August 03, 2015
Il 3 agosto 2014 l’Isis
attaccava Shingal, uccidendo e costringendo alla fuga gli
Ezidi. Oggi
il corteo
per non dimenticare il massacro
Un anno esatto, tanto è passato da quando, il
3 agosto 2014, l’Isis lanciava una massiccia
offensivacontro gli Ezidi a Shingal, nel sud del Kurdistan iracheno, causando una crisi umanitaria
di enormi proporzioni. Un massacro, il “74° genocidio“, che la popolazione locale ha voluto ricordare con un corteo al quale hanno preso parte
gli abitanti dei campi a ridosso
del Monte Shingal, dove migliaia
di Ezidi trovarono rifugio in seguito agli attacchi,
ai quali si sono uniti
giovani provenienti dalle strutture dislocate nel Kurdistan occidentale – Rojava – e meridionale. La manifestazione, preceduta da una conferenza
stampa nel corso della
quale gli organizzatori hanno chiesto l’istituzione di un processo in grado di punire
i colpevoli
Una manifestazione per denunciare
non solo i crimini di Isis, ma anche per rimarcare ilcomportamento tenuto nell’occasione dal Kdp, il Partito
democratico
Accuse anche nei confronti
della Turchia,
e
Il 3 agosto dello scorso anno le bande dell’Isis conquistavano Shingal, uccidendo chiunque non riuscisse a fuggire dalla città. Mentre 30mila persone si diressero verso il Kurdistan iracheno, altre 200mila trovarono il solo rifugio nel Monte Shingal, dove rimasero assediati dallo Stato Islamico
senza acqua né cibo. Circa 70mila tra donne
e bambini vennero rapiti,
per essere poi venduti all’interno di un mercato che prosegue
ancora. Solamente l’intervento dell’Hpg – il reparto
armato
“Ci sono molte
ragioni dietro l’attacco di Daesh
su Shingal – ha spiegato a Jinha Berfin Nurhaq, comandante delle YJA-Star – la
prima è che confina con la regione autonoma della Rojava
in Siria.In Rojava è in atto la rivoluzione delle donne, che
Daesh e i poteri forti non possono tollerare. Le montagne vicino Shingal – ha proseguito – sono un punto
strategico per attaccare il Rojava. Un
altro motivo è che dal punto
di vista del Kurdistan e del Medio
Oriente la zona di Shingal ha un’importanza
storica, geografica, culturale e religiosa che Daesh ha cercato
di distruggere, mettendo in pratica la repressione di una religione unica.
Riferendosi al pensiero
Contro l’atteggiamento tenuto all’epoca da Barzani
si è scagliata anche Sirin Salih,
sopravvissuta al massacro e
che dal 3 agosto dello scorso
anno vive sulle montagne intorno a Shingal. “Mesut Barzani ha venduto gli Ezidi di
Shingal [..] I guerriglieri hanno
assunto un ruolo attivo nella lotta
per liberare Shingal dopo che l’esercito
del Kurdistan irakeno ha abbandonato
la regione. Il massacro non si deve dimenticare e ci deve essere
una lotta per fare in modo che ci
sia una presa
di coscienza collettiva su questi
crimini di guerra.
di Carlo Perigli
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