27 -07- 2015
I militari
turchi avrebbero colpito il villaggio di Zor Mikhar, a est di Kobane, e subito
dopo un veicolo delle Unità di Protezione popolare a Til Findire. Le autorità
turche negano e promettono un’indagine. Continuano i raid sulle postazioni Isis
e su quelle
della redazione
Roma, 27 luglio 2015, Nena News –
La risposta di Ankara alle accuse è arrivata
in mattinata: prima nega di aver colpito le forze curde siriane, ma poi
promette un’investigazione sull’accaduto. “Le nostre
operazioni militari – ha dichiarato un funzionario
Una versione che non convince molto, se si
pensa al ruolo ambiguo che ha avuto la Turchia nel conflitto siriano,
soprattutto in concomitanza con l’emergere dell’Isis. Ankara è stata
infatti accusata da più parti – soprattutto dai combattenti curdi nel nord
della Siria – se non di sostenere direttamente le formazioni jihadiste operanti
in Siria, quantomeno di chiudere un occhio sui passaggi di armi e uomini verso
la frontiera, passaggi che hanno contribuito ad arricchire le fila del
cosiddetto califfato con migliaia di reclute provenienti dall’Europa e dal Nord
Africa. Tutto per controbilanciare il peso dei curdi, che per le
autorità turche restano il pericolo numero uno.
Tant’è vero che la guerra appena scatenata da
Ankara all’Isis è cominciata non dopo la strage di Suruç – 32 militanti
pro -curdi sono morti in un’attentato organizzato da militanti legati allo
Stato islamico nel centro culturale della città – ma dopo l’uccisione, il
giorno seguente, di un soldato turco a un posto di frontiera da parte dell’Isis
e l’assassinio di due poliziotti come vendetta per Suruç per mano del PKK, il
Partito dei lavoratori del Kurdistan messo da Ankara nella lista delle
organizzazioni terroristiche. Solo allora
Che sbarazzarsi per sempre del PKK fosse nei
sogni delle autorità turche già da tempo è storia ormai nota: nonostante un
effimero cessate il fuoco tra i curdi e la Turchia, il negoziato proposto
due anni fa dal leader curdo Ocalan non è mai veramente stato rispettato, con
Ankara che – come accusa il PKK – non ha mantenuto le sue promesse,
ha incrementato i posti di blocco e le stazioni di polizia nelle aree curde, ha
costruito un numero di dighe sproporzionato alla produzione energetica curda e
ha ucciso civili.
Intanto, sul piano diplomatico, Ankara
ha chiesto alla NATO di organizzare una riunione urgente per discutere della
situazione: il meeting, che si terrà domani, è stato chiamato in base
all’articolo 4 del Trattato Atlantico, che consente ai membri di
richiederlo se la loro integrità o la sicurezza del territorio è minacciata.
Nel vertice si parlerà delle misure che il governo turco intende prendere
contro l’Isis, compresi i raid e la no-fly zone parziale concordata con gli
Stati Uniti, che correrà per 90 chilometri da est a ovest, dalla citta
siriana di Maare a Jarablus, e
Nonostante sia nella coalizione sin
dall’inizio, il governo turco non ha pienamente cooperato a causa di una
visione differente sulla crisi siriana: per Ankara l’obiettivo è sempre stato
rovesciare il rivale Assad, più che battere gli uomini