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Le rose a Kobane continueranno a profumare….

Posted date: June 22, 2015

Foto-Racconto Staffetta Sanitaria 26/05/2015-05/06/2015-
Siamo partiti, dal 26/05 al 5/06/2015, per il Kurdistan come staffetta sanitaria della campagna Rojava Calling (R.C.) per portare aiuti e competenze medico – sanitarie alla popolazione.

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Come le altre staffette eravamo preparati ad intervenire nei campi dei rifugiati intorno la città di Suruc (Turchia) dove aveva trovato riparo una buona parte della popolazione civile di Kobane, città Siriana attaccata nei mesi precedenti dall’Isis e liberata da quattro mesi circa.

Gli obiettivi del nostro progetto come dal titolo della locandina “Denti, Dentini, Dentoni” prevedevano:

1. cure odontoiatriche in emergenza (avevamo con noi tutto il materiale necessario)
2. formazione teorico-pratica di personale in loco ( dentisti/e e infermiere/i )
3. educazione sanitaria (con l’utilizzo di materiale grafico e cartelli).

Tali obiettivi sono stati condivisi con i rappresentanti di UIKI, i quali si sono adoperati per farci trovare il personale da formare.

Il 27/05/2015 siamo arrivati alla municipalità della città Turca di Suruc (a 10 km dalla città di Kobane, sita appena dietro la linea di confine con la Siria), dove abbiamo preso i contatti con l’Ufficio che si occupa delle relazioni con gli Internazionali che vogliono sostenere la resistenza del popolo Kurdo.

Ci è stato, da subito, chiarito che la popolazione di Kobane era in gran parte ritornata e i campi dei rifugiati erano in via di smantellamento, quindi l’Ufficio si è adoperato per procurarci un permesso per attraversare legalmente il confine.

In serata abbiamo avuto un incontro con il Ministro della Salute e il Vice Ministro degli Affari Esteri entrambi di Kobane che hanno valutato e approvato il nostro progetto.

Il permesso dopo 36 ore di attesa, fortunatamente, è arrivato dalle autorità turche grazie ad una richiesta preliminare alle Nazioni Unite, previa produzione dei documenti attestanti le nostre rispettive qualifiche professionali.

La richiesta del permesso si è resa necessaria soprattutto perché carichi (circa 40 kg) di materiale sanitario e medicinali che avevamo con noi in quanto difficilmente trasportabili in maniera non consona:

farmaci, materiale odontoiatrico, anestetici, ferri chirurgici, materiale per la disinfezione, pentole a pressione per la sterilizzazione, materiale di consumo, piccoli strumenti elettromedicali, materiale di cancelleria e gioco per i bimbi acquistati per la maggior parte con i fondi raccolti dalla campagna R.C.

Quindi il 28/05 ci troviamo a Kobane e lì rimarremo operativi fino al 3/06.

Dopo un giro per la città, in buona parte distrutta dai bombardamenti, facciamo una visita all’ospedale militare che si sta realizzando, una struttura nuova su due livelli con stanze ad uso medico-specialistico, di degenza, camera operatoria, laboratori ed all’esterno un piccolo container con poltrona odontoiatrica e materiale dentistico.

Nella serata ci accompagnano in una casa (Guest House) che solitamente ospita gli Internazionali, al cui interno dopo aver attraversato un cancello di ferro arrugginito rimaniamo meravigliati alla vista di un giardino curato con tante rose profumate, alberi in fiore e un piccolo orto, il contrasto è forte, ci troviamo dentro una sorta di “Eden” rispetto all’esterno dove sono presenti in gran parte macerie, case semidistrutte e polvere.

Il 29/06 finalmente iniziamo a lavorare nel poliambulatorio della Mezzaluna Rossa Kurdistan (MLRK), l’unica struttura sanitaria pubblica, senza energia elettrica e dove si possono rivolgere i civili.

Nel poliambulatorio vi sono:
stanza per visite ginecologiche con un ecografo, stufa Pasteur ed un lettino ginecologico;

stanza visite mediche generali con un lettino, vetrina (priva di materiale sanitario) ed una scrivania;

stanza per visite odontoiatriche con un riunito (sedia odontoiatrica) rotto, stufa Pasteur, vetrina, scrivania, lavandino;

locale adibito a farmacia;

stanza per medicazioni e terapie iniettive con scrivania e lettino;

stanza accoglienza, un salone usato come sala di attesa, servizi igienici, cucinino, stanza responsabile, stanza operatori.

Attualmente tutti i sanitari ed operatori prestano servizio puramente volontario, i medici che si alternano sono: internista, pediatra, ginecologa, otorino.

Lavoreremo alla MLRK per tre giorni e mezzo in un clima di aiuto reciproco, rispetto e condivisione, dopo aver ripulito la stanza con i volontari ed aver impostato il processo di sterilizzazione (con le pentole a pressione) di tutti gli strumenti sia presenti che riforniti da noi, iniziamo a visitare.

Veniamo affiancati da una studentessa al secondo anno di odontoiatria Roshin e da due infermiere Basma e Nergan, con le quali si instaura un’ottima relazione che aiuterà molto la formazione e lo scambio di informazioni professionali (Feedback positivo).

Dopo un giorno ci scambiamo i ruoli, siamo noi ad affiancarle permettendo così un rapido apprendimento, la specializzanda inizia a praticare anestesie ed estrazioni dentarie mentre l’infermiera provvede all’assistenza ed alla pulizia degli strumenti in maniera corretta.

Le condizioni di lavoro sono rese difficili a causa della mancanza di elettricità e tutti gli strumenti rotanti (comunque rotti) tra cui la lampada non possono essere utilizzati, quindi torcia e tanta buona volontà.

Il vero problema è che si possono eseguire solo terapie estrattive e piccoli restauri con il cemento vetro ionomerico (sigillature), quindi denti che potrebbero essere curati vanno estratti per risolvere un problema antalgico/infettivo, altrimenti difficilmente risolvibile. Possiamo dire che per le difficoltà operative incontrate, non abbiamo potuto fare una stima precisa delle prestazioni eseguite, comunque oltre ad innumerevoli terapie estrattive (almeno 40) abbiamo visitato moltissime persone tra le quali molti bambini, che purtroppo per mancanza di strumentario adeguato e di materiali, si è potuto fare solo piccole sigillature e dare consigli e farmaci quando necessari.

Durante i giorni alla MLRK oltre ad avere ringraziamenti da tutti gli operatori e dai pazienti riceviamo la visita ufficiale del Responsabile per il Coordinamento delle Attività di Ricostruzione a Kobane e di un Ministro della città, nonché un’intervista da radio Kobane, una video intervista dalla televisione Kurda ed un’altra da giornalisti italiani che lavorano per il quotidiano Repubblica.

Come previsto dal programma iniziale, andiamo a lavorare per due giorni, anche presso il nuovo ospedale militare, dove scopriamo che uno stanzone che solo due giorni prima era sprovvisto di quanto a noi necessario lo avevano reso operativo, all’interno troviamo un riunito funzionante con il gruppo elettrogeno che dà corrente elettrica, una stufa di Pasteur funzionante, lavandino e strumenti odontoiatrici vari. In questa struttura, ci aspettano un giovane dentista combattente che si adopera per curare i soldati e un combattente anche lui molto giovane posto in congedo, come assistente alla poltrona.

Anche qui impostiamo gli standard giusti riguardo igiene e sterilizzazione e perfezionamento delle competenze dei due operatori.

Si instaura una buona collaborazione e provvediamo ad eseguire interventi di piccola chirurgia e cura, finalmente sarà possibile salvare qualche dente dall’estrazione perché gli strumenti funzionano.
Piuttosto che i civili, in questo ambulatorio curiamo le/i combattenti che si avvicendano dal fronte contro l’Isis, distante solo 30 km da Kobane.

Comunque, in totale abbiamo potuto trattare e visitare durante la nostra permanenza circa un centinaio di persone, siamo riusciti, questo è probabilmente l’aspetto più importante, a formare ed aggiornare del personale che può continuare a operare per conto proprio, soprattutto se saremo in grado di rifornirli del materiale sanitario occorrente.

Abbiamo svolto una buona educazione sanitaria con il posizionamento di materiale grafico informativo plastificato: sull’ igiene orale, sulle tecniche di lavaggio mani, sull’autopalpazione del seno (aspetto di prevenzione sanitaria a noi caro) sulla contaminazione batterica e coinvolgendo i bimbi nel colorare disegni a tema.

Sono stati distribuiti spazzolini da denti ai bambini e alle ragazze che si sono sottoposti alle cure.

Ci siamo assicurati che venissero comprese le tecniche e le procedure di pulizia e sterilizzazione degli strumenti medicali al fine di evitare il rischio di infezioni crociate.

L’ultimo giorno alla MLRK è stato commovente, tanti abbracci, ringraziamenti da tutti, prima di andar via dal poliambulatorio abbiamo chiesto alle volontarie se volevano far sapere qualcosa di loro e sono tornate con tante frasi scritte in kurdo che abbiamo riportato e tradotto su dei cartelli e poi sono state fatte delle foto insieme.

Nel poco tempo rimasto abbiamo raccolto alcuni dati sulle condizioni igienico-sanitarie in cui si trova Kobane:

• sono rientrate circa 400 mila persone ed è la città che più ha bisogno di aiuto perché è stata la più colpita dai bombardamenti ed è ancora circondata dall’Isis;
• il 15% della popolazione ha bisogno d’interventi chirurgici e di riabilitazione, soprattutto per amputazioni degli arti a causa delle mine;

• la corrente elettrica non c’è, se non qualche ora al giorno prodotta da generatori di corrente (difficoltà quindi nella conservazione di medicinali e cibo);

• l’acqua è distribuita nelle case attraverso serbatoi, dopo essere stata sottoposta ad un processo di potabilizzazione non proprio sicuro;

• la qualità dell’aria è pessima, irrespirabile, la nostra preoccupazione è che l’incidenza delle malattie respiratorie aumenterà perché molto probabilmente oltre alla polvere nell’aria sono presenti anche particelle di metalli pesanti, le quali si possono depositare anche sul suolo (sarà quindi indispensabile fare dei rilevamenti ambientali).

• il cibo è scarso e anche se non abbiamo visto nei bimbi segni di malnutrizione sappiamo che non è sufficiente a coprire il fabbisogno alimentare;

• abbiamo saputo che i bimbi, che sono circa il 50% della popolazione, non sono vaccinati da luglio 2014, questo vuol dire che i nati da quel periodo in poi non hanno copertura vaccinale (ci sono diversi casi di morbillo);

• gli ospedali come abbiamo detto non ci sono, se non quello militare improvvisato in uno scantinato nel quale abbiamo potuto verificare, oltre alle scarsissime condizioni igienico/sanitarie, la presenza di un apparecchio radiografico portatile di vecchia generazione, un apparecchio per le ecografie altrettanto vetusto, un piccolo laboratorio di analisi emato-chimiche (incompleto), una stanza di pronto soccorso dove probabilmente si opera, 2 stanze di degenza a 6 letti divise per uomini e donne.

Inoltre siamo stati al Poliambulatorio di Medici Senza Frontiere (MSF), noi abbiamo visto solo le stanze con i lettini per le visite, ma pensiamo che i lavori di rifacimento della struttura continuino.

Per le cure complesse la popolazione deve per forza rivolgersi a centri sanitari in Turchia oppure ad una piccola clinica privata presente in città.

Sono necessari diversi specialisti come neurochirurghi, chirurghi sia vascolari che pediatrici, pneumologi, oltre a della strumentazione nuova e complessa come TAC, Risonanza Magnetica e Apparecchi Radiografici.

Anche le medicine scarseggiano come ad esempio antibiotici, complessi vitaminici, antipertensivi, antidolorifici.

Gli screening dei tumori femminili non si eseguono, ma in generale non esistono programmi per la diagnosi precoce, non si raccolgono dati epidemiologici, ci riferiscono che utilizzerebbero volentieri un Data Base (che abbiamo pronto in italiano, ma deve essere tradotto almeno in inglese e sarebbe utile che lo fosse anche in kurdo e arabo).

Durante il viaggio di ritorno verso Urfa ci siamo fermati accompagnati da un’attivista italiano, presente già da un mese in loco, ad uno dei due campi per rifugiati esistenti fuori Suruc, il quale ci ha riferito che non esiste attualmente, alcun strumento per la pulizia personale nè per la pulizia delle latrine (situazione verificata anche da noi). Odori nauseabondi si respirano almeno fino alle 7 di mattina quando la squadra dei ragazzi delle pulizie inizia il proprio lavoro.

A parte l’igiene chi vive al campo soffre anche per la mancanza di mezzi di trasporto, pur trovandosi a 10 km da Soruç raggiungerla è un problema non da poco per le persone che ogni giorno devono muoversi per trovare qualche lavoro o anche solo per rifornirsi di approvvigionamenti propri. Il campo sembra che sia stato allestito da MSF, i quali si appoggiano ad associazioni locali per fornire i responsabili da inviare sul posto, che abbiano funzione di interpreti e di controllori delle riserve di cibo e della pulizia, i responsabili del campo però sono piuttosto giovani e male addestrati.

Considerando che il periodo è stato breve e le risorse esigue, relativamente ai risultati ottenuti, come staffetta sanitaria possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti, sarà però necessario provare a inviare altro personale per continuare ciò che abbiamo intrapreso e cercare di approvvigionare con altre scorte sanitarie e di farmaci i due studi odontoiatrici viste le difficoltà che loro hanno nel comprare e soprattutto nel far passare il materiale acquistato dalla frontiera con la Turchia.

Siamo onorati ad aver, nel nostro piccolo, sostenuto attivamente la popolazione del Rojava, perché la loro lotta è la nostra lotta, affinché il progetto politico di autonomia democratica possa diffondersi e diventare un modello culturale a cui ispirarsi, che la loro liberazione possa contribuire alla nostra di liberazione.

Renato e Caterina

© 2013 UiKi ONLUS Team

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