June 03, 2015
Il
califfato avanza a
L’ennesima
barbaria va in rete: lo Stato Islamico ha pubblicato
in internet un nuovo video che mostra la terribile tortura
a cui i miliziani hanno sottoposto un 14enne siriano a
Raqqa, la “capitale” dell’Isis. Appeso ad un muro per i
piedi, il giovane Ahmed viene costretto con l’elettrochoc e le frustate
a confessare di voler attaccare il califfato. Un video
folle, ottenuto dalla Bbc che è riuscita a intervistare
Ahmed, fuggito da Raqqa in Turchia dopo due giorni di torture e
il carcere.
Anche sul
campo di battaglia, intanto, prosegue la vincente propaganda
Domenica
le milizie kurde sono riuscite a riassumere il controllo
di 8 villaggi a sud est di Kobane, vicino la città di Raqa, assistiti
dai raid della coalizione anti-Isis. Altre 4 comunità
sono state riprese nell’area di Hasakeh. Gli scontri, riportano
fonti locali, sono ancora in corso. L’offensiva contro Hasakeh
è iniziata dopo l’uccisione da parte di miliziani kurdi
di 20 civili accusati di affiliazione all’Isis e la demolizione
di case di sospetti miliziani a Ras al-Ain e Tal Tamr.
Un fine
settimana denso di vittorie per il califfo, che ha strappato
ancora territorio sia al governo di Damasco che a gruppi di
opposizione rivali. Si è allargato nella provincia
di
E ora un
altro punto rischia di essere segnato: l’Isis sta avanzando verso la
città di Marea, sulla strada che porta alla Turchia. Ma il confine,
nei fatti, è già stato preso: domenica lo Stato Islamico
ha assunto il controllo della città di Soran Azaz e dell’area
intorno al valico di confine con il territorio turco, Bab
al-Salam, tra Aleppo e la provincia turca di Kilis. Un pericolo
per i gruppi ribelli che da tempo ricevono armi e aiuti dalla frontiera
turca.
Sulla graticola
finisce così anche il presidente-sultano turco Erdogan: la
scorsa settimana i media avevano riportato le dichiarazioni
di un procuratore e alcuni gendarmi che accusavano
Ankara di aver fornito armi a gruppi estremisti in Siria, a
bordo di camion scortati dai servizi segreti. Oggi Erdogan
vomita la sua rabbia sulla stampa: il presidente ha minacciato
il quotidiano Cumhuriyet per aver pubblicato immagini
dei camion di proprietà dei servizi. «L’indiviudo
che ha riportato la vicenda come una storia esclusiva
pagherà un prezzo alto. Non la lasceremo passare».
L’ascia della censura di Stato potrebbe di nuovo zittire le voci
indipendenti turche.
Di Chiara
Granati- Il Manifesto
© 2013 UiKi ONLUS Team