30 -07- 2015

Dei 1.300 arrestati dalla polizia, solo il 10% sono sospetti miliziani islamisti: il resto sono simpatizzanti del Pkk e dell’Hdp. Continuano i raid in Iraq: il premier al-Abadi parla di violazione della sovranità, ma l’Onu corre ai ripari e dichiara legittima l’operazione turca.

AGGIORNAMENTO ore 11.45 – UCCISI 190 COMBATTENTI DEL PKK

Secondo fonti turche e irachene, dal 24 luglio ad oggi i raid turchi avrebbero ucciso 190 combattenti del Pkk nel nord dell’Iraq e feriti oltre 300. Le stesse fonti riportano di un totale di 40 jet impiegati, accanto a carri armati.

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della redazione

Roma, 30 luglio 2015, Nena News – Uno stillicidio, uno, due, tre morti al giorno, mentre i jet dell’aviazione militare colpiscono con le bombe il nord dell’Iraq. Resta in silenzio, invece, il nord della Siria: dopo aver dichiarato guerra all’Isis di raid contro le postazioni islamiste in Siria ne stanno compiendo solo gli Stati Uniti. Ankara è impegnata sull’altro fronte, quello vero: la guerra al Pkk.

E se il conflitto si gioca in Iraq (situazione non certo gradita a Baghdad che ieri ha accusato Ankara di violare la sovranità del paese), l’altro campo di battaglia è il sud della Turchia: la notte appena trascorsa è stata un’altra notte di fuoco. La polizia turca ha ucciso un 17enne a Cizre, dopo aver fermato un’auto civile. I quattro a bordo sono fuggiti e i poliziotti hanno aperto il fuoco: due feriti. La polizia turca ha bloccato l’ambulanza e i residenti hanno reagito. C’è stato poco da fare: Hasan Nere, 17 anni, è morto poco dopo in ospedale.

Nelle stesse ore uomini armati hanno preso di mira una pattuglia della polizia ad Amed, distretto di Çinar: il poliziotto Mehmet Uyar e un civile Osman Caran sono morti per le ferite riportate nella sparatoria. Secondo le autorità, l’azione è stata compiuta dal Pkk. Sale intanto il numero di arrestati dalle forze turche: 1.302 le persone detenute in Turchia perché accusate di essere legate a Isis, Pkk o Hdp (il Partito Democratico dei Popoli, formazione turca di sinistra radicale). A guardare i numeri si capisce bene chi siano i veri obiettivi: secondo il sito di informazione curdo Rudaw, 847 sono membri o sostenitori del partito Hdp, 77 sono socialisti e 137 sospetti miliziani dell’Isis.

Perché l’Hdp fa paura: vera sorpresa delle elezioni del 7 giugno, con il 13% delle preferenze, è la spina nel fianco al progetto presidenzialista e autoritario di Erdogan, ad oggi incapace di formare una propria coalizione di governo dopo i nuovi dubbi mossi dal più grande partito di opposizione, il Chp. Così, si susseguono le voci di piani messi in piedi da governo e servizi segreti per trascinare il paese a nuove elezioni, a novembre, forti del panico creato da attentati e dalla ripresa del conflitto con il movimento curdo.

Nel frattempo proseguono i raid aerei contro le postazioni curde nel nord dell’Iraq: colpiti – fa sapere l’ufficio del premier turco Davutoglu – depositi, rifugi e grotte in sei diverse aree, il più ampio assalto dall’inizio della campagna militare il 24 luglio. Una potenza di fuoco che non sta toccando lo Stato Islamico, in Siria, dove l’obiettivo è un altro: Ankara ha strappato l’ok degli Stati Uniti alla creazione di una zona cuscinetto lungo la frontiera. Con tre obiettivi: addestrarci dentro i ribelli anti-Assad, trasferirci i rifugiati siriani e curdi riparati in Turchia e impedire lo sviluppo del modello di confederalismo democratico di Rojava.

Dopo la benedizione della Nato, ieri è arrivata anche quella delle Nazioni Unite: il segretario generale Ban Ki-moon ha detto che la Turchia sta esercitando, nei confronti del movimento curdo, il proprio diritto all’autodifesa. “So che queste azioni intraprese dalla Turchia sono in accordo con la carta Onu, come modalità di esercizio dell’autodifesa”, ha detto Ban Ki-moon, riferendosi all’articolo 51. Resta da capire come giustificare un attacco simile senza che prima ci fosse stata un’offensiva: da due anni e mezzo il Pkk ha deposto le armi, su ordine del leader Ocalan, e rispettato il cessate il fuoco con Ankara.

Erdogan prende la palla – che lui stesso ha lanciato – al balzo: nei giorni scorsi ha dichiarato finito il processo di pace con i curdi, mai realmente voluto dal suo partito, Akp, e chiesto al parlamento di togliere l’immunità ai membri dell’Hdp, una mossa illegittima ma che dà bene la misura della guerra aperta dal novello sultano turco. Nena News