June 25, 2015
Kobane.
Intervista al governatore indipendente Anwar Muslim: «Siamo per una Siria
dove le minoranze abbiano diritto di cittadinanza. Così non è stato
fin qui. Le opposizioni hanno la stessa mentalità di esclusione
Abbiamo
incontrato al secondo piano del Cantone di Kobane Anwar Muslim, governatore
indipendente della Municipalità controllata
dal Partito democratico unito (Pyd), affiliato al Partito
dei lavoratori kurdi (Pkk). Una delegazione, guidata
da Muslim, sarà in visita in Italia a fine mese. Sono 32 le formazioni
politiche, in grande maggioranza di ispirazione
comunista, che siedono nel consiglio locale.
23mila
profughi siriani hanno attraversato il confine siriano
ieri diretti in Turchia da Tel Abyad. Pensa che davvero gli abitanti
di Kobane rientreranno a casa dopo il trauma degli attacchi di
Stato islamico e i bombardamenti della coalizione?
Siamo
sotto assedio da ogni lato. Il governo turco non ci riconosce e
ha un’attitudine negativa. I profughi siriani sono stati
bloccati al confine per settimane, non hanno potuto scappare
dal conflitto ma ora stanno tornando. Almeno mille sono rientrati
e continuano ad arrivare a centinaia ogni giorno.
Tutti sono obbligati ad attraversare la frontiera clandestinamente.
Facciamo pressione perché il confine riapra
anche per permettere la consegna di aiuti umanitari
e materiali per la ricostruzione.
La
È
un successo democratico che porterà la pace in tutta
la regione. Con la
Eppure
camminando per Kobane sembra ancora tutto fermo al giorno della
liberazione da Is lo scorso gennaio?
Da due anni siamo senza elettricità e acqua. Siamo stati circondati
dai jihadisti fino all’apertura di ieri del corridoio
di Tel Abyad grazie all’impegno costante dei Ypg. La maggior
parte delle scuole sono distrutte. Solo tre hanno riaperto. 33
nell’intero cantone. Prima della guerra c’erano 445 scuole per
32 mila studenti. Malattie gravi non possono essere trattate
per mancanza di equipaggiamento tecnico. Abbiamo bisogno
di ricostruire strade e case per il ritorno alla vita normale. Ma non
ci fermiamo, nonostante l’assedio sei mila bambini hanno
fatto gli esami di fine anno. Sono almeno 300 gli insegnanti che continuano
a lavorare in condizioni disastrose.
Quali
sono le relazioni economiche con il Kurdistan iracheno
di Barzani?
Non abbiamo relazioni economiche. Barzani ha mandato
qualche aiuto e durante l’assedio 160 peshmerga hanno attraversato
il confine turco secondo gli accordi internazionali ma dopo
due mesi hanno lasciato Kobane.
Come
è strutturata la gestione della sicurezza nel cantone?
I Ypg (Unità di protezione del popolo, ndr) proteggono
i confini esterni del cantone. La polizia (asays) si occupa
della sicurezza interna. I primi dipendono dal ministero della
Difesa, i secondi dall’Interno. La società civile è impegnata
ognuno nel suo campo di azione con i partiti politici per affrontare
la ricostruzione.
Che
rapporto avete con Damasco e le opposizioni siriane?
Noi siamo per una Siria dove le minoranze abbiano diritto di cittadinanza.
Così non è stato fin qui. Le opposizioni hanno la
stessa mentalità di esclusione del regime di al Assad.
Non accettano la lotta di kurdi, armeni e delle altre minoranze. E
sono sempre più radicali. Non abbiamo rapporti con loro.
Lottiamo per l’autonomia della Rojava secondo la nostra ideologia.
Qual
è il primo passo per la fine dell’isolamento di Kobane?
Kobane non è mai stata sola. Ma l’Europa deve fare pressioni
sulla Turchia per la riapertura del confine. Lo Stato islamico
ha subito una sconfitta cocente grazie ai combattenti
kurdi. Il 65% di Kobane era nelle mani di Daesh. Lo scorso settembre
i jihadisti erano entrati al primo piano di questo palazzo.
IL
manifesto
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