May 22, 2015
Nella
notte tra ieri e oggi (20-21 Maggio) alcuni compagni della carovana per il
Rojava hanno tentato di rientrare in territorio turco dopo aver portato
solidarietà attiva al popolo del Rojava, popolo chiuso a nord
dall’embargo della Turchia e completamente accerchiato nelle altre
direzioni dall’Isis.
La
carovana per il Rojava aveva l’obiettivo di portare aiuti alla
città di Kobane, anche se questo ha significato violare la chiusura
delle frontiere turche, con la determinazione e la tranquillità di
portare solidarietà a un popolo che per essere libero e per fermare
l’avanzata dell’Isis ha dato tutto. La carovana ha deciso
consapevolmente di non rispettare il blocco della frontiera, istituito in
maniera ipocrita formalmente contro lo stato islamico, ma nei fatti uno
strumento di repressione
Gli
attivisti, con il supporto di alcuni abitanti delle campagne di Kobane, hanno
tentato di attraversare il filo spinato che impedisce il movimento di corpi e
materiali tra le due zone
Deve far
riflettere tutte e tutti che per aggirare l’embargo messo in atto nella
città di Kobane e non solo, ogni giorno i compagni e le compagne Curd*
sono costretti a mettere in gioco i propri corpi rischiando tutto per
consentire l’ingresso di aiuti e di giornalisti internazionali. Dal
momento in cui abbiamo varcato giorni fa la frontiera di filo spinato
sorvegliata dai carri armati per entrare a Kobane, ci siamo stupiti e commossi
dell’ospitalità e della complicità che ci ha dimostrato il
popolo curdo, a partire dai rischi che corrono le staffette che permettono il
passaggio e l’entrata in città. La popolazione di Kobane è
convinta che sia fondamentale che il mondo sappia che chi ha fermato
l’isis con un’eroica resistenza costata morte e distruzione, oggi
è oggetto di una campagna di disinformazione che giustifica un assurdo
embargo e che impedisce la ricostruzione e la ripresa della vita.
Il ragazzo
kurdo fortunatamente è stato infine rintracciato sanguinante in alcuni
campi vicino alla frontiera e successivamente condotto in ospedale. I due
componenti della carovana, dopo aver trascorso la notte in stato di fermo
presso la gendarmeria di frontiera a Suruc, sono stati condotti nella
città di Urfa dove si trovano ancora privati della loro libertà.
Da subito i compagni dal lato Turco si sono attivati insieme agli avvocati del
movimento riuscendo ad incontrarli all’interno di una struttura detentiva
della polizia (non in un carcere vero e proprio) e constatando che stanno bene.
Dalle informazioni in nostro possesso sappiamo che domani dovrebbero
presentarsi davanti ad un tribunale e che saranno in stato di fermo per 48 ore.
Dopodiche dovrebbero essere rilasciati dalle autorità Turche.
Chi crede
di poter fermare la solidarietà tra popoli verso Kobane ed il Rojava,
imponendo pratiche fasciste ed impedendo la liberà di movimento sbaglia
di grosso. Non saranno i loro fucili a fermarci, né il loro filo
spinato, continueremo a sostenere questo magnifico popolo consapevoli
dell’urgenza di dover accogliere l’appello di mobilitazione
lanciato dal Rojava contro l’embargo. Contro i confini che uccidono, la
nostra arma oggi come ieri rimane la solidarietà e la fratellanza.
LIBERTA’
PER I COMPAGNI! IL ROJAVA VINCERA’!
© 2013 UiKi ONLUS Team