02 -06- 2015
Lo Stato
Islamico prende di mira Hasakeh e il confine turco. Erdogan sulla graticola minaccia
la stampa che ha riportato della consegna di armi dai servizi segreti turchi ai
ribelli siriani.
di Chiara Cruciati – Il Manifesto
Roma, 02 giugno 2015, Nena News – L’ennesima
barbaria va in rete: lo Stato Islamico ha pubblicato in internet un nuovo video
che mostra la terribile tortura a cui i miliziani hanno sottoposto un 14enne
siriano a Raqqa, la “capitale” dell’Isis. Appeso ad un muro per i piedi, il
giovane Ahmed viene costretto con l’elettrochoc e le frustate a confessare di
voler attaccare il califfato. Un video folle, ottenuto dalla Bbc che è riuscita
a intervistare Ahmed, fuggito da Raqqa in Turchia dopo due giorni di torture e
il carcere.
Anche sul campo di battaglia, intanto,
prosegue la vincente propaganda
Domenica le milizie kurde sono riuscite a
riassumere il controllo di 8 villaggi a sud est di Kobane, vicino la città di
Raqa, assistiti dai raid della coalizione anti-Isis. Altre 4 comunità sono
state riprese nell’area di Hasakeh. Gli scontri,
riportano fonti locali, sono ancora in corso. L’offensiva contro Hasakeh è
iniziata dopo l’uccisione da parte di miliziani kurdi di 20 civili accusati di
affiliazione all’Isis e la demolizione di case di sospetti miliziani a Ras
al-Ain e Tal Tamr.
Un fine settimana denso di vittorie per il
califfo, che ha strappato ancora territorio sia al governo di Damasco che a gruppi
di opposizione rivali. Si è allargato nella provincia di Homs, al
centro, e in quella di Aleppo, a nord ovest. Secondo i calcoli
dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, le recenti conquiste hanno
regalato al califfato il controllo di un’area di 300mila km quadrati, grande
quanto l’Italia.
E ora un altro punto rischia di essere
segnato: l’Isis sta avanzando verso la città di Marea, sulla strada che porta
alla Turchia. Ma il confine, nei fatti, è già stato preso: domenica lo
Stato Islamico ha assunto il controllo della città di Soran Azaz e dell’area
intorno al valico di confine con il territorio turco, Bab al-Salam,
tra Aleppo e la provincia turca di Kilis. Un pericolo per i gruppi ribelli che
da tempo ricevono armi e aiuti dalla frontiera turca.
Sulla graticola finisce così anche il
presidente-sultano turco Erdogan: la scorsa settimana i media avevano riportato
le dichiarazioni di un procuratore e alcuni gendarmi che accusavano Ankara di
aver fornito armi a gruppi estremisti in Siria, a bordo di camion scortati dai
servizi segreti. Oggi Erdogan vomita la sua rabbia sulla stampa: il
presidente ha minacciato il quotidiano Cumhuriyet per
aver pubblicato immagini dei camion di proprietà dei servizi.
«L’individuo che ha riportato la vicenda come una storia esclusiva pagherà un
prezzo alto. Non la lasceremo passare». L’ascia della censura di Stato potrebbe
di nuovo zittire le voci indipendenti turche.