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Un anno dopo il settantatreesimo massacro di Shengal (Sinjar)

Posted date: August 03, 2015

Un anno dopo il settantatreesimo massacro di Shengal (Sinjar)

Un anno è passato da quando Daesh ha compiuto massacri e stupri contro migliaia di Êzidî. Per le donne Êzide questo è stato l’anno nel quale hanno perso le loro famiglie e sono state stuprate e ferite. In questo articolo Jinha ripercorre l’anno di lotta delle donne Êzide.

Il 3 agosto 2014, Daesh ha sequestrato circa 7.000 donne e bambini dalla città di Shengal, che si trova nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno. Per il popolo Êzida, sopravvissuto a secoli di massacri, l’attacco alla loro città sacra è stato un vero e proprio trauma, durante il quale Daesh ha massacrato uomini e ragazzi, e ha rapito migliaia di donne e bambini. Secondo i dati ufficiali circa 500 donne sono riuscite a fuggire dai luoghi di prigionia. Più di mille donne continuano ad essere vendute nei “mercati delle schiave” creati da Daesh in città lontane dell’Arabia Saudita.

Durante il mese d’agosto il popolo Êzida è scampato al massacro attraverso le strade polverose di Shengal percorrendole a piedi. E’ stata una marcia della morte per migliaia di persone, che sono morte di fame e di sete lungo la strada. L’HPG e YJA-Star hanno aperto un corridoio di sicurezza da Shengal verso la regione autonoma del Rojava in Siria. Migliaia di donne e bambini Êzidî hanno raggiunto il campo profughi Newroz nella città di Derik. Altri Êzidî si sono rifugiati nei campi in Turchia.

Molte donne che sono fuggite da Daesh si sono dirette verso le città della regione federale del Kurdistan, piuttosto che vivere nei campi profughi. Molte di queste donne vivono nelle città di Zakho e Duhok. Malgrado tutto continuano ad essere catturate da Daesh e il numero di donne prigioniere è alto E non ci sono solo donne Êzide ma anche, assiri, armeni, Alevi, donne ebree e turkmeni. Queste donne vengono stuprate e vendute. E molte di esse scelgono la via del suicidio. Le forze per riprendersi sono pochissime per le sopravvissute. Le donne continuano a descrivere continuamente il loro trauma alle delegazioni delle Nazioni Unite e alle altre delegazioni, rivivendo così il proprio trauma. Senza uno sforzo serio per far ritornare queste donne nei luoghi in cui vivono, la loro unica possibilità rimane quella di lasciarsi alle spalle la propria casa, per andare in Europa come rifugiate.

Oggi sulle montagne attorno a Shengal più di 10.000 Êzidîs vivono in un accampamento al di sopra della loro città occupata. Gli ezidî si riferiscono al 3 agosto 2014 come al settantatreesimo massacro contro il loro popolo – facendo riferimento ad una storia di dominio di vari imperi che hanno occupato la loro terra e resistendo al genocidio. Durante l’ anno i combattenti hanno difeso Shengal con forte impegno per non permettere un 74 ° massacro, anche i prigionieri sopravvissuti a Daesh si sono uniti alla lotta.

Per i 10.000 Êzîdî che vivono in montagna la lotta per la vita è un atto di resistenza. Mentre i bambini Êzidî camminano sulle pendici del Shengal per raccogliere legna da ardere, sono iniziati anche i programmi educativi e le assemblee popolari nei campi. Per le donne l’ autorganizzazione nei campi significa dire “mai più” stupri e l’ inizio di una vita autodeterminata

“La libertà di Shengal è la libertà delle donne Êzide”

Dopo un anno nella resistenza armata contro Daesh a Shengal, le donne combattenti dichiarano che la partecipazione delle donne Êzidî nelle loro fila è stata determinante per la resistenza di Shengal.

In questo articolo Jinha ha fatto delle interviste sulle montagne attorno a Shengal per ripercorrere l’ anno da quando Daesh ha attaccato la città Êzida. Parliamo con Berfin Nurhaq, comandante delle YJA-Star, sullo sforzo per liberare la città da Daesh.

“Ci sono molte ragioni dietro l’attacco di Daesh su Shengal, la prima è che confina con la regione autonoma del Rojava in Siria. In Rojava è in atto la rivoluzione delle donne, che Daesh e i poteri forti non possono tollerare. Le montagne vicino a Shengal sono un punto strategico per attaccare il Rojava. Si prevede che si potrà attaccare il Rojava più facilmente da questa posizione. Un altro motivo è che dal punto di vista del Kurdistan e del Medio Oriente la zona di Shengal ha un importanza storica, geografica, culturale e religiosa che daesh ha cercato di distruggere, mettendo in pratica la repressione di una religione unica. Riferendosi al pensiero del leader del PKK Abdullah Öcalan, nel sistema capitalista le società cessano di essere società perdendo la loro forza culturale. Così le isis- supportato da chi sta al potere – ha fatto attacchi inumani in Medio Oriente per distruggere i valori culturali.

Adesso la gente è venuta da tutta la regione del Kurdistan per difendere la fede e l’identità ezida. La presenza dei guerriglieri ha cambiato la mentalità sugli effetti della strage e su ciò che significa la lotta di liberazione per il popolo Êzidaî. Adesso il popolo ezida combatte con le proprie unità di difesa , YBS di uomini e le unità delle donne YPJ-Shengal .”

“La città si trova tra tre aree di importanza strategica fondamentale: Rojava (in Siria); la regione del Kurdistan federale (in Iraq); e il resto dell’Iraq. Berfin ha anche commentato la situazione militare di Shengal. C’è stato un periodo in cui i guerriglieri hanno preso una posizione di difesa. Durante questo periodo Daesh ha lanciato una serie di azioni volte a ridurre il morale. Ora HPG, YJA-Star, YBS e YPJ-Shengal hanno preso il controllo di varie colline e insediamenti con una posizione dominante sul centro Shengal. Il rifiuto del KDP – il partito al governo nella regione federale del Kurdistan – nel sostenere la resistenza di Shengal è stato largamente criticato. Berfin ha chiesto al governo di adottare le misure necessarie per liberare Shengal di Daesh”.

“In seguito si dovrà garantire che le donne Êzidî dimentichino il dolore, per costruire una coscienza e i una posizione che possa resistere contro questa realtà. I guerriglieri hanno organizzato una scuola di autodifesa, per creare le forze di difesa delle donne Êzidî, YPJ-Shengal, per liberare e difendere la città. La libertà di Shengal è legata alla libertà delle donne Êzide. La crescita delle YPJ-Shengal in una forza indipendente è la strada per la liberazione della città.

Resistenza e cicatrici del massacro di Shengal

“Non c’è nessuno a Shengal che non ha perso qualcuno della propria famiglia”. Şirin Salih, una sopravvissuta alla strage di Daesh ricorda quello che è successo al suo popolo un anno fa.

“Il 3 agosto 2014 Daesh ha attaccato la città di Shengal abitata dagli Êzidî, che si trova nella regione federale del Kurdistan iracheno. Daesh ha massacrato i residenti e rapito migliaia di donne e bambini per venderli come “schiavi”.

Adesso migliaia di queste persone sono tornate al campo sulle cime delle montagne sopra la città. Alcune donne si sono unite alla resistenza armata, altri stanno lottando per garantire la sopravvivenza alla propria famiglia, rifiutandosi di abbandonare la casa.

Şirin Salih, sopravvissuta che vive sulle montagne dal giorno del massacro, ha raccontato la sua esperienza dell’anno scorso.

“Mesut Barzani ha venduto gli Êzidî di Shengal, E’ molto arrabbiata per le sue dichiarazioni contro i guerriglieri curdi. “I guerriglieri hanno assunto un ruolo attivo nella lotta per liberare Shengal dopo che l’ esercito del Kurdistan irakeno ha abbandonato la regione. Il massacro non si deve dimenticare e ci deve essere una lotta per fare in modo che ci sia una presa di coscienza collettiva su questi crimini di guerra. Raccontando dei bambini e giovani che sono morti di sete mentre fuggivano alla città. Abbiamo cercato di bagnare le loro labbra, ma non ha funzionato. Abbiamo visto la morte in tutte le sue facce, di vecchi e giovani. C’era un destino ancora peggiore per quelli che cadevano nelle mani di daesh come prigionieri. 30 giovani donne di Shengal si sono gettate da una scogliera per evitare di cadere nelle mani Daesh, dove sarebbero state stuprate e vendute come “schiave”. Şirin ha fatto appello agli ezidi fuggiti da shengal di ritornare.

Gli ezidi devono resistere nel proprio paese, il nostro slogan deve essere vogliamo la libertà. Dobbiamo sacrificarci per la nostra terra e la nostra religione.

La guerriglia presente sul monte Shengal ha sostenuto la popolazione locale in tutti i modi, aiutandoli a superare il periodo invernale, organizzando corsi per i bambini e l’addestramento con le armi in modo che gli Êzidîs potessero difendersi. Sono stati sviluppi fondamentali per le donne di Shengal. Per noi questo è sacro”

Lontano da casa le donne portano addosso le cicatrici della guerra

Il mondo è stato testimone della sofferenza degli Êzidî un anno fa, nelle fotografie si sono visti i ritratti di donne in fuga dalla città di Shengal con i loro bambini legati alla schiena. Le donne Êzide che sono arrivate ai campi profughi dicono che non dimenticheranno mai ciò che hanno vissuto. E’ passato un anno da quando Daesh ha attaccato Shengal, ma non c’ è ancora stato un progetto concreto per aiutare i sopravvissuti del massacro. Ci sono migliaia di Êzidî che vivono in Turchia, che sono fuggiti qui dopo che la loro città è stata attaccata.

I sopravissuti dalla strage hanno attraversato le montagne del deserto per giorni a piedi nudi, senza acqua o cibo. Dopo che il governo turco ha inizialmente rifiutato l’ingresso alla frontiera, il governo ha poi consentito un numero limitato di posti nei campi profughi. Immediatamente i governi municipali locali amministrati dal DBP hanno aperto dei campi profughi alternativi nelle città di Silopi, Sirnak, Batman, Viranşehir, Cizre e Diyarbakır.

Il più grande di questi campi si trova appena fuori la città di Diyarbakir,nel parco del comune. Più di 3.000 Êzidî vivono nel campo,mentre le donne cercano di guarire le cicatrici di guerra con i bambini che hanno sperimentato i peggiori traumi.

Senem Mendo di 17 anni, ha osservato che l’obiettivo principale dell’assalto era quello di catturare le donne e i bambini “L’attacco contro Shengal è iniziato al mattino presto, eravamo molto impreparati,.. Non avevamo armi e non abbiamo potuto resistere. Hanno ucciso i nostri parenti davanti ai nostri occhi “.

Non appena Senem e la sua famiglia è fuggita in montagna sono stati raggiunti dai guerriglieri dell’HPG, YPG e YPJ, che li hanno accompagnati e consegnato cibo e acqua. I guerriglieri hanno aperto un corridoio di sicurezza per far evacuare gli Êzidî dalle zone assediate. Mentre migliaia hanno deciso di rimanere in montagna, altri – come Senem – hanno continuato il loro viaggio raggiungendo per la prima volta Sirnak e poi Diyarbakir.

Zeynep vive nel campo di Diyarbakır. Sua sorella e tre dei suoi nipoti sono ancora nelle mani di Daesh. “Siamo stati nelle montagne di Shengal per una settimana. Eravamo assetati, senza una briciola di pane da dare ai nostri figli. La sua famiglia si è diretta verso il confine con la Siria, poi è arrivata a Diyarbakır. Se non fosse stato per il massacro non avrebbe mai abbandonato Shengal, adesso hanno in programma di andare in Europa.Con l’inizio della guerra Shengal non sembra più una bella città. Daesh ha inquinato la nostra terra.”

Leyla Cuk ha tre figli. Suo marito è ancora in Iraq e la sua famiglia è ancora a Shengal. “ Se non avesse dei figli da accudire sarebbe entrata nella resistenza.”Nessuno parla di noi.Gli Êzidî sono stati abbandonati”.I nostri figli vivono in uno stato miserabile in queste tende. Siamo esseri umani come tutti gli altri, ma siccome siamo Êzidî non veniamo trattati come esseri umani. Gli Êzidî sono a tutti gli effetti un popolo.

JINHA

© 2013 UiKi ONLUS Team

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