01 -08- 2015
Proseguono
i raid in Iraq, in territorio turco attacchi da parte kurda. Il Kurdistan
iracheno chiede il negoziato: “Così Ankara aiuta il progetto
della redazione
Roma, 1 agosto 2015, Nena News – Non cessa
la guerra tra Pkk e Ankara. Alle bombe turche sulla montagna irachena di Qadil,
i combattenti kurdi ieri hanno attaccato una stazione di polizia a Pozanti
uccidendo due poliziotti. Nella successiva sparatoria sono morti due
combattenti. Nella provincia orientale di Kars, una bomba è esplosa lungo la
ferrovia: un lavoratore è morto nello scontro a fuoco seguito all’esplosione.
Dal 24 giugno, quando si è riaperto il conflitto
tra Stato turco e Pkk, lanciato da Erdogan dietro la giustificazione di colpire
l’Isis in Siria, sono morti 20 membri delle forze turche, oltre 200 combattenti
kurdi e 1.300 persone – sospetti simpatizzanti del Pkk e appartenenti del
Partito Democratico del Popolo, Hdp – sono state arrestate.
Le parole
A chiedere la pace è l’Hdp per bocca
Rischia fino a 24 anni di prigione, simbolo
della volontà di spezzare un movimento che non è solo filo-kurdo ma che rappresenta
i movimenti di sinistra e dei lavoratori turchi. Una seria
minaccia per i piani presidenzialisti e neoliberisti di Erdogan, che con la
paura di un nuovo conflitto apre la strada alle agognate elezioni anticipate di
novembre.
E mentre cadono bombe sul nord Iraq (secondo
l’agenzia kurda Anf, i raid hanno centrato ieri notte il villaggio di
Zergele, uccidendo 8 civili e ferendone 15), pressioni per il dialogo arrivano
anche dal Kurdistan iracheno: “Non crediamo che ci possa essere una soluzione
militare – ha detto il ministro degli Esteri di Erbil, Falah Mustafa Bakir –
Speriamo che le parti tornino al negoziato perché stabilità e sicurezza è
quello di cui abbiamo bisogno ai nostri confini”.
Erbil, già stretta tra la minaccia Isis e le
restrizioni di Baghdad, teme un contagio delle tensioni alla frontiera e nel
suo territorio e un aumento destabilizzante