May 04, 2015
Definire
un piano per una città democratica ed ecologica, che risponda ai bisogni
sociali e psicologici della sua popolazione. Questo è quanto è
stato fatto nei due giorni di Conferenza dedicata alla ricostruzione di
Kobanê e che ha visto la partecipazione di centinaia di delegati da tutto
il mondo, segno che l’esperienza di lotta e resistenza curda meritano il
rispetto e riconoscimento della comunità internazionale.
Ma questo
processo di programmazione non può prescindere dal coinvolgimento degli
amministratori cantonali e dalla partecipazione di quelle parti di popolazione
più colpite dalla guerra.Molto deve essere fatto. Ricostruire
Kobanê significa ridare una casa alle migliaia di rifugiati, mettere in
sicurezza abitazioni e attività commerciali, bonificandole dalle mine di
cui l’Isis le ha cosparse durante l’assedio.
Per fare
in modo che i cittadini possano tornare progressivamente alle proprie vite,
è necessario ripristinare la rete idrica e la corrente elettrica. Ma il
piano degli aiuti deve fronteggiare prioritariamente la carenza di cibo:
Kobanê oggi ha ora solo il 15-20% dei campi dotato di acqua irrigante e
gli allevamenti di animali sono stati per la maggior parte sequestrati.
È
fondamentale quindi in questa fase l’apertura di un corridoio umanitario
che consenta la fornitura di materiale medico e aiuti, oltre
all’approvvigionamento di servizi di base e alla riedificazione delle
infrastrutture, indispensabili per affrontare il rientro dei rifugiati.
Va anche
considerato che la città di Amed è militarizzata: il governo
turco fa la sua campagna elettorale a suon di repressione, l’esercito sta
facendo irruzione in diverse sedi vicine al movimento curdo, da quelle dell’HDP
a quelle
Lasciamo
le conclusioni alle parole
“Ciò
che è emerso con determinazione durante la conferenza è che ci
troviamo di fronte a un popolo estremamente forte ed è stato davvero
significativo che fossimo in molti qui da tutto il mondo in questo particolare
momento storico per progettare insieme la ricostruzione di Kobanê.
In questi
giorni abbiamo anche preso delle decisioni molto importanti sul piano pratico
che ci hanno permesso di individuare le prospettive future per la città.
Per esempio, abbiamo formato un coordinamento di 15 persone che continueranno
il lavoro, raccogliendo idee e progetti, promuovendo iniziative e attivando
risorse. Di questi 15 componenti, 5 appartengono al Cantone di Kobanê, 2
sono delegati europei, 3 provengono dal Kurdistan turco, 3 da quello iracheno e
2 dal quello iraniano.
Centrale
per noi durante
Una parte
della città resterà distrutta, un monito perché
l’umanità sappia quanto è successo, un monumento
perché il mondo conosca contro quale mostruosità ideologica si
è battuta la città di Kobanê, un museo a cielo aperto per
celebrare lo spirito di lotta e la resistenza del popolo curdo”.
Lasciamo
Amed e
Gianluca
Peciola, Claudio Marotta, Amedeo Ciaccheri
© 2013 UiKi ONLUS Team