June 27, 2015
Tutti
coloro che si chiedono cosa succederà ora a Tall Abyad possono dare uno sguardo
al cantone di Cizîrê. Soprattutto coloro i quali accusano le YPG di pulizia
etnica, dovrebbero davvero rivolgere il loro sguardo al cantone di Cizîrê.
Il governo
turco, che non ha avuto alcun problema con il fatto che per lo Stato Islamico
(IS) al confine della Turchia le porte si aprivano verso il mondo, ora si
rammarica che Tall Abyad è stata liberata da questa crudele organizzazione.
Dalla pulizia etnica di arabi e turkmeni con l’aiuto degli attacchi aerei degli
USA ,alla fondazione di uno stato curdo, e alla costruzione di un corridoio per
l’energia fino al mediterraneo, fino alla presunta divisione della Siria e
della Turchia, nessuna “analisi strategica“ della nuova situazione è rimasta
fuori dalla discussione. Interessante è che queste interessanti analisi vengono
fuori sempre quando il tema sono i curdi. Quando IS controllava la regione e
nel 2014 scacciava da Tall Abyad persino gruppi costituiti dalla Turchia, gli
stessi analisti non hanno proferito parola. Ora fanno appello affinché la
regione venga liberata dalle YPG.
Lo abbiamo
già detto innumerevoli volte. Ma possiamo ripeterlo ancora una volta: le Unità
di Difesa del Rojava, le YPG, non solo hanno liberato Tall Abyad, insieme ai
loro alleati arabi, Burkān al-Furāt e a gruppi come Liva el Tahrir e Suvar el
Rakka hanno scacciato IS dalla città. Gli alleati delle YPG sono parte
dell’Esercito Siriano Libero (ESL).
Naturalmente
ora, dopo la cacciata di IS da Tall Abyad, alcuni devono preoccuparsi. Ma non
sono i civili arabi e turkmeni che dopo l’inizio dei combattimenti hanno
lasciato le loro case, ma coloro i quali hanno versato sangue stando dalla
parte di IS. E queste persone sul posto sono ben note a vicini e conoscenti.
Quando ho
chiesto al co-presidente
“Nessuno
può e ha il permesso di impedire il ritorno della gente nelle sue case. Queste
accuse sono prive di fondamento. Tutte le persone torneranno nelle loro case.
Nessuno deve avere alcun tipo di timore, tranne coloro che hanno combattuto
dalla parte di IS. Qui tutti conoscono tutti. Tutti sanno chi ha commesso quali
crimini. Coloro i quali dalla parte di IS hanno versato sangue verranno
consegnati alla giustizia. Tutti gli altri possono stare tranquilli. Anche la
Turchia può stare tranquilla. Su entrambi i lati
Queste
sono le parole di un padre il cui figlio nel 2013 è caduto a Tall Abyad nella
lotta contro le organizzazioni sostenute dalla Turchia.
Torniamo
alle accuse di pulizia etnica: in nessuno dei territori che controllano dal
luglio 2012 le YPG hanno cacciato qualche gruppo etnico dalla propria patria.
Perché dovrebbero farlo ora? Persino a Serê Kaniyê (Ras el Ayn), dove il regime
siriano nel 1963 nell’ambito della politica della cintura araba ha sostituito
la popolazione curda con una popolazione araba, nessuno arabo è stato cacciato.
Quindi
perché queste accuse? Da dove viene l’inquietudine? Per alcuni personaggi nello
stato turco non è uno sviluppo facile da digerire che quelle forze politiche
che in Siria seguono le idee di Öcalan costruiscano strutture di autogoverno e
attraverso la loro lotta efficace contro IS abbiano ottenuto riconoscimenti in
tutto il mondo. Considerata da questo punto di vista statale, forse si può in
parte comprendere l’inquietudine ad Ankara. Ma mettere sullo stesso piano le
YPG e IS a partire da questo, fare persino affermazioni come, “ai tempi di IS
queste persone non dovevano lasciare le proprie case ”, e posizionarsi in modo
così evidente dalla parte di Stato Islamico, in effetti è davvero più difficile
da comprendere. E in tutto questo sono le YPG, definite da Ankara come una
“organizzazione terroristica“, quelle grazie alle quali la Turchia non deve più
condividere con IS un confine lungo centinaia di chilometri. No va dimenticato
che nel 2012 organizzazioni appartenenti all’area di Al-Quaeda come Al Nusra,
Ahrar al Sham, Tevhid e le Brigate Furkan avevano occupato la città con la
regia della Turchia. E in fondo anche IS non è caduto dal cielo su Tall Abyad,
ma è nato in mezzo a queste organizzazioni.
Adesso
tutti si chiedono cosa succederà d’ora in avanti. La risposta si può ritrovare
nei tre cantoni del Rojava. Forse il paragone migliore è quello con il cantone
di Cizîrê perché gli altri due cantoni, Afrin e Kobanê, sono popolati
prevalentemente da curdi. A Cizîrê invece vivono arabi, curdi, suryoyo, caldei,
armeni e ceceni; per questo il paragone è il più adatto rispetto a Tall Abyad,
anch’essa multietnica.
La Roadmap
di Salih Muslim per Tall Abyad è la seguente:
*Anzitutto
il centro della città e i villaggi vengono ripuliti dalle trappole esplosive e
dalle mine di IS. In parallelo nelle aree periferiche della città vengono
costruite linee di difesa per possibili contrattacchi a Tall Abyad.
*Quando in
città è stabilita una condizione di sicurezza, viene organizzato il ritorno dei
profughi di Tall Abyad.
*Dopo il
ritorno della popolazione viene costituita un’amministrazione civile della
città fatta di rappresentanti di tutti i gruppi etnici che vivono a Tall Abyad.
*Le YPG e
gli altri gruppi armati alla fine passeranno la sicurezza della città alle
forze Asayish (forze di sicurezza) sotto il controllo dell’amministrazione
civile e si ritireranno ai confini esterni della regione.
Per il
valico di confine in comune di Akçakale, Muslim propone una collaborazione con
la Turchia. È molto probabile che nel caso di Akçakale la Turchia conduca una
politica sui confini simile a quella che ha rispetto agli altri valichi di
confine verso il Rojava. Lì con mille e una preghiera si riescono a far passare
aiuti umanitari, ma ogni passaggio viene negato. La proposta di Muslim invece
recita come segue: “Possiamo controllare il valico di confine insieme
all’Esercito Siriano Libero. Auspichiamo che la Turchia su questo tema sia
tranquillizzata e per questo non chiediamo che siano le YPG da sole a
controllare il confine. Il controllo del confine può essere gestito insieme a
Burkān al-Furāt e i gruppi di Liva el Tahrir e Suvar el Rakka.“
Alla
domanda se con la liberazione di Tall Abyad stia nascendo un nuovo catone, ho
ricevuto una risposta da Idris Nassan, il portavoce per le relazioni con
l’estero nel cantone di Kobanê: “La nostra priorità è in primo luogo di
garantire la sicurezza a Tall Abyad. La situazione di pericolo non è ancora
rimossa. Poi la popolazione di Tall Abyad prenderà essa stessa le proprie
decisioni. Il consiglio amministrativo sarà composto da arabi, curdi, turkmeni
e altri gruppi. Saranno loro a decidere sul futuro della città e non le YPG.“
Potrebbero
però esserci problemi al ritorno dei civili. Perché il giornalista siriano
Barzan Iso, che per giorni ha visitato con le YPG i villaggi nei dintorni di
Tall Abyad mi ha riferito quanto segue: “Nei villaggi attualmente vivono solo
poche persone. La maggior parte sono donne, persone anziane e bambini. Quando
vedono le YPG escono dalle case e salutano. Alcuni chiedono anche se le unità
hanno bisogno di qualcosa. Può ovviamente anche succedere che molte persone
abbiano paura. Non conoscono le YPG e non sanno come comportarsi nei loro
confronti. Probabilmente molti degli arabi che sono fuggiti aspetteranno di
vedere dall’esterno come si comportano le YPG prima di decidere se tornare o
meno. Forse alcune famiglie hanno anche paura perché nel periodo del dominio di
IS durato per un anno e mezzo, sono stati costretti a collaborare con gli
islamisti e ora non sanno se questo potrà portare per loro delle conseguenze.“
In base a
queste paure può essere che il ritorno delle persone richiederà diverso tempo.
Nella regione ci sono circa dieci villaggi turkmeni, tra i quali quelli lungo
il confine sono ancora popolati. Ma molti turkmeni durante i combattimenti sono
fuggiti o in direzione di Raqqa o in direzione della Turchia. Per il loro
ritorno, a parte le mine, non ci sono ostacoli. Inoltre c’è anche il tema del
ritorno dei circa 10.000 – 12.000 curdi che nel 2012 con la presa del potere da
parte degli islamisti hanno dovuto lasciare Tall Abyad. Molte delle loro case
sono state poi utilizzate da IS.
Infine va
ricordato: come nel caso di Kobanê, anche nel caso di Tall Abyad al governo
turco è di nuovo riuscito che siano circolate nel mondo foto dove compaiono
insieme miliziani di IS e soldati turchi. Il successivo show di PR portato
avanti con l’arresto di quattro o cinque miliziani di IS da parte dei militari
turchi difficilmente basterà per rimuovere la percezione internazionale della
Turchia come sostenitrice di Stato Islamico.
di Fehim
Taştekin, Radikal, 17.06.2015
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