte le
organizzazioni della società civile, concepite come mezzi di protezione
e di sviluppo, organizzeranno istituzioni di difesa, comprese le forze militari
e di sicurezza, in conformità con la struttura stabilita per la
“patria democratica”, che ci impegniamo a
costruire a partire dalla caparbietà delle istituzioni. Il sistema
difenderà la nazione nel suo complesso, rappresentato dallo Stato e
dalle istituzioni pubbliche più rilevanti. Quindi,
è necessario regolare le relazioni tra le istituzioni dello Stato, in
quanto nazionali, e le istituzioni locali della Siria decentralizzata.
Le basi culturali
La cultura è uno dei fondamenti
più importanti della democrazia – anzi,
la democrazia stessa è una questione culturale, che permea tutti gli
aspetti della vita di una comunità e ne definisce i suoi caratteri
generali. La cultura rappresenta la situazione spirituale e morale di una
comunità. Come tutti gli altri fenomeni, essa influenza ed è influenzata dagli eventi, ma plasma sempre in maniera attiva
la direzione generale della comunità.
I sistemi politici hanno quindi sempre
lavorato duramente per penetrare nel sistema culturale e plasmarlo secondo i
propri interessi.
I lunghi anni trascorsi sotto il fanatico
sciovinismo nazionalista hanno distorto la cultura
siriana in maniera tale da negare ed escludere deliberatamente e non dovrebbe
essere dimenticato che i diversi gruppi etnici e religiosi che compongono la
cultura siriana hanno culture, costumi, tradizioni e linguaggi che appartengono
autenticamente a questa regione. Una democratica cultura siriana dovrebbe
organizzare tutti questi elementi attraverso molteplici organizzazioni della
società civile a tutti i livelli e fornire le risorse necessarie tanto a
livello centrale che decentralizzato. Attraverso
garanzie costituzionali,
In breve, la nostra vuole essere una
democratica rivoluzione culturale del multilateralismo contro
l’unilateralismo, dell’espressione contro la negazione. La
rivoluzione adotterà tutte le lingue tradizionali come lingue ufficiali. Essa consentirà ai cittadini di
apprendere e di insegnare l’un l’altro le
lingue, aprirà accademie linguistiche e culturali e centri culturali.
Le basi diplomatiche
Tra gli stati nazione, la
diplomazia è stata uno strumento di manipolazione, ciò che scalda
i motori di una guerra. Ma, in una nazione democratica, la diplomazia diviene uno
strumento per la creazione di pace, collaborazione e scambio creativo, per risolvere
i problemi tra le comunità piuttosto che affilarli. La diplomazia di una
nazione democratica consacra le relazioni pacifiche e vantaggiose. Condotta da
persone sagge, esprime politiche morali e funge da supporto morale. Promuove
relazioni amichevoli e reciprocamente vantaggiose tra popoli vicini. Le
autonome unità democratiche possono mantenere relazioni diplomatiche con
le altre unità a condizioni che rispettino le
leggi e
La complessa catastrofe che è sulla
scena in Siria esige una risposta decisa. Stiamo
rapidamente scendendo negli abissi, perché il modello stato-nazione ha
causato tragedie e crisi che lacerano la struttura della comunità. Per
evitare il disastro, è necessaria una vera trasformazione democratica e
radicale, una trasformazione della Siria in una Patria coerente con i valori e
i principi di oggi eppure rispettosa
dell’originalità storica del Paese, dei popoli di cui è
costituita, del patrimonio, della cultura, della civiltà e del pluralismo.
Siamo di fronte a grandi sfide che ci lasciano solo due scelte: o partecipare
efficacemente e praticamente alla democratizzazione
della Siria, in modo da garantire una libera ed equa partecipazione democratica
per tutti i popoli di cui è costituita; oppure abbandonare
Nella Repubblica siriana, lo Stato deve
essere equidistante tra le culture, le religioni e le lingue. Separare Stato e
religione dovrà essere una missione per garantire un clima democratico,
in modo che nessuna componente religiosa della
comunità possa controllare o marginalizzare tutte le altre. La nuova
divisione amministrativa dovrà rispondere a criteri scientifici che tengano conto della diversità culturale in Siria, una
volta che ci si sarà liberati della mentalità che ha dominato
durante le decadi precedenti. Applicare un’autonomia democratica
richiederà innanzitutto l’esistenza di un
sistema democratico.
Nessuna democrazia può esistere in
Siria senza che l’autonomia sia stabilita per risolvere i suoi problemi
democraticamente. Solo così la democratizzazione della società e
dello Stato potrà risolvere tutte le questioni dei popoli di cui è costituita ed in primo luogo la questione curda. Una
Siria democratica potrà vivere in pace ed armonia con i propri vicini ed
anzi potrà servire da modello per un’autentica trasformazione
democratica, in cui ognuno godrà del rispetto
di tutti i popoli e comunità vicine. Una Siria democratica potrà
fornire una nuova linfa per la giusta realizzazione
dell’uomo e della società e spingerà per la creazione di
singoli liberi cittadini. Tutti i popoli costituenti nella comunità
siriana – arabi, curdi, assiri, armeni e turkmeni, così come
musulmani, cristiani ed ezidi – attraversano i confini: vale a dire che le terre dove essi vivono non iniziano o finiscono
con i confini dello Stato.
Una tale diversità potrà
promuovere corrette e salutari relazioni con i Paesi vicini, e potrà
anche costituire un fertile terreno per la costituzione di relazioni di
confederalismo democratico che si potranno diffondere in quel Medio Oriente che
rifiuta intrinsecamente il nazionalismo religioso o etnico, tanto quanto lo
stato-nazione. Il raggiungimento di una società libera e democratica
richiede coscienza, fiducia e impegno verso gli ideali supremi
dell’umanità, così come l’impegno a lavorare
sistematicamente e coscientemente per costruirla, attraverso la creazione del
singolo libero cittadino in una libera e democratica
patria comune per tutto il suo popolo.
La realizzazione: un
piano pratico
Oggi la fabbrica della società siriana
è stata lacerata e l’unità nazionale si è incrinata,
perché le parti in guerra insistono sull’uso di una violenza
costante che spinge verso la divisione e la frammentazione.
Un’esplosione minaccia l’intera
Regione a causa di tali analoghe posizioni e combinazioni. Dobbiamo quindi
porre fine al degrado che ci sta portando sull’orlo del collasso, trovare
soluzioni pratiche per salvare ciò che può essere salvato della
Siria e scongiurare l’esplosione che minaccia non solo lo Stato siriano, ma tutti i popoli che costituiscono la regione. L’unica
alternativa alla soluzione militare è quella
politica, nel quadro dell’unità della Siria, in cui le parti in
conflitto rispettino la diversità dei popoli costituenti.
Dobbiamo eliminare lo Stato centrale, con le
sue procedure e istituzioni di negazione e unilateralismo, per spianare la via
ad una società democratica e pluralista, in cui tutti i membri giochino un ruolo effettivo per il futuro della Siria. Inoltre,
non dobbiamo perdere di vista il fatto che la crisi della Siria è
diventata una crisi regionale ed internazionale come
risultato dell’intervento delle potenze straniere sul terreno.
Per fermare lo spargimento del sangue siriano
e porre fine alla frammentazione che sta dissipando le energie della
società siriana, dobbiamo incoronare
I principi fondamentali
Le forze siriane dovranno impegnarsi intorno
a diversi principi fondamentali per una realistica soluzione politica:
1. La transizione da
una struttura autoritaria, nazionalistica e sciovinista verso un democratico
sistema decentrato in cui tutti condividono in autonomia.
2. La lotta contro i gruppi jihadisti
salafiti di qualsiasi nome.
3. L’unità della nazione
siriana.
4. Il rispetto per la
diversità nella comunità siriana con tutti i suoi popoli
costituenti.
Sulla base di questi principi fondamentali, noi crediamo che le
forze siriane attive sul terreno debbano avanzare una proposta comune nel modo
seguente:
1. Redigere una
dichiarazione per una soluzione pacifica e democratica e discuterla con tutte
le forze politiche che la supportano.
2. Formare il più largo gruppo
possibile di queste forze politiche e tenere
un’assemblea allargata dei loro rappresentanti. Tale assemblea
dovrà decidere sulle modalità per dare seguito al progetto e realizzarlo
sul terreno
3. Tenere una conferenza nazionale siriana
(Conferenza di Pace per una Soluzione Democratica in Siria), promossa dalle
Nazioni Unite, in cui tutte le forze politiche che credono in una soluzione
pacifica partecipino, comprese le organizzazioni della
società civile e gli attori della comunità.
4. Eleggere un consiglio della conferenza con
poteri specifici. Il Consiglio democratico siriano dovrà includere
membri di tutti i popoli costituenti, tenendo in conto in maniera proporzionale
delle donne e dei giovani. Questo consiglio sarà responsabile per queste operazioni: > Richiedere il cessate il fuoco. >
Cercare di ottenere la liberazione dei prigionieri politici. >
Comunicare con i Paesi interessati alla crisi siriana e con le Nazioni Unite.
> Gestire i preparativi per le elezioni generali. >
Formare una commissione per redigere una costituzione democratica per
5. I poteri e le funzioni del consiglio
termineranno con la fine del periodo di transizione.
Non ci sono ricette pronte e complete per
porre fini alla crisi siriana che minaccia
TEV-DEM / Tevgera Civaka Demokratîk
Movimento per una Società Democratica – http://www.tev-dem.com/
Tradotto
da dinamopress/rojavacalling
© 2013 UiKi
ONLUS Team