July 23, 2015
Due giorni fa ho scritto di getto
questo canto per i ragazzi e le ragazze di Suruç. E
di gettol’ho registrata, col telefono, ma volevo condividerla.
Maledetto il
dio di sangue
cieco e desolato
legione di miserie ben misero
peccato
che non scioglie lingue pietra nera
dentro il cuore
ed impone il suo deserto in assenza di parole
Maledetto quello sguardo
opaco di dolore
che ha scelto di imbottirsi
e ha sciolto nel suo grembo infecondo
e inconsolato
chi gioiva della vita e dalla vita era abbracciato
Maledetti i presidenti
senza cuore e troppi nervi
che fan strame della gente grazie a tutti i loro
servi
e con mani inanellate e il sigillo della
morte
benedicono macelli e si chiamano fratelli
Dove ritroveremo il rosso dei nostri
passi
dove riascolteremo il verde di quel
silenzio
dove il giallo del grano ci illuminerà
domani
ora che siamo
vento, radici, echi lontani
Sui nostri passi adesso verrà
un altro cammino
Il nostro sguardo è il vostro, vostro
è il nostro destino
E il sole non smette mai di far luce
all’orizzonte
il vento soffierà sempre dalla cima di
un monte
Benedetto sia chi ascolta
e sta all’erta se luce viene
chi ascolta le voci vinte e riscatta le catene
e da casa si mette in viaggio perché un battito di ciglia
è lo spazio dell’universo, il tempo di una
meraviglia
Benedetto sia chi lotta
e ride di bellezza
che conserva dentro il
pugno tutta la sua giovinezza
che seppellirà quel dio bavoso
e indemoniato
e non ci sarà che vento che
la terra avrà liberato
Benedetti quei ragazzi che
andavano al confine
per oltrepassare i limiti di tutte
le paure
per leggere il
futuro, e donarlo ai loro eguali
e nonostante tutto sono loro gli
immortali.
Marco
Rovelli
© 2013 UiKi ONLUS Team